Andrade

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Jorge Luís Andrade da Silva
A destra: una probabile rivelazione del calcio brasiliano.
A sinistra: una sicura "bufala" del calcio italiano.

Jorge Luís Andrade da Silva (Piña Colada, 21 aprile 1957) meglio noto solo come Andrade, è un ex calciatore brasiliano nel ruolo di centroshampista difensivo, militò anche nella Serie A italiana (alla fine degli anni '80), giocando nella A.S. Roma col ruolo di comparsa.

« È un giocatore con grande senso tattico e dotato di piedi buoni. »
(Il capitano della Roma Giuseppe Giannini al Giornalista sportivo.)
« Scusa, ma di chi mi avevi chiesto? »
(Giuseppe Giannini al giornalista con lo sguardo sgomento.)
« Probabilmente non ha ancora metabolizzato gli schemi del mister. »
(Giuseppe Giannini aggiusta il tiro su Andrade.)

Nel corso della sua carriera ha vinto quattro volte il titolo Miglior barzellettiere in panchina e una sola volta quello di Bidone d'oro (perché giocò in Italia un solo anno... fortunatamente). Nella stagione 1988-1989 (quella con la Roma) è stato sostituito appena nove volte, nelle altre partite era in tribuna. Fu soprannominato dai tifosi giallorossi "Er Moviola"; era infatti talmente lento che una sua azione al rallentatore sembrava un fermo immagine. Il tecnico della RAI Erminio Porceddu, che montava i servizi sportivi a fine partita, pensando ad un guasto dell'apparecchiatura, era solito colpire ripetutamente il monitor con poderosi cazzotti. Oggi è assistente dell'allenatore del Flamengo Joel Santana, ma quest'ultimo ne è all'oscuro.

Gli inizi

Andrade con Zico. Uno dei probabili fotomontaggi usati per "gabbare" l'A.S. Roma.

Il padre aveva calcato i campi di calcio per venti lunghi anni, João Amaral da Silva era capo rizollatore al Duquecaxiense, un club della periferia di Rio de Janeiro. A 16 anni il piccolo Jorge fece un provino nel Flamengo. I vertici della squadra brasiliana, pur di accaparrarsi i servigi del padre, lo presero. Dopo tre anni nella squadra giovanile trascorse un anno in Venezuela, giocando in Segunda División per il Mineros de Guayana, con un rendimento alquanto deludente. Al termine della stagione il governo venezuelano, preoccupato dalle sempre più frequenti sommosse dei minatori, interruppe i trattati economici col Brasile e, pur di rimandare indietro Andrade, arrivò al ricatto nucleare[1].
Tornato al Flamengo vi rimase per 14 anni, totalizzando circa 600 presenze e 3 reti (con 126 autogol), una media realizzativa degna di un portiere, zoppo. Per evitare che gli animi esasperati delle favelas sfociassero in una sanguinosa rivolta, si decise di "piazzare" il giocatore altrove. Per garantire la buona riuscita di quella che fu chiamata "operação intortãgem", furono falsificati documenti, statistiche e organizzati finti fan club del giocatore. Telê Santana, allenatore della Seleção, subì il rapimento del figlio e fu costretto (sotto tiro) a questa dichiarazione:

« Andrade lo seguo da tempo, dovessi pure rinunciare a Falcão, ai prossimi mondiali ci sarà! »
(Telê Santana alla conferenza stampa in mondovisione.)

L'allora presidente della Roma Dino Viola, che aveva appena acquistato l'asso brasiliano[da verificare] Renato, era affetto da una curiosa malattia: l'accostamento delle parole "calciatore" e "di colore" lo gettavano in uno stato euforico, scatenandogli una sindrome da acquisto compulsivo, si precipitò a comperare il giocatore.

In giallorosso

Nella stagione 1988-89 venne acquistato per un miliardo e mezzo di lire[mica bruscolini] dalla Roma. Nils Liedholm, allenatore della squadra, accolse la notizia dell'arrivo di Andrade con moderato entusiasmo: "Chi cazzo è Andratte? Dieci anni fa parlavano di un bidone venezuelano che si chiamava così, ma sicuramente non è lui!". La tifoseria era invece al settimo cielo e lo soprannominò simpaticamente "Marajà".

« Come mai gli avete dato il soprannome "Marajà"? »
(Giornalista sportivo ad un tifoso della Roma che attende Andrade in aeroporto.)
« Ancora è presto pe' dichiarallo Re de Roma, ma lo guadagnerà sur campo! »
(Tifoso della Roma, forse un tantinello ottimista, a giornalista sportivo.)
Niels Liedholm ebbe molta pazienza con Andrade. In seguito, lo ricordava sempre con piacere.

La squadra giallorossa era orfana di "Zibì" (Zbigniew Boniek), ritiratosi nella stagione precedente. Serviva un "nome" per risollevare gli animi, Andrade venne presentato come l'erede del grande Toninho Cerezo, passato nel frattempo alla Sampdoria.
Durante gli allenamenti precampionato, Andrade mostrò subito una palese difficoltà a deambulare, ovviamente si pensò ad un eccessivo carico di lavoro, niente che non scompaia con una seduta defaticante. Poi ci si accorse di un curioso fenomeno: il brasiliano, prima di muoversi, guardava il suo interprete personale a bordo campo, quest'ultimo sollevava alternativamente due cartelli, il primo con una grossa D e l'altro con una enorme S.

  • Era un metodo innovativo usato nel calcio brasiliano?
  • Gli stava chiamando degli schemi difensivi?

Queste domande erano destinate ad infrangersi contro la cruda realtà: era impacciato, lento (molto lento) e partecipava tardi all'azione.

« Era così lento che sarebbe intervenuto in ritardo anche viaggiando nel tempo. »
(Sebastiano Nela parla dell'ex compagno di squadra.)

La stagione fallimentare

Lo schieramento più usato dalla Roma nella stagione '88-'89.

Andrade giocò solo nove partite in campionato e una in coppa UEFA col Dinamo Dresda.

  • Milano, 30 ottobre 1988, Inter 2-0 Roma. Sugli sviluppi di un corner per i giallorossi, il portiere nerazzurro fa sua la sfera e rinvia lungo, la palla arriva ad Andrade, attardatosi solitario nella propria area. Gli attaccanti interisti, che stavano dando una mano in difesa, desistono dal farsi tutto il campo di corsa perché si aspettano il lancio, Andrade invece esita. Nicola Berti raggiunge la sua panchina, parla due minuti con l'allenatore e decidono assieme di portare il pressing alto. Berti è considerato da tutti lento come un bradipo sedato, raggiunge tuttavia il brasiliano (dopo essersi dissetato ed aver chiesto al massaggiatore "cosa fa il Milan?") gli toglie la palla e sigla, 1-0. Andrade viene sostituito nella ripresa.
  • Cesena, 20 novembre 1988, Cesena 1–1 Roma. È l'85' e la Roma è in vantaggio, Andrade entra al posto dello sfinito Gerolin, tanto per guadagnare secondi preziosi. Due minuti dopo, retropassaggio per il brasiliano al suo primo pallone giocabile, Agostini (ex di turno) gli soffia il pallone, gli palleggia davanti per sei volte, gli disegna un pene dietro la maglia e poi tira in porta, 1-1.
  • Dresda, 23 novembre 1988, Dinamo Dresda 2–0 Roma. Incontro di Coppa UEFA, in Germania nevica e il campo è ghiacciato, Nils Liedholm gli concede la vetrina europea e lo fa entrare. Dopo pochi minuti scivola e cade per terra, lo fa uscire subito e, avendo esaurito i possibili cambi, lo sostituisce col pupazzo Cicciobello.
  • Roma, 27 novembre 1988, Roma 1–3 Torino. Durante l'intervallo Nils Liedholm ha rimproverato la squadra (sotto di un gol). Al rientro in campo incrociano un sorridente Andrade che stava ancora raggiungendo gli spogliatoi, e ci resta.
  • Roma, 8 gennaio 1989, Roma 1–3 Juventus. 75' la Roma è sotto di un gol, entra Andrade. 78' la Roma è sotto di due gol, esce Andrade.
  • Roma, 15 gennaio 1989, Lazio 1–0 Roma. Andrade patisce l'emozione del primo derby, dopo venti minuti ha già perso una dozzina di palloni, uno scarpino e la considerazione dei tifosi. Quando gli sfugge Di Canio (in occasione del gol partita) Andrade viene dichiarato dalla guardia forestale fauna cacciabile.
  • Roma, 22 gennaio 1989, Roma 1–3 Milan. "Er Moviola" è entrato nella ripresa, sul punteggio di 1-2. Siamo quasi a fine partita, la Roma vuole almeno il pareggio e tenta il tutto per tutto. Arriva però la beffa, il settantenne Pietro Paolo Virdis (alla penultima stagione della sua prestigiosa e lunga carriera) supera in velocità il brasiliano e insacca. In curva sud viene allestita una forca per Andrade, usando i tubi divelti dai bagni dello stadio.
  • Firenze, 29 gennaio 1989, Fiorentina 2–2 Roma. È quasi finito il primo tempo, la Roma vince 2-0. Visto l'imminente incontro di Coppa Italia, Liedholm vuole far riposare le pedine migliori e pensa per un attimo, ma proprio un attimo, a far entrare nella ripresa Andrade al posto di Collovati, è il 42' e Borgonovo accorcia le distanze. Negli spogliatoi si verifica un'epidemia di squaqquera a spruzzo, la causa è il carpaccio di armadillo servito a colazione. Ironia della sorte, è stato mangiato da tutte le riserve tranne il brasiliano. Il tecnico svedese prega la Madonna dei Fiordi fino al 68', quando Bruno Conti si fa male. Liedholm pensa prima al massaggiatore Soldini, poi al dottor Alicicco, poi al secchio con la spugna e infine ad Andrade, entra lui. Dopo tre minuti la Fiorentina pareggia.
  • Bergamo, 12 febbraio 1989, Atalanta 2–2 Roma. In qualche modo si ripete il copione di Firenze. La Roma sta per chiudere il primo tempo vincendo 2-0. Al 42' Andrade si sgambetta da solo, si alza furioso e colpisce con un pugno l'incolpevole Cesare Prandelli, all'epoca tenuto in considerazione dalla Nazionale come vice-umettatore-scarpini. Rosso diretto, Roma in dieci e partita che finisce in pareggio.
  • Roma, 18 febbraio 1989, Roma 1–3 Pescara. È la prima giornata del girone di ritorno, per Andrade è l'ultima occasione. Liedholm si è quasi affezionato a quel curioso bipede, per risparmiargli l'ennesima figura di merda, sceglie un semi-paralitico che milita nel Pescara (il suo connazionale Tita, all'anagrafe Milton Queiroz da Paixão) e gli dice di marcarlo a tutto campo. Tita realizza la prima ed unica tripletta della sua vita, su un totale di nove reti segnate in tutta la stagione.

È la goccia che fa traboccare il vaso, viene issato nello stadio uno striscione destinato a restare nella storia giallorossa.

« Andrade tutti affanculo! »
(Striscione esposto durante una grottesca sconfitta giallorossa, patita in Roma 1-3 Pescara del 18 Febbraio 1989.)

Il calciatore, sul quale pende una taglia emessa dal CUCS[2], si da' alla latitanza. Vestito da prete, e munito di passaporto vaticano, varca il confine svizzero e si rifugia in una baita nei pressi di Neuchâtel‎.

Andrade oggi

Quando militava nella Roma era un calciatore ancora acerbo, oggi è maturato e vorrebbe tornare in giallorosso.

A fine stagione maturò la saggia idea di tornare in Brasile, ma la caccia era però ancora aperta. Dopo aver valicato le Alpi a piedi, attraversando Passo de la Fourche nei pressi di Chamonix-Mont-Blanc, si imbarcò su un cargo che trasportava lumache surgelate nella tratta Marsiglia-Algeri, poi proseguì in jeep attraverso il Marocco e si imbarcò di nuovo a Casablanca (scampando miracolosamente ad un accoltellamento nella Casbah, perché fu riconosciuto da un tifoso romanista in vacanza).
Tornato in Brasile, per non correre rischi inutili, decise di rifugiarsi nello stato di Santa Catarina all'estremo sud del paese. La Associação Chapecoense de Futebol gli fece un contratto da allenatore-giocatore. Durante una partitella di rifinitura (su ordine segreto del presidente) un suo compagno di squadra, l'arcigno difensore Rosimar Azevedo Collaço, gli sbriciolò il malleolo. A conti fatti, come allenatore si poteva anche tenere.
Oggi, appresa la notizia che il CUCS si era sciolto già dal 1999, è tornato al Flamengo come assistente allenatore.

Curiosità

La Subbuteo Sports Games Ltd, da sempre attenta ai particolari, realizzò un'edizione fedelissima della Roma '88-'89.
  • L'episodio dell'espulsione durante Atalanta-Roma del 12 febbraio, in cui si "sgambettò da solo", si scoprì poi che fu causato da uno scherzo di Sebastiano Nela, che aveva sostituito i cartelli del "suggeritore" di Andrade, sul primo c'era una X e sull'altro una W.
  • Vinse il Bidone d'oro nel 1989, dopo aver eliminato il "fenomeno" juventino Oleksandr Zavarov, conquistò il trofeo al ballottaggio con Renato.
  • Il giornalista Enzo Palladini scrisse nel 2001 il libro Campioni & Bidoni, nella stesura iniziale non compariva Andrade perché, con le poche fugaci apparizioni, era sfuggito anche ad uno attento come lui.
  • Vinse l'argento con la sua nazionale olimpica a Seul 1988, era l'edizione con la famosa partita Zambia-Italia 4-0, per cui non fa assolutamente testo, quell'olimpiade è stata annullata per assurdità.
  • Il 63% di questo articolo è tristemente vero.
  • Del restante 37% non ci sono prove inconfutabili.

Note

  1. ^ Si scoprì poi che era un bluff, il Venezuela disponeva solo di un ordigno omeopatico
  2. ^ Commando Ultrà Curva Sud, ribattezzato per l'occasione: Come Ultima Cosa Spellamolo!