La Mecca
La Mecca è una città piena di talebani e arabi. Forse perché si trova in territorio arabo, ma sono molti gli scienziati che studiano altre possibili cause. Una spiegazione alternativa può anche essere che se ci entra un cristiano viene impiccato o bruciato come sacrificio ad Allah.
È per antonomasia la città santa dei musulmani giacché, secondo la loro tradizione, ha dato i natali a Maometto, alla birra analcolica e al giubbotto imbottito di esplosivo.
Interessante notare la stranezza che in città come Baghdad ogni giorno crepino dalle 10 alle 50 persone per burleschi scherzi da prete, mentre a La Mecca nessuno. Forse gli arabi fanno preferenze, o forse le fa il presidente degli U.S.A. di turno.
Comunque sia a La Mecca ci passano milioni di beduini ogni anno in base a un verso del Corano creato appositamente per aiutare le agenzie di viaggio del nipote di Maometto. Nello scrivere il verso l'illuminato profeta si è anche prodigato nel descrivere delle regole particolari:
- L'assoluto divieto di lavarsi (cosicché a La Mecca puzzino tutti);
- L'assoluto obbligo di tirare una pietra contro un obelisco;
- L'assoluto obbligo di fare 7 giri intorno all'obelisco, possibilmente mentre gli altri lanciano le pietre.
- L'assoluto obbligo di arrampicarsi fino in cima per prendere i fagioli di Balzahar.
Queste, secondo gli scienziati, sono le stesse regole di un gioco di origine massonica denominato "gioco del maiale". Il grande Profeta le aveva aggiunte per divertimento nel suo Santissimo Capolavoro, ma per paura di finire sgozzati sono 1400 anni che i musulmani fanno finta di niente e continuano a seguirle rendendo così La Mecca la capitale dell'islam.
Pellegrinaggi
La Mecca è meta annuale di visite da parte dei pellegrini. Secondo quanto scritto nel Corano, e per sicurezza su tutti i bigliettini dei Baci Perugina venduti nei paesi islamici, tutti coloro che se lo possono permettere (fisicamente ed economicamente) sono tenuti a visitarla almeno una volta nella vita. Altro obbligo del buon musulmano è quello di farsi scoppiare in aria, uccidendo gli infedeli, almeno due volte nel corso della propria esistenza. Qualcuno afferma che dopo la prima sia molto difficile riprovarci, ma è sicuramente un miscredente del cazzo.
La sacralità dei luoghi comporta che nella città, e nel territorio circostante, sia categoricamente interdetto l'ingresso a chi non è di fede islamica. Considerando che sarebbe molto facile, specie per una terrorista cattolica, entrare con un burqa pieno di ostie al plastico, i controlli sono severissimi. Per smascherare eventuali infiltrati il servizio d'ordine dice a chi entra: "sia lodato Gesù Cristo", se il soggetto risponde "sempre sia lodato" viene impalato all'ingresso come monito per chi dovesse riprovarci.
All'interno si trova il Masjid al-Haram, la più grande moschea del mondo, che sorge al centro di sette colli come il Vaticano. I due luoghi sono accomunati anche dalla presenza di fedeli, venditori abusivi di bibite gassate e chioschi di porchetta, quest'ultima spacciata furbescamente per kebab di muflone nubiano.
L'attuale struttura si estende su una superficie di 356.800 metri quadrati, pari a circa 70 campi da calcio. Il 18% dei fedeli muore nel tentativo di raggiungere la Kaʿba, un enorme cubo di Rubik nero su tutte le facce, così realizzato affinché anche anziani e deficienti possano risolverlo. L'idea è chiaramente copiata dal monolite di 2001: Odissea nello spazio, tanto che Stanley Kubrick ha denunciato per plagio l'imàm del posto. Quest'ultimo, uomo dotato di grande cultura e fine senso dell'umorismo, ha fatto prendere a sprangate il regista da quattro arabi vestiti come i Drughi dell'Arancia meccanica.
In un angolo della Kaʿba si trova la Pietra Nera, frammento della lavagna appartenuta ad Allah e finita in frantumi dopo che lo stesso ci aveva sbattuto la testa di Maometto, perché non sapeva la tabellina del sette.
Attualmente l'intero maṭāf, il pavimento sul quale si effettua la circumambulazione[1] del cubone, è interamente lastricato e fruisce di un impianto di condizionamento per raffreddarlo. Una trovata geniale, quanto necessaria. Come risaputo nelle moschee si entra scalzi e quindi, soprattutto nella rovente stagione estiva, i pellegrini zompettavano come se fossero in discoteca. Inoltre, la puzza di piedi aveva messo più volte in allarme le popolazioni della Calabria, che temevano fossero andate a male le scorte di caciotte messe via per l'inverno.
L'intera area sacra è nota anche come Ḥarām Sharīf, che è possibile tradurre in: "poi ci farai il naso".
Un probabile falso storico
Alcuni archeologi sono convinti che la città santa citata nel Corano non sia affatto La Mecca. Possono affermare questo: da un lato perché sono convinti delle prove raccolte; dall'altro perché sono degli incoscienti e sottovalutano le minacce di morte.
Si palesa in effetti la sostanziale assenza di evidenze archeologiche per una città che si vorrebbe antichissima, già nella letteratura preislamica. Inoltre, nella sura VI ("Il bestiame") si parla di un paesaggio con bestiame e vegetazione mediterranea (ulivi, vigne e melograni) che non corrisponde affatto al clima desertico. Secondo i bene informati è più probabile che sia la descrizione di Matera.
Note
- ^ il giro giro tondo