John Carter di Marte
John Carter di Marte è il protagonista del Ciclo di Barsoom, una fortunata serie di settantacinque romanzi di fantademenza scritti dal geek Edgar Rice Burroughs (pseudonimo di Edgar Allan Poe) durante il suo ricovero coatto nella clinica Lasciate Ogni Speranza O Voi Ch'Entrate per il recupero di giovani dipendenti da Dungeons & Dragons.
John Carter
Usa, 1866. Dopo la disfatta nella Guerra di secessione il soldato sudista John Carter è condannato in contumacia a cinque ergastoli per attentato dinamitardo ai danni di uno scuolabus pieno di bambini neri. Si nasconde in una grotta in Arizona in compagnia dei pochi, fedeli schiavi che hanno accettato di continuare a farsi scudisciare. Qui, grazie a doti medianiche innate o alle allucinazioni date dall'impepata di cozze, trova il modo di far trasmigrare la propria anima fino a Marte (a Riccione era tutto occupato).
L'arrivo su Marte (o Barsoom, nel dialetto locale) è traumatico: come un romeno che suona il campanello a una riunione del Ku Klux Klan, John Carter deve subito lottare per la sua sopravvivenza. Sbaraglia un branco di calot selvatici, bestie per metà cane e per metà ciellino; viene attaccato dalle scimmie bianche, primati di idee ultraconservatrici, e le addomestica leggendo loro il Mein Kampf; sopravvive addirittura alla pioggia di dildo ultraperforanti che si scatena su Marte ogni martedì alle 14:30, anche se lo sforzo mette a dura prova la resistenza dei suoi orifizi.
La minor forza di gravità del pianeta rosso dona a John Carter grandi capacità, come:
- La superforza, che gli permette di battere a braccio di ferro intere legioni di uomini verdi.
- La superagilità, che gli permette di spiccare balzi di quindici metri.
- La superbia, che lo spinge a taggare su Facebook frasi del tipo:
Alto, statuario, dal monociglio fosco e aggrottato, John Carter non tarda a conquistare il cuore della principessa Dejah Torris. Dopo molte peripezie, la sposa e la sbatte a pecorina sull'altare, in ossequio ai costumi marziani. Salito al potere, riesce grazie al suo carisma e a un regime di psicopolizia a riunire tutte le tribù di Marte in una sola, grande nazione, che battezza Adolfonia.
I nemici
Tra i molti nemici che John Carter è chiamato ad affrontare:
- I Thark, un'orda di bellicosi uomini verdi alti quattro metri. I Thark hanno quattro braccia, un utilissimo buco del culo sul gomito e neanche un pene, il che potrebbe essere la causa della loro natura suscettibile.
- Il Gran Sacerdote Pdor, figlio di Kmer, della tribù di Instar.
- Neil Armstrong e Buzz Aldrin, due astronauti che nel romanzo I cazzari di Marte tentano di spacciarsi per i primi uomini ad aver messo piede sul pianeta rosso. John Carter li cattura, li lega tra loro e li getta nella fossa dei calot selvatici.
- Gli uomini invisibili, una setta di dipendenti statali.
- Gli uomini pianta.
- Gli uomini stampante, che John Carter sconfigge strappando loro il toner dal petto.
- Than Kosis, un guerriero esperto di arti marziane.
- I pirati neri di Barsoom.
- I musi gialli di Barsoom, che hanno aperto ovunque discount e ristoranti cinesi.
Gli amici
- Tars Tarkas. Possente guerriero Thark, viene umiliato da John Carter praticamente in ogni competizione, dal lancio del disco alla corsa campestre, dal combattimento in bikini nel fango al sudoku. A un certo punto capisce che uno così è meglio averlo come amico e ne diventa l'ombra inseparabile, sostenendolo in tutte le sue battaglie, soprattutto quella per la legalizzazione dell'aborto e la reintroduzione dello Ius primae noctis.
- Dejah Torris. Principessa di Helium, Patonza Imperiale e Adepta del Culto Segreto delle Fighe di Legno. Affetta dalla sindrome della fanciulla in pericolo, Dejah Torris non fa che farsi catturare dal nemico di turno e invocare aiuto per qualcosa come ottocento pagine. Alla fine sposa John Carter che la relega giustamente alla scelta del colore della tappezzeria del salotto.
Dejah Torris, per ripicca, si fa rapire dal tappezziere. - Sola. Nomen omen, è l'unica Thark che non ama combattere e che scoppia a piangere quando calpesta un fiore. La sua utilità nei combattimenti è pari a quella di Sara Tommasi durante una conferenza sul signoraggio bancario, con in più l'aggravante che Sola è pure un cesso fotonico.
- Woola. Il cane di John Carter: ha dieci zampe, le dimensioni di un pony Shetland e si nutre solo di vegetariani.
Il Dogma dell'Aggettivo
La prosa di Burroughs è ricca di iperboli, arcaismi e velati ammiccamenti a una soluzione finale contro le minoranze etniche. Ne risulta una lettura talmente appassionante da poter essere paragonata solo alla spettacolo di una laparotomia esplorativa su Mario Giordano commentata in diretta dallo stesso Giordano.
Spettacolo che peraltro è andato in onda su Studio Aperto, quando Giordano ne era il direttore.
Quel che balza subito all'occhio è il deciso utilizzo di aggettivi. Tutto su Marte è "enorme", "meraviglioso", "incredibile":
Burroughs non si risparmia nemmeno nella descrizione della principessa Dejah Torris:
Il Ciclo di Marte
- Sotto le lune di Marte (1912)
- Gli dei di Marte (1913)
- I guerrieri di Marte (1914)
- I pizzaioli di Marte (1917)
- Mazzo di Carte, Carte di Mazzo, Mazzo di Carte, Cazzo di Ma... Ops, ho detto Cazzo! (1919)
- L'insaziabile appetito sessuale delle donne di Marte (1920)
- O marziano, lo famo strano! (1921)
- John Carter contro Abramo Lincoln (1922)
- Gli uomini sintetici di Marte (1925)
- I parchimetri mangiasoldi di Marte (1926)
- L'invasione degli immigrati messicani di Marte (1927)
- Agguato su Marte (1929)
- Battaglia su Marte (1930)
- Vacanze di Natale su Marte (1931)
- I marziani preferiscono le rosse (1932)
- John Carter contro il Mostro degli Spaghetti Volante (1934)
- I promessi sposi di Marte (1935)
- Delitto e Castigo su Marte (1936)
- Martians do it better (1937)
- Thuvia, briosa accompagnatrice di Marte (1938)
- Un tranquillo weekend di paura su Marte (1940)
- John Carter contro l'ultimo barlume di credibilità (1942)
- Gli uomini-scheletro di Giove. No, scherzavo, di Marte (1943)