Mosè
Francesco Mosè (lat. Moyses, francese Mosè, ebraico Mosè, napoletano ò Mosè, milanese,mosaico, Il Mosè, veneziano M.O.S.E.) è un epico personaggio della Bibbia, al pari di Abramo, Noè, Achille e Flash Gordon. Profeta e sindacalista improvvisato del popolo ebraico, vissuto nel corso del XIII secolo a.C., la sua fama è legata al suo ruolo di condottiero nell'Esodo, in cui condusse gli ebrei dall'Egitto alla Terra promessa (un mondo diverso dove crescere i nostri pensieri), e nel Controesodo, dove a fine agosto inspiegabilmente riportò tutti gli ebrei dalla Terra promessa all’Egitto, iniziando a fare di testa sua e ignorando il messaggio divino, mentre gli ebrei lo seguirono come una massa di pecoroni sperando di trovare un senso più alto in quelle tremende sfacchinate.
Mosè fu inoltre il primo garante della fede cristiana perché a lui furono consegnate sul monte Snai, il monte sacro agli allibratori, le tavole con il Decalogo dei comandamenti, e a lui fu affidata la responsabilità di farle rispettare, pena la morte, soltanto sua. Egli era l’Eletto.
Contesto storico
Bisogna tenere presente che gli Ebrei furono prima servi degli X-S.O.S. o Hyxsos o Ittiti, poi schiavi dei Longobardi ed infine furono assunti come Co.Co.Pro. dal Faraone d'Egitto per la costruzione delle sue piramidi, il tutto senza paga, ferie, malattia e contributi I.N.P.S.. Non che il popolo ebraico avesse dei cattivi sindacati, il fatto è che questi ultimi erano pagati dal faraone in persona e si sa che se la legge sul conflitto di interessi non è ancora stata scritta ancora oggi, figuriamoci ai tempi in cui si scriveva con i disegnini. Mosè fu quindi il primo a ribellarsi all'infausto destino di questo popolo figlio della Legge di Murphy.
La datazione degli incredibili viaggi di Mosè e degli ebrei sono tuttora motivo di dibattito fra gli studiosi che sembrano tuttavia concordi sul fatto che gli avvenimenti in questione siano accaduti prima della rivoluzione francese. La costruzione dei fatti fa ritenere ad alcuni che il faraone oppressore sia Peti II e il faraone della liberazione Ramesse IX. Altri invece pongono Ramesse come oppressore e Farganesse IV, fratello di Voltaren e cugino di Voltadol, come il sovrano liberatore. Secondo i libri di Geremia bisogna datare l'Esodo con la cacciata dei faraoni egizi, secondo Isaia bisogna datare l’Esodo a partire dal viaggio degli ebrei, secondo Zaccaria a partire dal XII secolo a.C. e secondo Zia Sofia bisogna far iniziare l’Esodo almeno dai primi di agosto fino a metà mese altrimenti ti perdi il meglio dell’estate.
La nascita
Secondo Midrash, prozio di Marco Taradash, una notte il faraone ebbe un incubo. Sognava un vecchio che teneva in mano una bilancia da fruttivendolo. Su un piatto poggiava un agnello, sull'altro i maggiori ministri del regno, una spada con l’elsa dorata e un chilo di cozze ancora con lo spago. Il peso dell'animale sembrava però maggiore rispetto a quello dei dignitari, della spada e delle cozze che caddero dalla bilancia, finendo a terra. Il faraone, spaventato e intontito da un sogno così stronzo, chiamò tre fra i suoi maggiori consiglieri, Bilam, Salam e Bim Bum Bam. Secondo Bilam quel sogno prediceva la nascita di un bambino che avrebbe liberato gli schiavi e distrutto gli egizi. Secondo Bim Bum Bam il faraone aveva semplicemente voglia di capretto con le cozze. In un primo momento il faraone pensò di risolvere la cosa con una mangiata di pasta e fagioli con le cozze, innaffiando il tutto con vino e chinotto. Ma il sogno premonitore continuava a perseguitarlo, e anzi ad esso andò ad aggiungersi il meteorismo intestinale dato dai fagioli. Finché un giorno, seduto sulla tazza del suo cesso, il faraone comprese il sogno: un ebreo avrebbe liberato gli schiavi e restituito loro la libertà. In mancanza del colpevole il faraone optò per la scelta più facile: uccidere tutti gli ebrei.
In quel periodo molto propizio nacque Mosè, da due schiavi ebrei, Amram e Pasqualino Scapece, entrambi regolarmente iscritti al partito comunista egizio (PCE). Il piccolo dapprima venne tenuto nascosto e poiché il faraone aveva ordinato ai suoi soldati di uccidere tutti i maschi appena nati i genitori lo vestirono con abiti femminili, spacciandolo per una bambina. Non descriveremo in questa sede gli atti di bullismo che il povero Mosè dovette sopportare alle elementari per mano di una bambina con le treccine rosse di nome Giancarlo. Sappiamo però che un giorno mentre giocava con le barchette di carta cadde nel canale di scolo cittadino e venne raccattato dalla figlia del faraone, che amava farsi dei salutari impacchi di merda. Vistolo coperto di guano la figlia del faraone lo pulì e gli diede il nome di Priscilla. Poi dopo essersi accorta che in realtà si trattava di un maschio cambiò il nome in Mosè, che significava appunto “salvato dalle fogne”.
La scoperta delle origini
Qualche tempo dopo Mosè venne a sapere di essere ebreo e comunista e viste le simpatie del faraone per il Polo Egiziano delle Libertà (PEL) decise di abbandonare la condizione privilegiata in cui viveva per seguire la sorte del suo popolo, in schiavitù. Mosè capì presto che la notizia era ormai risaputa e, per paura del faraone, che aveva già ordinato alla sua polizia di catturarlo, fuggì dall'Egitto e si inoltrò nel deserto del Sinai. Dopo aver oltrepassato il deserto, Mosè giunse in prossimità della terra di Madian, dove vide sette fanciulle, venute per attingere l'acqua da un pozzo. Giunsero però alcuni biddai sardi allupati che, puntando sulla propria superiorità fisica ma anche sull’olezzo delle loro ascelle, cercarono di circuire le giovani. Mosè le difese e cacciò i prepotenti, permettendo così alle sette ragazze di bere al pozzo. Poi le convinse che in Egitto il sesso orale è il modo migliore per sdebitarsi con qualcuno che ti salva la vita. Dopo aver messo un voto ad ognuna delle tre, Mosè sposò Sefora, figlia di Jethro Tull. Da essa ebbe tre figli: Giosuè, Mishavhè ed Estathè.
Mosè faceva l’idraulico del villaggio. Un giorno giunse con il proprio gregge presso il monte di Dio, l'Oreb, dove gli apparve il Signore sotto la forma di uno zampirone. Poiché lo zampirone non si consumava, Mosè si avvicinò per guardare questa meraviglia ma Dio fermò la sua curiosità, ordinandogli di togliersi i calzari, poiché il luogo su cui poggiava era terra santa, e di togliersi pure i calzini perché puzzavano di roba andata a male.
All'apparire della Grande Luce Mosè si mise subito col parasole per cercare di abbronzarsi un po’, ma Dio lo ammonì:
Poi riprese:
Strano, io non l’ho sentito- disse Mosè.
Mosè era fuori di sé dalla gioia: finora il massimo a cui aspirava era conoscere Pippo Baudo e adesso era pappa e ciccia nientemeno che con Dio! Tuttavia era ancora titubante: come dimostrare al popolo e al faraone la sua nuova potente amicizia?
Il Signore allora:
- diede a Mosè alcune Sue foto scattate la scorsa estate a Sharm El Sheik
- trasformò la zucca di Mosè in una carrozza e le pantegane che aveva in casa in cavalli bianchi
- gli fece vedere il Suo codice fiscale (per inciso il codice fiscale di Dio è brevissimo: D0000)
Mosè però non si sentiva ancora sicuro, era balbuziente, gobbo, brutto, era vestito peggio di un benzinaio insomma stava pieno di complessi e aveva paura di risultare ridicolo. Il Signore allora schioccò le dita e Mosè in un colpo si trovò più alto, più bello, con dei bei riccioli sale e pepe che gli scendevano giù sulle spalle e una bella toga di raso cangiante firmata Dolce & Gabbana.
“Ora sembri la versione biblica di Flavio Briatore” - disse Dio - Va' dal faraone.
Ma Mosè aveva ancora qualche dubbio: allora Dio per dare un’altra prova della sua potenza bruciò la casa di Mosè e ne prosciugò il conto in banca. Mosè dopo questa dimostrazione si convinse del tutto e non volle altre prove. Egli era l’eletto.
Mosè va a liberare gli ebrei
Mosè, sceso dal monte, incontrò lungo la strada i suoi familiari. Ad essi mostrò alcuni gadget che Dio gli aveva donato (come il mantello dell’invisibilità e l’ultimo iPhone). Il mattino dopo si recò dal sovrano, proclamando il volere del Signore. Il faraone per tutta risposta ordinò di aumentare le ore di lavoro del popolo ebraico. E i sindacati zitti. Il popolo ebraico per tutta risposta bastonò Mosè per due settimane di fila senza fermarsi nemmeno per andare in bagno. Egli rimaneva comunque l’eletto.
Mosè dolorante per le bastonate si presentò a Dio che s’incazzò moltissimo:
“Come, non hai convinto il faraone??”
E lo sfondò di mazzate per una buona mezz’ora.
Così senza darsi per vinto tornò il giorno dopo dal tiranno, intimandogli di lasciar partire il suo popolo se non volevano scatenare l'ira del Signore. Per legittimare le proprie parole, tentò di stupire il faraone con dei trucchi che gli aveva insegnato Dio. Così prese il Rolex d'oro del faraone e lo fece sparire. Il faraone fu talmente sorpreso che già stava per convocare i sindacati per trattare. Tuttavia quando si accorse che Mosè non era in grado di far ricomparire l'orologio per tutta risposta triplicò le ore di lavoro degli ebrei; ciò non era fisicamente possibile dato che la giornata era composta da sole 24h: per questo decise che il giorno sarebbe durato 30 ore. Gli ebrei per tutta risposta triplicarono le bastonate sulla testa di Mosè. Egli era l’eletto. Pieno di acciacchi e di lividure Mosè andò a riferire il tutto a Dio che disse:
“Come, ancora non hai convinto il faraone??”
E lo sfondò di mazzate per una buona mezz’ora.
Mosè capì ben presto di trovarsi tra due fuochi e che la situazione andava risolta quanto prima per il bene degli ebrei. Ed anche suo.
Le piaghe d'Egitto
All’inizio Mosè cercò di manifestare il proprio dissenso con atti di coraggiosa denuncia:
- Spedì un bossolo in una busta al Ministero dell’Interno egizio
- Fece girare un'e-mail di protesta chiedendo di rispedirla 10 volte
- Attaccò una gomma da masticare al campanello del palazzo reale
- Sfasciò le vetrine del centro storico de Il Cairo
Ma ottenne solo un trafiletto sul Manifesto e un pestaggio da parte della polizia.
La mattina dopo si recò dal faraone con le stampelle, mentre questi stava pescando totani presso il fiume Nilo. Di fronte a un ennesimo rifiuto del sovrano Mosè cominciò ad inveire come i vecchi sugli autobus e gridò: ora basta, ti manderò le piaghe!
E detto questo colpì con il proprio bastone le acque del fiume, che si mutarono in sangue. I pesci morirono, e quelli che non morirono subito si suicidarono; l’acqua puzzava peggio delle ascelle di Giuliano Ferrara e aveva lo stesso sapore (non chiedetemi come lo so).
Ma il faraone rispose: cosa credi di aver fatto? Io ho le mie scorte di Ferrarelle e invece del pesce mangerò i Sofficini. Il tuo popolo invece dove andrà ad attingere l’acqua per bere?
A questo Mosè non ci aveva pensato. Ma ci pensò immediatamente appena gli ebrei lo sfiancarono di mazzate ancora una volta.
Se sei venuto per affossarci nel letame ancora di più potevi startene a casa tua!- gli dissero mentre lo prendevano a roncolate sulle gengive.
In effetti da quando Mosè era arrivato per liberare gli ebrei aveva combinato solo casini, ma il patriarca non si diede per vinto. Dopotutto egli era l’eletto.
La seconda piaga fu quella delle rane: il giorno dopo Mosè, che ormai era guardato con diffidenza dal suo popolo, colpì con il proprio bastone i fiumi, i canali e gli stagni d'Egitto e da essi cominciarono a uscire un numero immenso di rane che si riversarono sulla villa abusiva del faraone. Ma il faraone andava matto per le rane e con tutti quegli anfibi preparò un bel banchetto. Dopo averne mangiate a sazietà andò a ringraziare Mosè chiedendogli se poteva mandargli anche la piaga delle impepata di cozze e della parmigiana di melanzane.
La terza piaga fu quella delle zanzare: Mosè percosse la polvere ed essa si mutò in zanzare che infestarono tutto il paese d'Egitto. Ma il faraone stava pieno di Autan ed aveva le zanzariere su tutte le finestre del palazzo. Gli ebrei invece erano poveri in canna (cioè al massimo si potevano permettere un cannone ogni tanto) e subirono la piaga delle zanzare al posto del faraone.
La quarta piaga fu quella dei mosconi. Indovinate chi aveva il Baygon? E indovinate chi non ce l’aveva?
Di fronte a quest’ennesimo fallimento Mosè mandò una pestilenza che decimò i cavalli, gli asini, i cammelli, gli armenti, i criceti, i piccioni, i pidocchi, gli orsi polari, i pinguini, le foche e le balene. Nel raggio di 300 chilometri non rimase più neanche un gatto randagio.
Mentre il WWF metteva una taglia sulla sua testa, Mosè tornò dal faraone, distese il bastone verso il cielo, intonò un brano di Toto Cutugno e dal cielo scesero tuoni e grandine. Una grandinata così violenta non si aveva dai tempi in cui l’Ulivo vinse l’elezioni e perfino i colonnelli egizi delle previsioni del tempo furono colti di sorpresa. Piovve così tanto ma così tanto che le piramidi diventarono degli scogli e il faraone dalla sera alla mattina si trovò ad avere il balcone vista mare. Mosè era convinto che nessuno avrebbe potuto trarre giovamento da un temporale simile a parte un agricoltore, e così si recò dal faraone convinto della sua resa, ma lo trovò steso su un materassino che galleggiava nella sua piscina, che fino a due giorni fa era la stanza degli ospiti.
La sesta piaga fu sul sacro e sul coccige, come diagnosticatogli dal medico di corte.
Come settima piaga fece trovare nel letto del faraone la testa del suo cavallo da biga preferito.
Come ottava piaga indisse uno sciopero generale degli schiavi a cui aderirono CIGS, CISS e UIS picchettando l'unico cesso pubblico del cantiere Piramid III. I capicantiere egizi, non riuscendo più a trattenerla, si recarono direttamente al palazzo del faraone per orinare ovunque trovassero un recipiente adatto.
La nona piaga, fu quella di Bruno Vespa. Il conduttore venne mandato a casa del faraone per posta prioritaria e vi restò dieci lunghissimi giorni.
La decima e ultima piaga, la più terribile, fu la morte di ogni figlio primogenito. Dopo quest'ultimo castigo Mosè approfittò della distrazione del Faraone e preso il suo popolo fuggì dall'Egitto. Il Faraone infatti era impegnato in un'accesa discussione con la moglie e, particolarmente provato da queste ultime piaghe, lasciò libero Mosè di partire col suo popolo e la sua famiglia. E Bruno Vespa.
L'Esodo
Il 2 agosto del millemila a.C. iniziò l’Esodo. Mosè era fornito di tutto: pinne, costume da bagno, occhiali da Sole, crema abbronzante, asciugamano, lanciafiamme.
Il Signore però ordinò a Mosè di non prendere la strada più breve, la A4 Giza - Tel Aviv, perché in quel periodo era sempre piena di code e rallentamenti. Obbligò quindi Mosè a schiattare di sete e di caldo prendendo la via del deserto, verso il Mar Rosso. Egli era l’eletto.
Per guidarli sulla giusta via, il Signore si manifestava di giorno come una colonnina dell’SOS e di notte come un semaforo giallo lampeggiante, per illuminare loro il passaggio.
Il passaggio del Mar Rosso
All'altezza di Borgo Panigale, Mosè fu però costretto ad un rallentamento: comparve dal nulla una manifestazione del presidente dei sindacati degli schiavi (corrotto dal faraone) che al grido di NO MO.S.E.! NO MO.S.E.! sbarrò loro la strada. Mosè, da vero leader, aveva sempre un piano di riserva: fuggire con un treno che parte alle 7.40 verso il monte Snai. Si misero così in marcia per raggiungere la stazione ferroviaria, ma ecco di nuovo il tirapiedi del faraone sbarrargli la strada al grido di NO TAV! NO TAV! Per gli ebrei era la fine, l’esercito del Faraone si stava per avvicinare e sapevano che se fossero stati catturati avrebbero subito una punizione esemplare: rinchiusi in un Call Center sul deserto e condannati per 12 ore al giorno a proporre abbonamenti ADSL. L'unica via lasciata libera era quella a sud, dove si apriva il Mar Rosso.
Il Mar Rosso si chiamava così perché le egiziane avevano il vizio di farsi il bagno anche quando non potevano.
Spaventati, gli ebrei corsero da Mosè e chiesero cosa dovessero fare. E allora Mosè si ricordò di avere in tasca uno dei tanti gadget donatigli dal Signore, ovvero il Manuale di trucchi e magie del perfetto Santo, un libro che indicava formule per ogni tipo di miracolo, dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci alla ricrescita dei capelli. Mosè stese il bastone sul mare per tentare un trucco che neanche Silvan sarebbe stato capace di fare: dividere le acque.
Ma le acque non si divisero e Mosè pensò: strano! Ad Harry Potter riesce sempre!
Mosè allora alzò gli occhi al cielo per chiedere aiuto a Dio che dall’alto dei cieli rispose: usa la Forza, Mosè!
Dopo ventisei tentativi Mosè affittò dei pedalò.
Stipati oscenamente sui pedalò gli ebrei vennero scambiati per immigrati clandestini e spediti al centro di accoglienza di Lampedusa, dove rimasero per due settimane. Poi rilasciati dalle autorità locali ripresero il viaggio nel deserto guidati sempre dal povero Mosè.
Senza acqua, senza cibo, senza riviste porno e senza un Autogrill la sopravvivenza nel deserto fu difficilissima ma il versetto 12 del Levitico ci dice che il 20° giorno di migrazione Dio fece scendere dal cielo la manna. E poco dopo un frigorifero pieno di coche ghiacciate.
I dieci comandamenti
Un giorno mentre Mosè si stava tagliando i capelli dal barbiere Dio lo mandò a chiamare:
-"Mosè! Corri subito in cima al monte Snai! Devo darti una cosa!"
-"Ma il monte Snai è alto 4567 metri! Non possiamo vederci a piazza San Babila?"
-"No! Ho detto il monte Snai. Ci vediamo lì stasera alle 9 e mezza. E porta un’amica". (Esodo 20,2-18)
E Mosè che non aveva amiche si presentò sulla cima del monte con Giosuè, che non usciva da un anno a questa parte e che aveva pregato Mosè di portarlo con lui. Dopo aver folgorato Giosuè, Dio disse:
-"Mosè! Prendi queste tavole di pietra pesanti 5 chili ciascuna. Sopra ci sono scritti i comandamenti da rispettare. Basta fare di testa vostra, d’ora in poi chi sbaglia paga!"
- "Ma Signore, non Vi sembra di esagerare? Dopotutto son ragazzi, possono sbagliare!"
-"Uhmm... hai ragione, sono stato troppo severo. D’ora in poi se sbaglieranno darò la colpa solo a te."
E dette queste parole sbatté le tavole di pietra ai piedi di Mosè che intanto stava tentando di sputarsi in faccia da solo. Egli era l’eletto.
Adesso, i dieci comandamenti li conosciamo tutti e non ne parleremo ulteriormente visto che la prima e la seconda regola dei dieci comandamenti sono non parlare mai dei dieci comandamenti. Va detto però che secondo gli attendibili Vangeli apocrifi di Frà Tac da Sherwood i comandamenti non erano dieci bensì dodici ma gli ultimi due (l’undicesimo: fatti sempre i cazzi tuoi e il dodicesimo: non calpestare l’erba ma fumala) sono andati misteriosamente persi dopo l’invasione della Cisgiordania da parte di Godzilla.
Intanto Mosè tornato a valle vide gli ebrei venerare la statua di una vacca da monta; senza leggi infatti, il suo popolo si era abbandonato alle cose peggiori: chi bestemmiava, chi uccideva, chi si accoppiava con gli animali, chi cantava le canzoni di Fiorello, chi guardava Buona Domenica.
Mosè si fece dare un microfono ed annunciò:
-Pubblico, popolo, popolani! Ho appena visto Dio!
-Che ti sei fumatoooo?- urlò qualcuno dalle retrovie.
-No, sul serio! Ho visto Dio ed ha detto che vi vuole bene!
-Bene, bravo! Evviva Mosè! – gridò il popolo ebraico.
-Mi ha ehm....anche dato delle tavole di pietra.
-Bene, bravo! Evviva Mosè! – gridò il popolo ebraico.
-Delle tavole... con delle leggi da rispettare.
Il popolo ebraico diventò subito un po’ meno allegro.
-Non potete più bestemmiare, non potete più dire bugie, non potete più desiderare le donne altrui.
Il popolo ebraico divenne serio.
-E dovrete andare a messa tutte le domeniche...
Il popolo ebraico iniziò a incazzarsi.
-E non potete più fornicare...
A questa ennesima richiesta il popolo ebraico iniziò ad urlare dalla rabbia e al grido di: dagli a Rocco Buttiglione! iniziò a rincorrere Mosè per tutto il deserto.
Il Controesodo
Dopo 40 giorni 40 notti e qualche pomeriggio Mosè vagava ancora nel deserto e della Terra promessa non vi era traccia. Dio intanto non si faceva sentire perché impegnato in un torneo di rubamazzo contro Buddha e Manitù. Allora Mosè giunto a Khades, vicino Bussolengo, ebbe l’idea geniale: visto che non ho altre istruzioni, visto che ho finito i soldi e visto che agosto sta finendo... tanto vale riportare gli ebrei nella loro terra! E incolonnatosi col suo popolo sulla A1 riportò gli ebrei in Egitto. Finito il torneo Dio andò a vedere la situazione per controllare come se l’era cavata Mosè senza di Lui: vedendo tutto il popolo ebreo di nuovo in Egitto, di nuovo oppresso e di nuovo sotto il dominio del faraone chiese spiegazioni a Mosè che disse: sei contento Mio Signore? Sono anche ripartito di notte, per evitare il traffico del rientro!
Dio per punizione fece venire a Mosè le emorroidi e il poveretto si lamentò per il resto dei suoi giorni.
La morte di Mosè
Dopo quaranta anni di duro pellegrinaggio, dopo aver fatto mille mestieri (patriarca, parroco, bagnino, ragioniere, pusher, barman, idraulico) Mosè all’immatura età di 146 anni capì di essere arrivato alle soglie della pensione.
Così si congedò dal ruolo di Eletto con una lettera di dimissioni che fece pervenire a Dio piegandola come un aeroplanino e buttandola verso l’alto. Mosè trascorse i suoi ultimi anni buttandosi col bunjee-jumping vestito da Superman dalla diga idroelettrica di Verzasca e facendo rafting sulle rapide del Nilo. Morì di parto nel 50.000 a.C.
Le corna di Mosè
Famoso è il dibattito sorto sulle corna poste sul capo di Mosè in diverse opere artistiche.
La Bibbia nei secoli, attraverso le traduzioni di San Gerolamo, San Tommaso e Stephen King ha sempre tradotto "Moyses ignorabat quod cornuta esset facies sua", cioè “Mosè ignorava quanto fosse cornuto”. Con le nuove edizioni della Bibbia (con dei capitoli aggiuntivi come quello in cui Darth Fener rivela di essere il padre di Abramo) questa leggenda ha continuato a persistere fino ad oggi. Da ciò deduciamo che nessuno è riuscito a togliere a Mosè il disonore delle corna.
Mosè secondo Freud
Secondo Freud i comandamenti di Dio vanno presi alla lettera. Ad esempio il secondo comandamento dice “Non nominare il nome di Dio Invano”; noi questo Invano non lo conosciamo ma basta non nominarlo e il problema è bello che risolto. Altro esempio, se il quinto comandamento dice: “Onora il padre e la madre” nulla ti vieta di sputtanare tuo zio.
Cinematografia
- I dieci comandamenti
- I dieci comandamenti 2 - la vendetta
- I dieci comandamenti 3 - I Trenta comandamenti
- I dodici emendamenti
- Maciste contro Mosè
- Mosè e Noè contro Pelè e Miguel Bosè
- Mosè contro tutti
- Mosè e Peppino divisi a Berlino
- Mosè libera gli ebrei... le ebree ringraziano - V.M.18
- Giù le mani dal mio obelisco - V.M. 18
Documenti multimediali
Voci correlate
- Dieci comandamenti
- Pierfrancesco Mosè, suo pronipote e grande atleta del passato odierno.
- Arca dell'Alleanza
- Giosuè
- Genesi
Collegamenti esterni
Rassegna stampa sulla fuga dall'Egitto
Questa è una voce in latrina, sgamata come una delle voci meno pallose evacuate dalla comunità. È stata punita come tale il giorno 6 settembre 2009 con 100% di voti (su 12). Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto. Proponi un contenuto da votare · Votazioni in corso · Controlla se puoi votare · Discussioni |