Giuliano l'Apostata
Giuliano l’Apostata (lat. Flavius Claudius Iulianus la Prostata), (Istanbul 0, – Ctesifonte, 33) è stato l’ultimo imperatore romano pagano che si ricordi e il primo imperatore romano letterato che si dimentichi.
Brutto inizio
Fin da piccolo Giuliano si rende conto di essere nato nella famiglia sbagliata, non tanto perché è la famiglia imperiale ma perché i suoi componenti hanno l’irritante abitudine di ammazzarsi tra loro.
Un breve riepilogo dei fatti può contribuire a fare chiarezza su come andarono le cose:
- Costantino I Il Grande ha quattro figli: Costantino, Costanzo, Costante e Maurizio Costanzo;
- Costante uccide il fratello maggiore Costantino, che nel frattempo era diventato quasi imperatore generale col nome di Costantino II Il Piccolo, e diventa Costante I;
- Costante I viene ucciso da un certo Magnenzio, che non c’entra niente con la famiglia, come suggerisce il nome;
- Costanzo s’incazza per finta con Magnenzio perché gli ha ucciso il penultimo fratello rimasto, lo fa suicidare e diventa unico imperatore assoluto col nome di Costanzo II, perché c’era già stato un Costanzo Cloro (per via degli occhi arrossati) una ventina di anni prima;
- Nel frattempo Giulio Costanzo, il fratello di Costantino, fa cagare alla moglie Parisina un bimbo, il nostro Giuliano, prima di essere barbaramente assassinato insieme a tutto il resto della famiglia da Costanzo, che a questo punto non voleva più parenti tra le palle, a parte il piccolo sopravvissuto Giuliano, che fu chiamato per questo Salvato Giuliano;
- Maurizio Costanzo invece sposa Marta Flavi.
La scuola
Giulianino va a scuola con la scorta, per sicurezza, essendoci sempre qualche stronzo di Costanzo in giro. I suoi insegnanti sono il vescovo nero sant’Eusebio, che con le sue cagate cristiane gli farà ingrossare fin da subito la prostata, e Merdonio, uno pseudointellettuale che si spaccia per filosofo ellenista, mentre non vuole fare altro che trombarsi le vestali, con la scusa del paganesimo. Dibattuto tra queste due scuole di pensiero, Giuliano decide di incominciare a scrivere e che si tromberà le suore.
- Eusebio : Dagli un’occhiata, ho paura che mi sia un po’ ritardato
- Merdonio : A me sembra molto precoce invece, a otto anni è già imbecille come può esserlo un adulto
La prigione
Essendo molto precoce, Giuliano finisce in galera a undici anni, grazie all’intercessione dell’imperatore Costanzo, che essendo cristiano gli impone di sapere a memoria il catechismo ed essendo ariano non sopporta i parenti. Con lui difatti finisce in galera, chiamata non sanno bene perché Il Macello, anche il fratellino francese Gallo, che presto verrà fatto a pezzi per fare il brodo. Giuliano allora fa due più due: i cristiani lo costringono a dire le preghiere prima di mangiare, non gli permettono di farsi le suore, gli sterminano la famiglia, gli cucinano il fratello e cercano di corromperlo sessualmente. Giuliano prende una decisione definitiva: piuttosto diventerà pagano, anzi Apostata.
In giro
Giuliano, uscito di prigione, sceglie così di approfondire il discorso filosofico che aveva iniziato col fratello di due anni e, prima a Istanbul e poi a Nicomediaworld, frequenta tutti i reading dei più grandi letterati pagani dell’epoca: Libano, Edemasio, Crisancho, Eusebio (il fratello di sant’Eusebio), Max e Maurizio Costanzo, grandi adoratori di divinità sacrileghe. Di conseguenza, in segreto inizia a sacrificare vergini agli Dei.
Per paura che prima o poi gli facciano fare la fine dell’adorato fratello, la sua protettrice sant’Eusebia (sorella di Eusebio, di sant’Eusebio e moglie dell’imperatore, Costanzo) lo spedisce ad Atene, tanto per farlo diventare ancora più pagano, e quindi a Milano, dove si avvicina invece ai milanisti.
La fine della disgrazia
Quindi, una mattina che si era svegliato male, Costanzo prima lo nomina Cesare, poi gli dà in moglie Elena di Troia e, prima di lasciarsi prendere la mano e dargli appunto anche la mano lo spedisce alla Malpensa e di qui in Francia, l’odierna Gallia. Giuliano ha ora circa ventiquattro anni, ormai è un ometto e può fare come cazzo gli pare. A Parigi, prima sbriga un paio di fatture rimaste in sospeso, poi legge ancora un po’ di Foucault, scrive qualcosa e, tra una scopata e l’altra con Elena, spezza le corna a dei barbari fetenti.
L’impero
A Costanzo naturalmente non va proprio giù che Giuliano vinca di qua e di là come uno stronzo di generale qualunque mentre lui, l’imperatore, non riesce a battere nemmeno uno stronzo di persiano. Allora manda a dirgli tramite il tribuno Indecenzio che gli spedisca subito i suoi soldati più intolleranti in Oriente, e i soldati xenofobi di Giuliano in tutta risposta prendono a calci in culo l’albanese Indecenzio dicendogli di dire all’imperatore che adesso l’imperatore è Giuliano. Costanzo prende così male la notizia, e soprattutto la notizia che Giuliano sta marciando su Istanbul contro di lui, che gli viene un coccolone e, mentre già gli stanno facendo un completo di legno, nomina suo erede proprio Giuliano, nella speranza che i persiani lo crocifiggano al più presto.
Entrato con tutta l'Unione Europea in Turchia, Giuliano, nell’ordine:
- si fa operare alla prostata
- diventa l’Apostata
- si fa crescere la barba come un filosofo greco
- si scopa Elena
- crocifigge tutti i tirapiedi cristiani di Costanzo
- maledice Costanzo
- si scopa Eusebia, la moglie di Costanzo
- chiude il Maurizio Costanzo Show
- si scopa Marta Flavi
- chiude per sempre in un monastero Maria de Filippi (la seconda moglie di Maurizio Costanzo)
- chiude le chiese
- riapre i templi pagani
- vieta l’insegnamento ai cristiani, obbligandoli a portare una croce gialla sul braccio
- scopa di nuovo Elena
- sacrifica ai vecchi cari Dei tutti i chierichetti dell’Asia minore
- introduce riforme fiscali a favore dei poveri
- introduce riforme monetarie a favore dei pagani
- introduce riforme del credito a favore degli ebrei
- introduce un palo nel culo ai cristiani
- progetta la costruzione di una serie di campi di sterminio
- piscia infine su un crocifisso
È l’anno di grazia 31.
La guerra persiana
Ma i persiani non si lasciano impressionare e continuano a rompere i marroni come niente fosse. Allora Giuly carica sul cavallo l’opera omnia di Socrate, si reca ad Antiochia e, in attesa di iniziare la guerra, passa un anno a scrivere, perché Socrate non ha scritto nulla e quindi non ha niente da leggere, diventando così il primo imperatore intellettuale dopo Caligola.
Ma alla fine, controvoglia, deve andare in guerra e, detestando qualunque essere umano monoteista, ha facilmente ragione nel massacrare a più riprese i poveri persiani mazdeisti, arrivando con tutto il suo esercito pagano fin sotto le mura della loro barbara capitale monoteista: Ctesifonte. Diventa così il primo imperatore ad esportare il paganesimo ellenico in uno stato canaglia mediorientale dai tempi di Settimio Setticemio Severo.
La bella morte
Non si sa perché, a questo punto va a farsi un giro in campagna, dando così modo ai persiani di ritirarsi bruciando dietro di sé tutte le copie della Repubblica di Platone. Accecato di rabbia, Giuliano li insegue tutti personalmente brandendo la spada, impugnando un pugnale sacrificale, mordendo un crocifisso, bestemmiando e sputando sul Nuovo Testamento, ma qualcuno prende la rincorsa da bordo pista e gli lancia da novantasette metri (record mondiale del IV secolo d.C.) un giavellotto che purtroppo lo trafigge passandolo all’istante da parte a parte. Qualcuno dice che è stato un persiano, qualcun altro una persiana, altri ancora che l’imperatore è stato vittima del fuoco amico, ma gli inquirenti rinverranno poi, legati al giavellotto, dei santini e delle statuette della madonna piene di acqua benedetta.
Damnatio
Naturalmente, essendo ormai morto, i cristiani poterono poi inventarsi qualunque calunnia sul suo conto, come quella odiosa che non diceva mai le orazioni prima di andare a dormire, facendone un anticristo al pari di Attila e Piero Angela. Mentre sotto l’aspetto giuridico il suo più immediato successore, il prete Roberto Gioviano, dopo essersi calato la tunica perché i persiani potessero approfittare meglio della sua offerta di pace, si premurò di cancellare tutta la sua legislazione anticristiana e tutti i suoi ritratti dai libretti di preghiere.
Idealismo di Giuliano
Al di là della sua orrenda fine e del suo tentativo ormai anacronistico di cancellare il potere della chiesa dopo più di cinquant’anni, ciò che di più bello resta di Giuliano è senza dubbio la sua grande idea: riportare indietro la storia, perché schifato dal presente. Immaginate per un attimo un mondo senza Maria de Filippi.
Le opere pubblicate
- Al consiglio e al popolo degli Ateniesi, io consiglio di attenersi al popolo (sulla sua disperata prigionia, che gli aveva ormai bruciato il cervello)
- Alla madre degli Dei, la Dia (sulla sua mistica mitologia della minchia)
- Mi son pagano, ti sei terun (satira contro i corrotti e degenerati cristiani siriani)
- Baccanale dei Cesari (biografie di vari imperatori, tra i quali non copre di merda solo Marco Aurelio, perché soldato e letterato come lui, e Diocleziano, perché ha un nome che ricorda una bestemmia)
- Contro i Galilei (accusa nei confronti degli scienziati, che non sopportava)
- La pistola agli Ateniesi (esortazione a prendere le armi contro i cristiani greco-ortodossi)
- Commentarii de bello Gallico (opera storica plagiata)
- L’elogio dell’imperatrice Eusebia (apologia del sedere dell’imperatrice)
Preceduto da: Costanzo II |
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Succeduto da: Roberto Gioviano |
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