Agnello vegetale della Tartaria

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L'agnello vegetale della Tartaria (latino: "Agnus scythicus"; latino alternativo: "Abbacchius insalatis"; francese: "Agneau bonduelle"), chiamato anche Barometz, è una creatura leggendaria originaria dell’Asia Centrale, e in particolare della provincia mongola di Knorr. Secondo l'antica tradizione culinaria del paese, esso rappresenta l'ingrediente principale per la preparazione del dado da brodo.
Secondo il professor Dietmar Bröker, titolare della cattedra di Zoologia modificata a forza all'Università Josef Mengele di Hohenschönhausen, il bestio è da ritenersi realmente esistito, almeno nelle fantasie di sua nonna.

« Il Barometz combina caratteristiche animali e vegetali, le sue costolette panate sono buonissime e ha pure il contorno incluso. »
(Prof. Dietmar Bröker, relazione al convegno Bestie vomitate dal Demonio. Berlino, 2 giugno 1964.)

Caratteristiche

Questa pianta mitologica si riteneva fosse in grado di produrre come frutti delle pecore, e questo spiegherebbe in parte la presenza così esagerata di creduloni. Tali prodigiosi ovini erano collegati alla pianta tramite un cordone ombelicale, che permetteva all'essere di brucare l’erba intorno, entro un certo raggio dalle proprie radici. Quando tutto il nutrimento si esauriva, sia la pianta sia la pecora andavano a rimproverare il Creatore per aver concepito una cazzata del genere.
Non è comunque l'unica forma di vita vegeto-animale di cui si abbia menzione, sembra infatti molto diffusa la presenza di casalinghe trascurate connesse a cetrioli e zucchine.

Origine del mito

Due ostinati biddai cercano di estirpare dal terreno alcuni agnelli vegetali della Tartaria, allo scopo di trapiantarli a Oristano.

Il mito, secondo il pensiero medievale, è nato per spiegare l’esistenza del cotone, ma ne uscì profondamente incrinato durante il periodo della schiavitù in Massachusetts, perché non si riusciva a spiegare come potessero aver fame i neri con tutto quel "ben di Dio" a disposizione. La leggenda si basa comunque su un pianta realmente esistente, la Cibotium barometz, una felce lanuginosa con radici a fattone fittone, solitamente in numero di quattro o cinque. Nell’antichità era d’uso produrre "prove" dell’esistenza della miracolosa pianta, una volta estirpata e capovolta la lanuginosa felce poteva facilmente assomigliare ad un agnello con tanto di lana, ma anche ad Angelo Branduardi.
Il tentativo di replicare tale essere[1], partendo da un suo presunto campione di DNA (consegnato all'università da un gruppo di ragazzi che facevano dolcetto o scherzetto), è stato eseguito nel 1969 ma si è rivelato infruttuoso. Al termine del processo di clonazione, si è ottenuto un toporagno di ventisette chili che emanava un pungente fetore di crisantemo marcio.

« L'esperimento va accolto comunque con ottimismo, l'ultima volta avevamo ricavato una rosa che puzzava di carogna di orango in putrefazione. »
(Il professor Dietmar Bröker tenta di ottenere nuovi fondi per la ricerca.)

Curiosità

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Era l'ultimo!
  • Secondo la tradizione, l'unico carnivoro che attacca l’agnello vegetale della Tartaria è il lupo minerale della Carinzia.
  • Le sue ossa potevano essere usate nella divinazione e per curare alcune gravi patologie, tra cui le doppie punte.
  • Il Barometz soffre spesso di allergia al fieno, quindi nascere in un campo di grano sarebbe la seconda sfiga più grande che possa capitargli, dopo nascere.
  • Il seme della pianta viene cagato dalle talpe senza pelo, ma solo il giovedì e non prima delle 18.
  • Il Barometz va annaffiato al tramonto.
  • Una volta disgiunto dal suolo l’animale cercava di raggiungere rapidamente la fermata del 38 barrato ma che cazzo sto dicendo?

Note

  1. ^ non il cantante ma l'abbacchio

Voci correlate