Onda studentesca
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L'O(r)da studentesca nasce come un movimento di protesta contro i tagli del Governo al sistema universitario, ma si trasforma, dopo appena una settimana, in un movimento di critica costruttiva ai fondamenti stessi della società neoliberista, nonché in un'ottima scusa per saltare le lezioni.
Si configura da subito come una protesta trasversale, dall'estrema sinistra, alla sinistra, fino al centro-sinistra. Secondo il nostro Presidente del Consiglio, ne fanno parte soprattutto giovani manovrati dalla mente diabolica di Veltroni che, da vero genio del male qual è, ha convinto milioni di giovani (un centinaio per la questura) che il Governo stava tagliando i fondi per l'Università e la Ricerca.
I presunti tagli
Gli studenti, si sa, amano macinare chilometri per le strade delle loro città, gridando stupidi slogan, ma è evidente che, i tagli all'Università e alla ricerca, se li sono sognati: del resto, perché il governo dovrebbe essere così pazzo da tagliare proprio i fondi essenziali per lo sviluppo del Paese? (.................................................................................. scrivete qui la vostra risposta, poi ritagliate il monitor e speditelo a Napolitano). Studiando la legge si scopre, infatti, che non sono tagliati i fondi per fare ricerca, come tutti pensano, ma solo quelli per pagare gli stipendi ai ricercatori. Questi privilegiati potranno quindi continuare tranquillamente a coltivare il loro hobby, senza dover nemmeno pagare per l'affitto delle attrezzature (il Presidente del Consiglio si è dimostrato magnanimo, consentendo l'utilizzo gratuito dei macchinari più avanzati, come l'attrezzo che in Italia, unici al mondo, usiamo per cercare di rompere i legami molecolari, ma che spesso viene usato dai ricercatori per darselo sulle palle). Il Presidente del Consiglio ha inoltre annunciato che arriverà una nuova legge per premiare il merito dei ricercatori: dal prossimo anno chi fa ricerca verrà incatenato in uno scantinato, senza cibo e con un dipendente pubblico incaricato di frustarlo; per ogni premio Nobel ricevuto dal ricercatore oggetto del provvedimento, gli verrà offerto un panino come incentivo statale.
I tagli alle università invece ci sono, ma sono fatti per combattere i baroni: è ovvio infatti che se si tagliano i fondi, i baroni (che sono gente onesta) diminuiranno subito il loro stipendio, pur di garantire l'alta qualità dell'insegnamento, stando a quanto sostiene Tremonti. Del resto era inevitabile che riducessimo i fondi per le università, dato che investiamo nel sapere più di qualunque altro Paese dell'Africa sub-sahariana o dell'America latina, e che il governo ha già speso molto per non far pagare l'Ici ai ricchi e per salvare le banche, senza contare tutti i soldi che spesi annualmente per pagare gli insegnanti di religione. Ci sono delle priorità da rispettare, ragazzi!
Gli Inizi
L'estate precedente alla riforma, mentre tutti erano al mare a farsi fare pompini (opposizione compresa), il nostro instancabile presidente del consiglio (che invece non ha bisogno di spostarsi da palazzo Chigi per farsi praticare del sesso orale, venendo in faccia alle pari opportunità), approfittando del fatto che tutti erano distratti, decise di partorire una legge in cui racchiudere tutte le schifezze che gli venivano in mente. Così, sforzandosi, dopo tonnellate di lassativo e con Sandro Bondi che gli carezzava il pancino, Berlusconi riuscì a espellere dal suo corpo la legge 133. Questa legge, inizialmente registrata come dl 666, conteneva il rifinanziamento delle centrali nucleari, un articolo (il 55, come se ve ne fregasse qualcosa) che ostacolava la lotta all'evasione fiscale, la depenalizzazione della pedofilia sadomaso e ovviamente i famosi tagli agli atenei.
Quando gli studenti rientrarono dalle vacanze, trovarono questa bella legge e, visto che normalmente sono già abbastanza incazzati per vari motivi (non ultimo il fatto che nonostante tutti i loro studi non riusciranno mai a guadagnare quanto un idraulico, una prostituta o uno spacciatore), si creò un casino talmente grande, che a stento il Tg5 riuscì a ignorarlo. In tutta Italia gli studenti scesero in piazza, portando la loro gioia di vivere, la loro indignazione e le loro droghe leggere. I licei e le università vennero occupati, le strade bloccate, i treni fermati e il Governo cominciò a preoccuparsi seriamente, anche se incoraggiato dalle parole de Il Riformista, "L'antiberlusconismo favorisce Berlusconi".
Era una frizzante mattinata d'autunno e dei ragazzi con pettinature millimetriche stavano facendo la loro quotidiana passeggiata mattutina per le strade di Roma, aiutando come al solito le vecchiette ad attraversare la strada e gettando negli appositi contenitori l'immondizia che trovavano abbandonata vicino le panchine. I ragazzi facevano parte di un circolo culturale chiamato Blocco Studentesco, un movimento pacifista gandhiano, noto per la moderazione delle sue idee e delle sue azioni.
All'improvviso, giunti per caso in piazza Navona (stavano in realtà cercando la più vicina chiesa per la loro preghierina delle 11), videro dei ragazzi che sembravano alquanto arrabbiati. Alché, quello che tra loro più splendeva per saggezza e purezza d'animo, di nome Francesco, disse loro: "Fratelli, perché tanto livore? Siete forse infuriati per il malvagio trattamento riservato al nostro duce anni or sono? Gioite! Egli infatti ha perdonato da tempo i colpevoli di quell'ignominia e ora ci guarda dall'alto e ci benedice!". Ma uno dei ragazzi lì presenti si infuriò e colpì più volte con la testa il pugno di Francesco, lasciandogli tutta la mano indolenzita. A quel punto, i compagni di Francesco si sfilarono le loro cinte e cominciarono a farle roteare in aria in segno di pace. Ma gli altri studenti esagitati vollero danneggiare anche quelle costose cinte, battendoci sopra la schiena e il viso.
Le Forze dell'Ordine, chiaramente interessate solo a difendere gli studenti manifestanti, non mossero un dito per proteggere Francesco e i suoi compagni di merende. Il peggio però avvenne dopo. Dei pericolosi intellettuali bolscevichi provenienti dall'università arrivarono nella piazza: Francesco e i suoi amici presero dal loro camioncino pieno di giocattoli le loro mazze chiodate da passeggio e cercarono di usarle come aste, per sventolare le bandiere della pace contro l'uso della violenza. Ma non ebbero tempo. Gli universitari cominciarono a colpire Francesco e i suoi amici con vere e proprie armi (di cui erano già in possesso e portate sul posto col preciso scopo di attaccare), come sedie di plastica e tavolini di vimini, mentre gli aggrediti cercavano invano di difendersi con quello che trovavano in strada (qualche spranga di ferro e qualche coltello). Solo allora la polizia, notoriamente filosovietica, intervenne a difesa degli universitari, arrestando Francesco e i suoi amici e trattenendoli in questura per ben quattro (4) ore, impedendo loro di assistere alla santa messa.
La costituente
Il movimento non rimase limitato alla sterile protesta, ma presentò delle proposte di autoriforma dell'università. Queste proposte suscitarono un'indifferenza trasversale nel mondo politico, ma tutte le copie in cui furono stampate si rivelarono un'ottima soluzione per le continue carenze di carta igienica.
Il documento di autoriforma venne scritto dentro le aule dell'Università "la Sapienza", dopo la manifestazione nazionale. In quei giorni, studenti provenienti da tutta Italia e anche dalla Sardegna, si riversarono nell'ateneo romano, dove si discusse senza interruzioni per due giorni. La Sapienza divenne un vero e proprio albergo per studenti, ma non solo: nelle facoltà occupate si potevano trovare anche ricercatori, docenti e barboni, tutti intenti a contribuire al documento di autoriforma. Fondamentale fu proprio il contributo di coloro che avevano passato la loro vita a chiedere elemosine, a scaldarsi con vecchi giornali e a cercare vestiti nell'immondizia; i barboni furono, infatti, d'aiuto nel redigere la parte relativa alla diversificazione dell'offerta di studio a cui ogni ateneo avrebbe dovuto attenersi (secondo il pacchetto di proposte).
Alla fine tutti i documenti prodotti, anche se sembravano scritti da Karl Marx fatto di acidi, a un'attenta analisi avevano senso e ragione di essere scritti; ancora oggi però si ricerca un loro possibile utilizzo.