Carlo Giuliani
Quella che raccontiamo stasera è una strana storia. Una storia piena di misteri e di contraddizioni. Una storia di estintori senza incendi, di omicidi senza colpevoli, di spari senza motivo. Se fosse un romanzo sarebbe un fallimento: nessuno legge più i libri. Ma quello di stasera non è un romanzo, stasera raccontiamo una storia vera. La storia di Carlo Giuliani.
La vita
La nostra storia comincia a Roma il 12 marzo 1978. È qui, in questo giorno, che nasce Carlo, figlio di Heidi e di Giuliano Giuliani, noto produttore di amari medicinali. Due giorni dopo, sempre a Roma, le Brigate Rosse sequestrano Aldo Moro. Una coincidenza? Chissà... Per ora mettiamoli da parte e torniamo alla nostra storia.
Passa qualche anno, è il 1985. Carlo ha sette anni, e per Natale suo padre gli regala il primo vero passamontagna. È contento, Carlo: in quel periodo il passamontagna è un articolo molto richiesto tra i bambini. La passione per i passamontagna accompagnerà Carlo per tutta la vita.
Essendo notoriamente un non-violento, anche se i maligni dicono che fosse un fancazzista, si dichiara obiettore di coscienza e si bossa il servizio militare. Viene rifilato alla sezione locale di Amnesy Internescional dove passa le giornate dormendo come un sasso (sasso di cui riparleremo in seguito).
La morte
Passa ancora qualche anno. È il 20 luglio 2001. Siamo a Piazza Alimonda, a Genova, durante il G8. Un Defender con a bordo tre carabinieri sta partendo dalla piazza: lo guida Filippo Cavataio, che ha preso la patente il giorno prima. Dovendo far manovra per uscire dal parcheggio, invece della retro ingrana la prima, schiantandosi contro un cassonetto per la raccolta dei Game Boy.
La piazza è piena di pericolosi terroristi zombie cannibali, che circondano minacciosamente la jeep ora immobile: i tre militari sono terrorizzati. Il motore si è inceppato, e Cavataio gira più e più volte la chiave a vuoto ripetendo con voce rotta “... ti prego parti, ti prego parti, ti prego parti...”.
In quel momento dietro la camionetta appare Carlo, il quale indossa un passamontagna per ripararsi dal freddo di luglio e ha in spalla un sacco pieno di sassi, che gli sarebbero serviti per costruire un muretto. Avvicinandosi al defender, il giovane scorge un oggetto che a prima vista gli appare un estintore, e che si rivela essere proprio un estintore. Felice per il ritrovamento, lo solleva sopra la testa in segno di trionfo.
I tre agenti sono presi dal panico, pensando erroneamente che lui voglia tirarglielo addosso. D'altronde, se fosse stato così, avrebbero avuto ben ragione di spaventarsi: un estintore di tre chili può sfondare un autoblindo di due tonnellate come niente. Conscio del pericolo, il carabiniere Mario Placanica estrae la pistola e spara due colpi. Un istante dopo Carlo cade a terra, sanguinando dal viso.
A questo punto sembrerebbe che, essendo i due fatti consecutivi, siano anche correlati da un rapporto di causa ed effetto. E invece no. Al processo, le perizie mediche e balistiche hanno dimostrato che si è trattato solo di una coincidenza, e che non sono stati gli spari a uccidere Carlo.
Innanzitutto, dall'autopsia è emerso che Carlo era affetto da coriza virale acuta; la difesa di Placanica sostiene che sia stato proprio un accesso fulminante di coriza a spappolargli la faccia. Chissà. Mettiamola da parte, per ora.
In secondo luogo, analizzando ad alto ingrandimento le immagini dello sparo, si può notare uno sbuffo di fumo fuoriuscire dallo zigomo di Carlo. Uno sbuffo di fumo come quelli che si osservano nelle demolizioni controllate. Paura, eh?
Infine, è stato dimostrato che i due proiettili non hanno mai ferito Carlo. Il primo ha colpito il ragno che usciva in quel momento preciso dal tronchetto della felicità. Il secondo invece è volato alto ed si è scontrato con un sasso che si trovava sulla sua traiettoria esattamente in quell'istante. C'era una probabilità su ventisette triliardi che accadesse, ed è accaduto. Poi dicono che Dio non esiste.
L'impatto ha generato un'energia così grande che, secondo alcuni, il proiettile potrebbe essere stato sbalzato altrove, nello spazio e nel tempo. Ad esempio a Dallas, il 22 novembre 1963. Proprio qui, in questo giorno, il presidente John Fitzgerald Kennedy viene colpito a morte da un proiettile di arma da fuoco. Un’arma da fuoco, proprio come la pistola di Mario Placanica. Coincidenza? Chissà. Però questa è un'altra storia, per ora mettiamo da parte anche Kennedy.
Ma allora, cos'è che ha ucciso Carlo? Il tribunale ha stabilito che non sono stati i proiettili a causarne la morte, bensì gli pneumatici della camionetta. Pertanto ha assolto Placanica e gli altri due, mentre la Pirelli risulta ancora nel registro degli indagati.
La seguente è una ricostruzione delle vicende successive agli spari all'interno della jeep.
- Raffone: “Bella mira!”
- Placanica: “Ma io avevo mirato in aria...”
- R: “Ancora più difficile! Sei un asso!”
- P: “Guarda, si muove ancora! è vivo! Ci tocca salv-”- VROOOMMM!! Screeek!!
- Cavataio: “Oh, finalmente è ripartita!”
- R: “Ma sei pirla!! L'hai investito! Oh be', uno di meno...”
- P: “No, guarda, respira ancora. Ma chi è, Nemesis? Vabbe'... forza, Cavataio, fai retromarcia così lo portiamo in ospedale”
- C: “Subito”- VROOOMMM!! Screeek!!
- P: “Avevo detto RETROMARCIA!”
E così muore Carlo Giuliani. Una vittima casuale, una vittima di un incidente. È capitato a lui come poteva capitare a un altro. O forse no. Forse è quello che vogliono farci credere. Forse Carlo sapeva troppo e qualcuno ha provveduto a tappargli la bocca.
Meno di due mesi dopo, l'11 settembre 2001, si verificano i famosi attentati. La città più colpita è New York, e nel 2001 il sindaco di New York è un certo Rudolph Giuliani... Paura, eh?
I miracoli
In quanto martire, Giuliani venne immediatamente canonizzato e nominato patrono delle patatine. San Carlo non è riconosciuto come autore di miracoli: la sua morte è stata già abbastanza sovrannaturale. Si pensava che dopo la sua uccisione il ministro dell'Interno e i vertici delle forze dell'ordine si sarebbero dimessi, o che avrebbero almeno ammesso le proprie colpe: ma quello, più che un miracolo, sarebbe stato un segno della fine del mondo.