Antonio Canova
Antonio Canova (Giù per Treviso,1757- Laguna, dopo Napoleone) fu uno scultore, pittore e trafficante di falsi d'autore. Soprannominato "Il Nuovo Fidia" perché, come lui, creava enormi statue bianche, ideate apposta per far venire il torcicollo a guardarle.
Vita e dolori di Antonio Canova
Ebbene sì, il nostro Nino ha avuto una vita sofferta e difficile.[citazione necessaria]
Infante
Antonio Canova fu rinvenuto ancora in fasce dai Sette nani nella loro miniera, e poi da questi educato e istruito sin dalla più tenera età a tagliare pietre. Trascorse un'infanzia tranquilla, grazie alle cure di Biancaneve (depilazione delle parti intime), finché non ne modellò un ritratto nel burro, in cui era reso con troppa evidenza il cuscinetto di grasso alla pancia: così fu scacciato dal Paradiso Terrestre e fu costretto a mantenersi, lavorando 20 ore al giorno, nelle miniere di carbone. Nonostante tutte le traversie cui dovette far fronte sin dalla tenera età di otto anni, il piccolo Antonio continuò a scolpire, creando stupendi quanto effimeri complessi statuari pornografici di carbone, il più famoso dei quali, intitolato "Sesso e porno", rappresenta la sottile differenza tra i due concetti ed è molto efficace nel suo compito.
Il trasferimento
Nel 1779 si trasferì a Roma, vestito come un barbone, in cerca di ispirazione. Venne ospitato a Palazzo Venezia dall'ambasciatore veneto, grande mecenate e amante dell'arte, sebbene non sapesse distinguere un quadro di Veermer da uno scarabocchio di suo figlio.
In questo periodo gli vennero commissionate molte opere, principalmente per la pubblicità. Un esempio è 'Le Nozze di Figaro - solo oggi al teatro Argentina', raffigurante, appunto, Mozart che regge il libretto della sua opera.
Rispetto alle prime opere veneziane, Antonio Canova, che - essendo veneto - era detto Toni, a Roma si distaccò sia dallo spritz e dalla cucina veneta, sia dall'influenza dello stilista Rocco Barocco per puntare verso un più ambizioso concetto di purezza che si ricollegava alla classicità greca e romana, vista come perfetta, calma, imperturbabile e priva di passioni.
Nel 1803¼, avendo raggranellato un po' di pecunia con le statue, acquistò un palazzo con vista sul Colosseo, al quale diede, con immensa modestia, il nome di Palazzo Canova.
Il periodo blu su tela
Con l'occupazione francese dell'Urbe si ritirò nel suo paese natale a dipingere quadri. Il risultato fu lo stesso che si sarebbe verificato se George Best si fosse dedicato al calcio anziché agli alcolici.
Fatto sta che non vendette neanche una delle croste da lui realizzate.
Persino lui dubitava delle sue capacità:
Per fortuna poi smise.
Opere
Figlio del neoclassicismo[1], creò molte opere, ammirate ancora oggi, conservate gelosamente nei magazzini del Louvre. Ispirate quasi tutte alla mitologia greca, erano tutte di color varechina, poiché i pochi reperti statuari greci erano tutti bianco marmo. Inutile dire che Antonio cadde in depressione quando scoprì che, in realtà, le statue erano più colorate di un arcobaleno. Tra le più famose ricordiamo:
- Sesso e porno
- Amore psichico
- Le tre disgrazie
- Perseo fatto
- Ritratto (anche se è una scultura) del cesso della sorella di Napoleone
- Venere uscente dal bagno (che gli valse due denunce, per violazione della privacy e stalking, da parte di Venere)
- Ercole a elica
- Perse o trionfante?
- Ballerina avente le dita sul suo mento, di cui due leggermente piegate per mostrare il dito medio allo spettatore
- Monumento funebre
Su commissione
Lavorò per principi, papi, imperatori, imprenditori, attori, restauratori, gladiatori, ...
Celebre è, ad esempio, il gruppo scultoreo "Ercole e Lica" realizzato per don Onorato Gaetani dei conti di Aragoni Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare, ma quando il committente gli chiese di scolpire il proprio nome sulla statua, Antonio Canova si rifiutò di lavorare così tanto e perse il diritto al compenso.
Si rifiutò di concedere a Napoleone l'esclusiva e non diventò mai suo ritrattista ufficiale ma realizzò comunque diverse sculture per il tappo corso. Sennonché Napoleone Bonaparte si adirò quando vide che Canova lo aveva ritratto nudo, con le sembianze di Marte.
Antonio Canova realizzò sculture anche per numerosi altri patrizi veneziani, nobili romani e inglesi.
Al momento, tuttavia, è indisponibile: si trova al Tempio Canoviano a Possagno, anche se dicono che alla Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia "ha lasciato il cuore".
Temi e tecnica
Canova trattò svariati temi: oltre a trafugare le opere greche, si dedicò a ricopiare egregiamente le suddette opere trafugate. Inoltre trattò la mitologia greca, quella micenea e persino la mitologia achea. Insomma, dei temi molto vari[citazione necessaria].
Ciò gli consentiva di non inventare mai nulla: gli bastava copiare le sculture greche, copiandole su carta, poi realizzando un bozzetto in terracotta o in cera, quindi un calco in argilla, nel quale colava il gesso. Sul modello in gesso inseriva piercing e chiodi: fu il primo scultore punk.
Morte
Negli ultimi anni, non pago della pessima esperienza in pittura, cercò di rubare il lavoro anche agli architetti, progettando il Tempio Canoviano a Possagno. Il tempio fu astutamente realizzato al termine di una salita di 200 metri con pendenza del 45%: chi riesce ad arrivare vivo in cima ha la vista tanto offuscata che qualsiasi porcheria gli sembra un'architettura stupenda, un vero capolavoro.
Mentre Canova tornava a Roma si fermò a Venezia, dove morì il 13 ottobre 1822, ispirando il celebre libro di Thomas Mann "Morte a Venezia".
Subito scattò la gara per avere il cadavere, anche tra chi non lo sopportava in vita ma non vedeva l'ora di vederlo morto. Anche l'Aeroporto di Treviso, che nulla c'entrava, decise di chiamarsi "Antonio Canova".
Il Museo Canova e la gipsoteca
I poveri discendenti di Canova furono privati della loro casa a Possagno perché con tutti i modelli in cera e gesso realizzati dal celeberrimo scultore non si poteva fare altro che un museo.
Il fratellastro di Antonio e suo erede universale ebbe l'idea, per poter sfruttare a livello commerciale la parentela ricordare il grande[citazione necessaria] artista, di far realizzare dall'architetto Lazzari il Museo, poi ceduto al Comune di Possagno, che lo fece ampliare da Carlo Scarpa.
Curiosità
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- Gli è stato dedicato un asteroide. Sono queste le cose che contano nella vita!
- Per colpa dei suoi nudi fu querelato da almeno tre pontefici per oltraggio al buon gusto.
- Canova si difese ammettendo di non essere in grado di scolpire i vestiti e venne assolto.
Bibliografia
- Philippe Daverio, Arte Neoclassica E Altre Cose Interessanti Di Cui Non Capite Nulla
- Vittorio Sgarbi, Le merde secche nell'arte
- Edouard Manet, Quei noiosi neoclassicisti