Antonio Gramsci
Antonio Gramsci (Ales 1891 - Sandria 1937) è stato un politico, giornalista, critico letterario e filosofo italiano noto per aver dato un'impronta comune a tutte le attività svolte: la noia mortale. Considerato il padre nobile del Partito Comunista Italiano e il soprammobile della cultura di sinistra, scrisse migliaia e migliaia di pagine sui più svariati argomenti senza che nessuno glielo avesse chiesto, e per questo motivo fu incarcerato dal regime fascista che tutto sopportava meno che si scrivessero delle pagine non richieste.
Biografia
Infanzia e adolescenza
Di salute cagionevole fin dal concepimento, alla nascita pesa due etti e ha già la tisi, la tubercolosi e il gomito della lavandaia. La religiosissima madre, commossa, promette a San Crispino di costruirgli un santuario maestoso come quello di Lourdes se solo un fulmine avesse incenerito il piccolo Antonio portando via quello sgorbio della natura dalla sua vista. Il padre, più pragmatico, dichiara che in un uomo non è importante l'aspetto fisico, ma come si pettina.
Quando all'età di sei anni il numero di malattie e malformazioni di Gramsci supera il quarantaduesimo numero di Fibonacci i genitori pensano seriamente che possa essere la reincarnazione di Leopardi e decidono di iscriverlo a scuola immaginando per lui un futuro radioso. In effetti, a parte i gavettoni di piscio, il periodo scolastico è tra i più felici per Antonio: di figa manco a parlarne e, la masturbazione resa difficoltosa dalle mani anchilosate, si butta a capofitto nello studio.
Ottenuta la maturità classica col massimo dei voti, gli viene offerta una borsa di studio per l'Università di Torino alla quale la madre, che non lo sopportava più e voleva toglierselo dalle palle a tutti i costi, lo convince a non rinunciare.
L'Università
Alto un metro e un peto, i capelli di Caparezza e gli occhiali di John Lennon, diventa presto lo zimbello dell'Ateneo. Per mesi soffre in silenzio sopportando le mille angherie quotidiane e sfogandosi solo velatamente nelle prime lettere alla madre:
Ok, qualcuno. »
Ha la fortuna di condividere il corso di studi con un altro studente proveniente dalla Sardegna, Palmiro Togliatti, il quale lo prende sotto la sua ala protettrice per poterne abusare in esclusiva mettendo poi i video delle vessazioni su Youtube. I due futuri comunisti seguono con attenzione le lezioni del liberista Luigi Einaudi e leggono avidamente l'altro liberista Benedetto Croce, in entrambi i casi non capendo un cazzo di quello che dicono i due pensatori.
La fondazione del PCI
Andato a puttane il cammino universitario "a causa dei problemi di salute" – dice lui – "a causa della sua zucca vuota" – dicono i professori, è costretto ad arrangiarsi alla bella e meglio. Lavorare non può, rubare non sa, non gli resta che darsi alla politica iscrivendosi al Partito Socialista. Invece di ringraziare la Madonna di essere stato accettato in un partito che gli avrebbe concesso di mangiare a sbafo per il resto della sua vita, per quanto breve si prospettasse. si mette in testa di sobillare gli operai delle fabbriche inneggiando alla rivoluzione bolscevica; non avendone ben chiaro il concetto, lo fa usando le parole di Benedetto Croce, peraltro a pera, venendo poi sgamato e invitato a togliersi gentilmente dalle palle.
Si trova quindi, da un giorno all'altro, senza un uditorio sul quale riversare i suoi divertentissimi aforismi e va in paranoia totale: comincia a tenere discorsi allo specchio applaudendosi da solo dopo essersi messo un fazzoletto rosso al collo per non riconoscersi, poi piange ininterrottamente per delle settimane. Lo salva ancora una volta Togliatti, che gli propone di fondare un partito tutto loro, senza la rottura di coglioni di un'idea alla base.
L'arresto
In Gramsci l'idea di "dittatura del proletariato" non era ancora ben formata e nella sua mente essere un buon comunista significava preparare gustosi panini con porchetta per la Festa dell'Unità di Abbiategrasso.
Purtroppo, su suggerimento di Togliatti, i due fenomeni si buttano sull'antifascismo: raccattano per strada una ciurma sempre più numerosa di disgraziati, e in capo a due mesi sono tutti in galera. Tutti tranne Gramsci, di cui i fascisti nemmeno sospettavano l'esistenza.
Trovatosi ancora una volta solo come un cane e con nessuno a cui vendere la porchetta, cerca in tutti i modi di farsi arrestare anche lui disegnando i baffi a Mussolini nei manifesti o facendo le pernacchie ai comizi di Starace. Arriva addirittura a scrivere lettere anonime accusando se stesso di essere il mostro di Firenze e di non aver pagato il canone RAI, ma nessuno se lo fila.
Gli ci vuole il furto con scasso di una bottiglietta vuota di bagnoschiuma per finire finalmente in prigione.
La prigionia e la morte
In poche parole, oltre che comunista sono pure finocchio. »
Condannato a tre giorni di carcere duro, tenta il suicidio per diventare martire politico, ma inspiegabilmente fallisce pur avendo escogitato ingegnosi metodi, come sgozzarsi con un grissino, tagliarsi le vene con un rasoio elettrico e impiccarsi con due spaghetti n. 3 al dente legati stretti stretti tra loro.
Scontati i tre giorni finge di essere una zecca per non essere scarcerato. L'inganno riesce così bene che viene dimenticato in cella per dieci anni. Scongiurato il rischio di tornare libero, comincia a scrivere come un forsennato: I Quaderni dal carcere, Le Lettere dal carcere, I Numeri dal carcere, Le Radici quadrate dal carcere, Le Poesie dal carcere, discettando su tutto lo scibile umano con la chiarezza del mare di Rimini e la linearità del labirinto di Dedalo. I destinatari delle sue lettere sono la moglie, la cognata, la madre, la nonna, la zia, la cugina della zia e la suocera del cognato, oltre che i compagni di partito e i compagni del calcetto.
Questi, dopo dieci anni di cassette della posta riempite dalle lettere dal carcere di quello spaccamaroni di Gramsci, implorano il Duce che gli conceda la grazia a patto che la smetta di scrivere. Graziato da un Mussolini intenerito, viene portato dalla prigione direttamente in ospedale, ché tanto con Gramsci non era mai una mossa azzardata. Appena arrivato i medici gli diagnosticano la gotta, gli orecchioni, il morbo di Gehrig, il colpo della strega e un tumore agli occhiali. Per risparmiare tempo lo ricoverano direttamente due metri sotto terra.
Muore a causa di un fastidiosissimo prurito dietro il ginocchio nel 1937, all'età di 1937 anni.
Il pensiero
Imbevuto delle opere dei maestri Einaudi, Croce, Marx e Yellow Kid, matura una confusione che la metà basta. Siccome il pensiero degli altri non lo capisce, decide di averne uno tutto suo e comincia a inventare definizioni a caso che riempie di contenuti a vanvera. Sviluppa quindi i concetti di Materialismo storico, Coscienza di classe e Alluce valgo, che diventeranno presto la base teorica del comunismo italiano.
È il primo intellettuale ad affrontare con coraggio la Questione meridionale, come dimostrano le parole pronunciate alla Quarta Internazionale Socialista:
L'eredità di Gramsci
Se dal punto di vista materiale l'eredità che lasciò alla moglie e ai figli si limitò a un paio di ciabatte e un pezzo di pane duro trovato nelle sue tasche al momento della morte, sul versante spirituale il vuoto lasciato da Gramsci fu incolmabile per la cultura italiana di sinistra e non fu più riempito, se non con un mandarino, fino all'avvento di Alba Parietti. Ciononostante egli fu un punto di riferimento costante, insieme a Fracazzo da Velletri, per tutte le amministrazioni pubbliche che avevano esaurito i personaggi famosi a cui dedicare le vie cittadine.
Curiosità
- La famiglia Gramsci era di origine albanese. Il nome Gramsci, in albanese antico, significa inspiegabilmente Gramsci.
- All'epoca del delitto Matteotti Gramsci fu il primo ad accusare dell'omicidio il commissario Calabresi.
- Quando il PM nell'arringa finale del processo a Gramsci disse "Bisogna impedire a questa testa di pensare per vent'anni", non si riferiva a Gramsci ma parlava dei cazzi suoi.
Voci correlate
- Comunismo
- Benedetto Croce
- Friedrich Engels
- Lenin
- Karl Marx
- Partito comunista italiano
- Palmiro Togliatti
- Unione Sovietica
- L'Unità
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