Archeologia

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Gli inconvenienti del mestiere: Zahi Hawass ha dimenticato il cellulare nella mummia durante le analisi.
« L’archeologia è quella cosa con la quale e senza la quale si campa tale e quale »
(Tucidide)
« L’archeologia è una scienza esatta!!! »
(Merlin alla Corte Costituzionale )
« Fucilatela, l’archeologia non è una scienza, Tucy dicetit »
(Corte Costituzionale alla Merlin)


L’archeologia, secondo alcuni studiosi clandestini, è la scienza che studia le civiltà e le culture umane del passato, mediante la raccolta, la documentazione e l'analisi delle tracce che hanno lasciato (manufatti, resti biologici, manuali, fotografie, film porno ecc). Secondo la legge l’archeologia è una perfetta perdita di tempo e chi osa protestare sarà arrestato e precipitato dalla Rupe Tarpea.
La facoltà di Archeologia è la scelta universitaria più gettonata da chi ha frequentato un liceo classico; infatti, sotto l’effetto di droghe credono di poter diventare Indiana Jones, ma svanito l’effetto della sostanza allucinogena, finiscono a chiedere l’elemosina presso la stazione. C’è da dire comunque che recenti studi hanno dimostrato che appendendo al collo il cartello Sono un archeologo si ottengono più soldi rispetto al cartello con la scritta Ho fame, quindi è una facoltà che ammettendo discreti guadagni ricompensa chi per anni ha faticato e studiato[citazione necessaria]. (Ai giorni nostri non è poco!!).

Un po’ di storia

Il termine archeologia era già utilizzato dagli storici antichi, ma il primo che capì il vero significato del termine fu lo storico greco Tucidide, grande studioso nonché professore presso il liceo psicologico ZEUS di Tirana. Durante le sue lezioni egli utilizzava il termine per indicare il tempo che si perdeva parlando per ore su cose accadute secoli prima e che nessuno sapeva, ma sulle quali i suoi colleghi si azzeccavano arrivando a decidere le controversie tramite il lancio del coltello o peggio. Lui, uomo molto pratico, affermava che lo studio archeologico era un perfetto modo per abbordare le ragazze e niente altro, infatti durante l’interrogazione di storia bizantina bocciò un suo allievo perché aveva usato il termine ''scienza'' per definire l’archeologia. Il momento magico in cui proclamò l'utilità dell'archeologia, fu durante il ballo di fine anno quando discutendo con il professore di geografia sulla possibilità che i Cari avessero abitato in passato le isole dell'Egeo, lo studioso che doveva correggere le tesine delle classi 5°, affermò Ma a chi cazzo frega di questi Cari, diventando il precursore della scie… ehm, (scusate), dell’archeologia.

Un noto esempio di sito archeologico in contiunua evoluzione.

Con la caduta dell'impero Austro-Indiano e l'avvento del Medioevo gli studi iniziati da Tucidide subirono un arresto e ripresero solo con l'Umanesimo e il suo interesse per il passato classico, ma purtroppo per cause ancora ignote gli studiosi subirono una mutazione e vennero attratti dai modelli che erano riprodotti nelle sculture con gli attributi extra large (dal latino arcaico troppo grossi); infatti in quel periodo si sviluppò un collezionismo di statue antiche e di falsi che fecero registrare cifre record, il PIL raggiunse il 110%.
Comunque, lasciamo perdere le cazzate!
Il primo studioso che ritornò al pensiero del maestro Tucidide, fu Johann Joachim Winckelmann, professore tedesco di sessuologia presso l’Università di Amsterdam, il quale dopo aver pubblicato nell 44 la sua Geshihte de Kunst des Altetum (in italiano Le arti del Kamasutra presso le Geishe), partecipò agli scavi di Pompei e di Ercolano dove dai primi ritrovamenti lo studioso vide emergere cumuli di mondezza che i romani avevano ricoperto per risolvere il problema dato che non era stato possibile la costruzione dell’Inceneretum a causa delle proteste dei cittadini. Convinto che la città nascondesse un segno indirizzato a lui continuò nell’attività di scavo e riportò alla luce l’affresco del Lupanare, che lo rallegrò cosi tanto da indurlo a rivolgere la sua attenzione a una delle sue più importanti scoperte dopo quella della Fusione Nucleare, Troia, la mitica rocca dove Ulisse vinse la coppa Uefa. La città lo stregò e fino alla sua morte avvenuta nel 125 in circostanze misteriose, nessuno sa cosa fece o con chi parlò fu ritrovato solo un manoscritto da lui firmato intitolato Alle dame del castello piace tanto fare quello. La leggenda vuole che sia tornato a Ustica con Ulisse.
Con l’avvento della tecnologia e quindi con uno studio più approfondito della materia si arrivò, negli anni '60, alla cosiddetta archeologia processuale, la quale si sviluppò per merito della senatrice Merlin che ambiva a collocare l'archeologia tra le scienze esatte, ma questo ambizioso progetto venne bocciato dalla Corte Costituzionale con la motivazione che il primo e l’unico studioso che aveva compreso l’archeologia era stato Tucidide, Tucy dicetit, e il progetto venne abbandonato. Ancora oggi l’archeologia non è una scienza esatta.

Tecniche per l'indagine archeologica

C'è chi si può offendere a essere chiamato Sito Archeologico.

L’archeologia nelle sue contorte pippe mentali, definite dagli addetti ai lavori studi, usa tecniche proprie ma attinge nozioni e metodologie anche da altre materie come la Storia, l’Arte, l’Urologia, la Peto-Dinamica.
Fra le tecniche scientifiche più alla moda ci sono:

  1. Il Carbone 14 o la Carbonella 07 (se il reperto prende fuoco è, o meglio, era originale.)
  2. La Radiografia.
  3. Il Radar (usato soprattutto dagli americani per scoprire le basi degli Spartani nel Mediterraneo).
  4. La Fotografia artistica, le migliori sono pubblicate su Max.
  5. Lo scavo vero e proprio.

Questo ultimo nella fantasia comune è la vera archeologia, ossia quella che riporta alla luce reperti.
Esistono 4 tipi di scavi:

  1. Mirato.
  2. Casuale.
  3. Abusivo.
  4. Rottura di palle.

Lo scavo mirato è quello che viene istituito da organi come l'Università o la Sovrintendenza ed è volto allo studio del passato di un determinato territorio, dura dai 120 anni a 3 millenni ed è il più innocuo in quanto viene effettuato nelle campagne o in luoghi sperduti.

Lo scavo casuale riguarda i lavori edili quali case, parcheggi, metropolitane, anzi queste ultime sono le più proficue tante è che alcuni studiosi definiscono lo scavo casuale Scavo Metropolitano, anche se altri optano per il nome Scavo del Palazzinaro[1].

Lo scavo abusivo è quello messo in opera per profitto da persone esperte definiti scientificamente Scavatori clandestini o Tombaroli (gli unici che hanno capito come si guadagna con l’archeologia) e molto pericoloso dato che i nemici quali Guardia di Finanza e Carabinieri sono sempre allerta, ma premia la determinazione e la caparbietà di chi lo mette in opera.

Lo scavo rottura di palle è una diretta dipendenza di quello casuale, in quanto se viene trovato un reperto come ad esempio la moneta usata da Romolo per pagare il parcheggio della biga, sarà fermata la realizzazione dell’opera progettata e si proseguirà con lo studio della moneta stessa fino a quanto non si sarà data risposta ai seguenti quesiti:

  1. Romolo aveva la patente per la biga?
  2. La biga com’era targata?
  3. Aveva il bollino per circolare in centro?
  4. La biga di che marca era?

Grazie a queste domande riusciamo a capire che l’archeologia è e rimane una materia davvero affascinante[citazione necessaria].

Quando una persona decide di diventare archeologo, o ha finito di vedere Indiana Jones o ha cominciato a fare uso di eroina. Presa la decisione, bisogna sapere come avvicinarsi a questa materia ma internet, tramite forum, blog e siti riesce a saziare questa sete di conoscenza; in più, attraverso i gruppi archeologici presenti in ogni città, ci si può relazionare con gli altri e capire che drogandosi in gruppo si risparmiano molti soldi.
Ottenute le informazioni, si passa all’iscrizione all’Università, di solito la scelta cade su quella che offre corsi quali Tecniche di conquista del sesso altrui presso gli antichi Egizi, oppure Produzione della droga e smercio presso i Fenici,(potente flotta, usavo motoscafi dotati di postbruciatore e poi hanno rivoluzionato la lavorazione del vetro introducendo la tecnica della canna da soffio, scusate se è poco).

Lui è un archeologo, anche se a vederlo conciato così non si direbbe affatto!

Completata l’iscrizione comincia la giostra composta di 125 esami in 6 ore, chi riesce a vincere è un archeologo e leccando, sgobbando, prostituendosi riesce a ottenere il dottorato, magari con la borsa composta 1,5 sesterzi l’anno, per ritrovarsi a 96 anni ancora come precario, ma vuoi mettere la soddisfazione, sò dottore.
Chi non riesce a completare questa maratona avrà tutto il tempo che vuole, ma si può scordare il dottorato, e finirà a rompere i maroni sui forum dicendo agli aspiranti di cambiare mestiere e diventare calzolai, oppure cercheranno di allearsi per organizzare una manifestazione per ottenere la cittadinanza Visigota e saccheggiare Roma.


  • L’aspirante archeologo è sempre felice (la droga ha quest’effetto).
  • L’aspirante archeologo come minimo riuscirà a trovare Atlantide.
  • L’aspirante archeologo riceverà il nobel in archeologia (istituito apposta per lui).
  • L’aspirante archeologo diventerà ricco e famoso.


  • L’archeologo non ha vita sociale, non può permettersela in quanto è al verde.
  • L’archeologo ha tendenze suicide, da quando si trova a insegnare latrino agli allievi di “Villa Arzilla”.
  • L’archeologo ha trovato la Culla della Vita, ma se la sono fregata i cinesi (sempre in mezzo sti cinesi).
  • L’archeologo è drogato e alcolizzato (deve pur sfogare in qualche modo, no!).


  • Se ti riconosci nelle prime indicazioni sei un aspirante archeologo. (CAMBIA FINCHÈ SEI IN TEMPO).
  • Se ti riconosci nelle seconde indicazioni sei un archeologo (TIENI DURO, LA FINE DEL MONDO È VICINA).

L'importante ritrovamento di un pullman arcaico.

1. Risvegliarsi alle 6:30 al soave suono della sveglia del proprio Nokia (quello da €24,99), e porsi l'esistenziale quesito "Ma dove caz.. sono?". Difatti l'habitat tipico dell'aspirante archeologo consiste in:

- scuole elementari, abbandonate perché pericolanti, dove la bontà dell'amministrazione comunale di turno ha predisposto delle camerate che farebbero impallidire anche quelle degli ospedali d'emergenza della Prima Guerra Mondiale;

- abitazioni praticamente vuote, se non per la presenza di 35 brande in 4 metri quadri, così da strappare il primo posto agli appartamenti degli immigrati nordafricani clandestini nell'annuale concorso "Aggiungi un posto a tavola!";

- accampamenti Tuareg predisposti nelle vicinanze del cantiere archeologico. Talmente ben organizzati che i boyscout al loro passaggio regalano biscotti e bottiglie d'acqua, tanta è la pena suscitata.

2. Incontrare, dopo tanto tempo, un tuo compagno di scuola e sentirsi pronunciare la frase "Che Bello! L'archeologo... Come sei fortunato! Chissà quanto ti diverti." E fin qui si può ancora ostentare un fiero sorriso. Ma poi si incorre nel terribile errore consistente nel pronunciare le due brevissime parole che tanto male ci faranno: "E tu?" "No, io ho proseguito con gli studi in economia e commercio ed ora ho un noiosissimo studio di commercialista insieme a Gianni. Ricordi Gianni? Quello con i rasta... Che si stroncava di canne... Si, ora siamo soci. Ma non puoi capire. Due palle! Tutto il giorno in ufficio seduti davanti al computer. Ed almeno una volta ogni sei mesi mi tocca riprendere in mano dei libri per l'aggiornamento professionale. Proprio io che odio studiare. Beato te, invece, che ti diverti e stai tutto il giorno all'aperto. Guarda, tornando indietro farei anche io come hai fatto te... Ora però scappo, ti devo salutare. Dai, non riperdiamoci di vista un'altra volta. Chiamami." E risale sulla sua auto nuova. Tu lo guardi allontanarsi. Ma è meglio che sia andato via subito. Non saresti riuscito a trattenere le lacrime ancora a lungo.

3. Sentirsi pronunciare la frase: "Archeologia?! Che Bello! Anche a me piace molto. Guardo sempre i documentari di Alberto Angela in tv quando sono a casa..."

Le maggiori scoperte dei nostri tempi

Note