Moschea (vino)

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia di cui nessuno sentiva il bisogno.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Magari hai fumato troppo. Se cercavi altri significati di moschea, vedi moschea.

Produzione in moschea del vino moscato

Il moscato è un vino famosissimo, particolarmente ricercato per l'aroma e per il suo bouquet. Quest'ultimo viene ottenuto con una tecnica singolare, che consiste nell'introdurre nel vino 9 o 10 mosche vive, dimodoché esse, prima di annegare, possano defecare nel liquido, aromatizzandolo.

Niente di meglio di un buon bicchiere di vino con qualche deliziose mosca dentro per rilassarsi.

È detta moschea la cantina dove viene conservato questo liquore al fine di ottenere l'invecchiamento e la raffinazione dell'aroma (l'assorbimento delle feci di mosca).

Le prime moschee

Nell'antichità si cominciarono a costruire le prime moschee per il vino. La prima di cui si abbia notizia, fu costruita a Roma e fu detta Cloaca massima; in effetti venne assicurata sia la giusta temperatura, sia l'esatto tasso di umidità, sfruttando il decorso delle fogne sotterranee. Accadeva però che gli addetti alla sorveglianza si scolassero le bottiglie e poi le riempissero con l'acqua della cloaca. I romani cominciarono a non gradire più quel vino che invece del sapore fruttato aveva un sapore merdato, e invece dell'aroma dell'uva aveva l'aroma del piscio. Se la presero col dio Bacco che, secondo loro, si beveva il moscato e pisciava nelle bottiglie, e soppressero i baccanali.

Moschee rinascimentali

La costruzione del Vaticano comportò anche la costruzione di una moschea per il vino moscato. Facendo tesoro dell'esperienza dei Romani, i Papi disposero che essa venisse realizzata nella stessa cripta dove vengono inumati i Pontefici Romani, alternando un Papa, una botte, un Papa, una botte...e così via. Ma i conti non tornavano mai; o c'erano troppe botti, e allora bisognava berle, o c'erano troppi cadaveri di Papi, e allora si buttavano via per pareggiare il conto con le botti. Il Papa Martino V, che preferiva la vernaccia, mise fine a questa abitudine, dato che si era prodotto un tale casino da non sapere più se nelle tombe vi fossero Papi o botti (probabilmente ai fedeli capita di pregare, senza saperlo, dinanzi a una botte di moscato venerata come Papa e incensata nelle funzioni).

Accostamenti gastronomici

Maturato nella moschea, il moscato viene filtrato (per togliere i cadaveri delle mosche) oppure no; i buongustai sconsigliano il filtraggio e gradiscono qualche mosca bene imbibita di vino in bocca. L'ambiente della moschea è l'ideale perché il moscato acquiti i suoi pregi. Il vino moscato si accompagna benissimo ad alcuni piatti originali:

  • alici crude al cioccolato
  • spaghetti alla puttanesca (con ragù di puttana)
  • testicoli di maiale in umido
  • gatto al forno con patate
  • insalata di borgiacche (erbe che solitamente sono alimento delle capre)
  • carrubbe marinate
  • medaglioni di capriolo alla Montmorency (i medaglioni sono i calli culari)
  • pollo fiammeggiato alla Bondi (con carota cruda infissa nell'ano)

Marche e prodotti DOC, DOP, DEF

Non possiamo qui citare le varie marche di vino moscato per non fare pubblicità impropria (e comunque non retribuita), ma esse portano tutte la dicitura "cantinato in moschea"; ma i moscati DOC (Denominazione d'Origine Controllata) la portano scritta in rosso, quelli DOP (Denominazione d'Origine Protetta) la portano stampigliata in oro e quelli DEF (Denominazione È Fetenzia) la portano stampigliata su carta igienica usata. Sconsigliamo vivamente al lettore i moscati DEF, sia per la cattiva qualità delle mosche, sia perché la moschea in cui vengono prodotti è in realtà un depuratore, sulle cui acque galleggiano stronzi che vengono raccolti e solubilizzati per poi utilizzare il liquido ottenuto per contraffare il colore ambrato del vino, quando non per sostituirlo del tutto..