Paolo di Tarso
Paolo di Tarso (Tarso 5 d.C. - Paolodi 64 d.C.), noto anche con i soprannomi di San Paolo, Sculo e Sbulos[1], è stato il più clamoroso convertito al Cristianesimo dopo Magdi Allam (59 anni, Toro) e il più importante divulgatore dei Vangeli insieme ad Antonino Zichichi (82 anni, Bilancia).
Della sua immensa produzione letteraria sono arrivate fino a noi solamente le Lettere e di questo, dopo averlo giocosamente bestemmiato, ringraziamo il Signore.
La vita di Paolo quando ancora non sapeva di dover diventare santo
Nato a Tarso, nella Tarsia occidentale, tra la Frigia, la Tracia e l'Anatolia, Paolo era figlio di Eustachio di Metatarso e Giuditta di Metacarpo che lo crebbero in una sana famiglia pagana, tutto casa e ara.
Fino ai trent'anni non fece niente di rilevante e, a volerla dire tutta, anche di irrilevante combinò ben poco; non possedeva caratteristiche peculiari, se si esclude che era cittadino romano.
Quando Gesù (2020 anni, Capricorno) cominciò la predicazione che nel giro di tre anni lo portò alla fama e poi alla forca, Paolo capì che avrebbe potuto finalmente trovare la sua strada andando a rompere i coglioni ai cristiani invece di stare a ciondolare per le vie di Tarso. Detto fatto, iniziò una persecuzione sistematica nascondendosi dietro i cespugli e facendo lo sgambetto a chiunque fosse sospettato di essere un cristiano. Al culmine del periodo di terrore che aveva instaurato, arrivò a sparare sul collo dei cristiani dei semini di eucalipto, con una cerbottana fatta in casa unendo i tampax usati della sorella.
Come Paolo si converte accecato dalla smania di apparire su un calendario
Venuti a conoscenza della conversione di Paolo folgorato sulla via di Damasco, i romani sparsero la voce che aveva inavvertitamente toccato un cavo ancora alimentato mentre stava rubando il rame dalle linee dell'alta tensione.
Fonti più rigorose affermano che una luce fortissima investì Paolo mentre, stanco di farlo a Tarso, andava a torturare i cristiani a Damasco, quando la voce di Dio squarciò il cielo:
- Dio: “Paaaaolooooooo, sono Dioooooo!”
- Paolo: “Oh cazzo, mi ha beccato a rubare il rame.”- Dio: “Paaaaolooooooo, perché ti ostini a perseguitare i cristiaaaaniiiiiii?”
- Paolo: “Eh, a Tarso non c'è un cazzo da fare la sera... poi me l'ha ordinato il medico... poi avevo capito che tu eri d'accordo... poi sono malato... poi c'ho il certificato...”- Dio: “Paaaaolooooooo, non dire cazzaaaaateeeee. Comunqueeeee, se ti iscrivi al mio partito ti prometto un posto al Comuuuuneeeeeee.”
- Paolo: “Il posto al comune puoi ficcarteloooooooo, ma se mi fai santo ne possiamo parlareeeeeeee.”- Dio: “Paaaaolooooooo, mi sembra che mi stai prendendo per il cuuuloooo per come parloooooooo, ma voglio accontentaaaartiiiiii.”
Così Paolo, partito pagano e mezzo delinquente, a metà strada verso Damasco si trovò cristiano e mezzo santo.
E subito andò a spaccare i maroni a destra e a manca a chi cristiano non lo era.
La predicazione ovvero come i destinatari delle lettere pensarono al suicidio di massa
Con la prospettiva di diventare santo, Paolo si esaltò come un Testimone di Geova qualsiasi. Non che ne sapesse tanto di religione, ma a quei tempi Buddha non lo conosceva nessuno e Allah non era stato ancora inventato, quindi non è che ci fosse troppo da sapere. Era a conoscenza di quel poco che bastava per differenziare il Dio cristiano dagli dei pagani: Lui era uno e non trombava, gli altri erano cento e scopavano come ricci.
Cominciò a scrivere a raffica a tutti i popoli del Medio Oriente.
Lettere di San Paolo ai Romani, Lettere di San Paolo ai Corinzi, Lettere di San Paolo ai Tessalonicesi, Lettere di San Paolo ai Colossesi, Lettere di Paolo San ai Giapponesi, non la finiva più.
Siccome l'avevano sgamato dopo le prime due e nessuno apriva più le sue lettere, per costringere i Galati e i Filippesi a leggere gli venne l'idea di sostituire al mittente la scritta Complimenti!!! HAI VINTO UNA PORSCHE CARRERA.
Tutte le lettere di San Paolo sono raccolte negli Atti degli apostoli, il libro di barzellette scritto a quattro mani con San Gerolamo Stilton, e vi compaiono anche le Lettere agli Efesini che nessuno ha mai saputo chi fossero.
La fine tragica
Quando a Napoli gli dedicarono lo stadio e lui esultò, i romani non lo perdonarono perché, si sa, l'ex di turno non deve esultare e Paolo era addirittura un ex pubblicano, qualunque cosa volesse dire.
Il Centurione dello sport, megafono della Capitale, lanciò il terribile sondaggio in piazza:
La folla rispose come un solo uomo che non gliene fotteva una beata fava, basta che ne facessero fuori uno. Optarono così per trucidare Paolo che, francamente, oltre che traditore era pure uno scassapalle di prima qualità.
A grande richiesta si decise di decapitarlo con un coltello da cucina in omaggio col set di pentole Mondial Casa.
Ci vollero sedici ore, perché il coltello non tagliava per un cazzo e Paolo sembrava una murena, ma alla fine la testa cadde in un vassoio che venne offerto in dono a Giovanni Battista, ma qui la storia si fa alquanto confusa.
Il culto e l'iconografia
E confusi sono sia il culto che l'iconografia.
Quando morì Paolo di Tarso, c'erano talmente pochi santi che il calendario arrivava fino al 3 gennaio e poi riprendeva da capo. La gente cominciava a stufarsi perché non passava nemmeno la Befana e chiedeva a gran voce che se ne nominasse qualche altro per fare il ponte lungo prima di tornare a lavoro.
Paolo rientrò tra questi fortunati pur non avendo nessun altro merito che essere stato uno scassaminchia ed essere morto. Non potendogli dare né l'appellativo di martire né quello di vergine, lo chiamarono Apostolo, anche se con gli apostoli c'entrava come Brunetta (51 anni, Gemelli) con l'NBA.
Per sedici secoli tutti credettero che S. Paolo Apostolo fosse uno dei sette nani insieme a S. Paolo Pisolo, S. Paolo Brontolo, S. Paolo Mammolo (24 anni, Pesci), S. Paolo Eolo, S. Paolo Cucciolo, S. Paolo Gongolo e Pupo (56 anni, Vergine), e veniva raffigurato come una specie di puffo con la testa tagliata.
Bisognò attendere il Caravaggio (440 anni, Bilancia) perché fosse finalmente dipinto nell'atto di uccidere il drago, essendo stato scambiato per San Giorgio. Ancor prima il Beccafumi, con l'opera Paolo al gabinetto (immagine a destra), rimarca la dicotomia tra un Paolo appena folgorato col culo a terra in brache fucsia e un Paolo in tuta da metalmeccanico col culo per aria e soprattutto con la testa mozzata. In questa rappresentazione il Paolo centrale, ossia la sua essenza spirituale, fa la parte del terzo incomodo e appare indeciso tra il tagliarsi le vene con lo spadone o finire il libro di Banana Yoshimoto e ottenere lo stesso effetto amplificandone l'agonia per espiare le proprie colpe.
Il pensiero paolino e quello Paperino
La complessità del pensiero paolino, paragonabile a un pozzo senza fondo dentro cui gira una vite senza fine alimentata dal moto perpetuo, costituisce la quintessenza della teologia cristiana e sta alla base delle scelte di mercato di Lotito.
Morte e Resurrezione e Giustificazione e Grazia costituiscono i cardini della sua teologia, Uova e Pancetta quelli della sua colazione.
Le lettere di San Paolo non riportano episodi come nascita, vita, morte, miracoli e parabole di Cristo che sono tutto sommato secondari nella predicazione cristiana; sono piuttosto delle invettive verso popoli che non c'entrano un cazzo. Da qui, un lettore intelligente dovrebbe trarre gli insegnamenti di Cristo oppure - strada più breve - mandare a fanculo Paolo.
Note
Sante Voci correlate
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