Glas Goggomobil
La Goggomobil era una piccola minuscola microscopica vettura di fascia bassa infima prodotta dalla casa automobilistica tedesca Glas dal 1955 al 1969. Se il termine tedesco "glas" è abbastanza intuitivo e significa "vetro", il termine "goggomobil" ha un'etimologia dubbia se non misteriosa. D'altra parte, è ugualmente un mistero il motivo per cui una casa automobilistica si chiami "Vetro", anche se probabilmente esistono vetrai che di cognome fanno Ferrari. I lettori tirino un sospiro di sollievo: in questa sede detti misteri non saranno svelati. Parola di Giovane Marmotta.
Storia e profilo
Il secondo dopoguerra fu caratterizzato da uno stato di miseria generale, che attanagliava vincitori e vinti. In verità attanagliava molto di più i vinti, ma la guerra aveva praticamente azzerato quasi tutte le risorse della vecchia Europa, in Germania solo la produzione di saponette prosperava senza una ragione apparente. Si doveva ripartire da zero un po' dappertutto e le necessità aguzzarono gli ingegni. Una priorità fondamentale era ripristinare le comunicazioni, quindi la rete stradale fu ricostruita ed ampliata in men che non si dica. Solo più tardi i tedeschi si accorsero che su quelle strade non passava nessuno, a parte qualche raro viandante a dorso di mulo. Il passo successivo era costituito dalla motorizzazione di massa, da realizzare attraverso la creazione di un'automobile davvero alla portata di tutti. Non si andò tanto per il sottile: dimensioni iperridotte, materiali di recupero, manodopera pagata in crauti e farina di castagne. Furono questi gli ingredienti essenziali che diedero vita alla Goggomobil, la cui linea estetica si ispirava alle scatolette di carne di forma parallelepipedale[Se questa parola esiste, è troppo figa] portate dagli Alleati.
Caratteristiche
Presentata in anteprima al Salone dell'automobile nel 1954, fu accolta da una salva di fischi e svariati lanci di verdura. L'impatto con la cosiddetta critica colta non era stato molto incoraggiante, ma con i pezzenti fu amore a prima vista. La vettura, che raggiungeva i tre metri di lunghezza con un certo sforzo, dava una sensazione di raccoglimento e compattazione rassicurante. E poi costava davvero poco: era possibile averla anche in cambio di sessantanove kg di würstel.
La Goggomobil venne inizialmente proposta in versione berlina tre volumi a due porte e quattro posti. Le porte erano incernierate posteriormente e, nel prototipo, si aprivano verso l'interno. Per qualche strana ragione, questa caratteristica innovativa fu eliminata quasi subito. I tre volumi, sommati tra loro, erano pari a due Bignami e un sussidiario di quinta elementare. Dalle porte passava agevolmente un gatto e i quattro posti erano stati calcolati senza tenere conto degli arti inferiori degli occupanti. L'incernieratura posteriore delle portiere, molto in voga in quegli anni, consentiva un ricambio d'aria costante ponendosi controvento.
La denominazione distintiva della Goggomobil in versione berlina era costituita da una T seguita dalla sua cilindrata approssimata per eccesso, secondo l'usanza appresa in tempi remoti dalla casta dei salumieri. Pertanto la versione da 293 cm³, per esempio, era denominata Goggomobil T300. I complottisti hanno ricamato parecchio su tale bizzarra denominazione, ottenendo come risultato una quantità industriale di centrini da tavola che poi hanno dovuto svendere nelle sagre paesane.
La carrozzeria era realizzata con cartongesso compresso, avvolto con pellicola Domopak® e rivestito di fogli di alluminio. Questa lega, essiccata all'aria, diventava rigida e callosa come un cazu de crabittu. Lo schema architettonico era quello sempre valido in ogni epoca, ossia il classico "tutto dietro", con motore e trazione posteriore. Inizialmente il motore era un bicilindrico due tempi a pedali, con cilindrata di 250 cm³ che in seguito venne portata prima a 293 e poi a 395 cm³. Con questo motore la vettura disponeva di 20 hp (15 kW) di potenza e non pagava un cazzo di bollo. La vettura era inoltre dotata di un cambio a 4 marce, a richiesta con preselezione elettromagnetica, la cui utilità era ignota agli stessi costruttori, e di una frizione manuale, nel senso che non esisteva un pedale apposito, ma si agiva con una mano su una maniglia di forma e dimensioni falliche.
La velocità era non c'era: con la Goggomobil non si doveva avere fretta. Anzi, chi aveva premura era meglio che se la facesse a piedi.
A partire dal 1957 fu introdotta anche la versione coupé, più sportiveggiante nella linea, ma con la stessa identica meccanica della berlina. Anche la versione coupé aveva una sua sigla distintiva, analoga a quella della berlina, ma che iniziava con TS anziché con T. In questo modo si venne incontro alle esigenze dei giovani truzzi che erano numerosi già allora. Nell'ottobre dello stesso anno fu lanciata anche la versione furgonetta, anch'essa di dimensioni ridotte e dotata delle stesse tre motorizzazioni presenti nel resto della gamma, ma con TL come sigla distintiva nella denominazione. Con la furgonetta era possibile effettuare un trasloco di medie dimensioni in appena 546 viaggi. Una cosa mai vista prima.
Nel 1964 vi fu il più visibile degli aggiornamenti effettuati sulla Goggomobil, vale a dire le portiere incernierate anteriormente. Per conseguenza, le maniglie delle portiere vennero cercate a lungo sul lato sbagliato, con conseguenti perdite di tempo che facevano andare su tutte le furie i tedeschi, maniacalmente precisi. Nel 1965 la furgonetta fu tolta di produzione perché, a pieno carico, aveva preso il brutto vizio di sedersi sulle ruote e piantarsi lì dov'era, come il più cocciuto dei muli. Nel 1969 anche le versioni berlina e coupé furono tolte dal listino, anche perché il 1969 fu l'anno in cui la Glas fu assorbita completamente dalla BMW, sparendo nel nulla. La BMW ha sempre negato un suo coinvolgimento nella faccenda.
La Goggomobil nel mondo
La Goggomobil fu prodotta su licenza anche in Spagna e Australia, dove fu prodotta una versione spider chiamata Dart, dotata di marsupio. In Polonia fu invece prodotta la Mikrus, con messa in moto a pedivella e frecce direzionali "a braccio".
Un'altra fabbricazione su licenza avvenne in Argentina col marchio Isard. Non ebbe fortuna: entrò quasi subito nel triste elenco dei desaparecidos.
Scatolame vario
- ACMA Vespa 400
- Iso Isetta
- Fiat 500
- Zündapp Janus
- Smart
- Simca 1000
- Trabant
- NSU Prinz
- Škoda 100
- ZAZ 968
- Mivalino
- Peel P50