Fornaio
Il fornaio, chiamato anche panettiere da una ristretta cerchia di radical chic, è quel tizio sudaticcio che lavora in un forno e si occupa di fare il pane. La maggior parte delle religioni tendono a disconoscere l'esistenza di tale entità, volendo far credere che le pagnotte compaiano improvvisamente sugli scaffali del negozio, a loro dire: "per intervento divino e solo per i meritevoli". Questa affermazione può essere comunque sfatata perché, stando al costo del pane, potrà anche comparire per volere divino, ma solo per i ricchi. In realtà il soggetto esiste e, per evitare rappresaglie da parte delle frange estreme del fanatismo religioso, lavora di notte in oscuri anfratti sotterranei, nascondendosi alla vista del sole come i vampiri. Con questi ultimi ha in comune anche il colorito, il dormire di giorno e il fastidio nel maneggiare le pale di frassino.
È bene precisare che il termine "panettiere" andrà riferito esclusivamente a chi vende il pane, mentre per il fornaio è più adatto usare "panificatore". I due ruoli comunque si sovrappongono spesso, inoltre non ci si può esimere dal percularne alcuno, sarebbe discriminazione bella e buona.
Cenni storici
(Se panifichi di notte avrai presto le corna). »
Prima di diventare un mestiere per uomini, panificare era un compito riservato esclusivamente alle donne. Al tempo di Abramo l'uomo era solito badare agli armenti, svolgendo questa attività mentre contemplava il creato e ringraziava il Signore. La donna doveva nel frattempo mietere il grano, tirare fuori i chicchi, macinarlo, impastarlo con acqua, cuocere l'impasto e servirlo al marito, facendo anche la riverenza[1]. Ancora oggi, in molte tribù dell'Africa, dell'Amazzonia e della Sardegna, vige questa usanza, e noi li bolliamo di essere culturalmente arretrati, mah! A un certo punto però, qualcosa è andato storto.
Le prime testimonianze certe della presenza del fornaio compaiono durante l'Età imperiale di Roma. Secondo quanto emerge da alcuni scritti di Cicerone, sembra che Lucullo dovesse circa mezza quintalata di sesterzi ad un certo Caio Panunzio Fornaro, espressamente citato come "salvis ciriolae". È nota infatti la passione del tribuno per la "ciriolae et mortazzis", spuntino di metà mattina per non arrivare troppo affamato al pranzo, cosa che avrebbe provocato l'estinzione di almeno due specie animali a settimana.
Nei secoli seguenti l'importanza del fornaio è stata più volte esaltata dagli artisti, che l'hanno spesso raffigurato nelle loro opere, a volte per sbaglio. Nella figura a lato possiamo vederne alcune.
- Gneo Decimo Pignolo, Questo l'ho preso stamattina ma è già rifatto, mosaico del II secolo a.C., Taberna dei Dioscuri (Pompei).
- Pizzardone da Cantonata, Messer Spina, ho fatto le frustine ammodino, le vole?, olio su tavolaccio (1492), Museo Balocchi (Firenze).
- Puccio Guascone detto "il Bauscia", Sono le quattro di notte, cosa minchia ti suoni?!, acquarello su mutanda (1729), Collezione privata Cispallocchi (Bergamo).
- Piermatteo Zaffata, Al trullo il filone te lo sgrullo, crosta su tovaglia unta (1964), Museo Lino Banfi (Bari).
L'opera numero 2 rappresenta peraltro il Cisti fornaio, un personaggio del Decameron di Giovanni Boccaccio, protagonista della seconda novella della sesta giornata. Il tema della regina Elissa è la capacità di saper ben usare l'arte della parola. Il fornaio vuole far assaggiare a messer Geri Spina (legato di papa Bonifacio VIII), che passa ogni mattina davanti al suo negozio, il suo ottimo vino. Quindi "je la intorta a bestia"[2]. Se qualcuno si starà chiedendo il perché un fornaio tenti di piazzare un vino, fa bene.
In tempi recenti, ci sono molti fornai che operano nei pressi di luoghi turistici che andrebbero segnalati, alla questura.
Come è fatto
Il fornaio è una forma di vita particolare, che si è adattata nel tempo all'ostile ambiente in cui opera. All'attuale stadio evolutivo mostra le seguenti caratteristiche:
- il suo anteriore refrattario può sopportare temperature molto elevate, i tentativi di cremare un fornaio morto si sono rivelati inutili, alla fine occorre una bara a mezzobusto alta 7-8 cm, ma ci vuole;
- i capelli vengono raccolti all'indietro fino a formare la cosiddetta "spugnetta", che impedisce al sudore di correre lungo la schiena e causare malanni;
- nel bicipite è contenuto un pistone, serve ad imprimere la spinta necessaria alla pala;
- la mano di amianto, se Muzio Scevola fosse stato un fornaio avrebbe potuto ancora trastullarsi con la destra;
- la biella, ancorata al giunto del gomito, permette l'agevole manovra di andata e ritorno della pala;
- la rampa di lancio, contenuta nell'avambraccio e puntellata tramite gomito alla pancia, consente di far scivolare con la giusta pendenza (e col minimo sforzo) i pani nel forno;
- la panza da birra, che serve da supporto al manico della pala che scivola avanti e indietro;
- il dissipatore di calore, che riveste grande importanza perché, davanti al forno, il calore corporeo tende ad aumentare, per garantire l'adeguata termoregolazione viene utilizzato un sistema di raffreddamento ad aria.
Aspetti caratteriali
Durante il lavoro notturno il fornaio è un lupo solitario, taciturno[3] e immerso nei propri pensieri. Ma cosa pensa un fornaio quando lavora?
Sulla questione si sono fatte varie ipotesi, chiederlo ad uno di loro è inutile, vige un antico codice etico che li obbliga a rispondere: "Fatte 'na padellata de cazzi tua". Tra le teorie più accreditate troviamo: aumento delle accise sui farinacei; cosa fa sua moglie quando lui lavora di notte; riuscire a pagare la bolletta elettrica con quella cifra spropositata; perché sua moglie che è atea partecipa alle serate di preghiera; ultima cartella esattoriale ricevuta; per quale motivo sua moglie ha sei cellulari e quando risponde dice sempre buonasera dottore; pagare la rata mensile dell'assicurazione Don Calogero; perché sua moglie ogni tanto lo chiama Marcello. Tutto questo getta l'individuo in uno stato di profonda inquietudine, ma sarebbe più giusto definirlo "incazzato come un orso polare allo zoo di Baghdad". Questo rende il panettiere poco propenso al dialogo civile, insultare un fornaio a mezzogiorno (quando sono circa tredici ore che lavora) è una delle azioni più cretine da fare, quasi al pari di usare un mamba nero per ormeggiare il proprio motoscafo. Tenendo conto delle caratteristiche fisiche del soggetto, a fronte di una sua reazione, potremmo trovarci in uno dei due casi:
- anticiparlo e colpirlo con un pugno in faccia, ma equivale a picchiare un termosifone di ghisa e lo farebbe solo arrabbiare ancora di più;
- essere colpiti dal braccio con cui manovra la pala, che più o meno è come essere investiti dalla metropolitana.
Se è in giornata di grazia può risultare anche simpatico, a patto di gradire le battute infarcite di allusioni sessuali, cosa che risulta accettabile solo dalle cinquantenni in menopausa che stazzano come una petroliera.
Fornai sull'orlo di una crisi di nervi
Giornata tipo
- 01:00 - Dopo aver salutato l'unico metronotte italiano che non sta beatamente dormendo nel proprio letto, e un paio di licantropi, arriva al forno.
- 02:30 - L'impasto è pronto, ha dovuto colpirlo più volte con un bastone perché, per un dosaggio sbagliato del lievito, ha cercato di inglobarlo in diverse occasioni.
- 05:30 - Dopo tre ore di lavoro capisce che è una di quelle giornate in cui tutto va storto, le pagnotte sono grandi come bottoni, la rosetta più piccola ha le dimensioni di un ippopotamo e le tartarughe sembrano il ventre di Giuliano Ferrara.
- 07:00 - Il furgone per le consegne è carico, il suo garzone si occuperà del giro per rifornire ristoranti e supermercati. È rumeno e quindi, considerando che generalmente a quell'ora vanno a letto ubriachi, c'è da aspettarsi il peggio.
- 07:30 - Telefonata del ristorante Da Peppiniello, che lamenta una fornitura di pelli di daino essiccate che non ha mai chiesto. A sensazione potrebbe essere il pane carasau, destinato in realtà alla Taverna del biddaio.
- 08:00 - Telefonata dei carabinieri, che avvisano del ribaltamento del furgone, della perdita dell'autista e delle centinaia di filoni che impediscono la circolazione in viale Bolivia.
- 08:30 - Arriva il primo cliente in negozio. Trattasi della vedova Branzini, una che per scegliere il pane impiega lo stesso tempo necessario a tinteggiare il Golden Gate. Primo vaffanculo trattenuto a stento.
- 12:30 - Il conteggio dei "vaffa" ha raggiunto il numero giornaliero dei visitatori di Google.
- 13:00 - Pranzo. Il pane è del giorno prima, ma non ci fa caso perché si addormenta con la testa nella coratella.
- 20:30 - Dopo un bel sonno ristoratore[4], rapida occhiata al telegiornale e cena.
- 21:30 - Ricerca su www.lavoridanegro.it di un nuovo garzone.
- 23:00 - Momento coccole ed eventuale sesso con il partner. Dalla stanza da letto arriva un rumore simile ad una motosega con la catena danneggiata, a questo punto attività in proprio.
- 23:05 - Ricerca su www.casalingarrapata.it di una fonte d'ispirazione.
- 23:59 - Sigaretta.
Fornai in cronaca
La figura del panettiere, nell'immaginario collettivo, è associata solitamente ad una persona d'animo gentile, se non altro per lo spontaneo nesso logico che evoca il detto: "buono come il pane". Ma non è sempre così. Gente senza scrupoli ha spesso usato come copertura questo mestiere, tra gli altri, uno dei meno sospettabili.
I fratelli Pericle e Alfio Rimpastati sono tra questi, entrambi con una fedina penale lunga mezzo chilometro, completamente sporca di farina. I due criminali, assieme ad alcuni gregari, formarono negli anni '60 la Banda del lievito, che si rese colpevole di reati quali: abuso di tarallo, furto con michetta, violazione di casatiello, rapina a pitta armata, sequestro di piadina, traffico di friselle, finanziamento illecito ai mulini e contrabbando di roccocò. Furono catturati nel loro covo, dopo che gli inquirenti avevano seguito per giorni una pista di briciole di mollica.
In tempi meno recenti, quando i dispositivi di sicurezza non erano al livello attuale (e ti potevi bruciare le connessioni neuronali stando davanti al fuoco), qualcuno ha "dato fuori di matto". È il caso di Sergej Anatolij Čeršenikov, detto il "mostro di Rajistov", un pacato ometto dedito alle focacce che, di punto in bianco, si mise a farcirle con le sue fidanzate affettate, spacciandole per porchetta. In effetti loro facevano a gara a chi era più majala, ma questo non dovrebbe giustificarlo, almeno credo.
Curiosità
- La maggior parte dei fornai muore d'infarto, quasi sempre dopo una telefonata del medico che gli dice: "Sua moglie presto sfornerà un bambino".
- Il 40% dei fornai ha per vicino di casa un ragazzo che studia la batteria, il pomeriggio quando lui dorme.
- Nel suo lungo turno di lavoro un fornaio va in bagno mediamente sei volte, di cui una per questioni di un certo peso. Secondo uno studio dell'ISTAT, dimentica di lavarsi le mani una volta su due e si trova senza carta igienica una volta su dieci.
- Dopo aver valutato una recente statistica, la Codacons sconsiglia l'acquisto del pane di segale e di quello integrale.
- L'ISTAT si è recentemente dissociata da alcune affermazioni della Codacons, ritenute lesive per la categoria dei fornai, venute fuori dopo aver male interpretato alcuni dati emessi dall'istituto.
- La UFFA (Unione Fornai Facilmente Alterabili) ha dato alle fiamme la sede principale dell'ISTAT e della Codacons.
Note
Voci correlate
Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media. È stata miracolata come tale il giorno 8 giugno 2014 col 40% di voti (su 10). Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto. Proponi un contenuto da votare · Votazioni in corso · Controlla se puoi votare · Discussioni |