Annibale
Annibale il Cannibale Barca è stato un famoso statista cartaginese, nonché imperatore di elefanti.
L'infanzia
Annibale nacque a Cartagine, città nota in tutto il Mediterraneo per il monopolio commerciale della carta igienica, in un anno imprecisato del secolo decimonono avanti Cristo, figlio del noto generale Amilcare[1]. In gioventù si diede all'ippica, cavalcando elefanti al posto dei cavalli (che all'epoca in Africa erano piuttosto rari). A 8 anni però subì il suo primo trauma: assistette alla sconfitta in casa della nazionale cartaginese contro la Roma, che quell'anno stesso vinse la Champions League; questo avvenimento fece nascere nel nostro un sentimento di odio profondo verso i Romani.
La carriera militare
All'età di vent'anni[2], Annibale si dedicò alla carriera militare, imparando a guidare le truppe del RisiKo! e seguendo le orme del padre si dedicò alla conquista della Spagna. Fregandosene allegramente dell'opinione degli Iberi, che in Spagna ci vivevano da un pezzo. Annibale rase al suolo molte città e schiavizzò gli abitanti, costringendoli a lavorare nelle miniere di fuffa. Poi puntò sulla città di Sagunto, gli abitanti chiesero aiuto ai Romani, in base ad un vecchio trattato ma questi rifiutarono con una motivazione cavillosa tipica della fine arte oratoria di Roma:
Così la città fu conquistata da Annibale, a questo punto il Senato romano dichiarò guerra a Cartagine, per aiutare Sagunto[3].
Annibale prontamente invase l'Italia con una manovra fulminea di sei mesi, attraversando la Francia e le Alpi.
La seconda guerra punica
Annibale e i suoi soldati attraversarono agilmente le Alpi, lasciandosi indietro solo la metà dei loro uomini assiderati, e anzi si fecero pure una settimana bianca a Courmayeur, prima di piombare sui nemici e sconfiggere un primo esercito, guidato dal console Marco Metello, nei pressi del lago Trebbia. Poi sconfisse di nuovo i Romani vicino al Trasimeno. I generali romani a questo punto avevano imparato la lezione e lo aspettarono nella pianura di Canne, in Puglia, a distanza di sicurezza da ogni specchio d'acqua.
I Romani avevano il doppio degli uomini di Annibale, i loro erano soldati professionisti e addestrati mentre quasi metà dell'esercito nemico era composto da barbari reclutati in Gallia come mercenari, l'esercito romano era fresco e riposato, quello cartaginese era sfinito dalla marcia. Ovviamente i romani persero.
A questo punto Annibale portò dalla sua parte molte regioni assoggettate da Roma: Puglia, Calabria, Basilicata, Azerbaigian, Cornovaglia, e intanto il suo esercito si ingrossava di nuove truppe. Annibale voleva la sfida in campo aperto con i Romani, i Romani non volevano dargliela e si limitavano a punzecchiarlo a distanza di sicurezza esprimendo le loro opinioni sulle madri e le sorelle dei cartaginesi. Annibale girovagò per 16 anni in Italia senza mai arrivare a Roma[4], in questo modo i Romani ebbero tutto il tempo di riorganizzare l'esercito e spedirlo contro Cartagine (vuota, visto che i suoi soldati avevano vinto una vacanza premio in Italia). Allora Annibale tornò precipitosamente a casa dove trovò l'esercito al comando di Publio Cornelio Scipione ad aspettarlo, devastato dal mal di mare della traversata[5], fu sconfitto.
Morte
Il condottiero fuggì in Bitinia, sotto la protezione di Prusia, il re di questo inutile stato, che gli giurò eterna protezione. Dieci minuti dopo lo vendette ai Romani per salvare il suo regno dalla conquista. Annibale si suicidò ingoiando una puzzola per non essere catturato.
I Romani, da veri signori quali erano, conquistarono la Bitinia la settimana dopo, visto che tecnicamente Prusia non era riuscito a consegnare Annibale.
Ad oggi Annibale rimane l'unico nero ad averle suonate come si deve a dei bianchi, quindi viene onorato al pari di altri leader pacifisti. Come Malcolm X.
Voci correlate
Note
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