Kaname Tōsen
Kaname Tōsen (東仙 要, “Quante sono queste?”) è un personaggio del manga-anime Bleach di Tito Quadrato, capitano e poi ex capitano della nona compagnia. Cieco dalla nascita, mortalmente logorroico e apparentemente pacifista, si rivelerà poi un esaltato convinto di essere l'incarnazione della giustizia con una faccia tosta da record e si unirà al sommo stronzone e alla schiera degli antagonisti per vendicarsi di un trauma subito in passato[1].
Sag(r)a del Sacro Girarrosto
Appare per la prima volta durante una riunione indetta dal fuhrer Genryūsai Yamamoto per discutere lo scandalo scoppiato attorno al capitano Gin Ichimaru, paparazzato all'uscita di un coca party a saccagnare Ichigo, senza peraltro ucciderlo. Tuttavia a causa della nuova intrusione di Fragolo e della sua allegra banda di fattoni la riunione finisce in vacca ed ai capitani viene ordinato di tornare alle proprie compagnie e prepararsi a sbaragliare quei quattro coglioncelli che sembrano voler disturbare la cimiteriale quiete del terzo reich Gotei 13.
Tōsen da subito prova della sua proverbiale coerenza: poco dopo aver biasimato la violenza che sta per scatenarsi, intercetta un Uryū Ishida ormai privato anche dei pochi poteri che aveva e ridotto uno straccio dal precedente scontro con Mayuri Kurotsuchi e lo stende con il potere base della sua zanpakutō.
Ma la situazione per i capitani sembra precipitare: pulcinella Kurotsuchi è fuori gioco, Aizen sembra essere stato amorevolmente assassinato ed infilzato ad un muro a mo' di poster da ignoti assalitori e, come se non bastasse, quel mattacchione di Zaraki ha capito che affettare tipo sashimi i suoi colleghi capitani è un ottimo passatempo per ingannare la noia.
Tōsen, cui Zaraki era stato sui coglioni fin da quando era diventato capitano, decide di affrontarlo convinto di poterlo mettere KO solo perché al suo fianco c'è l'amico “testa di secchio” Komamura. Ovviamente i due non riescono nemmeno a togliere una caccola dal naso dello psicopatico capitano dell'undicesima e così Tōsen, dopo uno dei suoi tipici blabla sulla pace, decide di sfoderare il Bankai: Enma Koorogi (lett. “giochiamo a nascondino tanto non mi prendi”), una specie di grosso pneumatico all'interno dei quale vista, udito, olfatto e percezione del reiatsu del nemico vengono azzerati (da notare come nonostante abbia reso sordo l'avversario, Tōsen continui a sproloquiare discorsi logorroici e senza capo né coda). Tanto basta a mettere finalmente in difficoltà Zaraki. Per circa due petosecondi e mezzo. Dopodiché il fighissimo capitano dai capelli a punta affetta l'avversario con la facilità con cui si fa scoppiare una bolla di sapone, mandando nel mentre in pezzi anche il suo Bankai.
Tōsen è ridotto pressappoco come un tonno Rio Mare dopo aver incontrato una decina di grissini e Zaraki decide che non vale nemmeno la pena di scomodarsi a dargli il colpo di grazia. Qualsiasi persona sana di mente benedirebbe una simile botta di culo ma Tōsen, in preda al primo di una lunga serie di abbagli, è convinto di poter ancora avere la meglio e si getta contro il nemico.
Purtroppo l'intervento di Komamura gli risparmierà una meritatissima lama giusto in mezzo agli occhi e conseguenti novantadue minuti di applausi per Zaraki.
La pesante batosta, tuttavia, non lo terra a lungo lontano dai riflettori: un redivivo e redistronzo Sōsuke Aizen infatti getta la maschera rivelandosi per quel gran bastardo che è e, tra le altre cose, rivela che l'altro suo complice, assieme a Ichimaru, è proprio Tōsen. Dopo aver recuperato la biglia nera iper rara dal corpo di Rukia con un'avanzata tecnica di fisting anale ed aver smerdato con un mignolo Fragolo, testa d'ananas e il capitano Rex, Aizen, Ichimaru e Tōsen ascendono all'Hueco Mundo accompagnati da imprecazioni e bestemioni generali, in particolare da parte di Komamura che si rende conto di esser stato preso per il culo dall'”amico” Tōsen preaticamente dal primo istante in cui l'aveva conosciuto. La risposta di Tōsen è quantomeno bizzarra, soprattutto considerando la babilonia che Aizen scatenerà nei successivi ventordici albi:
Sag(r)a del Mondo Buco
A dirla tutta, non è che la situazione migliori poi così tanto per Tōsen una volta raggiunto il mondo buco: dopo aver costruito l'abusivissima fortezza di Las Noches ed aver riunito una manica di seghe invereconde potente armata di guerrieri cui da il nome di espada, Aizen nomina il suo non vedente alleato “ufficiale supervisore”.
Questa altisonante nomina significa, in parole povere, che mentre Gin si strafarà di droga ed alcool senza fare un benemerito cazzo di niente tutto il giorno ed Aizen se ne starà in panciolle sul trono di Las Noches, con un secchio di popcorn in mano, a guardare gli hollow che ha trasformato in arrancar ed espada che si fanno maciullare da qualunque nemico metta piede nel mondo buco, a Tōsen toccherà l'ingrato compito di stare dietro a detti arrancar ed espada rimediando a ogni coglionata[2] che combinano.
Il più problematico di tutti si rivelerà senz'altro Grimmjow, che Tōsen dovrà andare a riprendere addirittura nel mondo terreno dove il furry espada numero 6 aveva organizzato quella che doveva essere una facile spedizione di sterminio e che invece finirà per costare la pelle a tutti gli arrancar impiegati, eccetto lo stesso Grimmjow senza riuscire ad infliggere nemmeno una perdita al nemico (e dire che dall'altro lato della barricata c'erano anche specialisti della figura barbina del calibro di Chad e Renji).
Se non altro, rispetto a quando era alla Soul Society, ora Tōsen può arbitrariamente brutalizzare e stuprare i sottoposti senza dover poi render conto a nessuno, al punto di potersi permettere di mozzare il braccio ad un espada senza conseguenze disciplinari (Aizen, essendo molto più stronzo di tutti i suoi sottoposti messi assieme, avallerà sempre qualsiasi prevaricazione per quanto abietta ed insensata). Oltre a fare da bambinaia agli espada, in questa saga Tōsen combina poco, anche quando Fragolo ed i suoi (ed appresso a loro i Capitani Zaraki, Unohana, Kuchiki e Kurotsuchi) fanno capolino per salvare la donzella di turno (la pluristuprata Ohirime) il massimo sforzo che l'ex capitano della nona dovrà compiere è servire il tè e far partire il proiettore durante la riunione degli espada.
Sag(r)a della mattanza di Karakura
Ma ecco che proprio quando sembra che il Mondo Buco debba essere lo scenario della battaglia decisiva Aizen se ne esce con un nuovo ordine campato per aria facente parte del suo machiavellico piano: invadere la sfigatissima cittadina di Karakura e creare la somma chiave del tinello per poi invadere la Soul Society entrando dalla porta sul retro. Ovviamente Tōsen, assieme a Gin ed agli espada numero uno, due e tre, fa parte del gruppo degli invasori, ma una volta tanto qualcuno riesce ad anticipare Aizen ed i rimanenti membri del Gotei 13 sostituiscono Karakura con una copia tarocca da poter distruggere in uno scontro epico senza poi dover pagare i danni e li aspettano lo stronzone ed i suoi tirapiedi.
La prima, inutilissima fase del duello, che vede impiegate le pedine più inutili (luogotenenti ed ufficiali di seggio da una parte, fraccion dall'altra), vede Tōsen, Gin ed Aizen costretti all'inattività da un nazistissimo Genryūsai Yamamoto con la tecnica “Jokaku Enjo” (lett. “Brucia il nero, il drogato e lo stronzo in un muro di fiamme”). Scendono in campo anche espada e capitani, fegati e pancreas volano un po' ovunque e la falsa Karakura viene sistematicamente ridotta ad un cumulo di macerie. Quand'ecco che arriva Wonderweiss ed il suo animaletto di compagnia con una alitata micidiale di aglio, ascelle e sgombro libera Aizen ed i suoi due assistenti dalle fiamme.
Tra Gin che si guarda bene dal fare qualcosa ed Aizen che tiene impegnati un po' tutti solo con lo sguardo a Tōsen tocca nuovamente il compito più ingrato: affrontare l'amichetto del cuore Komamura e il suo ex luogotenente Hisagi, un'incapace cagasotto che Tōsen aveva sempre schierato in prima linea sperando (invano) che qualche Hollow ne facesse spiedini. Il livello degli avversari permette finalmente a Tōsen, trasformatosi in un Hollow con una maschera sadomaso che copre interamente la sua faccia da pesce lesso, di pavoneggiarsi e sparare i suoi pipponi immondi sulla giustizia. Si viene così a sapere che Tōsen ha sempre odiato gli shinigami a causa della morte dell'unica persona che riusciva ad ascoltare un suo discorso senza cadere in coma o venire colta da caduta dei coglioni. Sbarazzatosi di quella sega di luogotenente Tōsen si trasforma ancora, stavolta in una specie di grosso insetto peloso e cornuto, e riacquista la vista per poter dire al capitano Rex che è brutto. Insomma Tōsen riesce a mettere col culo a terra Komamura ed è ancora nel pieno di uno dei suoi deliri di onnipotenza quando Hisagi lo prende alle spalle e gli perfora la gola.