Fabrizio De André

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(Rimpallato da Fabrizio De Andrè)
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De André era un cantautore genovese. Tuttavia qui è raffigurato un contatore genovese.
Costui con i capelli così alla moda potrebbe benissimo essere confuso con Pedro dei Finley, ma se guardiamo con attenzione scopriamo che si tratta di De André, anche perché Pedro dice "NO!" al fumo e alle droghe.
Nonquote contiene deliri e idiozie (forse) detti da o su Fabrizio De André.


« Invece no, sono incazzato nero »
(De André risponde ai fan che affermano "Se de André avesse letto questo articolo, sarebbe stato il primo a ridere!")
« De André? Oh yes, egli è stato molto buono nel tradurre miei canzoni, non lo è stato lui? »
(Bob Dylan su Fabrizio De André)
« E aveva un solco lungo il viso, come una specie di sorriso »
(Fabrizio De André su Joker)
« Chi? »
(Georges Brassens su Fabrizio De André)

Fabbrizio De André ( t.c. dal momento che visse solo un giorno, come le rose) nasce in una ricca villa borghese dei sobborghi di Genova: questo gli ha permesso di non avere un cazzo da fare per tutta la vita e quindi diventare cantautore e puttaniere genovese. Se fosse nato a Bologna, con ogni probabilità sarebbe stato un noto cantautore e puttaniere bolognese.

Nelle sue opere ha cantato prevalentemente storie di pazzi, busoni, prostitute e altre persone che puzzano. Molti suoi testi sono considerati dei veri e propri componimenti poetici e, come tali, possono essere inseriti nella gran parte delle antologie scolastiche di letteratura. La maggior parte invece, come tali, non possono essere inseriti.

Fener, come spesso viene chiamato dal soprannome datogli dall'amico d'infanzia Ugo Fantozzi per via dei suoi bronchi malmessi dal fumo, nei suoi quarant'anni di attività musicale produsse ben 13 (tredici) album. Un numero relativamente modesto, per uno che non aveva un cazzo da fare tutto il giorno, direte voi: infatti i Ricercatori Oral-B hanno ipotizzato come giustificazione della carenza produttiva quella storica spilorceria che contraddistingue tutti i Genovesi.

Biografia

Xilografia dei primi del '900 ritraente uno dei migliori amici di Fabrizio De André.
« Una volta salii in camera con una che si faceva chiamare Joséphine e mi apparve come una bellissima ragazza bionda. Ci fu un rapporto, per così dire, orale. Anzi, ce ne fu più di uno. Ridiscesi e sotto ad aspettarmi c'era tutta la compa. Feci loro un racconto dettagliato, come di consueto, e solo alla fine precisai:"C'era un solo problema: ha l'uccello". »
(Fabrizio "Fener" De André)

Il cammino di Fabrizio De André ebbe inizio sulla pavimentazione sconnessa e umida di via del Campo, strada straripante di puttane e transessuali sia di giorno che di notte. È in quel bordello malmascherato da strada che avrebbero preso forma le sue fantasie; di ghetto in ghetto, dalle prostitute alle minoranze etniche, passando per animali, travestiti e spauriti signorini evidentemente scesi alla fermata del bus sbagliata, De André se li era passati tutti più e più volte. Infatti a Fabrizio De André va riconosciuto il coraggio d'aver scelto sconfitti e accusatori senza distinzione.

Nella sua antologia di vini vinti, dove l'essenza delle persone conta più delle azioni e del loro passato, De André raggiungerà orgasmi che amava definire poetici.

L'amico Ugo Fantocci, invidioso ma allo stesso tempo umile nei confronti del Fener, commenta così le sue vicende amorose:

« MMMMMHHH!!!! »
(Ugo Fantozzi)

L'infanzia e la giovinezza

Un giovanissimo Fabrizio De André, evidentemente saturo di liceo classico, sorpreso dai fotografi mentre cerca disperatamente di accoppiarsi con una statua tra l'altro raffigurante un uomo barbuto.
- Luigi Tenco: “Sei tu che vai a dire in giro che Quando l'hai scritta tu?”
- De André: “Sì.”
- Tenco: “E perché?”
- De André: “Per prendere della figa!”

Fabrizio crebbe inizialmente nella campagna, luogo dal quale la famiglia era originaria e dove si imboscò per non prender parte alla Seconda guerra mondiale. Visse, una volta calmatesi le acque, nella Genova del dopoguerra. Il Fener frequenta le elementari presso le suore Porcelline, inconsciamente prosegue poi gli studi alla scuola statale, dove viene rapidamente bocciato come tutti quelli che vengono dalla scuola privata. E così il padre invece di rimandarlo da dove era venuto ha la geniale idea di spedirlo dai Gesuiti dove, stranamente, subisce molestie sessuali dalle quali verrà segnato a vita con comportamenti da maniaco represso. Come ulteriore tortura finirà a completare gli studi al Liceo classico dove è risaputo che la figa è poco disponibile e appetibile.

Dovrebbe laurearsi in giurisprudenza ma la sete di sesso è troppo forte e opta così per la carriera di musicista, la più rapida per trovare robe con cui accoppiarsi. De André, dopo anni di repressione sessuale, finalmente ha una vita sregolata, frequentando senza paura "amici" di tutte le estrazioni culturali e sociali. Sovente, cercava di sbarcare il lunario con lavori saltuari: per esempio imbarcandosi, d'estate, sulle navi da crociera come musicista per le feste di bordo. Fu in quelle occasioni che ha il piacere di conoscere e apprezzare un famoso cantante dell'epoca, con il quale stringerà una grande amicizia avendo infatti vissuto esperienze simili e rincorrendo obbiettivi simili, del quale purtroppo, per evitare usi criminosi di Nonciclopedia che è un servizio pubblico pagato coi soldi di tutti, non possiamo fare il nome.

Il mezzo del cammin della sua vita

La pony, la prima moglie del cantautore genovese. Che cavallona!! (Di lei poteva fidarsi di sicuro, perché aveva il cuore ben lontano dal buco del culo)

Dopo le avventure marinaresche, il buon Fener decide di prendere una pausa ma compie il fatale errore di mettere incinta una figgia de famiggia udù de bun, al secolo Enrica Rignon detta "la Pony", con la quale riuscirà ad accoppiarsi e ad avere così un figlio, che chiamarono Cristiano molto probabilmente in onore di Cristiano Malgioglio.

Contemporaneamente La canzone di Marinella (ispirata, chi mai l'avrebbe detto, alla vita di una prostituta) è la hit dell'estate. De André diventa così ancora più ricco.

Massimo Bubola vince il leone d'oro al festival di Cannes. Ma questa è un'altra storia. Tra i due nasce un'amicizia che dura tutt'ora.

La ragione di vino divina di De André

« Con un coltello,

piantato nel fianco,

gridai la mia pena e il Suo nome... »
(De André, tributo a Germano Mosconi)

De André si considerava una sorta di animista: per lui ogni cosa ha un'anima, anche gli oggetti, per esempio i pannelli di alluminio[1].

Secondo la sempre rispettabilissima e febbrilmente attesa opinione delle gerarchie ecclesiastiche, celebri in tutto il Creato per le brillanti deduzioni, è facilmente riconoscibile nel nostro eroe la figura del teologo, molto probabilmente perché in molte canzoni apparivano parole come Dio, Gesù, crêuza de mä, Maria, pescatore, gorilla e simili. Per questo Radio Maria[2] ha sempre trasmesso le sue canzoni.

L'esordio

« Benedetto Croce diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie e che, da quest'età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini: quindi io copio da altri, non sarò poeta ma almeno.. »
(Il De André-pensiero. Chiamatelo cretino voi...)

Finalmente nel 1961 dopo anni di profonda meditazione, pubblica il suo primo album, contenente ben due canzoni: Nuvole barocche ed E fu la notte.

Un secondo dopo la SIAE gli fiocina il culo poiché s'era scordato di pagare il pizzo per la canzone italiana. Si mette in regola con tutte le carte e sotto la materna spinta delle case di produzione diventa immediatamente prolifico.

De André in questo periodo si definiva personaggio riservato, musicista colto, stimato cittadino, padre di famiglia ma soprattutto modesto: abile nel prendere in prestito le atmosfere degli storici cantautori francesi spacciandole per roba sua. Fin sul letto di morte ha sempre stoicamente sostenuto che George Brassens non fosse mai esistito.

Il '68: l'era degli investimenti giusti

Nell'epoca in cui tutti fumavano erba De André rompeva gli schemi sniffando fiori.

Il quel magico periodo che fu il Sessantotto, mentre tutti erano intenti a comporre canzoni per celebrare la Rivoluzione, il Fabri preferiva cantare di nostro signore Gesù Cristo. Fener infatti, da buon borghese quale era, aveva capito su cosa bisognava investire a lungo termine. Ecco perché affrontava anche in molte canzoni temi dark narranti suicidi, due di picche, droga, bambini pazzi: come un abile macaco da laboratorio e con più di trent'anni di anticipo sui Tokio Hotel aveva capito quali fossero i punti dove premere per fare i soldi.

Ma come ottenere tanto denaro e comprare così ville su ville in Sardegna, proprio come quel grand' nobile uomo che come lui cantava per un tozzo di pane e qualche mancia extra pagandosi così gli studi alla Sorbona, al quale De André si rivolgeva con l’affettuoso nomignolo di Presidente?

« Devi capire cosa piace alla gente. Una volta fatto questo, promettine loro il più possibile, e il gioco è fatto! »
(L’amico Presidente)

La gente voleva la star, un dio da lodare, un Jimi Hendrix all’italiana: e lui purtroppo non era nulla di tutto ciò.

Come fu che gli venne la PFM in aiuto

L’ostacolo più grande per il successo era imparare a suonare. Fabrizio De André non ha mai imparato a farlo perché la musica probabilmente lo irritava. I valzer però gli piacevano: zumpappà... zumpappà... zumpappà... ma nessuno diventa l’idolo delle folle con i valzer, diciamolo.

Un bel giorno un gruppo di giovani incontra il cantautore intento a cercare di suonare una chitarra con l’archetto. Impietositi si offrirono, in cambio della sua bella moglie, di riarrangiare tutte le sue canzoni e di farlo diventare una rockstar. Loro erano i PFM, ovvero Pagnotte Fatte Male, una rockband che all’epoca rullava di brutto e che porta il cacofonico cantautore al successo tra gli hippies.

Oramai il prode Fabrizio, liberatosi della cavallona e saturo di danaro e di fama si getta nuovamente a far conquiste: conosce una dolcissima cantante, Dori Ghezzi, e subito la ingravida. Nascerà una bellissima bambina bionda, la quale il De André senza esitare decide di chiamare Luvi (nome indiano che significa: "mio padre mi ha dato un nome idiota") e con tutta la nuova famiglia, il figliastro bastardo e Massimo Bubola parte per la Sardegna, già pregustando il resto dei suoi giorni spesi a comprare case, fare bagni, abbuffarsi di Gulurjones e ubriacarsi di Cannonau.

Panico! Il nostro eroe rapito dai biddai..

Le cose in Sardegna andavano per il meglio. Dopo aver investito denaro e affetti, la famiglia De andré se la spassa, vivendo di feste a Portobello di Gallura tra i ghetti per ricchi della costa nord. È il periodo che Paolo VI aveva tirato fuori la faccenda degli esorcismi, ma a una festa particolarmente noiosa De Andrè perde la testa: prende una sbornia colossale, insulta tutti i presenti, fa a botte con Massimo Bubola, chiava la piccola Luvi, sodomizza il piccolo Cristiano, si prende un'altra sbornia e torna a casa. Il giorno dopo però, i piccoli Cristiano, Luvi e Massimo Bubola, ancora sudati e appiccicaticci, non troveranno la loro mamma e il loro papà: i biddai li avevano rapiti!!!!!

De André dopo essere riuscito a farsi pagare la cena da un amico.

Inizialmente i coniugi De André erano stati semplicemente scambiati per due biddai ubriachi, ma sarà la loro brutta abitudine di bruciare banconote da centomila lire per accendersi le sigarette a tradirli.

Fabrizio e Dori passarono beatamente l'autunno 1979 tra le steppe sarde col profumino dei mirti senza fare un cazzo, legati a un albero, poi i sequestratori la sera li deliziavano di porchetta sarda e slegavano i 2 per fargli ballare il Casatchock fino alle ore piccole. (This Is Rave party!).

La vicenda si è però conclusa felicemente: Fabrizio avverte il papi che provvede al pagamento di un sostanzioso riscatto pur di riavere il figlio integro. Ordunque, il papino pagò il cash e vissero tutti felici e contenti.

Il De André figlio ha commentato così la vicenda:

« Fondamentalmente i veri prigionieri continuano a essere i sequestratori, non noi. Noi siamo usciti, loro sono ancora dentro. E là dentro non se la passeranno certo bene, visto che io e Dori gli abbiamo cagato dappertutto! »
(Fabrizio De André)

Ma come si fa a distruggere un tale ricordo? O ammazzando tutti quelli che hanno compiuto l'azione o perdonandoli, dunque facendo finta che non sia successo nulla e visto che De André non è violento quando non è sbronzo, a quest'ora devono averla pagata cara tutti quanti. Infatti, da buon borghese, li ha condannati a cinquemila anni più le spese. De Andrè poi ammazzò di dissing (ma dissing di quelli duri) i rapitori tramite una canzone di nome Franziska.

Come sopravvisse agli anni ottanta, il decennio che distrusse la musica

Semplicissimo; non avendo mai fatto musica, non ha mai corso realmente alcun rischio: è stata un'operazione di marketing appositamente studiata dal ragioniere e amico Ugo Fantozzi.

Abbiamo voluto ricordarlo così, con una mano nel culo della piccola Luvi.

Il problema con l'alcol cominciava a peggiorare: oramai le case discografiche lo pagavano direttamente a litri di Tavernello. La situazione era davvero grave, e Dori doveva ingegnarsi un bel po' per portare avanti una famiglia solo a vino. Così decise di mandare Fabrizio a promettere al padre, facendo leva sul fatto che stava anche morendo, di chiuderla una volta per tutte con l'alcol.

Così, davanti al letto di morte del padre, il cantautore promise che non avrebbe più toccato una goccia di alcool. Otterrà in eredità una distilleria, e chi ha sentito all'epoca il suo urlo di disperazione non lo dimenticherà mai più.

Come gli anni novanta riuscirono dove avevano fallito gli ottanta

Chiuso i rubinetti del dolce veleno dionisiaco, Fabrizio sembrava oramai immortale se non fosse che fumava circa millemila sigarette al giorno. Il tumore ai polmoni era quindi dietro l'angolo.

Nel gennaio del '99 Fener girò l'angolo e morì così tra atroci torture. Lo piansero in molti, tra tutti ricordiamo Dori Ghezzi e Massimo Bubola, Adriano Celentano rivisitando La guerra di Piero, Gabry Ponte che ha commosso e fatto ballare tutti noi con Impiccheranno Geordie con una corda d'oro, Morgan dei Bluvertigo fondando il Partito dellla Bellezza assieme a Sgarbi e tanti altri. La Ghezzi ha voluto commentare un'ultima volta, col suo stile inconfondibile:

« La morte di Fabrizio De André è forse il capolavoro assoluto di Fabrizio De André. Gioco di parole attraverso i nomi, sovrimpressioni di nomi. Suspense continua dei volti degli occhi dei sentimenti, di una grammatica sentimentale di gesti e sguardi che sfugge al controllo manipolatorio del Fabrizio stesso. Non di occhi, la sovrimpressione degli occhi dà un unico occhio, la sovrimpressione dei nomi produce due nomi: accostati, una nuova figura. Sovrimpressioni mentali. Storia scritta da nomi. Soggetto che muore e che nel mentre muore si accorge di essere guardato e nel mentre è guardato non si rende conto da chi e da cosa è guardato e alla fine capisce che rendersene conto non è che una piccolissima cosa. »
(Dori Ghezzi)

Discografia

Una conturbante Dori Ghezzi dà l'occhei a Gabry Ponte per il remix de Impiccheranno Geordie con una corda d'oro.

Volume 1°

Il primo grande album di De André. Il giovane Fabrizio ci mise dieci anni a pensare a un titolo adatto, ma la lunga attesa ha dato i suoi frutti!

È anche interessante notare come il Fabrizio nonostante non si definisse poeta chiamava i suoi album Volume. De André era maestro del tirarsela con modestia.

Tutti morimmo a Stento

Il primo vero concept album. Parla di un olocausto nucleare a Stento, un paesino in provincia di Campobasso dove tutti a stento morirono di stenti. Una vera e propria ode al calembour.

Volume 3°

Raccoglie tutte le canzoni più belle e qualche inedito, comprese le tracce senza parole da cantare con gli amici. Il titolo è il livello del volume consigliato per non danneggiare l’udito.

La buona novella

Canzoni natalizie per tutta la famiglia, per un felice Natale a tutte le persone di buona volontà. Le porte del paradiso non sono mai state così aperte, orco can!

Non al Denaro, non all'Amore né al Cielo

Album quasi autobiografico. Fabrizio racconta dettagliatamente su cosa non ha puntato nella vita: non al denaro, non all’amore, non al cielo bensì alla figa e al vino.

Storia di un Impiegato

Una storia ispirata all’impiegato più amico di Fener: Ugo Fantozzi. Un disco che narra molto poeticamente di come i lavoratori finiscano sempre col prenderla in culo.

Canzoni

Il titolo di questo album gli è stato proposto dalla stessa persona che ha proposto il nome de Il Giornale. Ma il vero capolavoro sono i brani all’interno:

  • Canzone 1
  • Canzone 2
  • Canzone 3
  • Canzone 4
  • Canzone 5
  • Canzone 6
  • Canzone 7
  • Canzone 8

Purtroppo l’autore non è Cantante Compositore, sennò ci saremmo trovati davanti a quella che sarebbe l’idea platonica dell’album.

Fabrizio de André vol/8

Avendo usato tutta la fantasia di cui era in possesso per il precendente album, ha dovuto trovare un titolo senza sforzarsi troppo. Anche questa volta, con l’aiuto di Francesco De Gregori, tutto si è sistemato.

Rimini

Al Fabrizio, si sa, piace andare a fighe. E quale posto migliore potrebbe trovare un vitellone come lui, se non Rimini? Sole, mare e tanta figa facile: l’album è praticamente un orgasmo continuo da 47 minuti e 53 secondi.

███████

Anche il Genio delle tartarughe è solito sognare troppo forte.

███████ è un album stupendo. La magia dei suoni che ███████ produce rimane nella mente di chi ascolta come se fosse I-doser. L'autore racconta del rapimento subito e si diverte a paragonare, forse per la lingua incomprensibile, per la divinizzazione di animali o per il fatto che entrambi vivono di caccia e raccolta, i sardi ai nativi americani. Ma la vera rivoluzione nel consueto lavoro dell'artista è il titolo. Ormai vi sarà chiaro che Faber le più grandi difficoltà le aveva nel trovare un titolo adatto all'album: e dopo solo nove album, con ███████ ha capito finalmente che il titolo poteva essere omesso. Gira voce che qualcuno abbia provato a dare un titolo a questo album, battezzandolo "L'Indiano", ma che sia stato subito messo a tacere da Fabrizio in persona.

Crêuza de Mä

Fabrizio De André, oramai famoso, comincia a sedersi sugli allori. Crêuza de mä potrebbe sembrare un'imprecazione bergamasca, in realtà si tratta fondamentalmente di parole a caso. Avete capito bene: 44 minuti e 39 secondi di frasi senza alcun senso, rime inesistenti, metrica assurda e più blasfema di un trimetro giambico scazonte. Rimane un mistero come possa aver venduto milioni di copie.

Le Nuvole

Album che parla delle nuvole, nella prima metà, ma queste nuvole non sono da intendersi come fenomeni atmosferici: queste nuvole sono le flatulenze dei personaggi ingombranti che cerca di descrivere assieme ad alcune delle loro vittime. Il Times lo ha definito come "una vera merda".

Nella seconda metà, pago del precedente successo, ci sono ancora una volta parole a caso che oramai sono consolidate nel suo stile.

Anime Salve

L'ultimo tormentato album, del quale la musica è quella solita di Ivano Fossati stata scritta in collaborazione con Ivano Fossati. Parla degli anime appunto, ingiustamente censurati dalla televisione italiana perché troppo inneggianti al sesso libero e da maniaco. Naturalmente Fener prende subito a cuore questo problema parallelandolo alle sue esperienze personali, identificandosi con tutto ciò e battendosi per questa causa, con un album che esplicitamente chiede che tutte le maialate siano salve, ovvero salvate dalla censura.

Curiosità

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  • Fabrizio De André era proprio un copione: quando sostenne l'esame d'ammissione come autore alla SIAE scrisse una poesia che per metà rubacchiava dalle "Foglie morte" di Prevert.
  • Fabrizio De André si è messo recentemente in contatto con i suoi fan attraverso una sensitiva sordomuta, per mettere a tacere le illazioni che insinuavano che si fosse reincarnato nel rapper Fabri Fibra.
  • Lionel Hutz è il perfetto esempio dell'avvocato che avrebbe potuto essere Fabrizio De André.
  • Se si ripete davanti a uno specchio 666 volte èrdnaed oizirbaf potrebbe apparire Fabrizio De André.
  • Fabrizio De André era infastidito dai curiosi. Stai attento, quindi...

Note

  1. ^ anima in polietilene o in poliuretano
  2. ^ Sì, Radio Maria, quella diretta da padre Livio Fanzaga, l'uomo pio il cui versetto preferito è Esodo 22, 19!
Questa è una voce in latrina, sgamata come una delle voci meno pallose evacuate dalla comunità.
È stata punita come tale il giorno 13 dicembre 2009 con 100% di voti (su 8).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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