Muzio Scevola
Muzio Scevola fu un piromane Romano famoso poiché incendiò per errore la propria macchina.
La leggenda
La leggenda narra di un tizio di nome Muzio Scevola, che in realtà non si chiamava Muzio Scevola. Il vero nome di costui era Caio Muzio Cordoba e solo successivamente gli fu dato il soprannome Scevola, ovvero mancino. Ma non perché era mancino, perché si era bruciato la mano destra con il fuoco. Oh cazzo, ora sapete il finale!
La vicenda si svolge nell'antica Roma, quando ancora non c'erano le Mercedes e le BMW e si andava in giro con le 127 e le 500. I plebei dovevano purtroppo accontentarsi delle Fiat Uno.
Uno di questi plebei, Caio Muzio, non poteva permettersi un'auto decente, basta pensare che andava in giro con la Fiat Panda vecchio modello del nonno. Invidioso dei patrizi e delle loro automobili, decise di girare per Roma e trovare le macchine più belle della città e, dopodiché, bruciarle. Fu il primo piromane nel mondo. In poco tempo bruciò così tante macchine da far concorrenza a Nerone ai cristiani che incendiarono la città qualche secolo dopo. Maledetti cristiani!
Un giorno, però, Muzio fu sgamato e condotto immediatamente in senato. Qui gli diedero tre possibilità:
- Scontare una pena di cinque anni in carcere;
- Pagare un'alta somma di denaro;
- Essere mandato nell'accampamento dei nemici Etruschi per uccidere il re avversario;
- Giocarsela a testa o croce.
Muzio rispose: «Ma le opzioni non erano tre?». I senatori capirono male e, pensando che avesse scelto la terza opzione, decisero di mandare Muzio a bruciare la macchina del re Etrusco Porsenna, nemico dei Romani, che volevano vendicarsi della finale di Coppa Italia finita 2 a 0 per gli Etruschi. Il piano era quello di incendiare la macchina con Porsenna dentro, mentre ritornava a casa per la cena.
Quatto quatto, Muzio giunse all'accampamento degli Etruschi e si avvicinò alla macchina del re. A Roma è parecchio difficile trovare parcheggio e quel giorno Muzio aveva parcheggiato erroneamente la sua auto proprio di fronte l'accampamento degli Etruschi, peraltro in doppia fila. Tant'è vero che si confuse bruciando la sua macchina al posto di quella dell'imperatore Etrusco. Ma solo dopo si accorse del fatto urlando «MERDA!»; poco più in là alcuni soldati giocavano all'omonimo gioco di carte e, sentendosi sbeffeggiati pensando che Muzio avesse fatto una finta, lo portarono da Porsenna per una punizione. Costui scoprì che Muzio aveva anche cercato di ucciderlo e disse: «Hai provato a uccidermi bruciandomi la macchina, ora vai e brucia la tua di macchina». Muzio rispose: «Non ce l'ho più la macchina!» «Brucia la tua villa allora!» «Non ho casa!» «Allora bruciati i capelli!» «Sono calvo!» «La mano destra!» «E no, la destra noo!»
Muzio cedette e mise la mano destra su un braciere per punizione, incenerendosela. Il primo commento di Muzio dato alla stampa appena tornato a Roma fu:
Dopo questo episodio, Muzio venne ricordato con il soprannome di Muzio Scevola, non avendo la mano destra e diventando così mancino, penserete voi. Ed invece no. Scordandosi di non avere più una mano, quando si appoggiava a una sedia o a una ringhiera, cadeva. Diventata ormai un'abitudine, gli amici cominciarono a chiamarlo appunto Scevola o Scivolo.
Curiosità
- Muzio Scevola era ricordato dalla sua comitiva per la sua autoironia: famoso lo scherzo in cui fingeva di mettersi una mano nel naso.