Catoblepa
Il catoblepa è la creatura leggendaria che ha vinto il premio Nome che non daresti neppure al tuo peggior nemico, anche se spuntarla sul foglionco è stata davvero dura.
Cenni storici
L'etimologia del termine "catoblepa" è quanto mai discussa: alcuni ritengono le urine che derivi dal greco καταβλέπω (guardare verso il basso), ma sono stati sorpresi a copiare, quindi le loro argomentazioni sono state invalidate da un'apposita commissione d'esame. Questa interpretazione risulta comunque poco pertinente. Altri, sicuramente più attendibili, sostengono che derivi dall'unione di Cacca, Toblerone e Pappappero. Il fil rouge che lega questi termini tra loro è troppo difficile da spiegare, ma esiste.
Plinio il Bacucco ovviamente afferma di aver avuto notizie di prima mano sul catoblepa, sicuro che nessuno si sarebbe fatto avanti a dirgli: "Abbellodepapà, lo conosco da prima di te, ciupa!" E invece, all'improvviso è saltato fuori un certo Claudio Eliano[1] che, forte della sua esperienza di macellaio, aveva conseguito una laurea honoris causa in medicina legale all'università di Somaropoli. Abbandoniamo per un attimo Plinio, che con questa storia che sa tutto lui non solo è diventato antipatico, ma ha anche scartavetrato i coglioni, e soffermiamoci sul misconosciuto Claudio Eliano. Nel suo trattato "Natura bestiale, sesso degli angeli e altre porcate" egli descrive il catoblepa così:
Abitudini e peculiarità
Il catoblepa sarebbe una versione beta dello gnu, che Dio ha dimenticato di resettare. Si tratterebbe dunque di un ruminante cornuto, mazziato ed erbivoro. All'interno del cranio presenterebbe un cervello delle dimensioni di un testicolo di formica, sospeso in una certa quantità di mercurio, metallo ad alto peso specifico. Ciò farebbe sì che il suo capo sia sempre proteso verso il basso, con grosse difficoltà a sollevarlo. E meno male, visto che il suo sguardo sarebbe capace di pietrificare ogni forma di vita. Secondo Plinio addirittura lo sguardo ucciderebbe all'istante, ma si è già stabilito che Plinio ci sta sui maroni, inoltre si preferisce comunque la versione della pietrificazione per motivi che in questa sede non è opportuno approfondire[2]. Il catoblepa sarebbe originario dell'Africa. In effetti, nel Continente Nero si trova una grande quantità di pietroni, che potrebbero essere le vittime della bestia che, va detto, non aveva alcuna intenzione di uccidere nessuno: non era certo colpa sua se era nato con lo sguardo assassino. E poiché non poteva sollevare il suo pesante capo, è lecito supporre che le sue vittime abbiano consapevolmente cercato il suo sguardo, sdraiandosi sotto il suo corpo. Ora, è vero che c'è libertà sessuale e che è bello guardare il partner negli occhi quando lo si possiede[citazione necessaria], ma allora si deve avere il coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e di accettarne serenamente gli effetti collaterali.
Il catoblepa oggi
per il viaggio che conduce all'aldilà... »
Il catoblepa si sarebbe estinto nel 1992, come testimoniato da Elio e le Storie Tese, a causa delle scellerate azioni del governo e dei matusa. La sua dipartita ha provocato ben 15 secondi di tristezza.
Eppure la creatura ha lasciato qualcosa ai posteri: la consapevolezza di poter inventare neologismi privi di senso e di inserirli in contesti rigorosamente fuori luogo. È il caso del catoblepismo, parolaccia coniata dall'economista Raffaele Mattioli nel 1962, quando ormai era assuefatto da tempo allo sciroppo di morfina. Con questo termine, egli intendeva indicare "i rapporti patologici creatisi in Italia, prima della crisi economica del 1930, tra il mondo dell'industria e il sistema creditizio: si trattava di un intreccio perverso di interessi e poteri in cui il sistema bancario creditizio ordinario esercitava il controllo sul sistema industriale, mentre quest'ultimo risultava determinante per la sopravvivenza dell'altro". I colleghi di Mattioli annuirono davanti a lui, fingendo di aver capito il concetto.
Il termine, dopo mezzo secolo di più che comprensibile oblio, è stato tirato fuori nel 2013 da Remo La Fabrizio Barca, Ministro per la coesione territoriale del Governo Monti, per riferirsi ai rapporti patologici tra il sistema dei partiti politici italiani, i cittadini, e lo Stato.
A distanza di tempo, ci si chiede ancora cosa c'entri il catoblepa in tutto ciò.