San Francesco d'Assisi
San Francesco da Sergio Assisi, nome d’arte di Paulo Francesco Araujo do Rinascimiento (Assisi, 1182 – Assisi, 3 ottobre 1226) è il Santo più famoso che esista, con buona pace di Sant’Antonio, San Nicola e San Bitter.
A lui dobbiamo la nascita dell'ordine monacale dei francescani, gli insegnamenti illuminati dalla luce dello Spirito Santo, e la scoperta, grazie alla sua innata capacità di parlare con gli animali, che i pranzetti Wiskas in realtà ai gatti fanno schifo. Venerato in 80 paesi nel mondo anche dai non cristiani, i quali apprezzano il suo look minimalista portato con disinvolta eleganza, San Francesco detiene una lunga sfilza di record:
- è l’unico personaggio famoso a non vestire Armani
- è l’unico personaggio al mondo in grado di parlare agli animali oltre al dottor Dolittle
- è l’unico santo tra tutte le religioni del mondo ad aver una stella sul marciapiede della Walk of Fame (all’angolo della 347 strada, vicino a quella di Bruce Lee)
Anni di miracoli documentati, una vita privata burrascosa ed un album diventato subito un cult (il Cantico delle creature) lo hanno reso un’icona del mondo cristiano, donde la sua beatificazione, la sua santificazione e i due Grammy vinti come miglior santo patrono emergente.
In suo onore ad Assisi fu costruita la Basilica di San Francesco, famosa tra le altre cose anche per il rinomato Basilico di San Francesco che viene coltivato dai monaci locali.
Nella Basilica è conservata un'unghia del piede sinistro di San Francesco, la reliquia è meta di pellegrinaggi da tutto il mondo.
Vita, morte e miracoli
Le origini di una star
Come tutte le grandi celebrità di Hollywood Francesco ebbe un’infanzia povera, vissuta ad Hell's Kitchen, un sobborgo di Assisi.
Figlio dell’italoamericano Pietro Bernardone e della ex-ballerina di danza classica Tina Pica Voldemort, in un primo momento sua madre lo fece battezzare col nome di Gianni, dal nome del vigile che aveva evitato di farle la multa per eccesso di velocità e linguaggio e comportamento osceno in luogo pubblico a causa delle dolorose contrazioni che avevano afflitto Pica poco prima del parto, ma il padre non ne fu tanto convinto e lo chiamò Marinella, come la sua pepita d’oro. Poi s’accorse che era maschio e lo chiamò Francesco, come Francesco Totti, un luminare dell’epoca. Quindi, in pratica il suo nome completo sarebbe Gianni Marinella Francesco cosa che all’epoca non suscitò alcuna ilarità, perché era d’uso tra i nobili avere almeno un nome da femmina, ma oggi potremmo liberamente prenderlo per il culo se non fosse che la pratica è sopravvissuta. Della gioventù del santo sappiamo ben poco: nei primi anni della sua giovinezza Francesco apprese il mestiere del padre vivendo una vita dissoluta assieme ai suoi compagni di strada: risse, gioco d’azzardo, corse in macchina spericolate e bevute di vodka furono il pane quotidiano per lui fino al giorno della conversione e della sua successiva notorietà.
La guerra
- Assisi: “Ehi, io mi ricordo di te! Ti ho dato delle frittelle affinché mi verniciassi la staccionata e non l’hai mai fatto!”
- Perugia: “Quelle frittelle facevano schifo!”
- Assisi: “Dipingimi la staccionata!”
- Perugia: “Costringimi!”
Più o meno questo il motivo del conflitto tra le due città che nel 1202 le portò a scontrarsi e a dare finalmente un senso alle loro truppe, da anni avvolte nel cellophane e mai utilizzate. In questo sanguinoso scontro parteciparono tutti, ma proprio tutti, dagli spaventapasseri ai giovani nobili nullafacenti come Francesco che non ebbe nemmeno il tempo di collaudare il suo spadino contro un abete, scambiato suo malgrado per un nemico, che incappò in una trappola per conigli, venne zittito con una capocciata e rinchiuso in carcere. L’esperienza della guerra e della prigionia[citazione necessaria] lo sconvolsero a tal punto da fargli prendere un’importante decisione: avrebbe gestito un allevamento di renne in Lapponia. Ma i giorni passavano e nessuno sembrava ricordarsi di lui, rinchiuso e costretto a dividere la cella con un ovino, che aveva osato brucare l’erba del vicino che è sempre la più verde, ma una volta finita la guerra, ovvero circa un anno dopo, il buon padre si ricordò del suo figliolo e, pagato il riscatto, lo trascinò dalle orecchie sgridandolo di non provare a sparire mai più per tanto tempo né di nascondersi in luoghi come le carceri ché tanto lo avrebbe trovato lo stesso: come punizione gli tolse la paghetta e l’abbonamento alle partite della Juve.
La conversione: Francesco resta bloccato sulla Salerno-Reggio Calabria
Da un punto di vista storico le circostanze della conversione di san Francesco non sono state chiarite e si hanno notizie di questo evento solo attraverso le agiografie, le angiografie e gli ecodoppler, che descrivono Francesco che bestemmia sulla Salerno-Reggio Calabria per il solito ingorgo, vede il Signore, abbandona i beni terreni e trova la pentola d'oro alla fine dell'arcobaleno, scatenando così la furia del Leprechaun; questi dà inizio alla pratica - oggi ancora conosciuta - della sodomia dei minipony.
Da un punto di vista prettamente storico, le prove inducono a pensare che abbia invece giocato un ruolo importante la sua volontà frustrata di diventare leader dei Sepultura Sprecata, un gruppo rock che nelle sue canzoni parlava della resurrezione di Cristo.
In ogni caso, la conversione lo spinse a partire per la crociata, non tanto per ammazzare un po’ di musulmani assieme ai grandi cavalieri leghisti, quanto piuttosto per il grande senso di compassione che gli ispiravano i deboli, i reietti, gli ammalati, gli sfigati, gli sfrattati e i divorziati.
Ma ecco che il miracolo avvenne; il Signore ricondusse quella pecora smarrita che era Francesco al suo gregge, benevolente alzò la cornetta e chiamò:
- Francesco: “Pronto?”
- Dio: “Sono il Signore Dio tuo, seguimi e io ti prometto l’eterna beatitudine.”
- Francesco: “Oh mio Dio, mi hanno preso per entrare nella casa del Grande Fratello!”
- Dio: “… Pronto? Ma chi parla?”
- Francesco: “(corre via felice)”
Dopo queste parole Dio illuminò Francesco col suo raggio gamma e Francesco ottenne i suoi ben noti superpoteri:
- forza sovrumana
- velocità della luce (anche se non sembra essere più veloce di Flash)
- vista a raggi X
- vista calorifica (un raggio laser che usava per friggere gli infedeli e per cuocersi le uova)
- invulnerabilità
- volo
E infine la capacità di capire gli animali. Grazie a questo trucchetto San Francesco parlava coi lupi, con gli scoiattoli, con i cavalli, con le amebe, con le zanzare e con le vongole. Da quel momento in poi gli animali non ebbero più un minuto di pace perché San Francesco li imbottiva di sermoni educativi ed ogni volta che lo avvistavano scappavano via terrorizzati:
Dopo aver ricevuto tutte queste abilità, Francesco decise di cambiare il suo nome con un nome degno dei suoi nuovi poteri. Dopo essere rimasto a lungo indeciso tra Max Powers e San Francesco d’Assisi sceglierà quest’ultimo.
In seguito alla chiamata il giovane mollò il suo viaggetto di "piacere" a Gerusalemme e tornò ad Assisi, dove iniziò a comportarsi stranamente: si rasò i capelli a zero, non uscì mai dalla sua stanza ed ascoltò musica sacra a tutto volume; i genitori smisero di capirlo. Anche il suo atteggiamento nei confronti delle persone cambiò radicalmente: un giorno incontrò un lebbroso a cui offrì dei biglietti omaggio per il circo, peccato che il lebbroso non avesse le braccia per accettarli, ma fu comunque un nobile gesto.
Il padre, temendo che il figliolo avesse contratto una grave malattia come l’omosessualità, lo mandò a Roma col pretesto che dovevano restaurare il bagno di casa. Francesco andò, ma, arrivato di fronte al Colosseo, si ricordò che loro non avevano mai avuto un bagno, ma solo un secchio che ovviava alla mancanza. Con mezzi di fortuna riuscì a tornare ad Assisi ma, per paura delle mazzate che avrebbe ricevuto dal dispotico padre per essere tornato così velocemente a casa, si rifugiò nella fatiscente chiesa di San Damiano dove, in una notte buia e tempestosa, il crocifisso cominciò a parlargli. A tutt’oggi oltre a lui solo Don Camillo è riuscito in una conversazione simile. Francesco raccontò che dopo essersi inginocchiato a pregare sentì una strana vocina provenire dall’altare:
- Gesù: “Francescooooo...”
- Francesco: “Oddio! Ci sono i fantasmi!”
- Gesù: “Ma che fantasmi! Sono una persona molto famosa, che hai sempre desiderato conoscere in tutta la tua vita”
- Francesco: “Minchia, Michael Jackson!”
- Gesù: “No, io non ho mai fatto postegge ai bambini. Sono Gesù, Francesco, Gesù!”
- Francesco: “Ah beh… mi sta bene lo stesso.”
- Gesù: “Troppo buono. Devo dirti una cosa molto importante: Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina.”
- Francesco: “Mi hai preso per un muratore? Rivolgiti a una ditta specializzata e fatti fare un preventivo.”
- Gesù: “È una metafora, rapa! La mia casa è la Chiesa. Va', e porta la fede negli infedeli, la vita nei moribondi, l'informazione corretta nei telegiornali, la speranza negli elettori di centrosinistra. Adesso ti lascio, devo apparire in una processione in Messico.”
Francesco si rimise alla volontà di Dio. Innanzitutto si premurò di riparare quella chiesa sgorbia e brutta e, per procurarsi un po’ di soldi, fu costretto a vendere il suo set di tazzine di porcellana finemente lavorate. Con i soldi ricavati, comprò un po’ di vernice, della colla liquida, un paio di chiodi e con tanto amore fece una casetta per gli uccelli, che gli venne anche bene nonostante l’avessero bocciato più volte al corso di falegnameria. I soldi per la chiesa se li procurò mettendo in scena My fair lady, nella toccante parte del lampione. Il padre preoccupato per gli strani comportamenti del figlio, che erano già sulla bocca della moglie del panettiere [1], decise di fare la cosa più saggia: lo gettò tra le ortiche. Vedendo però che non sortì alcun effetto, decise di denunziarlo all'autorità locale, che erano i consoli, ma il povero derelitto corse piangendo dal vescovo che, impietosito e spaventato dal tanfo che emanava, decise di partecipare al processo indetto contro di lui. Il povero babbo non poté fare a meno di rinfacciargli tutto: tutte le volte che aveva sperperato il suo denaro per il videopoker, quando l'aveva convinto a passare a Mediaset Premium, oppure quando usava il suo cellulare per fare chiamate interurbane al suo amico Dio e così ad libitum... Francesco, trovandosi con le spalle al muro, fece l'unica cosa possibile: si denudò. Approfittando dello sgomento generale, fuggì con le pudenda al vento passando per un asilo nido, un convento di suore e un ospizio. Riuscì a passare inosservato travestendosi da polipo rosa, che a quei tempi se ne vedevano tanti in giro, Dio solo sa quanti ne camminavano per strada.
Francesco va a Gubbio, girovaga per la città, fa una comparsata in Don Matteo e diventa amico di un lupo.
Dopo un lungo vagare, sorretto dalla sua Fede, una tizia che aveva incontrato a sostare sulle strade di notte, in quanto faceva la metronotte, approdò a Gubbio. Qua incontrò il suo vecchio amico di prigionia, quello che lo sparticulava senza alcun preavviso o gli raccontava le barzellette zozze, tale Federico Spadalonga. Il buon Federico lo accolse in casa sua, lo rivestì perché ignudo era davvero inguardabile, lo sfamò con rape crude e naturalmente lo sparticulò di gusto, perché era facilissimo gabbarlo. Francesco, stufo delle sue angherie, scappò via e si rifugiò tra i lebbrosi e i lebbrosi in tutta risposta scapparono via da lui. Disperati, perché il frate non faceva altro che confondere le pillole per il mal di testa con le supposte, chiesero al vescovo di Gubbio di togliere loro di dosso quella piaga.[2] Il vescovo ci pensò e decise: lo mandò a fare la valletta di Mike Bongiorno ne La ruota della tortura. Dopo aver imparato a ballare tutto scosciato, il buon Francesco ritornò con la sua tremenda predica sulla povertà, la castità e le vene varicose, e stavolta, il vescovo, sufficientemente smaronato, concesse a lui e ai suoi seguaci di stare nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, famosa perché è lì che ammansì il lupo tirandogli il primo libro dei Maccabei sui denti.
Francesco cerca l'approvazione del Papa, rimedia della gnocca e si pente di aver fatto voto di castità.
Nel 1209, quando Francesco ebbe raccolto intorno a sé dodici compagni e i soldi sufficienti per comprare un tavolo da ping-pong[citazione necessaria], si recò a Roma da papa Innocenzo III per far sì che convalidasse il nuovo ordine da loro creato: l'ordine francescano. Soprattutto perché ci misero un botto a decidere il nome dell'ordine, alla fine sorteggiarono tra ordine francescano, squadra lupo alfa, X-Men e CSI. Il papa fu molto colpito dalla figura mesta e umile di Francesco, ma soprattutto dalla sua dabbenaggine: infatti il povero stronzo passò tutto il tempo a parlare con un pezzo di carta-igienica attaccato ai sandali e i calzini di sua sorella ai piedi, mentre intimava al papa di autografare la palla da calcio del cugino Aldebrando. Nonostante la recidività iniziale, alla fine Innocenzo III acconsentì e approvò oralmente l'ordine:
Si dice che Francesco, appresa la notizia, cominciò a cantare "Papa don't preach", la hit del momento di quella giovanissima sgallettata di Madonna.
Così il giovane fraticello e i suoi adepti festeggiarono fino a mattina inoltrata giocando a chi conosceva più versetti della Bibbia[3], dopodiché si trasferirono in una casa lercia e puzzolente, ma che era proprio vicina all'ospedale dei lebbrosi. Insomma, ebbero una fortuna sfacciata!
La nuova forma di vita intrapresa dai frati attirò parecchie donne, alcune delle quali già vivevano nella casupola che veniva usata come ufficio di prestazione servizi ricreativi. Una di queste in particolare, Chiara Scifi, si mostrò particolarmente attratta dalle prediche del Santo e, dopo aver trascorso insieme a lui un'intera notte di preghiera e meditazione ricevette l'abito di suora e andò a vivere in convento di clausura. Forse in fondo per Francesco era meglio rimanere casto e illibato.
Dove Francesco compie un lungo e avventuroso viaggio, incontra un sultano e si fanno tutti una bella grigliata.
Con tutto il successo che riscosse l'ordine nelle prime due settimane dalla sua fondazione, i frati cominciarono a stare piuttosto stretti nella stamberga che avevano preso in affitto. Perciò si decise di trasferirsi in una vasta spianata fuori città: era il 1217 e fu così che nacque l'Heineken Jammin' Festival.
La prima decisione presa fu quella di organizzare una serie di viaggi in giro per il mondo con Alpitur per farsi conoscere e magari trovare del cibo. Così Francesco e i suoi seguaci girarono a vuoto in Spagna, Francia e Germania; poi, cogliendo l'occasione della quinta crociata, Francesco si imbarcò con destinazione la Palestina per portare, insieme a trentamila zeloti armati fino ai denti, un messaggio di pace ai fratelli musulmani.[citazione necessaria]
Arrivato a destinazione riuscì a incontrare il nipotino del feroce Saladino, un bambino di cinque anni noto come Al-Malik il terribile, al quale si presentò come ambasciatore della parola di Cristo.
Il Santo riuscì nell'impresa di convertire il sultano, anche se non al cristianesimo: infatti Al Malik era zoroastriano e Francesco lo portò all'Islam. Ma tutti furono concordi nel dire che era comunque un risultato notevole.
Tuttavia il sultano non si ritenne soddisfatto e costrinse il Santo a camminare sui carboni ardenti prima di lasciarlo andare, dato che in tv avevano appena soppresso la Melevisione. Francesco non si tirò certo indietro e si fece preparare un sentiero di braci, frammiste a cocci di bottiglia, mozziconi di sigarette e deiezioni canine. L'urlo che lanciò dopo il primo passo fu avvertito fin su Marte.
Francesco inventa il Presepe, si improvvisa poeta, si fa un paio di piercing e raggiunge il Signore.
Tornato in Italia, il Santo fu incaricato di fare da regista per la recita di fine anno dei chierichetti di Greccio e decise di mettere in scena la nascita di Gesù, con tanto di bambino vero, acquistato allo spaccio locale.
Dopo mesi di prove e di tentativi falliti (le cronache riportano di un tale Elia, incaricato di fare il bove, che Francesco definì: "Così scemo che dovrebbe fare l'asino.") finalmente la notte di Natale del 1223 il primo presepe della storia vide la luce. Tutti i partecipanti furono poi coperti di gesso e venduti alle vecchiette accorse per l'evento.
Dopo tutto questo lavoro, forse stanco dell'attenzione costante che il Signore sembrava prestargli inviandogli abbondanti dosi di fame e miseria, si ritirò in meditazione per ritrovare sé stesso[citazione necessaria], al di fuori del caotico mondo.
Durante questo periodo va inoltre collocata la celebre Predica agli uccelli, pronunciata davanti agli Uccelli una comunità omosessuale che si riuniva nei dintorni della città di Assisi.
In ogni caso, a Dio è difficile sfuggire: fu così che il Signore lo ricompensò per la sua vita di povertà e devozione forandogli mani e piedi con piaghe cancrenose. Che, oltretutto, avevano il difetto di attirare nuguli di insetti ovunque andasse. Fu proprio a causa di un moscerino entratogli in un occhio che Francesco perse l'equilibrio e cadde in fondo ad un fosso, rompendosi l'osso del collo.
Il suo corpo, dopo una breve permanenza nel convento di Chiara, dove le monache se ne presero cura, fu gettato in una fossa comune e dimenticato.
Note
- ^ quella pettegola!
- ^ ovviamente si parla sempre di Francesco
- ^ vinse frate Ginepro, ma solo perché gli altri erano tutti ubriachi del sangue di Cristo
Voci correlate
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