Giovanni Bosco
Don Bosco approva questo articolo! Yeah! « ♫ Ehi, yo! Ciao ragazzo, che fai lì seduto? Ogni minuto in ozio è un minuto perduto!
Non fare come i vecchi a guardare i cantieri, noia, vizio e peccato appartengono all'ieri! Dai, vieni all'oratorio con i tuoi amici, tra carità, gioco e preghiera passeremo ore felici! Ci strapazzeremo con mille cose pazze e giuro: non mancano le belle ragazze!!! ♪ » « Grassie, fieul, come sei dolce! »
« Mama, tu torna in cusina! »
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Giovanni Melchiorre Baldassarre Gaspare Orazio Bosco, abbreviato Giovanni Bosco, abbreviatissimo GvnnBsc '15 (Becchi, Ferragosto 1815 - Piume, 31 gennaio 18∞8) è stato un conquistadores piemontese attivo dal 1815, anno della sua nascita, al 1889, anno successivo alla sua morte.
Di statura minuta, era così pieno di energie che veniva spesso scambiato per uno di quei marmocchi pestiferi che in spiaggia urlano, molestano e gettano la sabbia negli occhi. Ecco perché, nel corso della sua esistenza, di "pedate nel culo" ne ha prese tante.
Vero e proprio portatore attivo della parola di Dio, Giovanni "Don Bosco" dedicò ogni istante della sua vita alla salvezza delle anime di tutti i poveri ragazzi che trovasse sulla sua strada (eccetto quelli giapponesi, che notoriamente l'anima non ce l'hanno) logorando spesso il suo involucro di carne fino a quasi al punto di non ritorno:
- Michele Rua: “Don Bosco, lei sta morendo!”
- Don Bosco: “Mi spiace, non ne ho tempo.”
Infanzia
Giovannino nacque in una delle cascine più cenciose della periferia di Castelnuovo d'Asti. Le famiglie contadine vivevano tutte in casupole misere, che spesso deficitavano persino del tetto. I Bosco erano i più sfigati di tutti: il tetto ce l'avevano, ma alla loro casa mancavano le pareti.
Energico ed esuberante, visse una fanciullezza tra gli stenti, un po' di pane di segale e le legnate del violento fratello Antonio, bastardo[1] dal nome tipicamente meridionale, ragione di più per marcarlo come bastardo[2].
Contrariamente a quanto si pensi Giovannino non fu sempre uno stinco di santo, anzi, prometteva di riescire un fior di birbone: tra gli scherzi con la benzina al suo vecchio parroco e le persecuzioni dei bambini più piccoli rischiò dapprima il riformatorio, poi il carcere minorile e infine il 41 bis.
Ma poi, durante un furto di bestiame, avvenne qualcosa: il cavallo dove stava seduto il piccolo avanzo di galera s'impennò dopo aver sgasato bruscamente e lasciato i freni anteriori di scatto e Giovanni, cadendo, diede una craniata tanto forte che dovettero tirargli fuori la testa dalle spalle con un cavaturaccioli. Fu esattamente durante il coma che ne seguì che ebbe luogo quello che, secondo la Treccani, è il sogno dei 9 anni:
-Giovanni, non con le percosse, ma con la pertosse!
-Cosa??
-No, dicevo: piantala di menar le mani, non è il modo per farteli amici!
-Ma chi li tocca quei pezzen...?
-Ti darò una maestra, lei ti guiderà!
-Chi sei tu per darmi ordini?
-Il mio nome chiedilo a mia madre.
-E chi è tua madre?
-Il suo nome chiedilo a mio nonno.
-Grrr! E chi cacchio è tuo nonno?!
-Il padre di mio padre.
-Sai, credo d'essermi fatto un'idea di chi sia tua madre.
In quel momento tutti i ragazzini si trasformarono prima in belve feroci, poi in belve docili, poi in agnellini feroci e infine in agnellini mansueti; il signore scomparve e al suo posto si materializzò una dama di bianco vestita. La riconobbi: era la maestra Gisella, quella di latino, dura d'orecchi e più strabica di Igor dopo una paresi cerebrale. Ogni volta che poneva una domanda a qualcuno erano in due a rispondere.
-Giovanni, cresci forte, umile e robusto e coltiva il mio campo.
-E dagli con 'sti ordini!
-Eh?
-Non capisco cosa vogliate da me!
-A suo tempo tutto comprenderai.
-Sì, sì, vabbè, ma adesso cosa dovrei fare?
-Eh?
-Ma porca M...
In quel momento un rumore mi svegliò. Mi pareva d'aver la faccia gonfia per le botte subìte. Mi rivelarono in seguito che mia madre tentò di farmi uscire dal coma a sberle, ma non ci riuscì e, frustrata, mi mandò pure a cagare. Scoprii anche che era il 1833, ero maggiorenne, una barbaccia incolta e ispida mi scaldava il mento e dopo tanto tempo ero finalmente uscito dal coma. Ecco perché si chiama sogno dei 9 anni. Per ultimo, venni a sapere che, convinto di farmi un dispetto, il giorno del mio diciottesimo compleanno Antonio mi aveva iscritto al seminario. Non gliene volli, anche perché morì atrocemente una settimana dopo. Qualcuno aveva ascoltato le mie preghiere. Fu così che accettai con gioia la via del sacerdozio. »
Sacerdozio
A 19 anni, dopo la riabilitazione, Giovanni Bosco cominciò il lungo periodo di studi necessari per diventare prete. In realtà non ci volevano che una paio d'anni, ma a quei tempi la preparazione andava fatta tutta con lo stesso maestro e al giovane Giovanni non ne andava bene una: prima di terminare il primo ciclo il suo mentore don Calosso subì un colpo apoplettico; prima della fine del secondo ciclo a don Emanuele Virano esplose una carotide dopo aver trattenuto uno starnuto; prima della della fine del terzo ciclo don Nicola Moglia si uccise con un colpo partito accidentalmente mentre spolverava la canna del suo mantice. Poi Giovanni scoprì che don Calosso non era morto per l'ictus e si fiondò speranzoso al suo capezzale. Lo trovò addirittura sorridente:
- Don Bosco: “Don Giò, che piacere rivederla in - ehm - salute! Che dice, se la sente di verbalizzare il mio tirocinio propedeutico?”
- Don Calosso: “Ma certo, mio allievo prediletto, niente di più sempl... Aahh...”
- Don Bosco: “MA PORCA M...!!!”
In quel momento un rumore lo svegliò: le omelie del Padre Superiore del seminario di Torino erano proprio di una barba mortale.
E finalmente parroco
Il 5 giugno 1841 è una data speciale. Così speciale che, cercandola su Google, l'unica cosa che esce fuori è quello che sto per dire:
...
Cazzo ve lo dico a fare, allora?
...
Dai, vabbè: il vescovo Franzoni pose le mani su Giovanni Bosco e gli trasmise la lebbra i poteri da sacerdote.E anche la lebbra.
Don Bosco, che, come gli indiani d'America che diventano adulti, ha cambiato il suo nome di battesimo in "Don" (che non è un appellativo onorifico come erroneamente si crede), ha raggiunto finalmente un doppio traguardo:
- Per la prima volta qualcuno gli ha messo le mani addosso non per menarlo;
- Siamo nella prima metà del XIX secolo. È un sacerdote. Ha il potere. Può fare VERAMENTE quello che gli pare.
Supereroe di strada
La vera vocazione Don Bosco la trovò per caso, discutendo con il suo eroe Don Cafasso:
- Don Bosco: “M'aspettavo di peggio dai suoi racconti, dove sono tutti questi giovani disperati per strada in cerca di lavoro?”
- Don Cafasso: “Ahimè, Don Bosco, lei vede solo i virgulti più robusti. I ragazzini più gracili, lo scoprirà presto, sono destinati a finire sottoterra... ODDIO! Don Bosco!! Don Bosco, mi sente?! Si segga, coraggio, si calmi e respiri profondamente. Suvvia, intendevo dire che vanno a lavorare in miniera!”
Fu proprio nella cunicolo 9 est della chiesa di San Francesco di Torino che Don Bosco incontrò il ragazzo pilot del suo oratorio, Bartolomeo "OUCH!" Garelli, così chiamato perché era sbadato e sbatteva sempre la faccia sui cazzotti dei ragazzi più grandi.
L'oratorio
L'oratorio assorbì completamente la vita di Don Bosco il maledetto giorno che ebbe a dire a Bartolomeo torna a trovarmi domenica con più amici che puoi! Punch per tutti!
Ora: Don Bosco raramente si pentiva delle sue scelte, ma bisogna ammettere che, se proprio doveva combinare una puttanata, la faceva in grande stile.
Una domenica mattina la terra cominciò a tremare, il cielo s'oscurò: era ancora presto per l'eruzione del Krakatoa del 1883 e l'"anno senza estate" firmato Tambora era ormai un ricordo. Era qualcosa di molto peggio: una terrificante fiumana di bestiacce impazzite, tipo formiche rosse assassine del Bengala, ma molto più rumorose, cominciò ad assaltare la collina di Valdocco, chi preferendo l'attacco frontale, chi scavando gallerie, chi lanciandosi dall'alto dalle mongolfiere. Il sangue scorreva a fiottoli tra le crepe del terreno. Anche la merda scorreva a rotoli, poiché i bambini del tempo defecavano dove capitava, come i cavalli. Furono migliaia i genitori che, a sera, si ritrovarono orfani dei figli. E oggi la "collina" di Valdocco è una depressione che si trova al di sotto del livello di Gerico e fa parte geograficamente della Nuova Zelanda.
La cosa più buffa è che nessuno toccò il punch, che era alla vodka di mandarino e faceva schifo a tutti.
Fu una giornata, a modo suo, memorabile. Quella notte Don Bosco pianse di commozione. Non per i suoi ragazzi, ma perché sapeva che quello non era altro che l'incipit e che il Signore non gli avrebbe mai concesso il lusso di crepare a cinquant'anni. Nossignore.
Le missioni
Nel 1875 i nervi di Don Bosco erano più usurati di uno spazzolino da denti di tre anni, ragion per cui il vescovo di Torino s'ingegnò per scovare il modo di distrarlo. Fu così che si decise di spedire in villeggiatura DJ[3] Bosco in qualche angolo di paradiso del globo per fare l'oratorio, aprire scuole, imparare l'italiano ai bambini del luogo e altre frescacce da pedofili fanatici. La scelta ricadde su un triangolino ai confini col nulla, nella vescica della Patagonia: la Terra del Fuoco. Ma per un clamoroso equivoco, nel dispaccio inviato a Don Bosco con redatto l'incarico della nuova avventura, invece che "Terra del Fuoco" don Lorenzo Gastaldi scrisse "Terra del Sole". E Don Bosco obbedì, immergendosi tra le valli dell'appennino forlivese e fondendosi con un dialetto romagnolo piuttosto grezzo, nutrendosi di pesche e scroccando l'ingresso per il Festival di Castrocaro.
In conclusione, dunque, la missione in Argentina di Don Bosco ebbe un esito abbastanza ironico:
Morte
Don Bosco passò gli ultimi mesi della sua vita con una salute ballerina che, potesse essere rappresentata con una funzione trigonometrica, sarebbe certamente un'iperbole. Nel terzo quadrante, tra l'altro.
Tanto malandato da sembrare una Fiat Duna (nuova), bersagliato da una lebbra d'origine ignota e immerso nel dolce brodo di giuggiole della demenza senile, Don Bosco si spense all'ombra del primo sole del 31 gennaio 1888, mentre un esercito di migliaia di giovani lo assisteva. Contemporaneamente. In effetti si sospetta che Don Bosco sia morto di terrore, in quanto demofobico, ma non esistono prove a riguardo.
Canonizzazione
Don Bosco è stato canonizzato nei primi del '900 dalla RAI da Pio undici:
- Il primo miracolo avvenne un 1° novembre a Valdocco, quando moltiplicò una manciata di castagne da distribuire a una moltitudine di monellacci. Il miracolo effettivamente avvenne, ma non venne ugualmente riconosciuto poiché, per errore, Don Bosco moltiplicò solo quelle bacate.
- Durante un'estate del 1855 avvenne la miracolosa guarigione di tal Teresa Callegari, afflitta da carcinoma mammario alla milza. Don Bosco si ritirò in una stanzetta con la moribonda, la quale se ne uscì dopo una mezz'oretta con la milza che, semplicemente, s'era dissolta per gentile concessione divina. Nemmeno questo miracolo fu considerato: la medicina lo sapeva già da un pezzo che l'essere umano può vivere senza milza.
- Una volta resuscitò un ragazzo, ma ancora una volta la giuria lo stroncò: «Che due palle, questo miracolo l'abbiamo visto un sacco di volte!»
- Ci andò vicino quella volta che riuscì a infilare la catenella di un carrello della spesa nella sua stessa toppa, ma invece che la lode rischiò la squalifica, poiché la notte prima aggiunse, di nascosto, un anello alla sequenza.
A conti fatti Don Bosco non ha fatto nessun miracolo. A questo punto tanto vale sostituire la sua stelletta nella Walk of Saints con Buffon, ché lui di miracoli ne ha fatti davvero.