Miracolo economico italiano

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La Fiat 500: per molti il simbolo del miracolo economico italiano, per altri un miracolo uscirne vivi.
« Il boom economico è quando riesci ad aprire una cassaforte con pochissimo C-4. »
(Un giovane ladro con le idee confuse.)
« Il boom economico è quando comperi dai cinesi i palloncini per la festa di tua figlia e ne scoppiano la metà gonfiandoli. »
(Un giovane padre con le idee confuse.)
« Me lo ricordo il boom economico, fu quando feci brillare il porcellino salvadanaio di mio nipote, vennero fuori circa sedicimila lire e ci andai dalla Marcella. »
(Un anziano con le idee confuse, ma nemmeno tanto.)

Il miracolo economico italiano (anche detto boom economico) è un periodo della storia d'Italia di forte crescita economica e sviluppo tecnologico, compreso tra il 1950 e il 1970. Questo genere di fenomeno c'era già stato prima in altri paesi, il fatto che accadesse in Italia convinse gli economisti ad aggiungere la parola "miracolo". A molti oggi sembrerà incredibile, ma c'è stato un tempo in cui una famiglia monoreddito poteva comperare in un anno un televisore, la nuova lavatrice, qualche paio di scarpe e una nuova automobile a rate, il tutto pagando anche l'affitto. No, non stiamo parlando del mago di Arcella o di un rapinatore di banche, ma di un comune operaio.
L'enorme spinta produttiva diffuse un numero sempre crescente di prodotti e spuntarono i primi supermercati. In questa evidente confusione l'unico faro era rappresentato da Carosello, indispensabile per orientarsi tra le svariate merendine sugli scaffali, scegliere l'olio che ti fa saltare le staccionate senza rimetterci le coronarie, o per affrancarsi da responsabilità gravose come scegliere la carta da culo a 3 o 4 veli.

« Papà, ieri al Carosello ho visto la pubblicità della Barbie shampista di cani. »
(L'attenta ed informata consumatrice in erba.)
« E sticazzi?! »
(Il genitore antiprogressista ancora poco inserito nell'ottica dell'imperante consumismo del suo tempo.)

Storia

Ovviamente non ci si inventa un miracolo economico dal niente, occorre prima preparare il Paese in un certo modo, altrimenti è difficile che l'impresa abbia successo. Le operazioni da fare sono semplici ma vanno eseguite in rigoroso ordine sequenziale: invertendo qualcosa va tutto a farsi fottere.

La FIAT di Torino, la Bauli di Verona, alcuni emigranti di Foggia, alcuni fancazzisti di Roma. Tutto questo è stato il fantasmagorico boom economico.
  1. Radere al suolo tutto. L'ideale è una bella guerra, quella civile non va bene perché in genere non si utilizzano armi di distruzione di massa, ci si limita a qualche scaramuccia, ci si insulta pesantemente, ma alla fine la torta viene spartita e si fa pace. Molto meglio una guerra mondiale: eserciti enormi, stormi di bombardieri, cannoneggiamenti navali, divisioni corazzate e, con un po' di culo, una bombetta atomica.
  2. Perdere la guerra. Lo so che perdere non piace a nessuno, però se vinci devi occuparti anche di quelli che hanno perso, meglio restare concentrati su un solo obiettivo. Questa cosa l'aveva capita benissimo Mussolini altrimenti, dopo aver conquistato la Libia e la Somalia che ci voleva a prendersi il resto del mondo?
  3. Farsi prestare uno sproposito di soldi. A questo punto bisogna fare la faccia da morto di fame, destare pietà e tendere la mano al vincitore. Il presidente Luigi Einaudi, dopo aver fatto un corso serale presso un accampamento di zingari, si recò in America ed ottenne gli aiuti del Piano Marshall. In cambio dovette accettare: tassi da usuraio, l'installazione di basi militari americane in territorio italiano, di intercedere in Vaticano per far sostituire durante la messa il vino con la Coca-Cola e di usare California Girls dei Beach Boys come inno nazionale.
  4. Dare i soldi alle imprese. La cosa ottimale è quella di spalmare la ricchezza in tutto il paese, all'epoca si iniziò dal Nord Italia[1]. Purtroppo l'Italia è decisamente lunghetta, i soldi finirono all'altezza di Latina. Quindi, mentre in Piemonte prese a svilupparsi un colosso del settore automobilistico, in Sicilia si sviluppò un colosso del settore crimine organizzato.
  5. Dare stipendi adeguati al costo della vita. Occorre tutelare il potere di acquisto delle famiglie, al fine di avviare un moto armonioso tra produzione e consumo. Se tra bollette e affitto va via il 70% dello stipendio: "cosa vuoi che si consumi un padre di famiglia?" (a parte il fegato).
La Fiat, industria leader nella costruzione di utilitarie, esportò molte auto all'estero. Le Fiat 600 andavano molto oltreoceano, le Fiat 500 erano apprezzatissime in Olanda, ma solo con una puttana già dentro.

Nel 1960 lo stipendio medio era di 47000 lire e un ghiacciolo Arcobaleno[2] lo pagavi 30 lire. Oggi lo stipendio medio è di 1300 euro e un Calippo costa 1,5 euro. All'epoca ti potevi mangiare 1566 gelati al mese, oggi 866 (praticamente la metà). Da questo possiamo trarre un grande insegnamento:

« Se il prezzo del petrolio sale è colpa del califfo, ma se il PIL scende è colpa del calippo. »
(Karl-Ugo Baumgärtner, Macroeconomia per sempliciotti, Collana "I pratici", Monaco 2008, Ed. La Tanica.)


Ad ogni modo, tra il 1959 e il 1962 i tassi di incremento del reddito raggiunsero valori da primato: +6,4%, +5,8%, +6,8% e +6,1%. Curiosamente lo stesso aumento del livello di incazzatura di un italiano medio tra il 2009 e il 2012.
Molti erano comunque diffidenti riguardo questo improvviso benessere, continuando a mettere i risparmi nel materasso. Evitavano di guardare la televisione, temendo che quell'aggeggio infernale potesse convincerli a spendere senza freno lo stipendio, magari anche a contrarre debiti per qualcosa di superfluo. Quelli particolarmente prevenuti erano convinti che, in un apocalittico futuro, potesse addirittura arrivare a condizionare le scelte nella cabina elettorale. Indubbiamente dei pazzi!
Comunque il progresso non si può fermare, anche se chi deve gestirlo è la classe politica di questo paese. Il miracolo economico andò "a tutta velocità" per venti anni, ma poi si arrestò improvvisamente. Pensiamolo come ad un TIR che viaggiava a 160 km/h guidato da un friuliano pieno di grappa, era normale che finisse prima o poi schiantato ai piedi di un cavalcavia.

Il consumismo

Il dilagante consumismo portò nelle case italiane tutti gli elettrodomestici ma, con un kilowatt e mezzo disponibile, ne potevi attaccare uno alla volta (dopo aver spento tutte le luci).
« Mamma guarda, hanno pure "Rita la bambolina plip". »
(Bambina entusiasta.)
« Se mi spieghi cosa deve fare una bambola per essere "plip" te la compero! »
(Madre diabolicamente astuta.)

Questa enorme disponibilità di prodotti non poteva essere smaltita dal tessuto commerciale tradizionale, fatto di piccole botteghe specializzate nella vendita. Iniziarono a comparire i primi supermercati, le donne ne furono da subito attratte. La casalinga era però abituata a lavare tutto col sapone (stoviglie, biancheria, figli, cane, etc.) e si trovò improvvisamente davanti uno scaffale pieno di: Ava come lava, Dash che più bianco non si può, Lip, Kop, Biol, Scala, Bio presto, Bio lesto, Bio onesto e Zio Ernesto. Iniziarono a diffondersi i primi disturbi mentali generati dalla nuova situazione, che coglieva impreparate queste povere donne.

  • Ansia da abbandono. La situazione tipo era rappresentata da: "Mio Dio! Ho acquistato Kop ed ho lasciato sullo scaffale Lip. Poverini, erano ancora tutti lì, i Lip non li vuole nessuno."
  • Sindrome del carrello vuoto. Uno dei pensieri più comuni era: "Perché la vedova Sbrindelloni ha sempre il carrello pieno e io no?! E dire che noi siamo in quattro e lei sola"[3].
  • Senso di inadeguatezza. La scelta del detersivo poteva scatenare forti attacchi di panico, la domanda che la donna si faceva era: "Con cosa posso lavare la camicia di mio marito?" Sua suocera evidentemente usava un prodotto segreto della NASA, quando la lavava lei a cena si poteva mangiare a luci spente, la camicia del figlio era talmente bianca che illuminava la stanza a giorno, riflettendo le luci della tangenziale.
Forti dell'enorme esperienza tecnica acquisita, maturata nella costruzione della 600 multipla, fu logico invadere i mercati correlati.
« Ma allora cosa scegliere? Di chi potersi fidare? »

La FIAT, puntando sul suo marchio che oramai era garanzia di elevata affidabilità[da verificare], iniziò a costruire altri prodotti proprio per venire incontro a questa esigenza.

  • Lavatrice Fiat 1100 GTV: montava un motore sovralimentato da 115 CV, durante la centrifuga gli abiti diminuivano di quattro taglie.
  • Frigorifero Fiat Polar-1800: per produrre il freddo usava un motore alimentato a gasolio, per ghiacciare una scatola di Polaretti occorrevano circa sei litri di carburante.
  • Aspirapolvere Fiat Hurricane-2500: montava un prototipo di motore in fase di studio per il settore corse, la pulsantiera prevedeva sette velocità di aspirazione distinte. V.1 aspirava le briciole dal tavolo, V.2 pulizia standard, V.3 pulizia accurata, V.4 strappava con forza gli acari dal tessuto e li sculacciava, V.5 aspirava la polvere del piano di sopra, V.6 funzione trasloco (aspirava mobili e suppellettili). Il tasto della velocità V.7 era rosso e protetto da una grata, vi si accedeva utilizzando due chiavi distinte, una data al capo famiglia e l'altra in dotazione ad un tecnico specializzato, da chiamare apposta.

I nuovi ricchi

La rete autostradale in continua espansione, il pedaggio che aumenta subito prima della vacanza estiva, la coda sulla Salerno-Reggio, il bastardo che passa sulla corsia di emergenza.
Oltre mezzo secolo e non è cambiato un cazzo.

Nei venti anni di boom economico l'italiano divenne più ricco, mi pare il minimo. A questo dato se ne aggiunge un altro meno scontato, era anche diventato più alto. Fra il 1951 e il 1972 la statura media passò da 170 a 174 cm. Chiedere lumi su questo insolita crescita ci pare d'obbligo, ci risponde l'esperto mondiale di genetica delle popolazioni, il norvegese Ørjan Bragstaldhiorsen.

« Boh! Si saranno comperati le scarpe coi tacchi! La piantate di rompermi le palle con queste domande sceme? Non mi sono mai allontanato da Flekkenfjord, cosa volete che ne sappia dell'Ittaghlia?! »
(Ørjan Bragstaldhiorsen in una giornata no.)

Anche nel settore del tempo libero ci furono profonde trasformazioni. Dal 1956 al 1965 raddoppiarono le presenze negli alberghi, quelle nei campeggi aumentarono di quattro volte. I barboni dormivano ancora sotto i ponti, ma coperti da una stola di ermellino. Le vacanze divennero uno dei simboli del boom, chi ci andava poteva sperimentare le ultime novità in fatto di svago, come: lo sci nautico, guidare una nave da crociera a occhi bendati, la caccia al Nusbari, portare una mandria di bufale dalla maremma a Latina Scalo, oppure, per gli amanti delle emozioni forti, andare in Sardegna e farsi rapire dall'Anonima sequestri per due settimane.
Chi non andava in ferie era guardato in malo modo, accusato di essere un individuo avverso all'opulenza e rischiava addirittura il linciaggio. Quindi, anche chi aveva appena firmato un bancale di cambiali per la nuova auto, era costretto a far finta comunque di andare in vacanza. Dopo aver caricato il portapacchi (fino ad una altezza raggiungibile solo paracadutandosi), serrate le finestre ed affidato il cane al vicino di casa, la finta partenza. Per rendere credibile il tutto, era fondamentale salutare i vicini come se ci si stesse imbarcando sul Titanic. A notte fonda, spingendo la macchina a mano fin dentro il box, si tornava a casa, vivendo come vampiri per una settimana.

Ripercussioni economiche e sociali

Campagne pubblicitarie di successo della Vespa.

Il 18 gennaio 1954, nelle battute iniziali del miracolo economico, il ministro dell'economia Ezio Vanoni predispose un piano per lo sviluppo economico controllato che, negli intenti del Governo, avrebbe dovuto evitare squilibri sociali e geografici (crollo dell'agricoltura, profonda differenza di sviluppo tra Nord e Sud, etc). Vanoni aveva conseguito il diploma di Asfaltista Senior alla CEPU, in seguito si era laureato alla București University in Lane e filati, i titoli c'erano ma sottostimò leggermente il problema, i risultati sono tuttora visibili.

« Non correte... Vespizzatevi! »
(Pubblicità del 1950 per la quale l'autore subì lo strappo degli arti, tramite 4 Vespa sparate a tutta velocità in direzioni opposte.)

Dal punto di vista dei giovani le cose andarono meglio. L'avvento del consumismo fu recepito nella sua essenzialità: bastava che il babbo gli comperasse la vespa e il resto veniva "in secondo piano" (ma forse sarebbe più giusto dire "in soffitta"). Ragazzini di 14 anni si trasformarono (in modo repentino) da "paffuti pargoli brufolosi con in mano un Big Jim", a "centauri con le Marlboro arrotolate nella manica della t-shirt e zippo sempre caldo". Il divario tra Nord e Sud in questo caso venne meno, la diffusione delle Vespa era ben bilanciata in tutta la penisola.

« Come si spiega questo?! »
(Il ministro dell'economia Ezio Vanoni che cerca di capirci qualcosa.)

Come sempre accade, le giovani menti sono più elastiche e trovano soluzioni che ad altri sfuggono: le Vespa venivano comperate al Nord, rubate in giornata e portate al Sud.

Bibliografia

Voci correlate

Note

  1. ^ qualcuno avrà deciso così.
  2. ^ uno dei più costosi
  3. ^ Magari la mezza quintalata di cetrioli e zucchine acquistata, con un minimo di fantasia, potrebbe suggerire una risposta
Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 20 ottobre 2013 col 50% di voti (su 12).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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