Fra Dolcino
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Frate Dolcino non si chiamava Dolcino e non era un frate. Fra' Dolcino fu e rimane una delle più dolorose spine nel culo che la chiesa si sia mai conficcata. Come i suoi predecessori e ispiratori San Francesco, Jacopone da Todi, Fra' Diavolo e Segalello da Parma, Dolcino visse in estrema povertà nel 1300 e predicò la pace, la fratellanza, l'amore libero, l'antiproibizionismo e la comunione dei beni. Papa Bonifacio VIII, notando la strabiliante somiglianza con gli insegnamenti del Cristo, lo denunciò per plagio. La Santa inquisizione lo fece torturare orribilmente per tre giorni e infine fu bruciato vivo come eretico. Si dice che Davide Tornielli (questo era il suo vero nome) fosse un omone enorme, anche se con la cottura si restrinse parecchio, con una barba folta e nera ma colto, di fine e nobile intelletto e di animo gentile e dolce da cui il suo soprannome "pasticcino". Fu bruciata assieme a lui anche la sua fedele, bellissima e intelligente (inverosimile N.d.r.) compagna Margherita Boninsegna, una donna di nobile retaggio che abbandonò le sue ricchezze e una vita a Giata per seguire la virtù, la povertà e l'enorme cannolo alla crema di Dolcino.
Ma chi glielo fece fare?
Francesco, figlio di un ricco mercante, durante una crisi mistica gettò tutti i suoi averi dalla finestra. Suo padre gettò Francesco
dalla finestra ed egli iniziò a vivere in povertà contemplando la natura. Contemplò anche molta marijuana e fondò il primo movimento hippy della storia. Papa Innocenzo III, valutato il copioso seguito del frate, senza contare gli animali coi quali si limitava a parlare e considerato sopratutto che non rompeva i coglioni alla chiesa, fondò l'ordine dei francescani. Morto Francesco i francescani si arresero volentieri ai costumi più appaganti della chiesa frequentando sempre più spesso i festini di vescovi e prelati a base di champagne e mignotte. Ma Francesco aveva gettato il seme dal quale altri giovani e puri virgulti si affacciarono sul mondo per tentare d'illuminare il buio Medioevo italiano. Jacopone da Todi, che difendeva con l'ascia la dignità e la libertà, fu incarcerato e costretto a vivere incatenato a gattoni sulle proprie feci perché osò dire di Bonifacio VIII che aveva ridotto la chiesa come una puttana. Le puttane di Bonifacio se la presero a morte. Quando Jacopone morì non riuscirono a drizzarlo nemmeno con l'apretto e dovettero seppellirlo seduto. Segalello da Parma se ne andava in giro tra i contadini insegnado loro che il frutto della terra è di chi la lavora e non del padrone e che la Chiesa avrebbe dovuto donare invece di estorcere e che Gesù disse che il Paradiso non è posto per ricchi. I contadini, abituati a sentire messe in latino e non capirci una fava, si incazzarono moltissimo nell'apprenderne la traduzione e qualcuno tra loro gridò: "Ma allora ci hanno sempre presi per il culo! In quel preciso momento si accese per la prima volta una lucina rossa su un marchingegno donato al primo Papa da Dio in persona, consapevole delle conseguenze derivanti dalle parole scellerate di quel pacifista senza coglioni di suo figlio. Dal Comunistometron uscì un bigliettino rosso con su scritto:
" BRUCIATE TUTTO!" Il Segarelli e i suoi accoliti contribuirono attivamente all'effetto serra. Se ne salvò soltanto uno, Dolcino.
Dolcino
La sua storia ci arriva da più fonti, il maggior numero di documenti proviene dalla chiesa e consideratane l'attendibilità si è preferita optare per il racconto tramandato da buffoni e giullari di strada, rievocato da Dario Fo' nel "Mistero buffo". Della sua infanzia non si sa quasi nulla, si dice donasse spontaneamente la merendina e a volte l'intera paghetta ai bulli della scuola, non ostante avesse potuto maciullarli con una sberla. La versione della chiesa invece, narra di un infante che appena nato mangiò il cervello e le unghie dei piedi al prete che cercava di battezzarlo e che stacco i capezzoli della nutrice a morsi e le divorò il cuore. Ma la storia quasi certa inizia quando Fra' Dolcino entrò a far parte della setta degli Apostolici. Ne divenne eresiarca dopo che il Segarelli riuscì nel suo intento di illuminare gli uomini, seppure per poco, giusto il tempo per finire la legna. Dolcino e i suoi erravano tra le campagne predicando l'obbedienza a Gesù e la disobbedienza al pontefice. Dolcino si spinse oltre presagendo l'imminente morte di Bonifacio e il crollo della chiesa. Bonifacio VIII morì di li a poco e Dolcino si montò un pochetto la testa cominciando a pensare di essere un veggente. Si diresse con Margherita e un pugno di accoliti nel novarese. Le sue idee rivoluzionarie indussero i tessitori di Romagnano Sesia alla rivolta. Cacciarono nobilumi e padroni a calci nelle balle e fondarono una comune. All'interno di questa gli uomini e le donne erano considerati alla pari e potevano pomiciare anche prima del matrimonio, ognuno faceva la sua parte e riceveva solo il necessario. Se per esempio Tizio riusciva a raccogliere 20 mele ma era single riceveva una sola mela, e se Caio riusciva a raccogliere una sola mela ma aveva 20 figli riceveva 21 mele (anche quel cazzone di Caio aveva diritto alla mela). Ma il vicino conte di Monfalcone e il suo cugino vescovo volevano tutte e 41 le mele, così organizzarono uno scherzetto. Fecero arrestare cento comunitardi e li portarono al castello. Qui il magnanimo vescovo, che non sopportava il puzzo dei capelli bruciati ordinò ai boia di spegnere i roghi ma di tagliare a quei villici mani e piedi. Siccome essendo uomo di chiesa non poteva per voto macchiarsi di sangue ordinò di cauterizzare loro i moncherini nel calderone con l'olio bollente. Quando furono belli croccanti e dorati li rispedì a casa. Vedendoli arrivare, i loro compagni, che non avevano il senso dell'umorismo si scagliarono inferociti alla volta del castello. Ivi massacrarono tutti gli sbirri, i boia e gli assassini. Al tramonto i Dolciniani compiuta la vendetta si girarono verso il sole morente e videro il vescovo librarsi verso il cielo attorniato da luci e scintillii sulla sua veste dorata. Non tutti i presenti si avvidero velocemente del trucco.
La notte seguente Clemente V, che al contrario dei tessitori aveva uno spiccato senso dell'umorismo, fu svegliato bruscamente dalla notizia. Scostò le concubine e fece una rumorosa scoreggia.
In effetti dopo il massacro dei Catari, dei Pastafariani, dei Valdesi, degliEbrei, dei culattoni e la distruzione di Palestrina quello stronzo di Bonifacio gli aveva lasciato ben poco da fare...qualche strega...poche cataste di eretici...l'inquisizione era un po' arrugginita. Così Clemente decise di divertirsi alla grande e organizzò una vera e propria crociata contro altri cristiani. Dolcino e i ribelli si arroccarono su un monte che porta ancora il nome di Rebello a eterna memoria delle grandiose sfide a scopone tra Dolcino e Margherita. I crociati, tra i quali c'erano anche i simpaticissimi Savoia sempre pronti a scannare poveracci, dopo un lungo assedio ebbero la meglio e sterminarono tutti i 3000 rivoltosi, compresi vecchi, donne, bambini e pesciolini rossi, tutti, tranne Dolcino, Margherita e Longino, che era un tale passato di li per caso mentre andava a castagne. Margherita, secondo la versione meno attendibile, fu la prima ad essere arsa viva davanti a Dolcino il quale fu caricato su un carro a dare spettacolo in un'altra città. Durante il tragitto il boia con l'ausilio di un paio di tenaglie arroventate, di quando in quando, con nonchalance, gli strappava pezzi di carne, Dolcino non mostrò mai dolore neppure quando il boia fece finta di strappargli il naso mettendo il pollice tra indice e medio. Il boia visibilmente contrariato voleva fare bella figura con il cardinale gli strappò tutto il pacco. Solo allora Dolcino fece un lungo sospiro e con un filo di voce disse: "Diiiio....". Giunti in città, ormai più somigliante ad una vaschetta di macinato per ragù, venne bruciato sul rogo. Prima di morire colto da delirio di onnipotenza disse ai suoi carnefici: Ho toccato i vostri punti segreti di pressione, tra tre giorni esploderete, e io risorgerò. Poi si rivolse a Longino e gli disse: non temere! Poiché stanotte sarai con me nel regno dei cieli. E Longino: "Regno...cieli? Cos..? Cosa cazzo stai dicendo? Ma chi cazzo è questo qua? Ueh, dai! ragazzi non scherziamo. Io stavo andando a castagne, avevo anche il sacco! Ne ho anche un paio..in tasca...guardate! Dai...ma cos'è questo odore?...caldarroste? Oh...Cazzo!".
Il pensiero Dolciniano
Dolcino per tutta la vita, professò e praticò la non violenza, se non consideriamo quella volta che durante l'assedio gli scivolò un lastrone di marmo da 12 tonnellate proprio sopra un gruppo di crociati. Visse in povertà rifutando persino l'elemosina ma alla fine cedette per ad un arrosto di se stesso. La sua fu una scelta e la chiesa giustamente lo condannò per eresia che appunto significa scelta. Il messaggio era chiarissimo: voi non avete scelta! Ma cosa sarebbe successo se il frate fosse riuscito ad arrivare al potere? Si sarebbe trasformato in dittatore come molti altri presunti salvatori come Napoleone, Stalin o Sai Baba o avrebbe cambiato il destino dell'umanità? Non lo sapremo mai, o meglio, lo sappiamo benissimo in ogni caso Dolcino è l'esempio lampante di come il potere logora, ovviamente logora chi non ce l'ha, come disse un giorno Quasimodo Andreotti. Come dargli torto? Dolcino voleva tornare ad una chiesa povera, pura e spirituale una chiesa Cristiana insomma, come quella di oggi[1]. Dolcino si unisce simbolicamente a Gesù, Giordano Bruno, Albus Silente, Che Guevara, Thomas Sankara, Neo, Ken Sarowiwa, Serpico, Toki, Falcone, Borsellino e tutti quelli che hanno sacrificato la vita per la giustizia e per lei sono morti ammazzati.
Invano.
L'eredità di Dolcino
Essendo povero non ha lasciato niente a nessuno, salvo un po' di ricchezza dentro ma fareste meglio a sbarazzarvene in fretta.
Morale
Da questa storia si possono trarre i seguenti insegnamenti:
- Il ricco è un povero con molti soldi
- Il povero è un ricco senza una lira
- Il ricco, dentro è povero
- Il povero, dentro è povero
- Il "ricco dentro" è povero
- Il povero, "ricco dentro" rimane povero
- Il ricco, "ricco dentro" diventa povero
- Il "ricco dentro" che si ribella muore giovane
- Il povero che lo segue pure
- Raramente è il ricco a morire giovane
- Ciò causerà la morte di molti poveri
- In ogni caso vi conviene evitare i Ricchi e poveri
Note
- ^ Beh? Cosa c'è da ridere?