Antonio Conte
Andonio Gonde (Lecce, 31 luglio 1969) è un ex calciatore e allenatore dedito al nobile giuoco delle scommesse sul calcio.
Biografia
Conte nasce nel 1969, un bel bambinone di 4 kg e mezzo, peso corretto poi a 4 kg per la perdita del primo mezzo chilo di capelli.
A 6 anni fa la prima elementare presso la scuola RompiCoglioni di Lecce, che lascerà poco dopo per contestazioni sulla correzione dei compiti della maestra.
A 12 anni viene preso in una squadra di calcio venendo utilizzato come lampione per riflettere con la sua testa la luce della luna mentre gli altri bambini giocano. Dalla sua posizione privilegiata potrà osservare e criticare l’operato dell’arbitro; tale esperienza gli risulterà utile qualche anno dopo. In quei tempi per il giovane Conte la calvizie non era un problema, dato che il nomignolo affibbiatogli, “testa di ginocchio”, pensava fosse dovuto alla sua abilità nel colpo di testa.
A 15 anni l’entrata nella Primavera del Lecce, nel ruolo di centrocampista. Subito si dimostra un allenatore in campo, lamentandosi delle decisioni del direttore di gara ed esortandolo con frasi quali “ALbitro, Espulgilo!” o “Muniscilo!”.
Il 6 aprile 1986 esordisce in prima squadra in un Lecce-Pisa 1-1 segnato da forti polemiche.
Nel 1991 passa alla Juventus perché in squadra avevano bisogno di uno con cui sfogarsi. Pochi anni dopo farà la conoscenza di Luciano Moggi, dal quale impara la tecnica di lamentarsi, prima delle partite importanti, dei rigori non dati nei match precedenti. Di quegli anni l’incontro con un tifoso che sconvolse la sua vita, il cui dialogo è stato riportato dalla Gazzetta.
Da qui la decisione di farsi il parrucchino. Prima si rivolge ad un esperto di autotrapianto negli States, Dr. House, che gli ride in faccia e lo apostrofa:
In Turchia gli propongono però veramente di togliersi i peli del culo per impiantarseli in testa, alla modica cifra di 20.000 Euro e 15 Cents. Conte accetta ma i bulbi non attecchiscono. Si trova così nuovamente pelato, ma perlomeno con il culo glabro come quello di un neonato. Si rivolge pertanto a Cesare Ragazzi che gli propone un parrucchino fatto di capelli veri, donati da Attilio Lombardo. Questo, notoriamente pelato come un tallone, li aveva comprati al mercato nero da Totò Schillaci che a, sua volta, li aveva prelevati ad un gatto morto, schiacciato sulla Torino-Bardonecchia.
Con una nuova capigliatura e il suo usuale sguardo sveglio si appresta ad affrontare la sua nuova vita, quella di allenatore; il suo sogno di essere finalmente chiamato Mister e basta, e non Mister Coglione, Mister rompi-maroni, ed il classico Mister terrone di merda, era finalmente coronato. Allena inizialmente l'Arezzo, che porterà dopo una gloriosa cavalcata alla retrocessione in serie C. Si sposta poi al Bari, squadra della sua regione, con cui riesce a conquistare la serie A e soprattutto il disprezzo dei suoi conterranei per aver trionfato con gli acerrimi rivali del Lecce. Prima della nuova stagione, però, abbandona la guida dei biancorossi per divergenze con il presidente, reo di non avergli accordato il premio pattuito per il decimo rigore richiesto ma non dato, e anche per riconciliarsi con la tifoseria leccese, che tuttavia non solo non lo perdonerà ma lo sfotterà pure per aver abbandonato una panchina di serie A.
L'anno dopo si sposta a Bergamo, allenando l'Atalanta che militava in serie A. La prima panchina è in casa contro il Catania (0-0); in quell'occasione Conte è espulso per proteste. Dopo una infruttuosa stagione con l'Atalanta, passa al Siena, dove l'anno dopo conquista nuovamente la serie A e rimpingua le casse della società truccando partite su partite (dopotutto era della Juve). Nel maggio 2011 ritorna alla sua Juventus come allenatore e riesce, contro i pronostici e l'oroscopo di Paolo Fox, a vincere lo scudetto 2011-2012 grazie al vassallaggio delle squadre tappeto, a qualche conversazione con mastro Nicchi e all'harakiri tattico del temibile condottiero del Milan Massimo Triste, dopo un'agguerrita battaglia a suon di accuse mediatiche e a chi ce l'ha più lungo.
Nell'estate del 2012 viene coinvolto nello scandalo del calcio-scommesse-farsoldisporchicoglizingari a causa della denuncia del braccio sinistro del Padrino nonché ex-calciatore nelle fila dell'A.C. Siena Philippo Carobbio, detto Lou Scommettetore. Antonio cerca di provare la sua innocenza portando in aula Giuseppe Marotta e Lapo Elkann come avvocati d'improvvisazione, ma alla fine Palazzi non vuole sentire scuse e gli propone di patteggiare la pena giocando a morra cinese. Il vincitore della morra è Antonio, cui viene ridotta la pena da 10 mesi e 10 giorni a 10 mesi e basta. Comunque Antonio potrà pilotare le partite della Juventus a distanza, parlando tramite l'i-Moggi con il suo vice. La squalifica poi è ridotta a 4 mesi e Conte riesce a vincere il premio Allenatore più lamentoso del mondo, ottenendo un degno rosicamento da parte del Puffo Brontolone.
L'oratoria
Dialogo classico di Conte coi giornalisti:
- Conte : Io sono soddisfatto perché abbiamo dato il massimo. E in più siamo ancora imbattuti
- Giornalista : Sì, Mister, è vero, ma è il 45-simo pareggio della stagione.
- Conte : Perché gli arbitri non ci danno i rigori.
- Giornalista : Sì, ma quanti non ve ne danno contro?
- Conte : Io sono soddisfatto perché abbiamo dato il massimo. E in più siamo ancora imbattuti.
- Giornalista : Mister, chi giocherà in attacco la prossima settimana?
- Conte : Perché gli arbitri non ci danno i rigori.
Conte durante Milan-Juve del 25 febbraio 2012:
La pareggite
Il maggior vanto di Conte è stato l'imbattibilità della sua Juventus. Il fatto che la Juventus abbia pareggiato una carrellata di partite non rileva minimamente. Gandhi, intervistato da Studio Sport sull'argomento, ha dichiarato:
La tradizione va avanti nel 2020 con l'Inter, con pareggi continui contro vere e proprie corazzate del calcio italiano (Fiorentina, Lecce, Cagliari, Sassuolo e Verona tra le varie).
Voci correlate
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