Mario Schifano
Mario Schifano. Introdurre questo personaggio è veramente arduo: uomini del suo calibro nascono raramente, purtroppo a volte sopravvivono al parto. Prima di lui c'era riuscito Andy Warhol che con la sua fedele fotocopiatrice immortalò fotografie fatte da altri e poi le colorò coi Carioca che gli aveva inviato sua zia defunta dall'aldilà.
Le sue opere valevano miliardi fino a quando il pennarello non iniziò a scolorire. Schifano fu l'Andy italiano ma invece di fotocopiare Marilyn Monroe, James Dean e Coca Cola trasformò in eterne icone Sandra Mondaini, Raimondo Vianello, la Cedrata Tassoni e la Coca Cola. Mario Schifano fu un innovatore nel campo di suo nonno e abile zappaterra. Sperimentò vari materiali come la Pasta Modellina, gli stuzzicadenti, vecchi giornali, carta igienica, pattume, secrezioni, ecc. Produsse milioni di opere riuscendo a spendere solo 12.000 Lire di materiale in tutta la sua vita. Anche le sue opere come quelle di Andy (Cap) Warhol si stanno irrimediabilmente disgregando tra le mani degli imbecilli che le hanno acquistate pagandole una fortuna.
Il riportino
Il riportino di Mario Schifano è la prima cosa che salta in mente alle poche persone che conoscono Mario Schifano e alle quali per qualche oscuro motivo salta in mente proprio Mario Schifano. Il riportino di Mario Schifano è forse l'opera più provocatoria di Mario Schifano. Mario Schifano non era calvo e nemmeno scantonato, si rasò appositamente per farsi crescere il riportino e meritarsi il suo cognome. Non solo per quello se lo meritò. Il riportino di Mario Schifano era lungo approssimativamente 20 cm e Mario lo portò con orgoglio fin dentro alla tomba anche se proprio a causa del riportino morì vergine. Considerandosi Mario, un artista, aveva il riportino ma non lo pettinava perché gli artisti non si pettinano, nemmeno il riportino.
L'innovazione artistica di Mario Schifano
Mario Schifano cambiò il modo di interpretare l'arte tanto quanto Dante Alighieri cambiò la fisica quantistica. Ispirato dal suo Mentore Andy imparò a trent'anni a ricalcare quasi benino. A 35 anni sua nonna gli insegnò la tecnica per seccare i fiori dentro i libri, ma lui si sentiva un artista Pop anche se preferiva non farsi inquadrare in un genere di cui ignorava il significato e aborriva temi e stili classici. Così si decise a crearsi una tecnica tutta sua. Dapprima applicò alla parete pezzi di giornale trovati nel pattume battendoli poi forte con la fronte sino a lasciarci il segno. Durante il periodo Tabagista la sua tecnica mutò in uno stile più violento nel quale le tele venivano trattate con alcol e poi sforacchiate con mozziconi di sigaretta accesi; in qualche occasione Mario Schifano rischiò di bruciarsi il riportino. Col maturare dell'età e delle idee Mario creò ex novo vari stili.
Partì con collages composti brandelli di giornale scarabocchiandoli con un pennarellone, smitizzò foto di personaggi famosi disegnandovi corna e baffi, anche alle femmine, screanzato! Scattò delle foto alla tv accesa e le scarabocchiò col pennarello, per finire scarabocchio anche lo schermo della tv.
La crisi creativa e la via di fuga
Verso i quarant'anni Mario si rese conto che non aveva poi molto da dire quindi stette zitto. Offesosi per il suo stesso silenzio si rifiutò di dipingere. Per due giorni non dipinse, alla fine però dovette cedere alle enormi pressioni dei suoi ammiratori e acquirenti immaginari. Mario però non voleva ripercorrere i suoi passi così optò per un ritorno alle origini e cominciò a dipingere con le mani come i
bambini, poi con la nuca e con il velopendulo. Mario Schifano fu anche l'unico artista del suo paese che non sapeva dipingere con le ascelle. Dopo una fallimentare esperienza con la pittura a base di urina ed escrementi Schifano passò agli acquerelli e sforzandosi di essere eccentrico più che poteva se li mangiò. Poi l'artista sperimentò miscele di gasolio, fango e maionese creando i famosi Monocromi. Alla fine degli anni '80 passò all'olio poi tornò alla Marijuana perché l'olio non si trovava più. Dopodiché qualcuno gli spiegò che cos'era un olio, fu così che Mario Schifano comprò una valigetta piena zeppa di tubetti di colori a olio. Mario però non sapeva usarli (subito nemmeno aprirli) ma fu aiutato ancora una volta dalla sua Musa ispiratrice Gina, una pantegana da dodici chili che albergava in casa sua. Siccome si era dimenticato di comprare i pennelli e l'olio di lino (che pensava si fumasse), Mario spremette i tubetti direttamente sulla tela e li lasciò seccare col tubetto e tutto...
..esclamò Mario. In seguito Mario comprò dei pennelli, ma aveva finito gli oli così incollò i pennelli alla tela. Mario ormai vecchio dichiarò un secondo ritorno alle origini spiegando la sua voglia atavica di disegnare dinosauri, ma siccome non ne era capace desistette. A quel punto Mario non seppe più che cazzo inventarsi.
...ed ora il test che ha ingannato anche Vittorio Sgarbi e Achille Bonito Oliva
Osservate le immagini qui sotto, sapreste indicare quale tra queste opere di Schifano è stata realizzata da Caterina (4 anni) di Bergamo?
La risposta la trovate qui.
La morte
Visto che a quel punto Mario non sapeva più che cazzo inventarsi decise di sperimentare un'invenzione di cui aveva sentito parlare: lo specchio. Mario Schifano vide per la prima volta la sua immagine riflessa nel 1998 all'età di 64 anni. Morì d'infarto.
L'aldiquà
Dopo la sua morte, Telemarket ha rilevato milioni di opere di Mario dal robivecchi e dalla discarica annettendo inoltre un numero considerevole di falsi per rivenderle a 2000 euro al metro quadro con sconto del 93% ai primi dieci che telefonano. Mario Schifano è oggi esposto in molti musei nel mondo, anche se comincia a puzzare un po'...
La truffa dei falsi fu ingenuamente svelata proprio da chi li aveva realizzati: Riccardino di sei anni che durante una televendita riconobbe i disegni che aveva fatto tre anni prima all'asilo.