Benin

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Benin
(Bandiera) (Stemma)

Motto: Katufa mpe n'tanhu na pusguah (Sempre mejo de n'carcio alle palle)
Inno: Bucatini Disco Dance

Il Benin è la chiave di volta dell'arco che sorregge l'Africa nord-occidentale, togliendolo cadrebbe tutto.
Capitale Porto-Novo (prima era Porto-Vecchio)
Maggiori città

AHAHAH!!! Città!! ... Che sagoma!


Lingua ufficiale

Mangialumachese


Governo Re pubblica presidenziale
Capo di stato Yayi (ma sarebbe Yayihayiayayayyia)
Area Africa
Popolazione

Neri


Moneta Franco CFA (Ce Fai Assai!)
Religione

Zebraismo


Sport nazionale

Arrivare al giorno dopo



Matteo : Ciao Bepi, è un pezzo che non ci si vede, dove sei stato?
Giuseppe : Benin.
Matteo : Fiol d'un can! E come sei stato?
Giuseppe : Benin.

La Repubblica del Benin (in francese Benìn; in padovano uguale; in itagliano Così così) è uno Stato dell'Africa Occidentale, precedentemente conosciuto (prima della crisi economica) con il nome di Annamho Allagrand. Confina ad ovest con il Togo, in alto con i Pan di Stelle, ad est con la Nigeria, a nord con Burkina Faso e Niger, a sud con le mazzancolle.
Si affaccia infatti sul Golfo del Benin, sempre che la finestra sia aperta.
Il Benin non va confuso col regno del Benin, conosciuto anche come regno di Edo, che è oggi scomparso lasciando un vuoto incolmabile nella vedova. Lo stato di Edo fa attualmente parte della repubblica federale di Nigeria, ed ha per capitale Benin City, quindi non ci si capisce una sega. Ci viene in aiuto il Nuovo Atlante Geografico Nonciclopedico, che racchiude, per semplicità, tutta l'intera area nella [[Nigeria].
Il Benin è una Re-pubblica presidenziale, significa che il monarca ogni tanto pubblica sulla sua pagina Facebook quello che vuole fare dei suoi sudditi, il presidente (suo unico amico) la legge e fa finta che sia una decisione del parlamento, composto peraltro da sagome di cartone.
Oggi il paese vive un grave momento di crisi economica, ma si riconsola pensando a chi sta peggio. C'è anche chi cavalca il malcontento per tirare acqua al suo mulino:

« Siamo stufi dello sfruttamento economico da parte delle multinazionali dei bianchi!
Noi diciamo basta! Se ci votate, vi promettiamo che il fututo del Benin sarà nero! »
(Un politico beninese che ha frequentato il Corso di Tecnica della comunicazione di massa alla CEPU.)

Il Benin è membro dell'ECOWAS, che con buona approssimazione è una multinazionale nel ramo delle pulizie.
Occupa il sesto posto della classifica "Popoli con cui Dio si è accanito particolarmente" perché, oltre alle consuete piaghe che affliggono i paesi africani, gli è capitato anche di essere stato una colonia francese e dover parlare la loro lingua.

Storia

Alcuni emigranti beninesi felici di trasferirsi nelle Americhe.

La storia del Benin è stata affidata per secoli alla tradizione orale. Le poche tracce di un'antica scrittura, rinvenute su alcune tavolette in un insediamento umano datato attorno al III secolo, si sono rivelate (dopo sei anni di studi) opera di un ghepardo che si era fatto le unghie.
Il regno Africano del Dahomey, uno dei più prosperi del XVII secolo, ebbe origine proprio in Benin e si estese per larga parte dell'Africa nord-occidentale, arrivando a comprendere anche la provincia di Agrigento. Le sue fortune erano dovute alle stabili relazioni per il commercio degli schiavi, in particolare con i portoghesi e gli olandesi. Possedevano anche delle immense miniere d'oro, ma gli scaltri mercanti iberici li avevano convinti che all'indice Dow Pèdros la quotazione di 20 kg d'oro era di una capra.
L'abolizione della schiavitù fu una mazzata tremenda per l'economia del paese, l'agricoltura era stata abbandonata da tempo perché le coltivazioni erano impossibili, le piantine finivano subito preda delle troppe capre a zonzo. Dagli alberi pendevano due sole cose, quelli che si erano impiccati per la crisi e qualche mamba verde (che tendeva agguati ai superstiti).
Non tardarono le ripercussioni sulla stabilità politica, che finirono per attirare le mire colonizzatrici dei paesi europei. Ma chi può essere tanto idiota da interessarsi di un paese totalmente privo di risorse?! Uno solo, la Francia.
Dei francesi si può dire tutto, e sarebbe anche poco, ma bisogna riconoscere che è gente che impara dai propri errori[1], quindi nel 1960 realizzarono che mantenere il Benin come colonia era vantaggioso come allevare dinghi, ossia fameliche bocche da sfamare e benefici prossimi allo zero.
Una volta ottenuta l'indipendenza era necessario scegliere una propria bandiera, problema non di poco conto considerando quanto costava un designer dell'epoca. L'occasione si presentò con l'approssimarsi di una festa nazionale nel Mali, un treno carico di bandiere Made in China, che transitava nel vicino Niger, fu "alleggerito" da un commando di beninesi travestiti da predoni berberi. Ovviamente non si potevano usare così com'erano, ma con un po' di pazienza, ago e filo, si trovò una soluzione accettabile.

La bandiera del Benin fu realizzata da uno spilorcio.

I colori della bandiera sono quelli tradizionali panafricani: il verde simboleggia la speranza di andarsene, il giallo è il colorito causato dal tifo itteroide e il rosso rappresenta l'emorragia da Ebola.

Morfologia

Per chi non avesse dimestichezza con la lingua ligure, il termine "Belìn" si riferisce proprio a quello che sembra.

Il Benin è allungato tra il Niger a nord e l'insenatura di Benin a sud, d'altra parte è anche logico: se a un Niger si allunga qualcosa, un'insenatura in cui infilarsi prima o poi la trova.
Il territorio è pianeggiante, l'elevazione non varia significativamente nelle differenti aree del paese, gli abitanti di Porto-Nuovo che superano i due metri di altezza sono visibili dal Burkina-Faso. Il paesaggio è talmente monotono che tutte le pecore di un gregge si addormentano prima del pastore che le conta.
A nord si estende una vasta savana, un luogo che ospita una discreta biodiversità a dispetto delle condizioni climatiche ostili. Essa comprende un paio di rettili particolarmente velenosi, alcuni scorpioni letali per l'uomo, felini selvaggi e qualche deficiente attratto dalle emozioni forti.
Il clima è come l'interno della passera di Sasha Grey, caldo e umido. L'affermazione è motivata da conoscenza personale[2].
Le piogge si concentrano nei periodi aprile-luglio e settembre-novembre, ma nonostante lo sforzo non riescono a formulare un pensiero compiuto.
D'inverno le notti possono essere piuttosto fresche, a causa di un vento secco e polveroso chiamato harmattan, che in dialetto Fon significa: "vento polveroso e secco che rende fresche le notti invernali".
Nelle pianure a sud si concentra la maggior parte della popolazione, ma anche in questo caso di buone idee nemmeno a parlarne.

  • Fiume più lungo: il condotto fognario principale di Cotonou.
  • Monte più alto: la collinetta del lanciatore nel campo da baseball di Parakou.
  • Lago più vasto: piscina comunale di Dassa-Zoumè.
  • Foresta più estesa: il boschetto di Sally Kyego[3].

Economia

Il Kite N'Kula Resort di Aguégués, di cui possiamo ammirare l'efficiente servizio lavanderia, le cucine e il raffinato bar a bordo pisci risaia.

Il turismo è una delle principali risorse del paese, seconda solo alla vendita dei cartocci di lupini negli stadi. L'offerta si colloca in nicchie di mercato precise, in cui il Benin ha acquisito un ruolo predominante. In particolare è rivolta a:

Un'altra risorsa fondamentale per il Benin è rappresentata dai bambini. Le scuole ci sono, ma se poi dovrai prendere il barcone, passare per Lampedusa, e finire a vendere orche gonfiabili sul lungomare di Rimini, essere laureato serve come possedere una motozappa in cima al K2. Molto meglio mettere da parte un cospicuo gruzzoletto per pagare lo scafista.

Politico al comizio : Il lavoro minorile è una grande piaga del nostro paese!
Elettori fomentati : È un'indecenza! Bravooooo! Basta con questo schifo!
Politico al comizio : Quei piccoli bastardi ci rubano un sacco di posti!
Elettori sgomenti : ... eh?
In Benin iniziano a lavorare a 4 anni e vanno in pensione a 47 (quei pochi che ci arrivano).

La maggior parte svolge lavori per cui sarebbe più indicato un mulo, anche la paga è la stessa. I pochi che riescono a specializzarsi possono fare i soldi veri, e permettersi anche di andare in giro con le scarpe.
Tra i più redditizi troviamo:

  1. Tassista di palude: con le mance si arriva a guadagnare anche scarsanta, ma chi intraprende questo lavoro deve essere consapevole che da grande avrà un discreto squilibrio nella distribuzione della massa corporea, tanto da finire per assomigliare ad uno Jury Chechi impanato nella Nutella.
  2. Setacciatore a valle: i fiumi auriferi, alla fine del loro percorso, finiscono nei cosiddetto bacino di recupero, nel quale i bambini vengono impiegati con i setacci per recuperare qualche pagliuzza d'oro sfuggita agli altri cercatori. Questi ultimi, quasi tutti leggendari bevitori di birra, per non perdere tempo prezioso urinano direttamente nel fiume mentre lavorano. Quindi, non è tutto oro quel che luccica.
  3. Scalpellista "di fino": l'introduzione del cemento nelle costruzioni (che ha sostituito il tradizionale impasto di terra, paglia e sangue di capra) ha generato una crescente richiesta di ghiaia. Per ottenerla occorre rompere le pietre, ma non esiste un uomo che volontariamente voglia fare quel lavoro, inoltre i lavori forzati sono stati aboliti nel 1964. Improvvisamente l'idea: "Per fare piccoli sassi ci vogliono piccole mani". Quando c'è il genio...
  4. Aiuto Concimatrice: portare secchi pieni di letame, aggirandosi tra le collinette formate dalla merda di elefante. Un lavoro a contatto con la natura che molti farebbero anche gratis, pur di fuggire dal caos e lo smog delle grandi città[Boh!].

Sport

La nazionale di calcio del Benin intenta a proteggere la porta durante una punizione.

Lo sport nazionale è il calcio, storica scelta dettata dalla logica ineccepibile di Stéphane Omotoyossi, primo ministro ai tempi dell'indipendenza.

« Siamo una ex colonia francese e loro nel calcio arrivano sempre secondi. Se abbiamo la stessa fortuna sarà un successo! »
(Stéphane Omotoyossi, discorso di insediamento, Klouékanmè 21 aprile 1961.)

Fino al 1975 la rappresentativa calcistica del paese era conosciuta come Nazionale di calcio del Dahomey, perché qualcuno si era dimenticato di cambiargli nome. La cosa era tornata utile nella clamorosa sconfitta con la Nigeria per 10-1 del '59, partita conclusasi con trentadue minuti di risate sugli spalti, un record tuttora imbattuto. Ai Mondiali non ha mai partecipato, le figure di merda in mondovisione sono vietate per legge. In Coppa d'Africa si è subito presentata come la squadra da battere, infatti ha perso con tutti i paesi, tranne il Ciad, in cui il calcio viene praticato con una gobba di cammello essiccata. Dopo quella memorabile vittoria per 6-2 il presidente federale disse: "Squadra che vince non si cambia". Le successive tre partite furono vinte a tavolino, gli avversari si rifiutavano di scendere in campo contro gente che puzzava come una carogna di licaone. Poi arrivò l'obbligo di "doccia con spugna insaponata" dal comitato sportivo internazionale e con esso nuove esaltanti sconfitte.
Dal campo di calcio sono comunque venute le soddisfazioni più grandi, grazie a Coffi Codjia, arbitro internazionale tra i più considerati al mondo. La sua figura ha restituito dignità al Benin, prima di lui quando un beninese usciva dal campo erano solo risa di scherno, adesso ci sono anche i "vaffanculo", i "brutto cornuto" e qualche "infame venduto".

Cultura

Antiche tradizioni della cultura Fon.

Le tradizioni culturali del Benin sono molto ricche, e sono anche l'unica cosa ricca della nazione. Il Vodun (o "Voodoo", come è conosciuto comunemente) ha avuto origine nel sud del Benin, per essere poi introdotto in Brasile e Haiti dagli schiavi prelevati da questa zona. Quindi, in caso di attacco da parte degli zombie l'unica salvezza sarà pronunciare in beninese la frase:

« Ki sa ki lanfè a se ke bagay sou zepòl ou a? »
((Che diavolo è quella cosa che hai sulla spalla?))

Per poi darsela a gambe levate.
Visitando il Benin, se mai foste costretti, non si può fare a meno di partecipare ad alcuni eventi particolarmente interessanti, che riportiamo nella consapevolezza di perdere tempo.

  1. Camminata della pregna[4]: affascinante cerimonia nella quale una ragazza madre viene accompagnata da un corteo festante, condotta al centro del villaggio e lapidata, perché: "Se di qualcuno non sei la ganza, non puoi avere la panza"[5].
  2. Festa della zebra: una delle feste religiose previste dal calendario zebratico, si è ammessi solo indossando qualcosa di bianco e nero. Le mutande con la sgommata vanno benissimo.
  3. Sagra delle poppe: occasione irripetibile per ammirare l'opera di Dio quando è in gran forma, specie se rotonda e sobbalzante.
  4. Concerto di Capodanno: sperimenterete sensuali ritmi tribali e sonorità inconsuete, come quella del tamburo di merda impagliata, antico strumento la cui fabbricazione è un segreto tramandato di padre in figlio, se il tamburo è molto grande c'è stato sicuramente il contributo anche del nonno.
  5. Festa nazionale del Vodun: evento in cui è possibile incontrare i coloratissimi stregoni, partecipare ai loro riti segreti e fare una bella gara podistica con uno zombie che ti corre dietro per assaggiarti.
  6. Oktoberfest de Noantri: svolta secondo lo stile tedesco ma con un raffinato tocco francese, che consiste nella gara a chi fa la pisciata più lunga.

I miti Fon

Gli antichi miti Fon cercano di spiegare la creazione del mondo e l'origine delle cose che circondano l'uomo. Vista la serietà dell'argomento ci limiteremo a riportarli così come sono.

Anche loro hanno i loro miti.

Delimitazione del potere di cielo e terra

Origine del mondo e ruolo degli agenti atmosferici.

« Azô Sagbata (la Terra) da piccolo era sempre disubbidiente e così i genitori lo vendettero. Con i nuovi padroni si comportava allo stesso modo, anche Morte (boh) lo comprò e cercò invano di rieducarlo. Lo riportarono a casa e strinse amicizia con Hevioso (il cielo). I due litigarono perché entrambi pretendevano di ottenere il titolo di capo. Venne nominato re Azô Sagbata, che invitò la gente a coltivare i campi. Hevioso, che era invidioso, bloccò le piogge rendendo aridi i campi e mettendo così a repentaglio la vita di uomini e animali. Solamente seguendo un rituale, e con la promessa di non interferire con il potere altrui, la situazione si normalizzò. »

Morale: a rompere i coglioni ci si rimette sempre.

I diversi colori delle razze

Origine delle razze umane e loro distribuzione sulla terra.

« È la storia di tre fratelli che si cacciano nei guai perché il maggiore rende gravida la moglie del principe Ayo (forse un biddaio). Li salva un uccello parlante chiamato Azihâ, che li porta nel suo nido sulla montagna. Per qualche giorno l'uccello è assente, i tre fratelli affamati mangiano i piccoli. L'uccello rientra, si accorge dell'accaduto e si vendica. Scaraventa il maggiore dei fratelli su una palma africana, qui incontra una ragazza e assieme vanno al Niger a lavarsi. Però in quel tempo il fiume era nero, ecco perché diventano neri e con loro tutti gli africani. Il secondo viene gettato sulla costa europea, dove cade su un albero di arancio dai fiori bianchissimi. Il terzo viene lanciato sulle coste arabe, cade in una padella piena d'olio e diventa olivastro, e con lui tutti gli arabi. »

Morale: se gli arabi stanno incazzati un motivo doveva esserci.

La cattiva fama del figlio della Luna

Spiegazione sull'origine della Luna e in generale degli astri.

« È la storia del complicato rapporto tra Mawu (madre Luna) e il figlio Legba (boh). Inizialmente Legba si comportava bene e compiva ottimi gesti, ma la gente andava a ringraziare sempre Mawu. Quando accadevano brutte cose la gente se la prendeva con Legba. Questo indispettì il figlio della Luna, che fece passare per ladra la propria madre agli occhi della gente. Mawu si sentì umiliata ed abbandonò la Terra, salendo in cielo anche se a poca distanza, da dove poteva controllare e rimproverare Legba. »

Morale: se nemmeno tua madre ti sopporta sei davvero stronzo.

Sogbo diviene padrone dell'universo

Spiegazione sugli alieni e il mondo degli affari

« Sagbata e Sogbo sono i due fratelli che governavano il mondo, la madre creatrice chiese a loro di recarsi sulla terra. Sogbo si rifiutò, Sagbata invece vi discese e venne proclamato re. Durante il suo regno divampò una terribile siccità causata da Sogbo. Un giorno scesero dal cielo due uomini predicatori, che usavano la lingua parlata in cielo e quindi dicevano la verità. Essi dissero che per risolvere la situazione Sagbata avrebbe dovuto cedere una parte delle sue ricchezze e affidarle all'uccello Wututu, mandato da Sogbo. Questi divenne il padrone dell'universo e la pioggia ricominciò a cadere sulla terra. »

Morale: se non paghi il pizzo iniziano i problemi.

Note

  1. ^ magari alla sesta volta che ci sbattono contro
  2. ^ dei fenomeni di bassa pressione
  3. ^ lungomare di Avlékété dopo le 22, seguire i fuochi
  4. ^ è giusto con la P
  5. ^ antico proverbio Fon

Voci correlate

Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 24 gennaio 2016 col 80% di voti (su 5).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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