Nobiltà
La Nobiltà (cioè…ma veramente stai leggendo questa voce?) è stata una classe di parassiti che discese, esattamente come il contadino, dalla stessa progenie di scimmioni immortalati da Stanley Kubrik in 2001: Odissea nello spazio. E, proprio come avviene fra quei simpatici bestioni pelosi nel film, il nobile è quello che per primo nel branco afferrò un osso contundente, lo diede in testa al vicino (col quale fino a 5 minuti prima divideva peti e pasti) stabilendo da quel momento in poi la sua presunta superiorità.
Per dimostrarlo, dichiarò che il sangue della scimmia contusa era rosso. Il suo (non essendo visibile) blu. Da cui la stronzata sul sangue blu a cui non ha mai creduto nessuno.
Elementi generali della specie e sue evoluzioni (si fa per dire)
Esistevano diversi gradi di nobiltà, grosso modo fra more nobilium e principe, ma in ciascun podere posseduto da una schiatta di proprietari, l'esercizio del potere era talmente scollegato dal resto del mondo da costituire microcosmi autonomi. Infatti il concetto fondamentale, titolo o meno, era quello esposto sopra con l'esempio degli scimmioni: la distinzione fra il dominus (signore e padrone, da cui "reddito dominicale") e il sottoposto, preso a bastonate in testa, colono (da cui "reddito agrario").
Le suddivisioni in diversi gradi, in sostanza, non erano altro che delle baggianate volte a organizzare in capitoli o sezioni quei libroni inutili patinati e stampati male, chiamati Registro Araldico, Annuario della Nobiltà o Libro d'Oro (che non è d'oro altrimenti l’avrei già venduto a un Compro Oro all'angolo). Senza sezioni, quei tomi sarebbero risultati non dissimili dall'elenco telefonico.
Al giorno d'oggi questi libri non se li caga proprio più nessuno, al punto che l'Annuario è stato affidato al figlio di una famiglia d'operai di Sesto S. Giovanni, provincia di Milano — non sto scherzando — che per passare il tempo s'è messo a compilare daccapo il registro, a mano, su rotoli di carta igienica che non finiscono mai. In questo modo l'urgenza della genealogia s'è congiunta a quella della defecazione. Obiettivo è quello di far confluire l'intero studio nelle Regie Cloache.
Già dai tempi, almeno dal XIII secolo, stando alle analisi autorevoli di Federico Chabod e a quelle che hanno sgamato il marciume degli alberi genealogici privati (quasi sempre truccati, e quindi dubbi) la classe nobile s'era unita a quella mercantile (ben più ricca e potente), fondendosi in quella che il geom. Calboni definirà con Fantozzi, in una frase che spesso la stessa regina d'Inghilterra citava al figlio semideficiente Carlo —ora re — dopo una partita a Scrabble: "la più alta aristocrazia borghese".
Elementi di distinta civiltà della specie
Di seguito le principali caratteristiche salienti dei nobili:
- Il fancazzismo;
- Il possesso di uno stemma da più di 150 anni altrimenti ciccia;
- I figli illegittimi con le contadine della proprietà fondiaria (nel caso di nobile maschio);
- I figli illegittimi con i contadini della proprietà fondiaria (nel caso di nobile femmina);
- L’attività letteraria, artistica, intellettuale, critica o scientifica (rare, ma ammorbanti), nonché la micidiale cinefilia alla maniera del potentissimo professor Guidobaldo Maria Riccardelli;
- La decadenza oppure il matrimonio con una/un consorte abbiente onde salvare capre e cavoli (e non è affatto un modo di dire).
Estinzione
Quando non estintasi del tutto per malattie ereditarie o dilapidazione, la classe nobile si chiamò, definitivamente, borghesia. Nuova classe nobile per eccellenza già prima di Stendhal (v. Sopra), che nel suo lunghissimo tomo Luciano Leuwen fa dire al banchiere:
“Noi, nuova nobiltà conquistata tradendo la rivoluzione!”
Con l’abrogazione della Monarchia più ignorante d’Europa - quella di Casa Savoia(rdi) - a favore della Repubblica, il nobile è sopravvissuto soltanto come sfigato galoppino nel film Il vedovo di Dino Risi. Qui infatti il marchese Stucchi viene trattato come una pezza da piedi dal suo capo Alberto Nardi (Alberto Sordi), industriale degli ascensori malfunzionanti. Vive in una stanzetta a pigione, lavora duramente ed è sempre maltrattato, ma sopra il lettino ha un grosso stemmone che lo consola della sorte di pezzentone.