Gioconda

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Generazioni e generazioni si son interrogate sul perché del suo sorriso. Noi di Nonciclopedia rispondiamo: Perché no?
« Dite a quel Duchamp che sono diventato famoso con un cesso prima di lui. »
(Leonardo da Vinci, poco prima che quell'altro gli pasticciasse la Gioconda per ripicca.)
« Guarda che figata! Sembra che ti segua con gli occhi! Va che roba... »
(Leonardo da Vinci su Gioconda e la fatalità del caso)
« Ridateci la Gioconda! »

La Gioconda, nota anche come Monna Lisa o Ma che c’avrà da ridere? o "Ma chi è quel Mona Liso che sbatte la porta ridendo?" , è un famosissimo dipinto perché compare nella copertina e nel libro di Dan Brown, Il codice da Vinci. Come tutti ben sappiamo, rappresenta una donna dal sorriso enigmistico, la cellulite persino nel contorno occhi e un frontone così alto che i pipistrelli ci possono pattinare; un capolavoro di donna, insomma.

Generalità

Il dipinto è un olio e aceto su foglio protocollo a quadri, 77cm x 53cm = 4081, caspita! E trovaglielo un posto in salotto!

La vera identità della Gioconda

L’ identità della Monna Lisa non è ancora del tutto certa. Molti suggeriscono sia una che passava di lì per caso, e anche alquanto alticcia come possiamo arguire dallo sguardo vacuo da triglia che i più continuano a definire enigmatico, che Leonardo dipinse durante il suo periodo di artista di strada. Accreditate sono le ipotesi che ella non fosse altro che Lisa Gherardini, moglie di Francesco Bartolomeo, detto "il Giocondo", perché costringeva continuamente la sua donna a portarlo alle giostre. Altri dicono che fosse la modella di un qualche manoscritto erotico Il gioca uomo di cui Leonardo da Vinci dipinse la copertina: la posa della Gioconda infatti è volutamente provocante, il viso è troppo scoperto, e nello sfondo, in piccolo, se messo controluce, possiamo notare il progredire di un’orgia bacchica. Da qui il nome La Gioconda.
Inoltre da recenti esami radiografici è emerso come il dipinto sia stato più volte ritoccato da Leonardo da Vinci col Pover Paint: e non deve aver fatto proprio un bel lavoro a giudicare da quel centinaio di difetti che possiamo riscontrare nel dipinto, a cominciare dalla capigliatura e a finire dall’abito stile tenda di mia nonna: e mia nonna non è proprio un tipo alla moda, visto che usa i calzini come guanti.

Storia del dipinto

La Gioconda dopo un intervento di chirurgia estetica.

Leonardo dipinse la Gioconda a Firenze, ma se lo portò appresso durante il suo soggiorno in Francia per usarlo come asse da stiro. Là lo perse durante una partita a teresina contro il re Federico I che, essendo ubriaco, non si accorse che quello non era affatto arte astratta, che a lui piaceva tanto, e lo usò come lettiera del gatto. Dopo la Rivoluzione Francese venne spostato al Louvre, attaccato all’entrata con tale didascalia: "Io non posso entrare", un monito per i cani e le donne brutte dell’epoca.
Napoleone lo usò per un breve periodo per tenere ferma la gamba traballante del tavolo o come sottobicchiere, per poi riportarlo al museo per farselo cambiare con un altro perché quello era graffiato e aveva pure una macchietta, mentre nel 1911 venne rubato dal custode che lo nascose sotto l’impermeabile e giustificò la strana protuberanza a forma di quadro come una disfunzione ghiandolare: venne scoperto perché tentava di venderlo giù per la strada insieme al pesce fresco. Durante la prima e la seconda guerra mondiale venne deturpato dalla soldataglia che gli disegnò dei bei baffoni e un pizzetto con i pennarelli; grazie a Dio che esisteva il bianchetto ai tempi.
Col passare degli anni venne preso a sassate, sputi, calci e flash di turisti giapponesi finché al Louvre non si decise di rendere impenetrabile il dipinto disegnandogli attorno una linea rossa e mettendoci a fianco un cartello con su scritto: "Non oltrepassare! Zona radioattiva!".

Perché la Gioconda sorride

Tante sono le ipotesi, tutte attendibili, che di seguito verranno elencate:

  • Ha visto Leonardo da Vinci scivolare su una buccia di pera.
  • Leonardo da Vinci le avrà raccontato la barzelletta dell’italiano, del francese e del tedesco.
  • Ride per non piangere.
  • Ride perché qualcuno ha appena pestato una cacca di cane.
  • Ride perché hanno appena multato uno in doppia fila, non accorgendosi della sua 500 parcheggiata in terza fila, in curva.
  • Ride che la mamma ha fatto gli gnocchi.
  • Ride perché… ma saranno cazzi suoi!

Pinacoteca

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