Papa Gelasio II
Gelasio II, al secolo Giovanni Caetani, detto Calippo (Gaeta, ca. 1060 – Ghiacciaio Marmolada, 29 gennaio 1119), fu il 161º papa della Chiesa cattolica dal 1118 alla sua morte, ossia l'anno dopo. Lo stesso nome pontificale era appartenuto in precedenza solo a Gelasio I, ultimo Papa africano[1] dal 492 ad oggi, tristemente famoso per l'invenzione dei geloni. Gelasio II era membro dell'illustre famiglia Caetani, da cui discenderà in seguito anche Papa Bonifacio VIII. Come possa lo stesso DNA produrre prima uno sbiadito ometto come Gelasio II e poi un fenomeno della comunicazione come Bonifacio VIII è davvero un mistero, in parte spiegabile con le teorie di Darwin e forse perché sbagliando s'impara. Stando al Vaticano le prime sono tutte eresie, la seconda ipotesi è invece scarsamente supportata da valenza scientifica. Resta comunque il dubbio[2].
Parlare di Gelasio II non è comunque un perdere tempo a scrivere roba inutile, fu un personaggio fondamentale del suo tempo per due ragioni importantissime, che al momento però ci sfuggono. Di lui ci restano tuttavia alcune frasi emblematiche, tramandate verbalmente di padre in figlio, come ad esempio:
Ma anche profonde riflessioni teologiche come:
Fu il primo papa ad essere eletto cum clave (sotto chiave), poi quel malaccorto del cardinal Zibbeldo Torchiafava aprì la porta e Gelasio II riuscì a scappare.
Biografia
Nacque dal ramo pisano dell'illustre famiglia Caetani, una discendenza minata dalla mancanza assoluta di avvenenza. Era infatti sbieco e contorto come un tralcio di vite. Questa evidente mancanza di forme aggraziate lo espose presto agli sberleffi dei coetanei che, quando vogliono, sanno essere davvero cattivi. In effetti, il soprannome di "Mefisto: l'uomo più brutto che fece Cristo" poteva essere un tantinello esagerato, ma anche no.
Ad ogni buon conto Mastercard Gold, nel 1081, divenne monaco benedettino di Montecassino, dove fu cancelliere e bibliotecario. Non avendo ben compreso la natura del suo compito, cancellò alcuni preziosi documenti risalenti a Papa Telesforo (137 ca.) con un solvente naturale (ma molto corrosivo) a base di dragoncello, calendula e malva. L'abate Büchwald lo rimproverò bonariamente e pregò la Santa Sede di estirparlo dal suo monastero. Con la forza se necessario.
Giunto in una Roma sconvolta da tumulti e scontri, fu incaricato di fare da mediatore tra le opposte fazioni: quelle filo-papaline, avverse all'antipapa Manubrio III, e quelle filo-imperiali, alleate con quelle filo-di Scozia. La speranza era quella di levarselo dalle palle. L'improvvisa morte di papa Pasquale II pose il collegio cardinalizio in grande emergenza, serviva qualcuno sacrificabile da dare in pasto alle truppe dell'imperatore Enrico V.
Il 24 gennaio 1118 Gelasio II divenne il nuovo pontefice e già col discorso di insediamento entrò subito nel cuore della gente.
Cencio Frangipane, partigiano dell'imperatore, arrestò il Papa e lo fece incatenare in una torre. Una sollevazione popolare dei Romani liberò il Pontefice che, da uomo mite che era, perdonò il suo carceriere. I Romani sulla questione "perdono" avevano però idee contrastanti: qualcuno voleva frustare a morte il Frangipane in piazza del Popolo, qualcun altro cospargerlo di pece e dargli fuoco. Prevalse il buon senso, l'intero quartiere Testaccio si recò a casa del Frangipane e violentò la giovane figlia. La notizia della barbarie giunse al sant'uomo come un fulmine a ciel sereno, ma stava giocando a zecchinetta col cardinal Koumantarakis e non si lasciò distrarre (era già sotto di dieci Petecchioni d'oro).
I restanti nove mesi di pontificato furono per Gelasio II intensi:
- fu preso a sassate nella Basilica di Santa Prassede e, dopo lo scioglimento della prognosi, ordinò subito che i sampietrini all'ingresso fossero divelti e sostituiti col porfido;
- fu costretto ad andare in esilio a Benevento, che nel 1118 era una landa desolata e di enorme arretratezza culturale, come adesso;
- fu investito
da una Fiat Dunadella responsabilità di tenere un sinodo sull'uso del budello di capra come preservativo; - consacrò di persona la Cattedrale di Pisa, quella di Genova e lo scopatoio del cardinale Gnaffo da Todi.
Ammalatosi di pleurite, si trasferì nel rifugio Bombardino Gaio sul ghiacciaio della Marmolada. Stando ai consigli dell'arcivescovo Guido di Borgogna, l'elevata altitudine avrebbe giovato sicuramente al pontefice. La sua morte fu invece rapida, lo stesso Guido di Borgogna fu il suo successore, consacrato Papa col nome di Callisto II, scartando proprio in ultimo Infingardo I.
Note
Voci correlate
Preceduto da: Cucciolone V |
Papa 1118 - 1119 |
Succeduto da: Calippo II |
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