Adro

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Il sindaco di Adro.
« Solo un nero potrebbe definirci xenofobi. Che male c'è a voler preservare la Pura Razza Adriàna? »
(Il sindaco di Adro alla sagra di polenta e salsicce di nutria)

L’Adro è una città che si considera orgogliosamente verde. Anche se, a ben vedere, le si addice meglio il colore marrone.

Negli ultimi tempi, i mass media hanno dato dell'Adro un'immagine ingiusta e fuorviante. La verità è che in questa città vivono moltissime persone oneste, civili e lavoratrici: si distinguono facilmente dalla massa di crapuloni, evasori fiscali e teste di cazzo per il colore della pelle (più cacao e meno latte) e per il fatto che non possono votare.

Storia

Originariamente Adro sorgeva sulle coste calabresi ed era il centro marittimo più importante del Mar Ionio, tanto che quest'ultimo si chiamava "Mare Adriatico"[1]. Le cose cambiarono nel 592 d.C., quando la città fu conquistata dai Longobardi guidati da Senaturi, a cui successe il figlio Trotamundo. Costoro mal sopportavano questo continuo traffico di gente che entrava come voleva nella loro bella città, portando con sé culture e lingue sconosciute, inconciliabili con le nobili tradizioni celtiche come la gara di rutti o il lancio della cazzata.

Così, per fermare questo continuo sbarco di forestieri sulle loro coste, il prode Trotamundo diede ordine ai suoi di svuotare il mare, raccogliendolo con secchielli o altri recipienti atti all'uopo. Dopo 32 anni di tentativi infruttuosi, nonostante il massiccio ricorso a manodopera straniera sottopagata[2], il brillante condottiero ebbe un'idea migliore: allontanare la città dal mare.

Sarebbero bastati pochi chilometri, ma sua moglie colse l'occasione e chiese di poter tornare vicino alla madre, che abitava a Lumezzane, in Longobardia. Poiché la sua suocera cucinava degli ottimi cannelloni alla raminchiesca[3], il gagliardo Trotamundo approvò e pose la sede della nuova Adro nell'attuale provincia di Brescia, dove tuttora sorge. I calabresi lo ringraziano ancora per la scelta.

La scuola

Il preside della scuola.

Il fiore all'occhiello della ridente località dell'Adro è la sua scuola elementare. Dacché tutti gli adriani hanno sostato sui suoi banchi, molti ben più a lungo del misero lustro canonico, alcuni uscendone perfino con la licenza, essa costituisce a pieno titolo il fulcro ed il collante della comunità locale. Per queste ragioni è comprensibile che la cittadina si chiami fuori dal pomposo appello ad una scuola "democratica" imposto da leggi muffite e obsolete come la Costituzione romaladronica, rivendicando il diritto per i propri figli ad un insegnamento fondato sull'identità e le radici del territorio. Se gli abitanti sono coglioni retrogradi e razzisti, non c'è ragione per cui i loro figli vengano educati a non esserlo.
Ragion per cui nel 2010 la scuola elementare è stata ricostruita in modo che rispecchiasse i valori e le tradizioni del territorio. Il che all'atto pratico significa: simboli della Lega ovunque[4][5], crocifissi con l'antifurto e un programma didattico radicalmente modificato rispetto alle direttive ministeriali per adeguarlo alla realtà del territorio. Riportiamo uno stralcio della circolare del direttore scolastico con cui si è riformato l'insegnamento:

« ...la matematica, con tutti quei numeri arabi, lasciamola ai beduini nel deserto; la geografia va riveduta e corretta aggiungendo quegli stati inspiegabilmente esclusi dai libri di testo come la Padania, la Lapponia e Atlantide; stesso discorso per la storia, da cui si può tranquillamente stralciare la carnevalata di Garibaldi e tutta quella parte fantasy sui romani (lasciamo giusto qualche accenno per poter contestualizzare Asterix); italiano, che te lo dico a fare...; per finire, secondo il volere del Dio Po, l’ora di religione diventerà la giornata di religione, ovviamente lasciando sempre la possibilità ai bambini di avvalersi di attività alternative - ci sono tante stalle che aspettano di essere pulite! »

Naturalmente le radici del territorio non possono certo sbocciare nei bambini che hanno la sfortuna di originare da popoli non padani; ne consegue che non ha nemmeno senso spendere soldi per sostentare questi piccoli scarti di terzo mondo durante la loro permanenza nelle accoglienti mura del comprensorio squolastico "G. Miglio Verde". Per questo motivo il comune ha sospeso il servizio mensa per i neretti, risparmiando giusto la somma necessaria per servire ai virgulti di razza adriana succulente braciole del miglior maiale, “alla faccia di tutte le palandrane barbute”.

Il sindaco: Oscar Lancini

Territorio Padano, zona off-limits.

Danilo Oscar Lancini, sindaco dell'Adro dal 2006, è la perfetta espressione della comunità cittadina. Prima della politica lavorava nelle fogne[6], il che inevitabilmente gli ha dato una certa notorietà tra gli stronzi.

Oscar "questa puzza proprio non viene via" Lancini è il cervel la testa dietro le recenti iniziative pubbliche che hanno più volte fatto guadagnare ad Adro i titoli dei giornali, dando un formidabile contributo alla promozione turistica della zona come nuova meta di pellegrinaggio per i moderati moderni, accanto alle più classiche Predappio, Arcore e la Contea degli Hobbit. Infatti, prima del pane ed acqua per i bambini immigrati e della scuola al carroccio, il nostro Oscar "ma sono io o s'è rovesciato un camion di letame?" Lancini si è distinto in tolleranza e carità cristiana per aver offerto 500 euro a chiunque gli avesse portato un clandestino (vivo o morto), dando nuovi fasti all'antica onorata attività del cacciatore di neri.

Gemellaggi

  • - Comune gemellato con Pontida per la difesa dei diritti padani

Collegamenti esterni

Note

  1. ^ L'Adriatico attuale invece era chiamato Mare Mucillaginosus, per motivi oscuri
  2. ^ I cosiddetti "clandestini della gleba"
  3. ^ Con puré, stracchino e merda di cavallo
  4. ^ Anche sulla carta igienica
  5. ^ Anche sullo zerbino, se mai qualcuno dovesse pulirsi una merda dalle scarpe
  6. ^ Cfr. fonte