Giovanni Bivona
Il Patto per la Sicilia approva quest'articolo e raccomanda ai compagni di leggerlo e guardare Teleacras
Proletari di tutto il mondo, jatavinni a travagghiari a 'e 4 de matina in cambagna! |
Giovanni Bivona (A.F.C., 1492-2017) è stato un santone e presidente della Repubblica Democratica di Agrigento-Favara-Canicattì.
L'uomo
Bivona era il classico uomo che si è fatto da solo (non si sa bene di cosa). Questa, affiancata alla calvizie, al radicamento sul territorio e alla parlantina facile, è stata la molla che lo spinse a fare il grande passo: diventare qualcosa di più di un dispensatore di consigli in TV... un maestro di vita per noi tutti, uomini giusti... per salvarci tutti!
La fama
Grazie al suo intelletto sopraffino e ai suoi consigli di inarrivabile profondità, i suoi fedeli raddoppiavano di giorno in giorno, e ben presto, tutto l'Agrigentino finì col pendere dalle sue labbra, assetato delle sue dritte, delle sue idee e dei suoi profondissimi pensieri. Sono da ricordare in particolare le sue performance letterarie grazie alle quali tutta la Sicilia occidentale conosce la poetica del Lungaretti, e il gran numero di siciliani che si confidavano con lui quando trovavano la moglie in pose poco equivoche con robusti marinai d'oltreoceano sul web.
L'esplodere del suo mito lo ha portato a quello che può considerarsi l'apice del successo per un uomo del nuovo millennio: essere degnamente rappresentato su YouTube, dove oggi si possono trovare tutte le sue migliori performance.
Il mito
Di fronte a cotanta celebrità, Bivona tenta il colpo grosso: si butta in politica, ma alle prime elezioni ottiene appena un pugno di voti, il che lo delude profondamente e lo spinge a scrivere una lettera di commiato ai suoi fedelissimi; costoro, rendendosi conto della situazione atroce, decidono di dichiarare la secessione di Agrigento-Favara-Canicattì dal resto della Sicilia, creando una repubblica indipendente con Bivona, tornato al sorriso, Presidente, Primo e unico Ministro, e Capo della Tv di Stato, dalla quale dispenserà le sue pillole di saggezza al popolo repubblicano.
Scoprì il Pianeta Martire, che spesso citava nei suoi messaggi.
I proseliti
Non sazi di un potere meramente locale, alcuni fedelissimi hanno messo su "u' tubbu", colti fior da fiore, gli insegnamenti preziosi del Presidente, allo scopo di permettere l'espansione pacifica della Repubblica.
Repubblica di Agrigento-Favara-Canicattì
Costituzione
La Serenissima Repubblica di Agrigento-Favara-Canicattì-Marte è una repubblica democratica fondata sull'utopia di non tupiare alla porta degli affittuari per "bussare a soldi". I suoi fondamenti sono:
- Un inno nazionale del tutto simile all'intro di quello italiano, ma di 4 secondi. Secondo la tradizione nazionale l'inno viene suonato con strumenti a fiato, e precisamente una bottiglia piena d'acqua.
- Andare a lavorare in campagna alle 4 di mattina portandosi un albero sulle spalle [1].
- Fare i discorsi presidenziali di fine anno dopo che ha parlato Ciampi.
- Portare alle donne i fiori e non le graste per grastarsi i capelli e svangare la terra.
Conquiste territoriali
Il territorio comprende i comuni di Agrigento, Favara, Canicattì, e recentemente si è esteso fino al pianeta Martire. Dopo il discorso di fine anno (qui, quo e pure qua) dalla White House of Akragas, un manipolo di valorosi eroi AFCisti si reca sul pianeta rosso, scopre l'esistenza dei nativi Mimimmi e per sconfiggerli costruisce autostrade e cavalcavia e, da questi ultimi, tira sassi sui nativi [2]. I valorosi eroi di questa ineluttabile vittoria che diede lustro e terra per travagghiare mandorle e olive furono i camerati Fecchia, Pini, Freghiera, Barbagli, Santodio e Costanzino (V).
Note
- ^ Come cantava Antonello Venditti: «Io mi ricordo 4 ragazzi con la zappa, e un albero sulla spalla; come i pini di Agrigento la vita non li spezza...»
- ^ Sassi essi stessi
Voci correlate eletterarie
Altri progetti
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