Capro espiatorio
Se il genere umano ha partorito quintalate di invenzioni geniali, quella del capro espiatorio è senza dubbio una delle più azzeccate. Tutti possono diventarlo, in qualunque momento. Ebbene, si tratta di un animale, non necessariamente ruminante o cornuto, ma sempre e comunque mazziato. Il capro espiatorio è una condizione, uno status, una necessità. Soprattutto, fa parecchio comodo averne uno a portata di mano: non si sa mai cosa riserva la vita. Pare sia più utile di una guida turistica e si racconta che Andreotti ne portasse due sempre con sé nella ventiquattrore.
Spesso letture superficiali e interpretazioni non corrette lo trasformano in capro espiratorio o addirittura in capro respiratorio, ma non c'entra la pneumologia, infatti in questo articolo non se ne parla per niente.
A che serve
A dispetto del nome sgraziato, il capro espiatorio svolge un'importantissima funzione di profilassi per il fondoschiena, salvaguardandolo da fastidiose ingerenze estranee, sia in senso letterale sia in senso lato. Tuttavia non assomiglia a un preservativo. La sua funzione consiste nell'accollarsi colpe e responsabilità altrui, subendone ingiustamente le conseguenze. Il fatto che ciò possa essere considerato eticamente riprovevole non va assolutamente preso in considerazione: un cuore di burro e un animo soffice come il pan di Spagna sono controindicati in chi vuole dedicarsi alla noble art del «fotti il tuo prossimo prima che il tuo prossimo fotta te».
Parallelamente, si è sviluppata una distorsione concettuale secondo cui l'effettivo responsabile di azioni dannose si accolli volontariamente lo scomodo ruolo di capro espiatorio. Lo scopo vorrebbe essere quello di passare per vittima innocente di un meccanismo perverso o, in alternativa, per disturbato mentale, quindi non punibile. Moltissimi colpevoli hanno verificato le potenzialità di questa concezione alternativa, l'immagine a lato coglie uno di questi individui nel pieno della sua trance interpretativa. Perché tale tecnica abbia successo, occorre essere dotati di spiccate capacità recitative, non è da tutti. Se la tattica è ben gestita ed orchestrata, i risultati possono essere sbalorditivi: c'è la possibilità concreta di vedersi sbiancare in quattro e quattr'otto la fedina penale, con tante scuse.
Genesi ed evoluzione del concetto
A occhio e croce, l'uomo sente la necessità di accollare ad altri la colpa delle sue cazzate dai tempi di Adamo. Il soddisfacimento di quello che si può ragionevolmente definire bisogno primario fu perseguito dall'uomo non appena questi si rese conto che con una semplice clava poteva dare libero sfogo a tutte le sue frustrazioni. Questo bisogno divenne impellente con l'avvento delle religioni: di fronte ad una divinità incazzosa ed incline allo spargimento di cavallette e carestie, era sempre consigliabile indicare il proprio vicino come colpevole di tutti i mali. E magari fargliela pagare cara. Il bello è che questo meccanismo funzionava davvero. Funzionava talmente bene che qualcuno decise di istituzionalizzarlo.
Il punto di vista di Israele
Il popolo ebraico, da sempre una spanna avanti agli altri in materia di religione e rapporti di buon vicinato[citazione necessaria], aveva organizzato la faccenda nei minimi dettagli. Secondo le Sacre Scritture, il sommo sacerdote Keskif, dopo una cena a base di falafel con stramonio e amanita muscaria, avrebbe avuto un colloquio con Yahweh in persona:
- Yahweh : Popolo eletto col voto di scambio! Siete talmente stronzi che vi disintegrerei con un'onda energetica!
- Keskif : Beh, ultimamente, in effetti... i ragazzi sono stati un po' discoli... cosa vuole, sono giovani...
- Yahweh : Taci, pirla! L'unica cosa che capite voialtri sono solo le persecuzioni! D'ora in avanti esigo un sacrificio umano una volta all'anno, per rimettervi i vostri peccati del cazzo!
- Keskif : Senta, capo, invece di un uomo due capretti possono andare bene uguale?
- Yahweh : Ma anche sì! Avevo giusto voglia di ciccia arrosto!
- Keskif : Roger! Domani stesso cominciamo!
Nel giorno di Yom Kippur (che suppergiù corrisponde al plutonedì), cioè il "Giorno dell'Espiazione", la comunità ebraica offriva due capri uguali fra loro, da sacrificare nel Tempio di Gerusalemme in espiazione dei propri peccati. Il giorno di Yom Kippur cade pressappoco a metà del mese di Chettáh Cagáh, che ha durata variabile in relazione al moto ondoso del Mar Morto. Il sommo sacerdote estraeva a sorte uno dei due capri, che veniva subito immolato nei pressi dell'altare dei sacrifici, ma trovava sempre il tempo di accusare il sommo sacerdote di aver truccato l'estrazione a sorte. Il suo sangue era utilizzato per imbrattare il tempio e l'altare profanati dai peccati degli Israeliti, secondo il principio sporco copre sporco. Con quel che avanzava si preparava un sanguinaccio.
Il sommo sacerdote, poi, poneva le sue mani sulla testa del secondo capro e, strappandogli dispettosamente la barba, urlava ai quattro venti i peccati del popolo di Israele. La situazione diventava scabrosa: i più inconfessabili segreti di ognuno venivano sputtanati con una disinvoltura straordinaria. Un'adeguata distribuzione di mazzette poteva fare la differenza tra il mantenimento di una reputazione dignitosa o la perdita totale della faccia, nel senso più letterale del termine. Il capro assisteva allibito alla scena domandandosi fino a quale livello di depravazione poteva spingersi quella folla di esaltati... e il bello doveva ancora venire! Dopo l'esecuzione di uno stacchetto pubblicitario e di un ergastolano a caso, il capro veniva condotto in un'area desertica a circa 12 chilometri da Gerusalemme dove, secondo la tradizione, veniva precipitato da una rupe, sulla cui sommità campeggiava un enorme cartello recante la scritta: divieto di discarica. Da questo momento del secondo capro si perde ogni traccia. Nessuno si è mai spinto a vedere cosa ci fosse in fondo alla rupe. Il primo capro è detto espiatorio e il secondo emissario.
Attualmente
Nel linguaggio comune il capro emissario è confuso spesso col capro espiatorio, perché anch'esso contribuisce in qualche modo al rito di espiazione, portando via con sé nel deserto i peccati. Nel linguaggio provincia, invece, la differenza è nettissima: uno è espiatorio e l'altro è emissario, se no a che servirebbe avere un vocabolario vasto e forbito? Il linguaggio regione non sa/non risponde.
Implicazioni antropologiche
L'antropologia dovrebbe occuparsi, come dice la parola stessa, di antropi e non di caproni sacrificali. Ciononostante, l'antropologo francese René Girard ha speso tutta la sua esistenza a studiare il fenomeno, elaborando una complessa teoria esposta in maniera fluida e scorrevole in settordici tomi di facile consultazione. Tutto quanto per concludere che, essendo egli costantemente impegnato nei suoi studi, nessuno avrebbe fatto di lui un capro espiatorio, dunque la questione risulta essere del tutto priva di interesse.
Implicazioni filosofiche
Insigni sofisti hanno da sempre tentato di fornire spiegazioni plausibili sull'origine e l'evoluzione concettuale del capro espiatorio. La prima impressione è che abbiano detto vagonate di cazzate, ma questo passa il convento, perciò ecco di seguito le tre interpretazioni che vanno per la maggiore.
- A sentire il parere di molti esegeti, il significato teologico del rito è poco chiaro, quindi sono andati a rileggersi tutte le fonti ma tuttora non riescono a cavare un ragno dal buco.
- Secondo qualche secchione che pare saperla lunga probabilmente costituisce un'esorcizzazione e inculturazione di riti campestri arcaici antecedenti l'ebraismo: se qualcuno ha una vaga idea di cosa voglia significare tale affermazione, si accomodi pure a modificare la pagina.
- Secondo altri, infine, andava fatto e basta.
Implicazioni sociologiche
Oggi l'utilizzo di capri espiatori è inflazionato: non bastano mai. Il frenetico modus vivendi attuale ne prevede l'impiego anche nelle circostanze più insignificanti. Inoltre, il processo di democratizzazione globale ha consentito la sua diffusione capillare, anche negli strati sociali più ignobili e fetenti, mentre prima era appannaggio esclusivo di organizzazioni élitarie che agivano nell'esclusivo interesse della comunità[Sì, hai letto bene.]. Per chi non ci credesse, sono sempre disponibili posti di capro espiatorio, un'occupazione che non conosce crisi. Peraltro, va detto anche che, se un tempo il capro veniva sgozzato o lanciato senza paracadute, adesso non si muore più. Alcuni affermano che la morte può essere interiore, ma probabilmente ignorano che, come cantava Gianni Bella, non si può morire dentro.
Implicazioni letterarie
In ambito letterario la figura del capro espiatorio è stata mirabilmente trattata nel Ciclo di Malaussène di Daniel Pennac[Un altro francese che si occupa di capri: la faccenda puzza...]. Ovviamente, per sapere di cosa parla bisogna leggerlo. In ogni caso, il protagonista Benjamin Malaussène fa il capro espiatorio di professione, lavorando dapprima presso un grande magazzino e poi per una casa editrice. La busta paga deve essere sostanziosa, dal momento che Malaussène mantiene dignitosamente la sua numerosa famiglia-tribù senza svolgere un secondo lavoro in nero. In effetti risulta poco chiaro come tutto questo possa essere trasposto in qualche modo nella vita reale, ragion per cui se ne deduce che Pennac abbia lavorato parecchio di fantasia.
Come costruirsi un capro espiatorio su misura
Aver commesso una lunga serie di manchevolezze cagionanti l'altrui danno, disagio o pregiudizio costituisce un requisito fondamentale per disporre di un capro espiatorio. In poche parole, bisogna essere stronzi dentro fino al midollo. Ma non basta, in quanto è necessario possedere anche l'infingarda volontà di non assumersi alcuna responsabilità a riguardo. Se così non fosse, saremmo noi dei potenziali capri espiatori. Una volta soddisfatte queste condizioni essenziali, si può procedere alla realizzazione di un capro espiatorio adatto alla bisogna. La storia fornisce numerosi esempi in merito, se ne citano qui giusto un paio, entrambi riguardanti questioni sovranazionali, ma che possono benissimo essere adattati, mutatis mutandis, alle piccole necessità dell'uomo della strada.
Esempio "A"
Si ponga il caso di un imbianchino della Germania d'inizio secolo XX coi baffetti alla Charlot che si è ritrovato, suo malgrado, ad indossare gli scomodi panni del Führer: la grave crisi economica che da anni attanaglia il Paese ha provocato profonde sacche di malcontento nella popolazione, che ormai non nutre più la minima fiducia nella classe dirigente. L'imbianchino, pennello grosso e cervello fino, è ben conscio delle proprie responsabilità e, lungi dall'assumersele, trova il modo per trasferire su altri l'astio popolare. I prescelti, ironia della sorte, sono proprio gli ebrei, coloro che tanto tempo prima avevano perfezionato ed elevato a sistema la stessa pratica. Il meccanismo è semplice: gli ebrei sono pieni di soldi mentre i crucchi languono nella miseria; occupano posizioni-chiave nell'establishment economico; sono circoncisi e stanno sul cazzo praticamente a tutti. È automatico trasferire su di loro le colpe dello sfacelo tedesco, tramite un'opportuna campagna di informazione, ottenendo i seguenti benefici:
- il popolo, dimentico dei politici corrotti, dà la colpa agli ebrei della corruzione dilagante;
- il popolo scarica le proprie frustrazioni sugli ebrei, cosa che materialmente non arricchisce ma fa stare molto meglio;
- il governo espropria ogni avere agli ebrei, rimpinguando le sue esauste casse e iniziando ad elargire al popolo dosi sempre crescenti di pilu;
- gli ebrei vengono cacciati e deportati, con conseguente liberazione di migliaia e migliaia di posti di lavoro, finalmente appannaggio dei mangia-crauti;
- il popolo si gasa di brutto e parte alla conquista del mondo in una guerra che fino all'ultimo sembra facile facile..., beh, la guerra i tedeschi poi l'hanno persa, ma solo per colpa di quegli infami traditori italiani. Ma questo è un altro discorso.
Nell'esempio appena descritto, la conditio sine qua non per poter procedere all'identificazione del capro espiatorio più adatto è costituita dall'essere un imbianchino e dall'avere i baffetti alla Charlot.
Esempio "B"
Si consideri una pianta con foglie a sette punte e con un buon odore[citazione necessaria]. Essa, come tutte le piante, vegeta per conto suo e ciuccia acqua e sostanze nutritive dal substrato in cui è seminata. Alcuni sostengono che possa provare sentimenti e che interagisca con gli esseri umani, in funzione del loro stato d'animo, ma probabilmente ne hanno fumato troppa. Ebbene, qualcuno è riuscito a trasformarla in capro espiatorio. Un tentativo analogo era appena fallito col vino e gli alcolici: ovviamente si parla del proibizionismo americano in voga negli anni '30 del XX secolo. Si venne a creare un insieme di circostanze sfavorevoli che portarono all'identificazione, questa volta stabile e duratura, di un capro espiatorio vegetale. La contraddizione insita nel concetto è sempre passata colpevolmente inosservata.
Gli USA sono una grande nazione e una grande nazione ha grandi problemi da risolvere. Anziché analizzare la situazione, puntualizzare i momenti-chiave e mettere a fuoco le cause a monte, fu assai più sbrigativo individuare un soggetto cui addossare ogni responsabilità. Del resto, gli USA già da tempo abusavano della pratica del capro espiatorio, al punto che trovarne uno nuovo costituiva un evento eccezionale. Così accadde quando fu escogitata la bella pensata di indicare l'alcol come capro espiatorio. Tuttavia la sua diffusione era tale, in tutti gli strati sociali, che l'operazione si risolse in un fiasco[È proprio il caso di dirlo!] colossale, come tutti sanno. Occorreva un nuovo capro espiatorio, ma quale? I neri erano stra-abusati, i messicani idem, i cubani all'epoca erano amici, agli ebrei stava già pensando qualcun altro, i comunisti si stavano ancora facendo le ossa, zingari non ce n'erano... qualcuno pensò alla marijuana, fino ad allora tollerata quando non del tutto ignorata. La propaganda fu tambureggiante e fece subito presa sull'opinione pubblica, forte delle seguenti pregnanti argomentazioni:
- la marijuana costa troppo poco, è per gli sfigati, ossia è roba da neri;
- la marijuana fa diventare ladri, vale a dire neri;
- la marijuana fa diventare violenti, quindi neri;
- la marijuana è la droga dei jazzisti, cioè dei neri;
- la marijuana fa diventare i bianchi neri;
- se l'America è piena di neri, è colpa della marijuana;
- se l'America è piena di alcolizzati, la colpa è della marijuana;
- se l'America confina col Canada, è colpa della marijuana;
- se in America non c'è più lavoro, la colpa è della marijuana;
- se un americano bianco si scheggia un'unghia, è colpa della marijuana.
Il processo di demonizzazione e criminalizzazione della canapa indiana fu implacabile e si dimostrò un successone, tanto che venne esportato ed applicato in gran parte del mondo, con tutte le conseguenze negative che conosciamo, ma almeno gli USA sono diventati la grande nazione che sono.
Nell'esempio appena descritto, l'identificazione del capro espiatorio avviene esplorando nuovi orizzonti, allenando la propria mentalità ad aprirsi sempre più: dove sta scritto che a pagarla per tutti devono essere per forza solo uomini, ancorché neri? Anche le piante, che sono verdi (dunque non è una questione di colore), vanno benissimo.
Capri espiatori celebri
- L'Unione Europea
- Lee Harvey Oswald
- Francesco Schettino
- Edmondo Fabbri
- Gesù Cristo
- Ebrei
- Paolino Paperino
- Ugo Fantozzi
- Governo tecnico
- Governo precedente
- Colpa tua
- Nonbooks:Incolpare il cane
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