Campionato mondiale di calcio 1982

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Per il logo ufficiale la FIFA si era rivolta nientemeno che al celebre Joan Mirò, che realizzò l'opera a sinistra. Scambiata per lo scarabocchio di un gibbone, fu cestinata a vantaggio del logo a destra, realizzato da una bertuccia di Gibilterra. Mirò non la prese affatto bene e morì di crepacuore l'anno dopo.
« Pooo po po po...no aspè, cos'è che cantavano all'epoca? Ah, già: da, da, da, tutti figli di Bearzot. »
(Qualunque italiano mentre rivede le immagini del trionfo del 1982)

I Mondiali di calcio Spagna 1982 sono stati la prima edizione del mondiale di calcio in cui ai nastri di partenza si presentavano 24 squadre anziché le tradizionali 16, perché la FIFA ci teneva a dimostrare al mondo intero di sapersi destreggiare anche con numeri grandi. Tale decisione ebbe un impatto determinante sulla crescita del gioco del calcio a livello globale, poiché i posti aggiuntivi permisero un più agevole accesso al torneo per le nazioni al di fuori del tradizionale asse Europa-Sud America: infatti che mondiali sarebbero senza squadre come lo Swaziland e la Groenlandia?

La scelta della Spagna come Paese organizzatore era dovuta ad una mera semplificazione linguistica: si era provveduto a riciclare la documentazione in lingua spagnola in uso nei Mondiali precedenti, svoltisi in Argentina, effettuando solo piccole correzioni qua e là a colpi di scolorina. Ciò comportò un notevole risparmio sulle traduzioni e sulla redazione di nuova modulistica, grazie al quale i vertici della Federcalcio spagnola poterono garantirsi ogni sorta di sollazzo sessuale per tutta la durata del torneo.

È tuttora il mondiale ospitato da un'unica nazione che ha visto impiegato il maggior numero di stadi, tanto che alcune partite furono disputate addirittura nel campo dell'Oratorio Don Bosco de la Vega, dietro raccomandazione di Zorro.

Qualificazioni

Il pallone del torneo era stato riciclato da quello usato in Argentina quattro anni prima anche nel materiale: 100% vera pelle di desaparecido.

Nonostante l'allargamento del torneo a 24 squadre non mancarono le sorprese in fase di qualificazione: in Europa non riuscì a qualificarsi l'Olanda, finalista nelle due precedenti edizioni, che venne superata da Francia e Belgio: gli Orange pagarono l'eccesso di lealtà mostrato agli eroi dei successi degli anni '70, in particolare verso un Cruijff ormai quarantenne e un Neeskens dipendente dalla macchina per la dialisi. Ottenne la qualificazione invece la sorprendente Irlanda del Nord, che eliminò Svezia e Portogallo mandando l'IRA a far saltare in aria i loro aerei all'aeroporto di Belfast. Quanto all'Italia, a un avvio di girone folgorante fecero seguito diverse prestazioni balbettanti, che non costarono la qualificazione solo perché la Danimarca si ostinò a disputare l'intero girone con la squadra di hockey su prato.

In Sud America fece scalpore l'eliminazione dell'Uruguay fresco vincitore del Mundialito del 1981: per la Celeste fu un vero peccato non poter contare nella partita decisiva in Perù su cinque titolari, bloccati alla dogana con del materiale sospetto che poi si scoprì essere dell'arbre magique all'aroma di mars fritto. Nel girone del Centro-Nord America invece riuscì a fallire l'approdo alla fase finale il Messico, che pagò cara la presunzione con cui affrontò il girone eliminatorio: infatti la stella Hugo Sánchez, centravanti del Real Madrid, onde non affaticarsi in vista del torneo insistette per giocare tutte le qualificazioni in porta.

I gironi africani videro la qualificazione di Camerun e Algeria, che beneficiarono di numerose defezioni dovute a motivi finanziari e riuscirono ad ottenere il biglietto per la Spagna, dove approdarono nascosti nella stiva di un cargo che trasportava calamari. In Asia, infine, la Nuova Zelanda vinse lo spareggio contro la Cina e conquistò insieme al Kuwait il posto di materasso annunciato del Mondiale.

Prima fase a gruppi

Gruppo 1

La formazione del Camerun, dove spiccano il già sessantenne Roger Milla e il portiere Thomas N'Kono, che contrastava l'afa dei pomeriggi spagnoli con una tuta in Gore-Tex.

Un gruppo equilibrato come una telecronaca di Tiziano Crudeli, che comprendeva l'Italia quarta in Argentina quattro anni prima, la solida formazione polacca che poteva contare sulla vecchia guardia che giunse terza nel 1974 rafforzata da uno Zbigniew Boniek non ancora rimbecillito dalle apparizioni alla Domenica sportiva e il Perù che aveva superato il primo turno nel 1978 ed era guidato da quel Gerónimo Barbadillo che ad Avellino era venerato quasi quanto Ciriaco De Mita. A completare i quadri i poco accreditati camerunensi, la cui preparazione tattica e atletica al Mondiale era stata curata da un'équipe di sciamani.

La prima partita fu disputata a Vigo tra Italia e Polonia. Gli azzurri, convinti che si stesse parlando di Vigo di Fassa, avevano disputato le ultime due amichevoli pre mondiali calzando scarponi da sci e giunsero quindi all'appuntamento più preparati a disputare la Vasaloppet che il Mondiale. Per fortuna la nazionale polacca aveva come giocatore di riferimento il veterano Grzegorz Lato, che aveva sulle spalle più mondiali disputati che capelli: per non rischiare perdite umane a causa della calura, le due squadre scelsero dunque di prenderla con calma, e finì 0-0. Il giorno successivo, Perù e Camerun decisero a loro volta di non spremersi troppo e chiusero anche il loro incontro a reti bianche. Seguirono quindi l'1-1 tra Italia e Perù e lo 0-0 tra Polonia e Camerun, in un gruppo così piatto che al confronto una partita di tressette a perdere sembrava un rave.

Alla vigilia dell'ultimo turno, visti i risultati degli altri gironi, gli scaltri polacchi realizzarono che arrivando secondi nel girone rischiavano di doversi scornare nella fase successiva con Brasile e Argentina, perciò si scossero dal torpore dei primi due incontri e ipotecarono il primo posto con un sonoro 5-1 al Perù, che dal canto suo non se la prese troppo a male visto che aveva già prenotato il volo di ritorno per Lima per la sera stessa. Per evitare di finire con le due grandi sudamericane, l'Italia era dunque costretta ad infliggere un punteggio analogo al Camerun: un'impresa disperata poiché le statistiche sottolineavano impietosamente come l'Italia non aveva mai segnato 5 gol in una girone intero, figurarsi in una sola partita. Gli azzurri affrontarono dunque gli africani con lo stato d'animo di un bovino al macello, e pensarono che per evitare figure di merda annunciate era meglio cedere il passo agli sprovveduti camerunensi. Inaspettatamente però al 61' un calcio di punizione di Antognoni destinato in fallo laterale carambolò addosso a un Graziani intento a scaccolarsi e finì in fondo alla rete difesa da N'Kono. Colti di sprovvista dall'accaduto, gli Azzurri rimediarono in fretta e furia grazie a Dino Zoff che simulò una colica renale su un innocuo passaggio di M'Bida, ma non riuscirono a regalare la decisiva rete del vantaggio ai Leoni Indomabili che, mangiata la foglia, per evitare ogni rischio nascosero il pallone agli Azzurri e improvvisarono una partita a bitch volley fino allo scadere. La frittata era dunque fatta: contro Brasile e Argentina si prevedevano tanti di quegli scapaccioni da far rivalutare persino i risultati dello Zaire del 1974.

Squadra Punti Verdetto
Polonia 4 Vincitrice del girone e di una fornitura a vita di boršč con cachi e cozze.
Italia 3 Promossa col debito con la buona sorte.
Camerun 3 Eliminato per eccesso di neritudine.
Perù 2 Fuori per decorrenza dei termini cautelari.

Gruppo 2

Gli algerini non presero affatto bene il biscotto organizzato a loro danno da Germania e Austria.

Il gruppo 2 sembrava sorteggiato apposta per far qualificare la Germania. Nella benevola urna, riconoscibile perché coperta di svastiche, furono inserite tre squadre inutili che iniziavano per A: Austria, Algeria e Andokazzostan. A fine estrazione ci si accorse che il Cile era restato fuori e, scoperta la burla, si fecero tutti grasse risate tranne i cileni, che erano palesemente condannati. Contrariamente a quanto accade di solito, l'Algeria non aveva prestato i suoi migliori giocatori alla Francia: se ne avvide troppo tardi la Germania che perse la partita d'esordio per 2-1. L'Austria, rassegnata a non poter giocare con le palle di Mozart, ritenute non regolamentari, batté quindi comunque il Cile per 1-0, che poi per par condicio si beccò anche un 4-1 dai tedeschi. Dopo il 2-0 dell'Austria sull'Algeria quest'ultima approfittò a sua volta del masochismo dei cileni infliggendo loro un 3-2. La classifica prima dell'ultimo incontro era fuori da ogni logica: Algeria e Austria a 4 punti, Germania a 2 e Cile che per contare i gol al passivo aveva bisogno di un foglio Excel. Nell'ultima partita del girone, la Germania affrontava l'Austria già matematicamente qualificata. Per i crucchi si trattava dell'ultima spiaggia, poiché se avessero fallito la qualificazione sarebbero stati affogati nel mare delle Asturie. Al 10' minuto il tedesco Horst Hrubesch rubò palla a centrocampo, approfittò di una distrazione della difesa austriaca con i terzini sdraiati a prendere il sole sulla tettoia della panchina e i centrali impegnati ad unire i puntini da 1 a 46 sulla Settimana Enigmistica e portò dunque in vantaggio i tedeschi. Gli austriaci, però, erano comunque qualificati per differenza reti, perciò il resto della partita gli spettatori di fede tedesca e austriaca organizzarono gare di karaoke per passare il tempo, si ubriacarono tutti assieme con otto cisterne di birra, inneggiarono al terzo Reich ed uscirono abbracciati dallo stadio, il tutto mentre gli algerini cercavano gli inneschi del C-4 per un attentato dinamitardo. Qualcuno definì la partita come "la vergogna di Gijón", altri paragonarono l'evidente biscotto ad un savoiardo grosso come un vagone merci.

Squadra Punti Verdetto
Germania Ovest 4 Primo posto nel raggruppamento e nella lista delle squadre più odiate del pianeta.
Austria 4 Relegata come sempre al ruolo di reggipalle dei tedeschi.
Algeria 4 Estromessa dalla torta crucco-austriaca, una Sacher indigesta come una cassoeula.
Cile 0 Eliminato subito, per evitare la folla inferocita in patria fa ritorno solo nel 1988.

Gruppo 3

L'avveniristico tabellone elettronico dello stadio di Elche.

Il Mondiale spagnolo cominciò dal gruppo 3, il primo dei tanti motivi per cui i membri del comitato organizzatore del mondiale furono rinchiusi in manicomio. L'incontro inaugurale della kermesse pallonara si tenne il 13 giugno al Camp Nou di Barcellona tra Argentina e Belgio, meritatamente[citazione necessaria] campione in carica la prima, vicecampione d'Europa e di birra alle spalle della Germania la seconda. Gli argentini sbatterono per tutto l'incontro contro l'organizzata e arcigna difesa belga, anche a causa di un Maradona talmente preda della tensione che si pisciò addosso durante il sorteggio del campo, e in uno dei rari contropiedi dei Diavoli Rossi Erwin Vandenbergh scattò così veloce palla al piede che entrò in porta trascinandosi dietro il portiere argentino Fillol e si fermò solo nel parcheggio dello stadio.

Una leggenda salvadoregna narra che, qualora la nazionale vinca una partita ai mondiali, il vulcano Izalco coprirà di lava l'intero Stato. E nessuno può mettere in dubbio il patriottismo dei salvadoregni.

Nell'incontro successivo si affrontarono a Elche l'Ungheria, i cui giocatori volevano mostrarsi degni eredi di Ferenc Puskás nonostante questi li avesse esplicitamente diseredati, ed El Salvador, alla sua seconda apparizione ai mondiali dopo quella del 1970 in cui si era aggiudicato il trofeo AFDCTIU (Attacco Fantasma-Difesa Colabrodo Tutto In Uno). Sarebbe stato difficile anche solo eguagliare quel primato, ma l'allenatore salvadoregno Rodríguez sapeva il fatto suo: al termine dei 90', l'Ungheria s'impose con fatica per 10-1, permettendo così ai salvadoregni di migliorare il record del mondiale messicano in una sola partita. Chapeau.

Gli ungheresi si convinsero dunque di essere la vera rivelazione del torneo, ma il 18 giugno tornarono bruscamente coi piedi per terra per merito dell'Argentina i cui giocatori, dopo il capitombolo iniziale, furono ritemprati dal commissario tecnico Menotti a frustate sul glande e nutrimento a base di scatolette di Simmenthal. Vuote.
Il risultato fu un 4-1 che non ammetteva repliche, restituendo credibilità alla difesa del titolo dell'Argentina e gli ungheresi tornarono al loro status di salami.

I presagi di ciò che sarebbe accaduto non furono colti né da Maradona, né dai suoi compagni di squadra.

In seguito il Belgio zitto zitto conquistò altri due punti con un risicato 1-0 ai danni del Salvador, ringalluzzito dopo la disfatta contro l'Ungheria da un legittimo moto d'orgoglio e dal sequestro di tutte le famiglie dei convocati, quindi pareggiò 1-1 con l'Ungheria e si piazzò stabilmente in testa alla classifica. L'ultimo incontro tra Argentina ed El Salvador avrebbe deciso la seconda classificata, ossia la vittima sacrificale del Brasile. Il giorno prima del match una delegazione salvadoregna si recò presso l'albergo ove alloggiava la nazionale argentina. I salvadoregni dichiararono: "Ce l'abbiamo a morte con l'Ungheria, perciò intendiamo favorirvi: vi sconfiggeremo e vi eviteremo di incontrare Brasile ed Italia, risparmiandovi una figura di merda colossale che invece toccherà agli ungheresi!" Maradona in persona rispose: "Questa è la combine più idiota che mi abbiano mai proposto. Noi domani vi si fa un culo quadro e si passa il turno. Non ci son cazzi!" Il capo-delegazione salvadoregno, gran sacerdote voodoo fuori dal terreno di gioco, abbassò lo sguardo: "Come volete. Noi la nostra proposta l'abbiamo fatta!" Rivolgendosi a Maradona, soggiunse: "E tu, tarchiatello, scolpisci nella tua mente queste parole: non sei stato gentile con me. Chi di gentile ferisce, di gentile perisce! Sei stato avvertito!" Maradona e compagni non capirono, lì per lì. L'indomani in un incontro senza storia l'Argentina liquidò con un secco 2-0 la pratica El Salvador. Tutti erano euforici per aver passato il turno, solo Maradona ogni tanto si estraniava, mentre nella testa gli rimbombava la parola "Gentile". Quell'aggettivo in apparenza beneaugurante riusciva a gettarlo in uno stato di profonda inquietudine, senza che egli riuscisse a spiegarsi perché.

Squadra Punti Verdetto
Belgio 5 Vincendo il gruppo mette d'accordo fiamminghi e valloni: ha più culo che anima.
Argentina 4 Paga l'eccessiva distanza tra i reparti: gli attaccanti sono troppo a ridosso dell'area avversaria, mentre la difesa è appena decollata da Buenos Aires.
Ungheria 3 Spietata con il povero Salvador, solida come uno stracchino con le squadre vere.
El Salvador 0 Fa quel poco che può, meritando comunque il premio della federazione: un mottarello.

Gruppo 4

L'attaccante kuwaitiano Nassir Al-Ghanim durante la seduta defaticante nella piscina di greggio.

Testa di serie del girone era l'Inghilterra, che dopo la vittoria ai mondiali del 1966 aveva battuto solo San Marino e Samoa Americane ma fu piazzata in prima fascia per evitare confronti con l'Argentina, con cui la tensione era alle stelle a causa della guerra nelle Isole Falkland e del fatto che, per ritorsione, il Tottenham licenziò il regista argentino Osvaldo Ardiles alla vigilia del torneo obbligandolo a rimpatriare a bordo di un pedalò. Avversari degli inglesi erano:

Ad iniziare le ostilità fu la sfida di Bilbao tra inglesi e francesi, con un'importante defezione tra le fila britanniche: l'asso Kevin Keegan, infatti, dovette saltare tutta la prima fase a causa di una tendinite al piede destro che si era procurato nel vano tentativo d'imparare a infilarsi le infradito. Prevalse l'Inghilterra per 3-1, con l'ispirato duo di centrocampo composto da Bryan Robson e Ray Wilkins che scardinò la difesa francese con millimetrici passaggi filtranti e colpi di piede di porco sui reni. L'indomani, la volitiva formazione del Kuwait impose l'1-1 a una Cecoslovacchia parsa così imballata che, al termine del primo tempo, venne impacchettata in un bancale e condotta negli spogliatoi su un muletto. Nel secondo turno l'Inghilterra superò con un agevole 2-0 anche i boemi, che per contrastare la velocità degli avversari tentarono invano di addormentare la partita fornendo a tutti i loro tifosi un carillon, mentre nella successiva vittoria per 4-1 della Francia sul Kuwait si verificò un curioso siparietto: sul 3-1 per i galletti, l'intera difesa degli asiatici si fermò su un cross di Rocheteau ingannata da un fischio partito dagli spalti, lasciando una facile conclusione ad Alain Giresse che insaccò di testa nonostante fosse tanto piccolo da non arrivare nemmeno ai pedali dell'autoscontro. L'arbitro sovietico Stupar convalidò la segnatura scatenando le proteste dell'emiro kuwaitiano Ahmed Habib Panin al-Salam, che invase il campo pretendendo l'annullamento del gol e riuscendo nel suo scopo solo dopo aver promesso al direttore di gara il trolley in palio con i bollini Q8. L'ultimo turno non regalò sussulti particolari e iniziò con Francia e Cecoslovacchia che pareggiarono 1-1 un incontro in cui entrambe le squadre giocarono al risparmio, i francesi in vista della seconda fase e i cecoslovacchi per conservare il fiato per scappare a chiedere asilo politico. Il giorno successivo, l'Inghilterra concluse il girone a punteggio pieno con un 1-0 sul Kuwait, per la gioia degli hooligan al suo seguito che festeggiarono mettendo a ferro e fuoco mezzi Paesi Baschi.


Squadra Punti Verdetto
Inghilterra 6 Annuncia il ritorno tra le grandi con squilli di tromba: infatti le suona a tutti.
Francia 3 Avanza con l'incedere potente e maestoso di una Citroën 2CV.
Cecoslovacchia 2 Esce dopo tre partite tristi e scialbe come la Staropramen sgasata.
Kuwait 1 Porta a casa un buon punto e tutti gli asciugamani e i posacenere dell'albergo.

Gruppo 5

La collezione speciale di lattine di Coca-Cola raffigurante Naranjito, la mascotte dei Mondiali di Spagna. Dopo l'eliminazione dei padroni di casa ne uscì una settima, con il simpatico agrume impiccato alla traversa.

L'eccitazione dei tifosi spagnoli, pronti a vedere la loro squadra diventare la terza nazione consecutiva a trionfare nel mondiale in casa, era talmente palpabile che nessuno batté ciglio quando, alla vigilia del debutto, il governo alzò il prezzo della benzina, raddoppiò le imposte sulla casa e si spinse addirittura a tassare le tapas con l'aperitivo, costringendo i bar spagnoli a sostituirle con le pizzette Catarì. D'altronde il sorteggio sembrava aver apparecchiato per la Spagna un avvio di torneo morbido, poiché a far compagnia alle Furie Rosse nel raggruppamento capitarono:

L'incontro d'esordio a Valencia vide i padroni di casa opposti agli honduregni in una gara dal pronostico talmente chiuso che a chiunque scommettesse sulla vittoria dei centroamericani veniva prescritta una perizia psichiatrica. Il portiere spagnolo Luis Arconada, presagendo una serata di completo riposo, si presentò in campo in vestaglia e pantofole e, al posto della tradizionale Gatorade, posizionò a lato della porta una bottiglia di Cardenal Mendoza: prima ancora che potesse accomodarsi in poltrona, però, il centravanti honduregno arrivò a tu per tu con lui, lo fece uscire con la scusa di dover leggere il contatore del gas e infilò in porta il pallone dell'1-0, fregandogli anche il brandy.

Il difensore spagnolo Rafael Gordillo resiste ad una carica del centrocampista honduregno Ramón Maradiaga, detto "toro loco".


Da allora in avanti la Spagna cinse d'assedio l'area avversaria grazie a un prolungato possesso di palla e a un plotone di tiratori scelti posizionati sugli spalti, ma venne respinta ripetutamente dai prodigiosi interventi del portiere honduregno e trovò l'1-1 su rigore solo perché l'estremo difensore, gasato dai miracoli compiuti, tentò di parare il tiro con la sola imposizione delle mani. Il giorno successivo, jugoslavi e nordirlandesi pareggiarono 0-0 un incontro talmente noioso che al 15' del secondo tempo le televisioni di tutto il mondo ne sospesero la messa in onda per trasmettere le repliche dell'Ispettore Derrick.

Nella seconda giornata la Spagna faticò nuovamente ed ebbe ragione per 2-1 della Jugoslavia solo grazie a un dubbio rigore assegnato per un fallo di mano del portiere, mentre l'Honduras costrinse al pareggio per 1-1 anche l'Irlanda del Nord in una partita dove la somma del valore di mercato dei giocatori in campo equivaleva a un panino con la coppa e una gassosa. Il turno conclusivo si aprì con il successo 1-0 della Jugoslavia sull'Honduras, che permise agli slavi di sperare nel passaggio del turno in caso di vittoria della Spagna sull'Irlanda del Nord: vista la forma mostrata fin lì dalle Furie Rosse, tanto valeva augurarsi che un meteorite distruggesse Valencia durante la partita. Infatti furono i nordirlandesi a prevalere per 1-0 contro la fischiatissima formazione di casa, apparsa talmente giù di tono che metà squadra accusò i crampi già durante il riscaldamento, aggiudicandosi così il girone e spedendo gli spagnoli contro Inghilterra e Germania Ovest per la seconda fase a Madrid, dove arrivarono di corsa con gli imbufaliti jugoslavi che li inseguivano sparando loro sui piedi. La classifica finale recitava dunque:

Squadra Punti Verdetto
Irlanda del Nord 4 Sorprende tutti, compresa la federazione che, non potendo più permettersi l'albergo del ritiro, per la seconda fase fa soggiornare la squadra in un Daily.
Spagna 3 Passa il turno a pelo e, per porre rimedio a una condizione fisica precaria, il CT fa compiere alla squadra il tragitto da Valencia a Madrid correndo sui gomiti.
Jugoslavia 3 Eliminati da una serie di episodi sfavorevoli, primo tra tutti la mancata morte della squadra nordirlandese.
Honduras 2 Vera squadra simpatia del torneo grazie a un'ottima organizzazione tattica e alle barzellette sui carabinieri.

Gruppo 6

L'ultimo dei gruppi si caratterizzava per un equilibrio perfetto: ne facevano parte due squadre dell'emisfero boreale (URSS e Scozia) e due di quello australe (Brasile e Nuova Zelanda). Che tra Brasile e Nuova Zelanda ci fosse un divario tecnico di circa 67 anni luce era un dettaglio formale; che tra Scozia e URSS ci fosse di mezzo l'Europa era noto a tutti, bastava dare un'occhiata su un qualunque atlante, ma di sicuro in un girone simile non sarebbero mancati gol e spettacolo, anche perché i difensori più forti delle squadre del raggruppamento erano le sagome con cui Zico si allenava a tirare le punizioni.

Il portiere carioca Valdir Peres, oltre a somigliargli sospettosamente, era colpito dallo stesso sortilegio che colpì Massimo Mattolini, la maledizione della saponetta[1]. Ma nessuno lo sapeva.

Nel primo incontro si affrontarono Brasile e URSS. L'esito sembrava scontato, anche perché i sovietici erano stati tenuti a secco di vodka, secondo le ferree disposizioni del tecnico Beskov, e per attenuare gli effetti della crisi di astinenza si sniffavano i calzini a vicenda. L'indiscutibile supremazia brasiliana sembrava destinata a fare un sol boccone degli avversari, ma al 34' il centrocampista Andrij Bal' ciabattò casualmente il pallone nel tentativo di liberarsi di una vespa che gli ronzava intorno: la sfera rimbalzò innocua verso l'estremo difensore brasiliano Valdir Peres, che stava cercando di decifrare uno striscione collocato sulla tribuna opposta che recitava "Бразилия дерьмо" e, quando si rese conto che la palla passava dalle sue parti fu troppo tardi: cercò di prodursi in un intervento goffo e sgraziato degno del miglior Garella ma, poiché non pesava 170 kg come lui, la palla gli passò tra le gambe e i russi si trovarono inopinatamente in vantaggio. Durante l'intervallo, nel chiuso degli spogliatoi, Valdir Peres fu sottoposto ad uno sparticulo con doppio riporto. Nella ripresa il Brasile ribaltò il punteggio con due "surricagni" da fuori area di Éder e Sócrates, che il portiere sovietico Dasaev nemmeno vide, tanto che fino al novantesimo era convinto di essere imbattuto: si arrese all'evidenza solo quando vide le immagini registrate in tv e un biglietto per una vacanza-premio quinquennale al gulag di Verhojansk sul suo comodino.

Nessuna sorpresa negli altri incontri, in un girone in cui ciascuna squadra recitò senza sbavature il ruolo che le era stato ritagliato:

  • archiviata la pratica URSS, il Brasile asfaltò per 4-1 la Scozia e con un 4-0 la Nuova Zelanda;
  • l'URSS pareggiò 2-2 una gara di shottini di whisky con la Scozia e asfaltò 3-0 la Nuova Zelanda;
  • la Scozia asfaltò 5-2 la Nuova Zelanda;
  • la Nuova Zelanda ebbe, nel giro di tre partite, l'intera rete stradale rimessa a nuovo, ma in compenso in ogni gara dovette raccogliere tanti palloni nella propria rete da non poter abbandonare lo stadio prima delle 2 di notte.

L'URSS passò il turno come seconda e già pregustava il fatto di inglobare il Belgio tra le Repubbliche Baltiche, ma soprattutto di dare una lezione con i controcazzi a quegli stronzi catto-dissidenti della Polonia.
Il Brasile vinse il girone e già pregustava il fatto di somministrare l'ennesima mazzulata ai danni dell'Argentina, ma soprattutto di impartire all'Italia una lezione con i controcazzi di futebol bailado.

Squadra Punti Verdetto
Brasile 6 Stravince e dà spettacolo col suo futebol bailado, inventato dal CT Santana durante i suoi studi al DAMS.
Unione Sovietica 3 Si qualifica e riesce a giocarsela fino in fondo coi maestri brasiliani. A freccette.
Scozia 3 Nemmeno stavolta riesce ad esorcizzare la maledizione del primo turno, nonostante prima del torneo avesse reclutato padre Amorth.
Nuova Zelanda 0 Battagliera come un esercito armato di pistole ad acqua.

Le polemiche attorno alla Nazionale

« Ragazzi ci prendono tutti per il culo, quindi acqua in bocca! »
(Bearzot impone il silenzio stampa agli Azzurri)

Se al momento dell'annuncio delle convocazioni per la rassegna iridata tra la stampa specializzata serpeggiava già un certo scetticismo, dovuto a una seconda metà del girone di qualificazione ampiamente deficitaria in cui l'Italia fu presa a sberle in Danimarca e uscì per miracolo da Belgrado con un pari nonostante un bombardamento jugoslavo verso la porta azzurra che avrebbe fatto impallidire quello di Srebrenica del decennio dopo, quando la rosa dei 22 fu annunciata i commenti più benevoli verso il CT Bearzot lo invitavano a dedicarsi alla contemplazione dei cantieri. Quelli più perfidi, invece, ne chiedevano la muratura a vivo nello scantinato del centro di Coverciano.

Le esclusioni che invitarono l'Italia intera a chiedere il TSO per il selezionatore erano in particolare quelle del bomber della Roma Roberto Pruzzo e del fantasista dell'Inter Evaristo Beccalossi, due autentiche stelle che però il CT riteneva dei piantagrane per via dell'abitudine di interrompere le sedute di allenamento più intense mandando l'allenatore a prendere costicine e Peroni per tutti.
Al loro posto Bearzot convocò invece Franco Causio, ormai quarantaseienne, che si era trasferito all'Udinese per poter stare più vicino alla cantina che produceva il suo pinot grigio preferito, e l'ala del Cagliari Franco Selvaggi, talmente sorpreso dalla chiamata in azzurro che fin dal suo arrivo al raduno non smise mai di chiedere autografi e dediche ai compagni di squadra.

Un altro motivo di polemica era legato alla convocazione di Paolo Rossi, appena rientrato dalla squalifica di due anni per lo scandalo del Totonero, del tutto fuori dai giochi finché il titolare indiscusso Roberto Bettega non si ruppe tibia e perone in un duro scontro con l'Alfetta dello stesso Rossi. L'asprezza delle critiche raggiunse nuove vette al termine del deludente girone eliminatorio, quando ai commenti al vetriolo sulle prestazioni si aggiunsero da più parti subdole insinuazioni sul piano personale:

« Tre pareggi ridicoli, non è che Rossi ha fatto qualche puntatina? »
(Tuttosport, che non aveva ancora digerito la convocazione del giocatore.)
« Paolo Rossi è una fighetta anoressica e le uniche palle che sfiora sono quelle del bell'Antonio. »
(Il Giorno, che faceva strane allusioni sui due compagni di stanza.)
« 70 milioni di premio per essersi qualificati a culo. Se vincono il mondiale cosa gli diamo, il Colosseo? »
(Il Corriere dello Sport, preoccupato per il monumento.)

Travolti da un'ondata senza precedenti di pettegolezzi e merda e temendo di finire pugnalati dalle stilografiche dei giornalisti al seguito, gli Azzurri troncarono di brutto i rapporti con la stampa con una dura dichiarazione del CT, che terminò il suo discorso pulendosi il culo con una copia del Corriere della Sera, consegnando così alla storia il primo silenzio stampa che si ricordi. Inizialmente l'unico autorizzato a parlare fu Graziani, ma quando questi alla terza dichiarazione si rese autore di una frase di senso compiuto azzeccando addirittura un congiuntivo Bearzot ne dispose la sostituzione con capitan Zoff, che notoriamente era loquace ed espansivo come uno sgabello anche perché le sue conoscenze linguistiche erano ristrette a dieci parole in tutto. Del dialetto del suo paese. Che fu raso al suolo dal terremoto del Friuli del 1976.

Ottavi di f Quarti di fin Seconda fase a gruppetti

Dopo aver impostato la consueta formula del girone iniziale a gruppi di quattro squadre, ci si accorse che, da lì in avanti, i conti non sarebbero tornati. Il solito genio, che probabilmente si nutriva da almeno due settimane con pane e volpe, disse: "Facciamo venire altre otto squadre, se arriviamo a 32 possiamo fare gli ottavi senza problemi". Mancavano un paio di giorni ai mondiali e si resero disponibili solo altre cinque nazionali: quella di San Marino, quella dei cantanti depressi, quella delle Isole Fær Øer, quella dei cassamortari e quella del Gibuti, che si era liberata perché avevano disdetto il safari un pullman di turisti americani. A questo punto si diede libero sfogo alla fantasia e le proposte non mancarono:

Una fase del sorteggio delle squadre per i gironi a tre.
  • girone da 4, girotondo da 3, girino da 2 e giretto da soli;
  • girone da 8, riporto di 1, ripescaggio di 3 e partita a zecchinetta;
  • girone da 6, passano le prime con ripescaggio delle seconde tramite proporzionale alla francese e sbarramento al 5%;
  • girone unico, andata e ritorno, tutti contro tutti e si finisce nel 2077.

Alla fine si optò per una formula a gironi ridotti, con gruppetti di tre squadre e una che riposava a turno come nel tressette col morto: a meno di miracolosi intrecci matematici, perdendo una partita eri fuori. Nel locale dove si effettuò il sorteggione c'era un fastidioso rumore di fondo, che si scoprì in seguito dai trucioli rinvenuti sul pavimento essere determinato dalla grattata di coglioni generale, necessaria ad evitare Germania Ovest e Brasile, le due squadre più temute. La prima toccò proprio alla Spagna, la seconda all'Italia. Le due tifoserie si recarono assieme, a tarda notte, al santuario di Nuestra Señora de la Sfiga dove Bearzot, come dono votivo, infilò una pregiata pipa in radica di cactus tra le tette della statua della Madonna.

Gruppetto 1

La nazionale russa puntava molto sulla solida difesa a quattro.

Il girone prese il via con il confronto tra Polonia e Belgio, vincitrici a sorpresa dei rispettivi gironi: a stupirsene furono soprattutto gli spettatori del Camp Nou, che affollarono l'impianto non appena si accorsero di non doversi sorbire l'Italia. Non ci fu scampo per i belgi, il cui portiere Jean-Marie Pfaff dovette dare forfait a causa di un improvviso colpo di frusta, vibratogli sulla schiena dall'allenatore Guy Thijs che lo colse mentre rientrava in albergo alle 7 gonfio di sangria: la Polonia s'impose per 3-0 grazie a una tripletta di Boniek, che per tutta la durata dell'incontro tenne sotto scacco la difesa belga posizionandosi in C6 con l'alfiere. Tre giorni più tardi il Belgio affrontò l'Unione Sovietica: i sovietici, più riposati poiché la loro ultima partita della prima fase risaliva al novembre dell'anno prima, la spuntarono per 1-0 contro degli avversari tanto stremati da dover essere portati fuori dal terreno di gioco con scopa e paletta. Lo scontro tra Polonia e URSS divenne dunque decisivo per l'accesso alle semifinali, in un clima di tensione tra i due Paesi causato dalla repressione di Solidarność, attuata dal generale Jaruzelski e avallata da Brežnev, e dalla successiva rappresaglia del popolo polacco che sostituì nottetempo il citofono dell'ambasciata sovietica a Varsavia con un pisciatoio. I polacchi, sapendo che sarebbero avanzati anche con un pareggio, si schierarono in 10 dentro l'area di rigore, lasciando Lato così solo nella metà campo avversaria che a fine partita dovette essere sradicato dal terreno. La tattica, tuttavia, diede i suoi frutti e permise alla Polonia di condurre in porto lo 0-0 che valeva la semifinale, dove però sarebbero stati privi di Boniek, diffidato e nuovamente ammonito per aver fermato Blochin lanciandogli dietro un compagno di squadra.

Squadra Punti Verdetto
Polonia 3 Avanti per intercessione della Madonna nera di Częstochowa, che punisce i senza dio sovietici con attacchi di delirium tremens ad ogni tiro in porta.
Unione Sovietica 3 Fuori per differenza reti: quelle polacche si rivelano più adatte alla pesca del baccalà.
Belgio 0 Decimato dagli infortuni: contro l'URSS deve mandare in campo due frati trappisti.

Gruppetto 2

Per evitare problemi, durante la partita Germania-Inghilterra gli alcolici dovettero restare fuori dello stadio.
  • Germania Ovest-Inghilterra 0-0. Partita per lunghi tratti bloccata a centrocampo, sugli spalti alcuni si tiravano i petardi sui piedi per restare svegli, altri per ingannare il tempo non facevano che comprare roba da mangiare: i venditori di fusaje fecero infatti affari d'oro, tanto che alcuni di loro lasciarono lo stadio a bordo di una portantina con quattro lacchè. L'arbitro Arnaldo César Coelho, uno dei più esperti del mondiale, per ravvivare l'atmosfera diede del finocchio a Uli Stielike parlando in inglese e, quando il crucco si girò visibilmente alterato, incolpò Trevor Francis e lo ammonì pure. La partita terminò senza gol e Francis in rianimazione.
  • Germania Ovest-Spagna 2-1. Partita caratterizzata per tutto il primo tempo da continui ribaltamenti di fronte, l'arbitro italiano Paolo Casarin, leggermente in là con gli anni, dirige l'incontro stazionando a centrocampo con un binocolo. Al 50' Pierre Littbarski portò in vantaggio la Germania, poi raddoppiò Fischer al 75'. La Spagna accorciò quindi le distanze con Zamora al minuto 82 ma Casarin, a corto di fiato, vedendo manifestarsi lo spettro dei supplementari spostò l'orologio avanti di 10 minuti e decretò la fine dell'incontro. La Spagna era dunque eliminata e, mentre sugli spalti si vociferava di culla di Giuda per Casarin, l'arbitrò abbandonò lo stadio travestito da ballerina di flamenco.
  • Spagna-Inghilterra 0-0. Ultimo atto del girone: l'Inghilterra per qualificarsi doveva vincere con due gol di scarto mentre, in caso di sconfitta, i calciatori spagnoli sarebbero stati portati a Pamplona per la festa di San Firmino dove, durante la corsa dei tori, avrebbero dovuto correre nudi e cosparsi di feromoni di vacca. La minaccia sortì l'effetto sperato: le Furie Rosse si chiusero in difesa e la gara finì senza uno straccio di tiro in porta, regalando quindi la semifinale ai tedeschi e l'emozionante corsa coi bovini ad entrambe le compagini.
Squadra Punti Verdetto
Germania Ovest 3 Passa facendo valere la classe e le minacce di mandare gli avversari sul lastrico.
Inghilterra 2 Due partite, due 0-0: esce dal torneo rimpianta come un'emorroide.
Spagna 1 Completa un mondiale osceno, nonostante gli alti aiuti chiesti alla vigilia: i giocatori avevano infatti percorso l'intero cammino di Santiago a bordo delle loro Jaguar.

Gruppetto 3

  • Italia-Argentina 2-1. Era il pomeriggio del 29 giugno, a Barcellona c'era già tanto caldo da sciogliere l'asfalto e il popolo ispanico aveva sete di cerveza ghiacciata: si sparse la voce che allo Stadio Sarrià ne offrissero in gran quantità e tutti vi si riversarono in massa, trascorrendo tutto il primo tempo a riempirsi lo stomaco e la ripresa a pisciare. Sul terreno di gioco si affrontavano due squadre malviste in Spagna e nei rispettivi Paesi, creando così le premesse per assistere a un evento di cui non fregava una mazza a nessuno. L'Argentina in effetti stava già pensando al successivo incontro col Brasile e considerava la partita solo un buon allenamento. Gli unici ad impegnarsi sono Maradona e Gentile, il primo determinato a precludere il discorso qualificazione all'Italia, il secondo deciso a precludere al fantasista argentino la possibilità di camminare. Per evitare sbilanciamenti, e subire il micidiale contropiede argentino, Gentile venne legato al palo destro con una catena che lo faceva arrivare di poco al di fuori dell'area. Il primo tempo terminò 0-0 e le uniche conclusioni nella porta azzurra arrivarono grazie a Daniel Passarella, che calciava dagli spogliatoi. Al 11' del secondo tempo Tardelli notò che possedeva anche un piede sinistro, lo usò e fece centro in diagonale per l'1-0. L'Argentina si buttò quindi in avanti alla ricerca del pareggio, ma al 67' l'Italia raddoppiò in contropiede: Rossi si presentò solo davanti al portiere ma calciò addosso ad Ardiles, sul rimbalzo piombarono Cabrini e Conti, che si passarono la palla una dozzina di volte prima che il terzino si decidesse a calciare a botta sicura: era il 2-0 e i bookmakers stapparono l'ultima bottiglia esistente sul pianeta di Château Lafite-Rothschild del 1952. A pochi minuti dalla fine Passarella segnò su punizione, calciando a sorpresa mentre Zoff e l'arbitro stavano decidendo la posizione della barriera a morra cinese: gli ultimi minuti trascorsero nel rimbombo delle bestemmie provenienti dall'Italia, ma il risultato non mutò e l'incontro si concluse sul 2-1. Mentre i calciatori guadagnavano gli spogliatoi, Gentile chiese a Maradona di scambiare la maglia e, nonostante il suo rifiuto, reagì bonariamente limitandosi a portarsi via il suo legamento crociato sinistro.
Per rendere inoffensivo Maradona, Telê Santana studiò particolari accorgimenti tattici.
  • Argentina-Brasile 1-3. Era il pomeriggio del 2 luglio, nei bar di Barcellona si parlava ancora dell'incredibile sconfitta patita tre giorni prima dall'Argentina, battuta da un'Italia a cui ancora stentavano a dar credito persino gli strozzini. Ci si attendeva una prova di orgoglio da parte dei biancocelesti, dato che di fronte a loro c'era l'odiato Brasile dei fenomeni. César Luis Menotti scelse con cura le parole per spronare i suoi, o almeno i giocatori più rappresentativi: "Battiamo il Brasile, i bookmakers ci danno a 35, c'è da farci talmente tanti soldi da comprarci il Paraguay!".
    Telê Santana, ct della Seleção e fine conoscitore delle dinamiche sportive, aveva studiato un modo per frenare il numero 10 avversario senza gabbie, marcature a uomo o altre tecniche contrarie al sacro verbo del futebol bailado. Al fischio d'inizio partì forte l'Argentina, Barbas appoggiò a Calderón che verticalizzò per Maradona, il fuoriclasse sorpassò in velocità Paulo Isidoro, dribblò Leo Júnior e fece un tunnel a Luizinho, giunse al limite dell'area, caricò il tiro e... si fermò, gettandosi a terra in posizione fetale e iniziando a tremare tutto. Leandro e Oscar, che lo stavano inseguendo, gli si avvicinarono a lui e continuarono a ripetere: "Gentile... Gentile... Gentile..." Disinnescato il vero fuoriclasse avversario, per i verdeoro l'incontro divenne una passeggiata, coi brasiliani che si portarono sul 3-0 grazie anche a un gol di Serginho, centravanti tanto scarso da meritare il soprannome di Calloni di Porto Alegre. Sul 3-0, Díaz mise a segno il gol della bandiera giusto perché si accorse che in porta c'era ancora Valdir Peres. A fine partita fu inoltre espulso Maradona, che aveva scalciato João Batista spappolandogli gli organi interni solo perché gli aveva chiesto: "Poi ci scambiamo le maglie? Dalla a me, sii gentile."
  • Italia-Brasile 3-2. L'accesso tra le prime quattro fu dunque conteso da gli Azzurri e i Verdeoro, che sarebbero avanzati anche con un pareggio: sulla carta il confronto lasciava a Zoff e compagni le stesse speranze che avrebbe Pastor Maldonado di vincere il Gran Premio di Montecarlo su una Prinz. Infatti, nonostante i progressi mostrati contro l'Argentina, in sala stampa comparve il seguente avviso alla vigilia dell'incontro:
« Si avvertono i colleghi giornalisti che il pullman che li condurrà all'allenamento della nazionale brasiliana contro le pippe italiane e quel matusa con la pipa che li allena partirà alle 14.00. »
Pur di non riconoscere la superiorità degli Azzurri, i calciatori del Brasile accamparono scuse puerili.

Saputo del fatto, gli Azzurri scesero in campo col coltello tra i denti: letteralmente, nel caso di Gentile, il cui menù del giorno prevedeva stinco di Zico con patate. Tra le fila brasiliane si respirava invece una fiducia forse eccessiva, testimoniata dal fatto che capitan Sócrates si presentò al sorteggio del campo stringendo, anziché il consueto gagliardetto, una bottiglia di Crystal, ma le certezze dei favoriti crollarono dopo appena cinque minuti: su un cross di Cabrini irrompe da sotto una zolla Paolo Rossi, che aveva trascorso tutte le partite precedenti a perfezionare il mimetismo col terreno, che di testa anticipò Valdir Peres proteso in avanti a cavargli gli occhi e portò in vantaggio gli Azzurri. Tuttavia, la replica carioca non si fece attendere: Sócrates, ben imbeccato da Zico, s'incuneò nella difesa azzurra e tirò fuori un microfono, alla cui vista Zoff scappò terrorizzato permettendo così al capitano del Brasile d'insaccare comodamente. Con il pari, i Verdeoro tornarono a tessere le loro trame offensive con la proverbiale maestria nel palleggio finché al 25' Toninho Cerezo, nel tentativo di servire Júnior con un salto mortale indietro, liberò inavvertitamente davanti a Valdir Peres un Rossi che ormai da diversi minuti pascolava per il campo: il centravanti azzurro smise quindi di brucare l'erba e batté il portiere brasiliano per la seconda volta. Da lì al termine della prima frazione, l'ermetica chiusura degli spazi e la decisione nei contrasti da parte degli Azzurri consentirono loro di rientrare negli spogliatoi con un gol e diverse ossa intere in più degli avversari.
In avvio di ripresa Zico ricevette palla in area e si girò tallonato da Gentile, che lo trattenne con tanta forza da strappargli la casacca ed estrargli un rene dalla schiena: l'asso del Flamengo protestò mostrando la maglia squarciata ma l'arbitro israeliano Klein lasciò correre, abituato com'era a dirigere in patria il campionato di intifada. Il Brasile continuò tuttavia a cercare di fare breccia nel muro difensivo di Scirea e compagni, che però respingevano ogni tentativo con tempestivi interventi e abbondante stucco Kerakoll: nulla poterono, però, quando al 68' Falcão segnò con un bolide dal limite di tale potenza da meritare l'elogio dei terroristi dell'ETA, che a fine partita lo rapirono per confezionare una decina di autobombe. Sette minuti più tardi, però, sugli sviluppi di un angolo appena allontanato dalla difesa Júnior, che giustamente si fidava di Valdir Peres come dell'assassino di sua madre, si attardò accanto al palo, lasciando in gioco Rossi solissimo in mezzo all'area: il centravanti azzurro trafisse entrambi sul primo palo, e lo stesso si preparava a fare la torcida brasiliana a fine partita. Il Brasile tornò dunque a riversarsi nella metà campo degli Azzurri lasciando però ampi spazi per il contropiede, sfruttati da Antognoni che s'involò verso Valdir Peres, lo aggirò e segnò il 4-2, annullato giustamente dall'arbitro per circonvenzione d'incapace. Proprio allo scadere, infine, Oscar svettò in area e lasciò partire un colpo di testa che il quarantenne Zoff bloccò provvidenzialmente sulla linea con uno strepitoso balzo che lo proiettò fino al secondo anello: una bella rivincita per il portierone azzurro, assai discusso nel mondiale argentino per via dei gol presi dalla distanza, che portarono la critica a definirlo mobile come un lampione e alcune puttane della via Aurelia ad appostarsi nei pressi della sua area.
L'Italia guadagnò dunque l'accesso alle semifinali col legittimo tripudio dei tifosi, o almeno di quelli che non avevano preso il televisore a picconate durante il primo turno. Il Brasile, invece, sprofondò nello sconforto per l'ingloriosa fine di quella meravigliosa squadra: il nome Paolo Rossi passò ad indicare una forma di febbre tropicale, mentre a venire battezzato Valdir Peres fu un purgante per cavalli.

Squadra Punti Verdetto
Italia 4 Risorge e batte le due favorite, ritrovando lo spirito di sacrificio e le fiale di steroidi.
Brasile 2 Lascia il torneo una delle squadre più belle della storia, talmente amata che i poster di Zico sostituirono quelli delle donne nude in tutte le officine del mondo.
Argentina 0 I campioni in carica sono costretti a deporre la corona e a ripiegare sulla Brauburger.

Gruppetto 4

Il talentuoso austriaco Herbert Prohaska, che giocava di punta come si evince dal copricapo.

Nel gruppetto 4 si trovavano coinvolte in una sfida fraticida tre squadre europee: Francia, Austria ed Irlanda del Nord. Considerando i valori in campo, puntando 100 dollari per azzeccare la vincente, con la prima se ne sarebbero portati a casa 150, la stessa cifra sulla seconda avrebbe fatto guadagnare una villa a Kitzbühel, mentre nel caso avesse vinto la terza si avrebbe avuto diritto allo sfruttamento di tutti i giacimenti minerari irlandesi per quattro secoli e a chiamare lo stato col proprio nome.
Nella prima sfida l'Austria affrontava la Francia: gli austriaci ci credetteno, per quasi venti minuti. Al 13', illuminato da un passaggio del solito Platini, Genghini imboccò la strada del gol, ma poi si perse e si fermò a chiedere indicazioni, riuscendo a segnare solo al 19'. L'Austria a quel punto si produsse in una maestosa prova di sagacia tattica, chiudendosi a riccio e difendendo il risultato fino alla fine. A giustificare tale comportamento una divinazione del Mago di Graz, che aveva predetto che i successivi risultati sarebbero stati Austria-Irlanda del Nord 7-0 e Francia-Irlanda del Nord 0-1, preconizzando così la semifinale agli austriaci per differenza reti. Il veggente era tenuto in grande considerazione dal CT austriaco Schmidt, perché gli aveva predetto la nascita di un figlio maschio indovinando al tredicesimo parto della moglie.
Questa certezza s'infranse però contro l'orgoglio irlandese, che li costrinse a un pareggio per 2-2 che di fatto favoriva la Francia. Nell'ultima gara, i transalpini potevano contare su due risultati utili su tre e sarebbero usciti di scena solo perdendo con gli irlandesi, un'eventualità verosimile come uno tsunami che si abbattesse su Parigi. Per risparmiare energie in vista dei quarti, la Francia scese in campo con Giresse, Rocheteau, otto tifosi scelti a caso e la moglie del massaggiatore in porta, mentre in panchina vennero disegnati, per di più malissimo, altri sei giocatori. La partita finisce 4-1, con una doppietta a testa dei due titolari. Il gol della bandiera fu siglato da Armstrong, che la signora tra i pali lasciò segnare di proposito in cambio di un autografo e della sua tromba.

Squadra Punti Verdetto
Francia 4 Fa più fatica a sbarazzarsi dei lavavetri ai semafori che degli avversari.
Austria 1 Lascia passare la Francia in cambio della restituzione della testa di Maria Antonietta.
Irlanda del Nord 1 Arrivata dove nessuno in patria osava sperare, torna indietro prima di perdersi.

Semifinali

Sì, queste c'erano.

Vodka-Sambuca

La prima semifinale si giocò al Camp Nou di Barcellona, dove si trovarono davanti per la seconda volta Polonia e Italia. Dal primo incontro parecchie cose erano cambiate: gli Azzurri avevano battuto Argentina e Brasile, le due squadre maggiormente quotate per la vittoria finale, mentre i polacchi erano sopravvissuti al Belgio e all'Unione Sovietica, due squadre quotate per la vittoria solo da alcuni ospiti del manicomio di Collegno. Due le assenze importanti:

  1. per l'Italia Claudio Gentile, impegnato a scontare una squalifica e ad incollare sul suo album personale i frammenti di ossa che aveva estirpato a Maradona e Zico;
  2. per la Polonia il fantasista Zbigniew Boniek, datosi malato perché aveva visto il trattamento riservato ai due numeri 10 e, tenendo conto che lui aveva il 20, poteva prendere il doppio delle botte.
Il difensore polacco Skrobowski devia con una scorreggia la palla nella sua porta, ma il gol viene attribuito a Pablito.

L'astuto Bearzot fece fronte all'assenza inserendo Giuseppe Bergomi, che si era fatto crescere i baffi e somigliava molto a Gentile, tanto che al suo ingresso in campo, l'arbitrogli chiese il passaporto e, ancora non convinto, chiamò Oracio Caìnes di CSI Málaga e chiese l'esame del DNA, mentre a Grzegorz Lato si rizzarono i capelli[da verificare].
Al 22', su una punizione di Antognoni, con una gamba gigia Pablito deviò in rete il pallone e i testicoli del portiere polacco Mlynarczyk. Il CT Piechniczek capì che doveva bloccare la mente del gioco azzurro, confabulò col suo centrocampista Matysik e pochi minuti più tardi quest'ultimo segò un piede al regista della Fiorentina. Bearzot inizia a temere importanti assenze in vista della finale, guarda verso la panchina ed esclama:

Bearzot : E tu chi cazzo sei?
Panchinaro : Giampiero Marini mister, il centrocampista dell'Inter!
Bearzot : Va bene Gilberto Martini, entra tu!
Martini : Grazie mister!

L'azione del raddoppio azzurro arrivò al 73' e fu da manuale del calcio:

  • Cabrini spazzò l'area buttando la palla in avanti,
  • raccolse la sfera Altobelli che aprì sulla fascia sinistra per Bruno Conti,
  • Bearzot e il 97% degli italiani pensarono: "Per quale assurdo motivo Bruno Conti è sulla sinistra?!",
  • il romanista tentò di chiudere il triangolo con Spillo, portatosi al centro dell'area,
  • il cross col piede "sbagliato" scavalcò il numero 18,
  • la palla arrivò inaspettatamente a Rossi, che la mise dentro di testa inginocchiandosi (probabilmente per ringraziare la Madonna di aver fatto Conti con un solo piede buono).

Sul 2-0 l'allenatore della Polonia gettò la spugna, gli schizzi d'acqua spensero la pipa di Bearzot e finì in rissa sulle panchine.

Wurstel Occidentali-Baguette Mediterranee

La classe francese contro la fisicità tedesca. Briegel calpesta la nuca di Platini mentre Schumacher lo tiene fermo.

Quella che fu soprannominata in seguito "Notte di Siviglia", fu l'esaltante incontro della seconda semifinale del mondiale, giocato tra Germania Ovest e Francia la sera dell'8 luglio ed entrò nella storia dei mondiali insieme a Italia-Germania 4-3 e a Milan-Cavese 1-2.
La Francia vantava in campo il fuoriclasse Platini, a cui il ct Hidalgo aveva affiancato Tigana, Rocheteau e Giresse, preferiti durante le convocazioni ad Athos, Porthos e Aramis. I quattro formavano il cosiddetto "quadrato magico francese", in cui la palla spariva alla vista degli avversari in una fitta serie di passaggi. I tedeschi, dal canto loro, dopo l'avvio zoppicante con l'Algeria avevano ritrovato fiducia nei propri mezzi, specie quelli pesanti come Briegel, Förster, Stielike e Breitner, 500 kg in quattro. I quattro venivano chiamati il "quadrato della Bundesliga" perché, parafrasando il Triangolo delle Bermuda, ci svanivano puntualmente tibie e femori degli avversari.
Arbitrava la partita l'olandese Charles Corver, un addetto alle vendite della multinazionale Heineken, che si presentò in campo con un cartone da sei di Affligem Tripel che, con i suoi 10 gradi alcolici, non deponeva a favore della lucidità del direttore di gara.

Durante la partita si sfiora la tragedia. Schumacher colpisce con una tremenda culata Battiston, poi tenta di farla franca cambiando maglietta ma l'arbitro non è un fesso e lo scopre. Il francese ci rimette due denti e viene portato via in barella.
In basso, le drammatiche immagini del giocatore in ospedale, dove restò in coma per qualche giorno. Oggi sta bene e fa l'attore.


  • Cronaca del primo tempo
    • 7' : Bossis atterra Dremmler al limite dell'area, guadagnandoci una punizione contro e la certezza che prima o poi la pagherà. La punizione di Littbarski si stampa però sulla traversa.
    • 17' : Ancora Littbarski approfitta di una respinta corta del portiere francese e del fiato corto del suo marcatore per mettere a segno l'1-0.
    • 27' : Förster atterra in area Rocheteau, poi tenta di finirlo con un superfly splash ma lo sterno dell'avversario tiene. L'arbitro, appostato dietro la panchina tedesca per mollare una cagata, assegna il rigore dopo il consulto col guardalinee. Platini va a segno dal dischetto, è 1-1.
    • 37' : L'arbitro accusa Matthäus, seduto in panchina, di avergli finito la birra, espellendolo dopo che il crucco gli rutta in faccia.
    • 47' : Doccia.
  • Cronaca del secondo tempo
    • 52' : Patrick Battiston entra al posto dell'ammonito Genghini. Un gatto nero gli passa davanti mentre entra in campo, la cosa non promette bene.
    • 62' : Schumacher perde le staffe, a rimetterci è proprio Battiston che perde due denti, i sensi per un minuto e la possibilità di continuare a giocare. Al suo posto Lopez. L'arbitro per un momento vorrebbe espellere il portiere tedesco per tentato omicidio, poi il ringhio di Breitner lo fa desistere.
    • 72' : Entra Hrubesch al posto di Magath, mentre Rummenigge resta in panchina per colpa di una squacquera invalidante che ne sconsiglia l'impiego.
    • 90' : La Francia colpisce una traversa con Amoros, che scavalca il cardinale Richelieu nella classifica dei Mangialumache odiati persino in patria.
  • Cronaca dei supplementari
    • 92' : Trésor porta in vantaggio i galletti, ad uno dei gargoyles di Notre Dame viene dato il suo nome. Il punteggio è dunque di 2-1.
    • 97' : Entra Rummenigge e i suoi movimenti sono fluidi, come le feci nel suo intenstino.
    • 98' : Giresse sigla il terzo gol, a lui vengono intitolate due montagne, nove bambini nati in quel momento e un nuovo modello di motosega della Efco. È il 3-1, i crucchi sugli spalti sono attoniti.
    • 102' : Rummenigge accorcia le distanze, dopo che tre difensori francesi vanno a terra scivolando sul fango, anche se sono due mesi che non piove. È il 3-2 e nulla è perduto, a parte il controllo dello sfintere.
    • 108' : L'assalto dei tedeschi ha successo, grazie ad una splendida rovesciata di Klaus Fischer arriva il 3-3, portando l'incontro ai rigori e lo sconforto tra i ciucciachiocciole.

Ai calci di rigore si rimase in parità fino al sesto tentativo, dopodiché Hrubesch realizzò il 5-4 per la Germania e Bossis realizzò invece che sarebbe dovuto sparire dalla Francia.

Finale

La resa dei conti.

Pretzel - Pane

Si arrivò così alla finale dell'11 luglio contro la Germania. All'aeroporto di Madrid arrivarono le delegazioni capeggiate dal cancelliere Schmidt e dal presidente Sandro Pertini, che mostrava già evidenti sintomi di arteriosclerosi. Nella tribuna d'onore Pertini si accorge del tedesco e, da buon partigiano, scava subito una trincea ed inizia ad insultarlo da dietro i sacchi di sabbia. Ad arbitrare la finale sarebbe stato il brasiliano Arnaldo Coelho, detto Scaramacai per l'effervescenza nel dirigere. A commentare invece c'era Nando Martellini, che dopo le vittorie con Argentina e Brasile e i gol di Rossi alla Polonia era più infoiato di un mandrillo davanti a Bo Derek.

Nella formazione italiana era assente giustificato Antognoni poiché Bearzot, come sempre fedele al concetto di calcio all'italiana, scelse di sostituirlo con Bergomi, il quale per sembrare più vecchio del diciassettene che era si era fatto crescere dei baffoni stile Gentile: l'intento del CT era infatti quello di incutere terrore a Rummenigge e compagni facendo trovare loro di fronte due Gentile.

Il primo episodio degno di nota arriva al 24': Alessandro Altobelli, subentrato a Graziani che poco prima si era infortunato al labbro inferiore destro, fa partire un traversone diretto in area dove Briegel, vistosi in ritardo sul brevilineo Conti, lo trattiene vistosamente e lo sculaccia per punizione: Coelho scatta fino al terzo anello del Bernabéu, da cui indica il dischetto. A battere è Cabrini, che invece di mirare alla porta scaglia una bordata contro un fotografo a bordo campo, reo di averlo reso bruttino in foto. Nando Martellini commenta pacato:

« È fuori! Fuori! Fuoooori! Mannaggia la pupazza! Avevo puntato tutto lo stipendio sul rigore segnato! »

Lo sconforto coglie anche Pertini che, dalla sua trincea, lancia una granata all'indirizzo della panchina tedesca. Il resto del primo tempo scorre via nel nulla cosmico condito da noia mortale, pertanto si arriva al riposo sullo 0-0.

Nella ripresa l'arbitro ha deciso che la stampa dovrà parlare solo di lui a fine partita. Dopo un accenno di rissa tra Conti e Stielike l'arbitro si frappone tra loro con sguardo torvo e sussurra ad entrambi:

« Abbassa lo sguardo o son cazzotti! »


Al 56' c'è un calcio di punizione per l'Italia per un intervento su Gabriele Oriali, più precisamente alle sue tonsille. Bearzot, consapevole della fama di traditori che circonda gli italiani, ordina a Tardelli di approfittare della distrazione di terna arbitrale e crucchi per servire Gentile il cui cross, anziché finire come al solito nella troposfera, centra il tacco di un non meglio identificato azzurro; dal nulla sbuca Rossi che infila di testa il gol dell'1-0. Martellini commenta così:

« Gol! Ha segnato Rossi! Rossi! Ro... »

sgolandosi poi in scongiuri partenopei e avances alle sorelle dei calciatori germanici in ordine alfabetico. Intanto Pertini stringe la mano a Re Juan Carlos, scambiandolo per il suo segretario personale e raccontandogli della dura staffetta partigiana nell'inverno del '43. Per la quattordicesima volta dal fischio d'inizio.

Al 69' un'innocua perdita di possesso dei tedeschi innesca il contropiede dell'Italia che si porta fino all'area avversaria, accampandovisi per i successivi dieci minuti. Dopo aver scatenato un attacco terminale di sbadigli alla difesa della Germania il pallone viene scodellato a Tardelli fuori area, da dove il centrocampista lascia partire una svirgolata a sei all'ora che però, in barba ad ogni legge fisica conosciuta, s'insacca alla sinistra di Schumacher per il 2-0. Nell'esultanza Tardelli lancia un urlo inumano che è stato udito distintamente fino nella provincia di Agrigento e il nostro affezionato sottolinea tutto così:

« Goool! Gol! Tardelli! Raddoppio! Tardelli! Uno splendido gol di Tardelli! Esultiamo con Pertini! Tuffiamoci nell'oceano della demenza senile assieme al nostro presidente! »

All'80', dopo l'ennesima melina italiana,[2] parte un altro contropiede: l'Italia trova spazio e il solito Conti pesca in area Altobelli che, solo davanti al portiere, ci pensa un po' prima di tirare. Dopo una lunga meditazione in cui scopre il senso dell'esistenza si decide a tirare giusto un attimo prima di far nascere il più naturale istinto omicida nel popolo italiano e sigla il 3-0. Nando Martellini, già ubriaco dopo aver brindato a Negroni con tutta la redazione sportiva della RAI, esulta:

« E sono tre! E sono tre! Altobelli! Oh ma solo io vedo tre Altobelli in campo? »

e Pertini, perso ogni freno inibitore, si esibisce in un fantastico quanto leggendario gesto dell'ombrello ed esclama:

« Col cazzo che ci prendete più mangiakartoffen! »

Tre minuti dopo un calcio di punizione per i tedeschi ed un maldestro intervento di Gentile, inciampato nei suoi peli pubici, regalano ai tedeschi il gol della bandiera per il definitivo 3-1. Non succede però più nulla: 90' l'arbitro requisisce il pallone, urlando "La palla è mia e ci faccio giocare chi voglio io!", emette il triplice fischio e Martellini pronuncia la frase che rimarrà impressa nei cuori di tutti:

Eh si, campioni del mondo.
« È finita! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo! 'Mazza che ciucca! »

mentre Pertini stringe la mano al cancelliere tedesco dopo essersi grattato tra le chiappe.

L'Italia solleva la coppa nella tribuna d'onore del Bernabéu e si lascia dunque andare ai festeggiamenti. Pertini, ormai completamente rincoglionito, decide di salire sull'aereo di ritorno assieme agli Azzurri e propone alla squadra una partita a scopone, ma gli unici che accettano sono due vecchi come lui: Bearzot e Zoff. Non potendo giocare col morto visto che quel ruolo era già ricoperto egregiamente dal presidente, Bearzot trascinò a forza Franco Causio al tavolo da gioco e sconfiggendo insieme a lui la coppia Pertini-Zoff grazie a un errore del capo dello Stato, che lasciò passare il settebello per cercare una pinella nel mazzo. Dopo quell'esperienza Zoff e Causio si ritirano, onde evitare di dover ripetere il rito con Cossiga, che stava loro ampiamente sulle palle.

Il mondiale di Gentile

Le rocciose marcature di Gentile, che permisero di cancellare le stelle degli attacchi avversari dalla partita e dalla faccia della Terra, furono indubbiamente uno dei fattori decisivi per la vittoria azzurra. Ripercorriamo le giocate più memorabili del grintoso terzino, soprannominato Gheddafi perché era nato in Libia e perché si diceva che con un tackle scivolato fosse in grado di abbattere un DC-9.

Claudio Gentile, un nome un controsenso.

La gara nella gara

Tra le grandi novità di questo mondiale ci fu l'assegnazione dei premi individuali. Alcuni di questi si assegnano tuttora, quali ad esempio la Scarpa d'oro per il capocannoniere, il guanto d'oro per il miglior portiere e il mongolino d'oro per il presidente della FIFA. Altri invece ebbero vita breve e tra questi purtroppo ci fu il Cesso d'oro, da assegnare al calciatore più brutto del mondiale: ogni nazione presentava il suo candidato, e il vincitore veniva eletto in base a quante donne incinte fosse riuscito a fare abortire spontaneamente. Questi furono i selezionati:

Difficile esprimere una preferenza, siamo di fronte a fuoriclasse da freak show.

L'ambito premio se lo aggiudicò il peruviano Eusebio Acasuzo, più che un uomo una bestemmia con le gambe. A dargli filo da torcere, arrivarono alle finali l'inglese Kevin Keegan (detto il Paggetto del Demonio), il tedesco Paul Breitner (soprannominato Trifase) e il salvadoregno Juan Gilberto Quinteros (detto Scotizzolamerde), tutti sconfitti per una manciata di voti e pochi schizzi di vomito.

Preceduto da:
Argentina
1978

Campione del Mondo
Italia
1982
Succeduto da:
Argentina
1986

Note

  1. ^ Non è quello che state pensando voi, luridi sporcaccioni.
  2. ^ Perché Bearzot aveva insegnato alla sua nazionale come far addormentare il giuoco per poi svegliarlo di soprassalto nel bel mezzo della fase REM, sfruttando anche la telecronaca di Martellini.