Calcio storico fiorentino

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Il calcio storico fiorentino, conosciuto anche col nome di calcio in livrea o calcio in costume, è una disciplina sportiva praticata da energumeni che non possono avvicinarsi ad altri tipi di stadio a meno di 2 chilometri.
È considerato da molti il padre del calcio moderno, anche se è più a metà strada tra il rugby e un regolamento di conti tra gang rivali.
In origine era un gioco praticato dai gladiatori e dai legionari romani, chiamato in latino harpastum (strappare a forza) azione tradizionalmente indirizzata agli arti degli avversari. Consiste in un gioco a squadre che si effettua con un pallone gonfio d'aria, in epoca romana era invece una palla di stracci arrotolati, quasi sicuramente mutande da legionario con la sgommata.

Il gioco

Le partite hanno una durata di cinquanta minuti, sempre che ci sia almeno un giocatore ancora in grado di respirare. Si disputano su di un campo rettangolare ricoperto di rena a grana grossa, sufficientemente abrasiva da determinare "braciole" non sanabili senza un trapianto di pelle. Una linea bianca divide il campo in due quadrati identici, sui due lati del fondo viene montata una rete sovrastante la palizzata che circonda l'intero perimetro. Quest'ultima necessaria per due motivi:

  1. proteggere gli spettatori da chi sta in campo, più simile a un furgone che ad un essere umano;
  2. precludere la fuga ai calcianti pavidi.

Sul terreno si affrontano due squadre composte da ventisette calcianti per parte, cifra scaturita dalle statistiche effettuate negli anni: il numero massimo di ricoverati all'ospedale, per singola squadra, era stato di 26 nel 1852.

Quello scuro non è un nero, è solo coperto di lividi.

I calcianti si dividono nei seguenti ruoli:

  • 4 Datori indietro (portieri). Devono impedire di segnare alla squadra avversaria e sono l'ultimo baluardo difensivo, per questo sono grossi come Schwarzenegger, veloci come una mangusta e cattivi quanto un sicario della Yakuza.
  • 3 Datori innanzi (terzini). Il loro compito è quello di far ripartire l'azione una volta recuperata la palla, devono essere agili e veloci a darla via, soprattutto se vogliono conservare le braccia.
  • 5 Sconciatori (mediani). Vengono scelti tra ex galeotti e soggetti con gravi turbe psichiche in attesa di processo per crimini violenti. Sono individui mossi da istinti primordiali, privi di scrupoli, i primi ad iniziare la rissa se necessario. Anche se non lo è.
  • 15 Innanzi o Corridori (attaccanti). Le principali caratteristiche devono essere robustezza e velocità, fondamentali per sopravvivere agli Sconciatori avversari ed arrivare a segnare. Di solito ne vanno persi 3-4 durante il corso della partita.

A fondo campo viene montata la tenda del Capitano e dell'Alfiere che hanno il compito di intervenire nelle risse per pacificare gli animi dei propri calcianti. I due vengono eletti tra le vecchie glorie dei propri colori: il primo scelto in base alle cicatrici guadagnate in campo, il secondo tra quelli che hanno la migliore collezione di denti appartenuti ai nemici. Il loro livello medio di serenità equivale a quello di Sgarbi dopo avergli dato del culattone. L'incontro viene diretto dal Giudice Arbitro, coadiuvato da sei Segnalinee e dal Giudice Commissario che risiede però fuori campo e si occupa di tener di conto, del VAR e delle estreme unzioni. Al di sopra di tutti c'è Il Maestro di Campo che sorveglia lo svolgersi regolare della partita e interviene con lo sfollagente per ristabilire l'ordine e mantenere la disciplina in caso di zuffe. Il ricorso agli idranti è raro, più frequente l'utilizzo del gatto a nove code.

Un calciante strizza i capezzoli all'avversario per capire se è ancora vivo.

Il massacro... La partita ha inizio con il lancio del pallone da parte del Pallaio sulla linea centrale, seguito dalla "sparata" delle colubrine (oggi sostituite dai fucili a pompa) che salutano l'apertura delle ostilità. In questo clima di sana competizione sportiva, i calcianti delle due squadre cercheranno con qualunque mezzo, comprese le arti marziali e le capocciate in bocca, di portare il pallone in fondo al campo avversario e depositarlo nella rete, segnando così la "caccia" (goal).
È importante tirare con molta precisione poiché: qualora la palla finisse al di sopra della rete, in seguito ad un tiro sbagliato o ad una deviazione dei difensori, verrebbe assegnata "mezza caccia" in favore dell'avversario e la qualifica di "merdaccia" al cretino che ha sbagliato.
Ad ogni caccia le squadre devono cambiare di campo. La vincitrice sarà la squadra che al termine dei 50 minuti di gioco avrà segnato il maggior numero di cacce. In caso di parità si terrà conto di chi ha versato più sangue.
Il premio per la vittoria comprende:

  • lo stendardo issato in alto;
  • i musici che intonano l'inno della squadra;
  • il Maestro di Campo che consegna una vacca alla squadra.

Qualora si pensasse alla gang bang sarebbe comprensibile, e sicuramente più apprezzata dai vincitori, in realtà si tratta di una vitella di razza Chianina.

Le regole antiche

Le antiche regole del gioco prevedevano 33 capitoli, numero che corrisponde casualmente ai decessi registrati nella prima partita. Per le persone fissate con la religione è anche l'età campata da un capellone che faceva strani trucchi tempo addietro. Ma non c'importa un segone nulla.

Le regole de lo Calcio


  1. Teatro de lo calcio sia la Piazza di Santa Croce; sgomberata da li ortaggi de lo mercato, da unte salamelle et cenci moreschi.
  2. Dal giorno sesto di Gennaio, fino a tutto lo Carnevale, sia lo campo conceduto alli esercizi de lo calcio. Lo pargolo che dovesse occuparlo con gioco d'infante femmineo, come la campana et lo strega comanda colore, sia allontanato con fragoroso scapaccione alla nuca. Per lo tre-tre giù-giù sia chiuso oculo, giacché fortifica le membra isso è consono.
  3. Ciascun dì, verso la sera, compariscano in campo i Giuocatori. Sia raccomandata baldanza et fisico integro. Lo storpio, e lo individuo con torace de fringuello, venga scartato pe' tener la vita in salute.
  4. Qualunque Gentiluomo, o Signore, vuole la prima volta esercitarsi, siasi avanti rassegnato al Provveditore. Isso è sommo esperto ad affibbiar lo ruolo, ma anco a consigliare fuga repentina allo tizio male in arnese.
  5. Facciasi cerchio in mezzo al Teatro, con pigliarsi per mano i Giuocatori; acciò lo Provveditore forma le squadre e ciascuno invitato a lo posto et uffizio destinatoli, senza pigiar su lo scroto di Isso con futile et bambinesca lamentela.
  6. Il numero sia di 27 per parte: cinque Sconciatori, sette Datori quattro innanzi e tre addietro, quindici Corridori in tre quadriglie; senza che lo avanzo dei tre abbia a sollevare tediosa questione matematica o puntiglio grammaticale. Le quadriglie a Firenze son da cinque.
  7. I Giuocatori trascelti siano messi a lista, né aggiungere o mutarne vi se ne possa. Chi tardi arriva male alloggia, sia inteso che la squadra non è locanda.
  8. In vece de' Mancanti, prima di cominciar battaglia, si provveda alli scambi. I Giudici gli eleggano al fin di render li schieramenti equi, che non si giochi in minor numero o in maggiore. S'è detta fandonia ma oramai s'è scritto.
  9. Escano le schiere in campo all'ora concordata, che lo Principe poi è vinto dall'abbiocco.
  10. Nella comparsa i primi siano i Trombetti, secondi i Tamburini e terzi li portatori de' stendardi. Li Giovani a coppie faccian bella mostra, innanzi le Topolone e indietro li pitali di piscio, giacché non abbiano ad offender li oculi che pure essi voglian la loro. A seguito la squadra.
  11. Quel degli Alfieri cui la sorte averà eletto sia alla destra, marceranno di fronte alli spettatori con plauso de le loro genti e a scherno de le altre. Li sfigati a sinistra, che nella parata appaian meno.
  12. Girata una volta la piazza, le insegne diansi in mano de' Giudici. Da Essi a li Soldati della Guardia del Sereniss. Granduca Nostro Signore, per tenersi ciascuna innanzi al proprio Padiglione, riparati da li sputazzi delli nemici.
  13. L'Alfiere, il quale colle genti di suo servizio d'attorno porti l'insegna de la schiera, dal proprio Padiglione giri sulla man destra tutto il Teatro, fino al luogo donde prima partì. In tal tempo s'abbia a manducar sfilatino o ciriola, che poi si gioca, si fa polverone e s'insudicia.
  14. In luogo alto, e sublime, sì che veggano tutta la piazza, seggano I Giudici. Siano eletti di comun consenso, tra li giusti e li senza debito; che non abbiano parente alcuno a cui far favore, o di stirpe Moggiesca; che non ci s'additi di razzismo alcuno, la storia ci darà ragione.
  15. Al primo tocco della Tromba, che faran sonare i Giudici, si ritirino tutte le genti di servizio, lasciando libero lo campo. Sia celere la fuga, di chi tiene alle ossa e allo camminar diritto; chi indugia farà la fine de lo cristiano co' la fiera.
  16. Al tocco secondo, vadano i Giuocatori a pigliare i lor posti. Sia lo passo spavaldo, giacché lo nemico osserva in cerca de facile preda.
  17. Al tocco terzo, il Pallaio vestito d'amendue i colori, posto al muro rincontro al segno di Marmo, giustamente batta la palla senza favorir niuno. Firenze è piccina e tutti conoscon tutti, a varcar l'uscio de la magione si potrebbe non far ritorno.
  18. Coll'istesso ordine lo Giuocatore cammini sempre, che per essersi fatta la caccia, o il fallo; lo fermo et lo placido è inteso bersaglio.
  19. Il Pallaio gli ordini de Giudici prontamente, eseguendo sempre e dovunque bisogno ne sia, la palla rimetta. Tanto s'è già avvisato prima d'esse equo.
  20. Uscendo la palla de gli steccati, portata dalla furia de' Corridori, rimettasi per terra in quel luogo dond'ella uscì. Il Corridore che l'avea, se ancora in salute, la pote giocar di novo.
  21. Uscendo la medesima de gli steccati per mano del Datore, se i Corridori vi saran giunti in tempo, bona così. Ma non sendo arrivati in tempo, son cose brutte. Tornino li stessi dentro a gli Sconciatori, a' lor luoghi ed ufici, senza perder però l'avvantaggio della piazza già guadagnata. Si tenga segno co' lo sangue in terra.
  22. Sia vinta la caccia sempre, che la palla spinta con calcio, o pugno, esca di posta fuora degli ultimi steccati avversarj di fronte. Ella è la Meta, si chiama così e si registra da lo notaro la giusta copia, visto mai portasse pecunia.
  23. Sia sempre fallo, che la palla sia scagliata, o datole a mano aperta, sì che ella così percossa s'alzi oltre l'ordinaria statura di un uomo. Per messer Brunetta de' Renati si chiuda oculo, isso è basso come infante de nano.
  24. Sia fallo eziandio, quando la palla resti di posta fuora dell'ultimo steccato dalla banda della fossa, che a senso dev'esse un complesso emergente pugliese. Se lo calcio è tra pezzenti, e non v'è traccia di musici, detta norma è inutile come culo senza buco.
  25. Se la palla esca di posta, fuori dello steccato verso gl'angoli della Fossa, la linea diagonale della piazza distinguerà se sia Fallo, o Caccia. Se è proprio all'angolo allora è Faccia... vabbè, s'è fatta battuta bischera.
  26. Due Falli, in disfavore di chi gli fé, vagliano quanto una Caccia. Se la caccia va per le lunghe, la moglie del cacciatore pote aver falli a sazietà. Oggi ci si diverte proprio.
  27. Vinta la caccia, cambisi posto. Alle disfide nel mutar luogo l'Insegna vincente sia portata alta, e distesa. La perdente usata come cencio pel camino, o come fasciatura d'infante merdaiolo.
  28. Rompendosi la palla da' Corridori, già fuora degli Sconciatori, s'intenda esser mal giuoco, e da' Giudici si determini ciò. Sia d'inciso che romper palle è costumanza da gaglioffi e manigoldi, sempre.
  29. Nell'interpretare, ed eseguire i presenti Capitoli, ed in ciò, a che per essi non si provede in codesti scritti, sovrana sia l'autorità de' Giudici. Se a loro dire è Fallo, anco fosse patonza di dama, è Fallo.
  30. Vincansi le deliberazioni fra loro, colla pluralità de' voti. Sia la consulta breve, le ciance fan venir meno la pazienza e metter mano allo sasso è soluzione spiccia.
  31. Un giuocatore per parte, nella disfida Mastro di campo, e non altri, abbiano autorità di disputare le faccende dubbie d'avanti a' Giudici. Senza pigliarli per la collotta, e senza scóterli come tappeto lercio.
  32. Sia spirato il termine, e finita la giornata allo sparo, che sarà fatto sentite le 24 dell'oriuol maggiore. Che s'abbia certezza de lo funzionamento, l'ultima disfida s'è fatta per giorni due e ancora ci s'ha di molto sonno.
  33. Sia la vittoria di quella parte, che avrà più volte guadagnata la caccia, ed allora le insegne siano dell'Alfiere vincitore. In caso di parità ciascuno riabbia la sua. S'è perso tempo Madonna bonina.




Baldo de' Braccobaldi



Partite celebri

Alcune partite storiche:
1. I Rossi capitanati da Papa Clemente VII nel 1500.
2. Vincenzo I Gonzaga strappa le mutande a suo cognato Cosimo nel 1584.
3. Ferdinando de' Medici prende la rincorsa per dare una testata nel 1689.
4. Un Giudice annulla il torneo del 2006 oramai sfuggito di mano.
  • 13 novaio 1490 - La partita viene giocata sull'Arno ghiacciato. Per l'occasione, al posto della Caccia la segnatura viene chiamata Pesca. Per l'assegnazione di una Mezza pesca si scatena una rissa violentissima, nessuna delle squadre vuole cedere la ciliegina candita all'altra.
  • 17 febbraio 1530 - Si gioca "la partita" per eccellenza. Dopo aver cacciato i Medici, e proclamato la Repubblica, Firenze è assediata dalle truppe di Carlo V d'Asburgo, richieste dal Papa "di famiglia" Clemente VII. Per risollevare gli animi, e nel contempo perculare i nemici, i fiorentini festeggiano il Carnevale giocando a calcio nella piazza di Santa Croce, posizione ben visibile dalle colline circostanti. Al posto delle insegne dei quartieri vengono issati stendardi ingiuriosi con scritte quali: "A voi stolti che assediate, tutt'al più ce lo puppate!"; "Clemente, attaccati a 'sto pendente" e l'estremamente irriguardosa "Che tu sia Papa oppure Re, ti vò nel culo e porto tre!".
  • 21 aprugno 1570 - Partita giocata a Roma, nelle Terme di Diocleziano, in occasione della nomina a granduca di Cosimo I. A causa della sconfitta degli Azzurri, "Dio Cleziano" diventa la bestemmia più in voga nel quartiere di Santa Croce.
  • 14 magosto 1575 - Partita giocata a Lione, da alcuni mercanti fiorentini contro una compagine locale, in onore di Enrico III di Francia di passaggio in città. I mangialumache faticano inizialmente a capire le regole, mentre a fine partita non capiscono più nemmeno il francese.
  • 19 aprile 1584 - Giocata in occasione del matrimonio tra Eleonora de' Medici e Vincenzo I Gonzaga. Per omaggiare lo sposo si organizza a fine partita una corrida, durante la quale Mangone da Fornacette (colui che aveva segnato più cacce durante l'incontro) abbatte con un pugno in testa Despacito, un toro andaluso di circa 500 kg.
  • 9 aprugno 1689 - Si gioca per festeggiare le nozze di Ferdinando de' Medici e Violante Beatrice di Baviera. Per la prima volta si affrontano una rappresentativa europea ed una asiatica. L'agilità di questi ultimi sorprende inizialmente la squadra capitanata dal campione locale Filone da Ribollita, che riesce però a riorganizzare e trascinare i suoi verso la vittoria. Soprattutto dopo che il 70% dei musi gialli aveva iniziato a trascinarsi sui gomiti.

Nel 2006 il torneo viene annullato dopo il primo incontro tra la squadra dei Bianchi (del quartiere di Santo Spirito) e quella degli Azzurri (di Santa Croce), a causa dei violenti pestaggi. La manifestazione sarà reintrodotta nel 2008 con alcune modifiche alle regole di gioco:

  1. i calcianti devono avere meno di 40 anni e possibilmente senza figli[1];
  2. devono pesare meno di una ruspa;
  3. non devono aver riportato condanne per omicidio[2];
  4. devono essere consapevoli della differenza tra agonismo sportivo e furia cieca.

Calcianti storici

Nell'organizzare partite comuni i calcianti venivano scelti direttamente nella piazza, poco prima di giocare. Il Provveditore esperto era in grado di attribuire i ruoli già dalla prima occhiata, basandosi su parametri quali: bicipiti, polpacci, cicatrici, nocche spellate e sguardo da sociopatico. In quelle ufficiali, o in occasione di particolari ricorrenze, la scelta dei componenti delle squadre veniva fatta mesi prima, nei palazzi dei principali gentiluomini della città. Era quindi frequente che in campo scendessero personalità del tempo, desiderose di cimentarsi in questo sport per mostrare baldanza e coraggio. Donna Mangrovia de' Faciolari, sposata col duca di Mantova Filippo III d'Alcatraz, convinse suo marito a partecipare al gioco col fine di rendersi vedova e godersi i possedimenti acquisiti col matrimonio, comprendenti: alcuni palazzi, una villa signorile e una vasta tenuta in campagna con annessa stalla e stalliere.

Puzzone da Zaffata, storico capitano dei Verdi dal 1635 al 1647, mentre si allena.

Tra i personaggi più illustri vi furono:

Bibliografia

  • Gorgone da Poggiofiero, Lo tristo fato de Messer Piombino da Lucca (detto in seguito Zampalesa), Firenze 1118, ed. Storpiati.
  • Ludovico de' Cencilisi, Ti sconcio per le feste, Firenze 1789, ed. Granturchese.
  • Gaetano Sassi Lanciati, Vieni che ti marzagro a dovere, Firenze 1880, ed. Raschio.
  • Ginulfo Maneschi Bruschi, A Carvenale ogni colpo vale, Firenze 1883, ed. Malavita & Sicari.
  • Camillo Corsia Sanatorio, Il calcio fiorentino tra finzione e ricovero, Firenze 1897, ed. Ospitaletto.
  • Vittorio Bracciopeso, Getta la palla oltre la rete ma veloce a ritirare il braccio, Firenze 1927, ed. Istituto Luce.
  • Samara Dal Pozzo, Te tu coperto di ferite mi arrapi a sfà, Firenze 1964, ed. Paurosi.

Note

  1. ^ perché l'orfanotrofio è già bello pieno
  2. ^ c'è per davvero!

Voci correlate