Moshe Dayan

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« Dayan aveva una benda sull'occhio perché credeva di essere un pirata e che fosse sempre carnevale »
« Dayan aveva una benda sull'occhio perché credeva che i palestinesi fossero petardi e che fosse sempre capodanno »
Dayan travestito da soldato israeliano.

Moshe Dayan, Mosè Il Giudice in ebraico, Lady Dayan in inglese, nasce in un kibbutz israeliano da un bue e un carro armato la notte di Natale del 1915, per dimostrare fin da subito che è un tipo pacifico e modesto. Si dice che quando tre tizi dalla pelle scura con in mano dell’oro, dell’incenso e dei proiettili anticarro bussarono alla sua porta, la sua mamma rispose:

« Kibbutz? »

Mentre le prime parole di Moshe furono

« Ammazzateli tutti! Ma tenete l'oro »

Non si sa che fine fecero i tre terroristi islamici, ma Moshe aveva voluto nascere quel giorno appena in tempo per non perdersi la prima guerra del XX secolo, la prima guerra mondiale, che combatté fino all’età di tre anni sul fronte turco, arruolato come bomba a mano nella 144-esima divisione inglese, tanto da diventare il più giovane eroe di Gallipoli e da lasciare il suo nome a un raudo che gli israeliani utilizzano ancora oggi a capodanno, ma solo a Gaza.

Teppista

Moshe da piccolo.

Finita la scuola, incomincia a odiare gli arabi, ma solo in quanto vicini di casa. Così si arruola nell’Hagana Club, l’armata alcolista ebraica che suona i campanelli degli arabi e porta i cani a cagare nei loro giardini. Ma Israele al tempo è ancora un protettorato inglese quindi l’esercito di rompicoglioni giudei diventa ben presto fuori legge e Moshe, in qualità di sergente addetto a sgonfiare le gomme delle biciclette, viene arrestato e messo in prigione insieme a due arabi incazzosi e sifilitici. Da questa esperienza, maturerà in lui un odio anti-arabo di tipo anale.

A Pasqua del 1941, come di consuetudine, il governatore britannico decide di liberare un prigioniero qualunque facendo scegliere agli ebrei tra due detenuti. Così Moshe viene portato davanti alla folla in compagnia di un altro tizio, Barabba, noto scippatore e stupratore di vecchiette inglesi, e la piazza sceglie Barabba. Esasperato, Moshe pronuncia allora il suo primo discorso pubblico, promettendo a tutti 72 vergini settantenni se liberano lui e convincendo infine la folla esultante.

Gli inglesi allora lo liberano, a patto che vada a combattere in Siria per loro e che perda almeno una parte del corpo, non importa quale.

La perdita dell’occhio

Arruolato nella 284-esima divisione australiana emutrasportata, durante la Seconda guerra mondiale Moshe finisce in Siria a combattere i collaborazionisti francesi di Hitler. Dovendo rispettare l’accordo, pensa allora di farsi tagliare un’unghia da un aborigeno. Ma sta ancora decidendo se farsi portare via quella del mignolo del piede destro o del piede sinistro, mentre osserva con il binocolo i francesi che si fanno la doccia, quando un proiettile vagante gli si infila nel binocolo e gli porta via l’occhio sinistro.

Pare sia stato sentito gridare:

« Vaffanculo! Proprio adesso che gli era caduta la saponetta! »

Comunque, finita la guerra, Moshe torna al comando britannico e per pagare il debito consegna l’occhio sinistro accartocciato in una stagnola. In cambio riceve una benda nera da mettere sul buco e una pacca inglese sulla spalla.

Da allora diventa un eroe, al pari di Mosè e Giuda, e incomincia a bendare qualsiasi mezzo sul quale si sposta, a partire dal fanale del motorino.

« Questa guerra mi è costata un occhio della testa »

sembra abbia commentato fuor di metafora, anche se i maligni dicono si riferisse al binocolo rotto.

Capo di Stato Maggiore

Moshe con il suo carro di carnevale.

Non potendosi perdere nemmeno una guerra del ventesimo secolo per una scommessa persa con suo cugino, Sat Hannah, quando Ben Gurion dichiara l’indipendenza di Israele, Moshe è di nuovo in prima linea a combattere contro gli odiati arabi, come ai vecchi tempi delle biciclette. Così, con il grado di tenente colonnello di gomma, dà una mano a uccidere qualche migliaio di infedeli e a conquistare finalmente la libertà per il suo popolo, che in cambio gli regala il posto di Capo di Stato Maggiore e un occhio di vetro.

Con questa carica, nel 1956, durante la Seconda guerra arabo-israeliana contro l’Egitto e la Quarta Dayan-Resto del mondo non ebraico, conquista Sharm el-Sheikh combattendo contro dei turisti italiani per prendergli un ombrellone e il posto alla fila per il buffet. E già che c’è arriva fino al Canale di Suez, dove si ferma perché non sa nuotare.

Ministro dell’agricoltura e reporter

Con il suo attendente palestinese al binocolo.

Tornato in patria pieno di gloria, mojito e salami di asino, stanco della guerra si dedica a coltivare il suo orto. Ma essendo troppo egocentrico, per farlo si fa nominare ministro dell’agricoltura.

In rotta con il primo ministro Esquola per una faccenda di zucchine colte troppo presto, Moshe si ritira a vita privata e si dedica ai suoi due grandi amori di sempre: l’archeologia, vale a dire sua moglie, e la guerra, cioè il Vietnam, sempre per via della scommessa.

Essendosi gli americani rifiutati di dargli il comando delle operazioni, anche se lui aveva solo chiesto la presidenza ad interim degli USA, Moshe è così costretto a seguire i giochi col napalm e il defogliante come giornalista, servendosi di un addetto palestinese al binocolo per non rischiare di perdere anche l’altro occhio. Fonti non ufficiali confermano comunque che, nella mischia, sia riuscito a lanciare di nascosto una granata su un gruppo di bambini vietcong musulmani.

Ministro della difesa

Una splendida immagine scattata durante l'operazione "1967, fuga da Tel Aviv".

Nel 1967, richiamato in patria dal premier perché costui non sapeva usare nemmeno una fionda caricata a tappi, Moshe viene fatto ministro della difesa, allo scopo di offendere più arabi possibili durante la Guerra dei sei giorni.

Nei piani strategici di Yitzhak Rabin, il suo capo di Stato Maggiore e vero artefice della vittoria, la guerra sarebbe dovuta durare una settimana, ma Moshe firma l’armistizio un giorno prima con la scusa che il giorno dopo è sabato e non può farsi la barba. Così entra nella Gerusalemme liberata venerdì sera cacciando i mercanti cinesi dal Tempio e tirandosi dietro un Rabin visibilmente ubriaco di aperitivi, in modo da prendersi tutto il merito del trionfo, che anni dopo suo cugino Tarchiato “Abraham” Tasso celebrerà al suo posto perché lui non sa scrivere.

Ormai pieno di fama, medaglie e occhi finti regalatigli dai fan, Moshe si permette ora di fare come gli pare e piace all’interno del partito laburista, rifiutandosi di cedere alle proposte di pace, di rinunciare a un solo sdraio di Sharm el-Sheikh e di togliere la benda nera almeno dal faro della macchina.

Quando nel 1973 scoppia la Guerra del Kippur, Moshe si fa sorprendere a letto con una puttana giordana e un vitello d’oro, e quando finalmente smette di abusare del vitello sono passati ormai due giorni e i nemici sono sulla porta della camera.

Golda Meir. Tecnicamente intrombabile.

Dayan è sul punto di convertirsi all’Islam, per salvare almeno il culo, di abbattere personalmente a testate il Tempio di Gerusalemme e di sodomizzare contro ogni legge naturale il primo ministro Golda Meir. Senonché qualcuno gli ricorda che fino al 2000 potrebbero esserci ancora tante belle guerre da combattere e Moshe, in un lampo di misticismo biblico e in un’esaltazione parossistica, prende le tavole della legge, il bastone e tutti gli occhi finti e prende a mazzate tutti i siriani e gli egiziani, arrivando di nuovo al Canale di Suez intenzionato questa volta ad aprire le acque e arrivare fino al Cairo, perché ancora non ha imparato a nuotare.

Archeologo e ministro degli esteri

La storica liberazione di Gerusalemme. Rabin, sulla destra, è chiaramente incacchiato.

Deve comunque dimettersi da ministro della difesa per i due giorni passati a farsi spompinare senza precauzioni da una ex-nemica. Così torna a fare l’archeologo nel suo orto dissotterrando mine credendole patate e rubando cimeli nazisti dal campo 2 di Birkenau, finché un giorno il premier di destra Begin non lo chiama al ministero degli esteri. Schifato dal Likud, il partito conservatore, Dayan firmerà l’incarico pronunciando la celebre frase:

« È ora di tapparsi il naso e ritornare comunque a fare il ministro. E che cazzo! »

indispettendo tutti i suoi ex compagni laburisti. Ma tanto lui a sinistra non ci vede.

Così, ormai vecchio e rincoglionito, anche se ha solo sessant’anni, se ne va in America con il suo aereo bendato di nero e firma gli accordi di pace di Camp David con l’Egitto, rinunciando al Sinai a patto che gli lascino un ombrellone tutto suo a Sharm el-Sheikh.

Parlamentare

A questo punto, quando ormai la demenza senile lo spinge a voler fare pace anche con i palestinesi, Begin lo caccia dal governo, dall’albo dei profeti e dall’Antico Testamento, così che Moshe è costretto a smollare l’Arca dell’alleanza e a fondare un partito tutto suo, perché ovviamente nemmeno i laburisti possono accettare tra le loro file un idiota. Il nuovo partito si chiamerà Telemeritiacolpidibombeamano, e otterrà ben due seggi alla Knesset, il parlamento muto israeliano: il suo e quello della sua benda.

Morto

Quello che ci rimane di Moshe Dayan.

Siamo nel 1981 e stranamente, quando Moshe incomincia addirittura a vaneggiare di restituire la Cisgiordania e la Striscia di Gaza ai palestinesi, viene colpito da un cancro al colon fulminante e anche da un colonnello, che se lo portano via e gli chiudono la bocca e l’occhio buono per sempre.

Sharon, ridacchiando, di lui ha detto

« Si potrebbe svegliare con cento idee, di cui novantacinque pericolose e tre cattive. Le altre due, di contro, sarebbero brillanti. Quindi è meglio lasciarlo dormire »

Gli israeliani hanno condiviso a tal punto queste parole che, quando ha avuto la brillante idea di evacuare Gaza e la Cisgiordania, hanno deciso di mettere a dormire pure lui.

Paesi arabi invasi da Moshe Dayan fino al 1979

Voci correlate