Petronio Arbitro

Da Condiclodepia, l'onciclepadia disclesica.
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Disambiguazione – Oops! Forse cercavi l'oro nero, vedi Petrolio.
Petronio in una foto d'epoca
« Ha smorzato lo spirito di quei giovani che avrebbero potuto combinare qualcosa di serio »
(Petronio sulla scuola)

Petronio Arbitro Venduto fu cronista sportivo e buongustaio, tanto da essere stato la prima forchetta alla corte Neroniana.

La vita di un esteta a Roma

Petronio fu un valoroso guerriero troiano: fuggito per mare dopo la caduta di Troia, dopo mille peripezie arrivò nel Lazio e fondò la città di Roma.
Devo essermi confuso, quello è Enea[Virgilio]
Petronio fu un rivoltoso della Galilea: figlio di un falegname e di una ragazzina, venne messo in croce per aver tentato di essere "il re degli sfigati".

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Petronio Arbitro

Neppure. Quello sembrerebbe essere Gesù[Bibbia]
È quello che quando....
No. Quello è Ercole.
Ben presto, perduto il padre, divenne imperatore, uno spietato e crudele dominatore che non mancò di incendiare Roma. Ah, no, quello era Nerone, il tizio per cui lavorava.
Da piccolo venne allattato da una lupa, insieme al fratello, dal quale in seguito venne ucciso per via di un litigio sul nome da dare a Roma. Ah, no, era Remo.

L'autore di questo articolo inizia a cercare tra la fonti che ha a disposizione: un tovagliolo sporco di unto, due ubriaconi sotto casa e Wikipedia. Tutto sudato inizia a sfogliare frettolosamente altri tomi sulla riproduzione asessuata dei protisti e si dà alla cartomanzia. Senza giungere ad alcuna conclusione, ancora tremante per lo stress, riprende la parola.

La ricerca non ha prodotto risultati in nessun documento.

Un aggiornamento dalla regia!!
« Quel logorroico di Tacito ci ha scritto tre righe. Tutte di fila! »

Dalle tacite[citazione necessaria] fonti di Tacito

« Un modello
di vita »

Dalle poche fonti che giunsero fino a noi attraverso i cataclismi di 2000 anni, come le invasioni barbariche, l'Apocalisse dell'anno 1000, l'Inquisizione e la scoperta della penicillina[1], Tacito sembra mostrare ai nostri occhi un Petronio libertino, sregolato.

« Non sono un libertino, sono gli altri che mi disegnano così »
(Petronio mentre sacrifica a Venere la verginità di una fanciulla)
Nerone ricorda l'ultima, fantastica festa di Petronio. Quand'è la prossima?


Ben presto divenne famoso in tutta Roma per la sua sregolatezza e per le sue capacità organizzative, ma solo al sabato sera. Tutta la Roma bene partecipava alle sue feste. Tra le numerose presenze fisse possiamo ricordare Poppea, Messalina, Nerone e, sebbene più raramente e nascosto in un angolo buio, Seneca. Una sera però l'alchimia si ruppe. Petronio bevve troppo Falerno non diluito e la festa da lui organizzata degenerò. Il giorno dopo tutta l'urbe era tappezzata da volantini che ritraevano Petronio insieme ad un eunuco travestito.

« Dannata anfora d'annata! »

Furono le parole di Petronio quando si trovò tra le mani uno di quei volantini. La popolazione vorrà uccidermi! E già i romani si stavano avvicinando casa sua con i forconi e le torce per appiccare fuoco, quando di colpo il gozzovigliatore si accorse di non essere a casa sua. La casa era stata bruciata vuota.
Nerone, infatti, devoto all'amico a cui doveva tanto divertimento, aveva deciso di farlo dormire da lui quella notte, salvandolo dalla folla omofoba.


Petronio durante una notte di fuoco al karaoke.

Notando il gusto con cui era solito arredare casa sua e poi perché aveva riportato in voga le toghe con le righine verticali, che fanno sembrare più snelli, Nerone decise di eleggere Petronio arbiter elegantiae: ogni volta che vedeva un passante fuori moda aveva il diritto di ammonirlo, se poi il passante girava con un sacco di patate come vestito e delle scatole di cartone ai piedi poteva addirittura espellerlo da Roma. Tutti lo temevano, ma allo stesso tempo lo rispettavano per il suo imparziale ma giusto giudizio: di lì a poco metà popolazione vestiva firmato Gucciorum, Dolcium et Gabbanum e il Colosseo aveva le poltroncine di pelle. Non smise comunque mai la sua attività di festaiolo: venne anche nominato pr di corte continuando ad organizzare feste sempre più esclusive. È degna ancora oggi di ricordo la festa per il 798° anniversario della fondazione della Città, "L'urbe Condita", per la quale Petronio fece ricoprire d'olio tutta la città, per rendere più saporito il ritorno a casa.

Per la festa del Sol Invictus[2] il funzionario pubblico più alla moda della città andò a far visita dalla madre fuori dall'urbe; la signora, preoccupata per la sorte del figlio, gli chiese come facesse a sostentarsi. Dopo una lunga dissertazione sui tassi d'interesse dei baccanali, la madre sbottò:

Mamma di Petronio : Smetti di gozzovigliare e vedi di fare qualcosa di buono nella tua lurida vita!
Petronio : Ok mamma! Ti dimostrerò che sono in grado di fare bene il console e il proconsole!


Tavoletta, proconsole di Bitinia

Così fu che Petronio venne mandato in Bitinia, che non era esattamente come stare a Ibiza, a fare uno squallido lavoro d'ufficio come il proconsole e successivamente il console. Stufo, mise al suo posto una tavoletta di legno su cui dipinse alla bell'e meglio la sua faccia e scrisse il suo nome per poi andare a ballare il ballo del mattone in qualche simposio. C'è da dire che la tavoletta fece carriera e il suo discendente divenne persino un imperatore giusto e rispettato. Il precedente proconsole bitinese era stato un bonobo, che oltre a lanciare feci ai sudditi non aveva fatto granché, quindi la tavoletta fu una scelta azzeccata: non faceva niente anch'essa, ma almeno non lanciava cacca.

Il ritorno a Roma

Dopo mille peripezie e mille avventure, Petronio tornò a casa per fare lo splendido con la madre, che nel frattempo era morta. Nero a lutto per la grave perdita cercò di affogare i suoi dolori nel modo migliore possibile: organizzare una bella festa all'insegna di Bacco.
Andò a trovare il suo amicone di bevute, Nerone, che però lo trattò con un certo distacco

Petronio : Hey, Nery, come va? Festa questa sera??
Nerone : Mah, non so, forse sono occupato, vediamo. Pretoriani, portatelo via!

Sconsolato per essere stato scaricato via, si chiese cosa fosse successo. Girovagando per la città notò che nessuno portava più tuniche a righine verticali. Incredibile.

« Grande festa stasera! In console dj Tigellino! Un otre di vino e una battona in omaggio all'ingresso! Tutti ai fori a partire dalla tertia vigilia! »
(Uno strillone lì vicino)

Ecco cos'era successo! Era passato di moda!!
Petronio, afflitto per tutte le notizie appena apprese, si sedette su un muricciolo, con la testa appoggiata sulle mani, a guardarsi intorno, assorto.
Due pretoriani si avvicinarono a lui: "Petronio! Non tirarti giù di morale, abbiamo una lettera per te da parte di Nerone!
Tutto contento srotola in fretta la pergamena:


[...] Tantissime parole prolisse e noiose che non importano a nessuno [...]

Ordino quindi a tutti i soldati di SUICIDARTI!
Nerone


« Lo sapevo che non aveva mai preso la licenza elementare! »
(Petronio leggendo sdegnato la lettera)
Finalmente!

Davanti a due pretoriani armati e ad una pergamena che gli ordinava, seppur senza alcuno stile, di suicidarsi, Petronio prese una lametta e si tagliò. Così, sul momento.
Il taglio aveva proprio una brutta forma: un § disegnato sul polso. Corse in fretta a farsi ricucire, perché chi vorrebbe morire con un § disegnato sul polso? Quindi riprese la lametta e si ritagliò con estrema cura. Ne uscì fuori un ritratto di una signora, decisamente più fiquo di un "§". Il sangue scorreva, ma la notoria vitalità non voleva andarsene: dopo essere rimasto 3 minuti a guardare il proprio sangue colare giù in un tombino, Petronio iniziò ad annoiarsi. Per l'ultima volta decise di immergersi nella vita, ancora più profondamente del solito. Fece tutto ciò che conosceva, e anche qualche nuova esperienza. Bevve, dormì, mangiò, recitò, trombò, suonò, festeggiò, e molte altre attività che finiscono per -ò, il tutto giusto per far sembrare la morte naturale[citazione necessaria].
Le ultime parole di Petronio furono a dir poco commoventi:

« Dite a quello stronzo rottinculo di Nerone che ho scritto su questo foglio gli indirizzi di tutte le puttane che gli ho procurato e di tutti i suoi pusher; sul retro ci sono invece alcuni commentari di suoi "componimenti" »
(Petronio morendo con un ghigno in volto)

Per tutta risposta, Nerone fece bruciare la città.

Satyricon

« Che cosa può importarci alla fine di tutto il fango di questo mondo ammalato, cattivo, ed anche del mondo «antico», quando si possiede, al pari di lui, le ali ai piedi, il respiro, lo scherno liberatore d'un vento, che mantiene sana la gente, perché la fa correre »
(Nietzsche su Usain Bolt l'autore del Satyricon)
« Un sortilegio s'è gettato su di me! »
(Encolpio su impotenza)
Ma dai! Lo capisce anche un bambino che è Petronio l'autore!

Oltre ad organizzare festini e vestire alla moda i barboni per renderli piacevoli alla vista, tra un dopo-sbornia e un baccanale Petronio trovò anche il tempo di scrivere il libro più bello, lungo, completo, incredibilmentissimenterrimamente figoso di sempre. Peccato che sia andato bruciato nell'incendio, e gli amanuensi non lo avevano ancora ricopiato, per il semplice motivo che sarebbero nati tra 800 anni.

L'autore

Nessuno sa con certezza chi sia l'autore di questo testo, nonostante ci sia scritto a caratteri cubitali che l'autore è un tal di nome Petronio. Inoltre non sono stati trovati testi in cui si parla di altri personaggi di nome Petronio vissuti in un periodo affine. Ma gli studiosi studiano, gli uccellini cinguettano, e il dubbio rimane.

Genere

Senza sapere né l'inizio né la fine, ma solo tre brevi parti frammentarie, si può stabilire con sicurezza che il Satyricon sia in realtà una parodia dell'Odissea, un testo sconosciuto ai più, ma molto in voga ai tempi. Questo però non deve ingannare il lettore occasionale: il Satyricon non è una semplice parodia o semplice poesia epica, su modello dell'Odissea. È la stessa cosa e qualcosa di diverso allo stesso tempo[citazione necessaria].

Personaggi (in ordine di apparizione)

Eupolpo ai tempi delle medie
  • Encolpio: è il protagonista del tutto: finto intellettuale di sinistra, si finge idiota per tutto il tempo, e nessuno riesce a vederne la differenza. Ha una relazione aperta con Gitone, ma non ne è consapevole. Arrivato a Crotone, scopre che Priapo non è misericordioso e cerca di aggirare questo problema con un fallo di castagno e una vecchia strega. Gli urologi non erano ancora stati inventati.
  • Asclito: Vegeta ante litteram, è l'amico-nemico di Encolpio. Ogni tanto lo aiuta, ogni tanto si fotte Gitone. Dopo la cena a casa di Trimalcione, si perde per strada e non torna più. Pace all'anima sua.
  • Gìtone o Gitòne o Gitonè: meglio conosciuto come "quello che non si riesce a pronunciare", è l'amante di tutti i personaggi della storia. Reso famoso da un filmato porno girato con la sua maestra d'asilo, viene notato da tutti per la sua straordinaria bellezza e per la benevolenza che Priapo ha avuto con lui.[citazione necessaria]
  • Quel cazzone di Priapo: è l'unica divinità che rappresenta la fertilità ad avere il ciclo. "Deus ex machina" che trama, fila e ordisce contro i protagonisti, è lui ad organizzare tutti gli incontri e le disavventure dei nostri eroi, che odia fin dal profondo. Il motivo dell'odio rimane sconosciuto per tutto il libro, nonostante i protagonisti paghino in natura più e più volte per le loro malefatte.
Trimalcione alla fine del suo banchetto luculliano. Da notare il parrucchino
  • Trimalcione: Arricchito liberto di nome Alberto, invita i protagonisti al suo pranzo, dopo aver notato Gitone[citazione necessaria]. Per tutto il pranzo fa il figo, tirandosela per la montagna di soldi che ha fatto durante la sua vita. Prima dando via il culo al suo padrone, poi facendo l'aguzzino. Si sente un esteta, ma non capisce che è un vecchio bavoso e pelato. È particolarmente sensibile alla cultura, e la evita per possibili reazioni allergiche.
  • Eupolpo: poeta da quattro soldi, deve il suo nome alla madre ninfomane e al padre, un mollusco della famiglia dei Cefalopodi. Si autoinvita nel gruppo di Encolpio e Gitone, perché ogni volta che vede il ragazzino si sente ispirato. Una volta arrivati a Crotone si finge un vecchio ricco, per fare il parassita di cacciatori di eredità che escono dalle fottute pareti.
  • Lica: un tizio che ce l'ha a morte con Encolpio, ma non per il fatto che si scopa Gitone. Possiede la barca che i protagonisti usano per andare a Crotone, e durante il naufragio muore. E in tutto ciò non c'è nulla di divertente.

Voci correlate

Note

  1. ^ È stata una catastrofe per le muffe. Qualcuno pensi alle muffe!
  2. ^ Che tra l'altro è il mio compleanno
Questa è una voce in latrina, sgamata come una delle voci meno pallose evacuate dalla comunità.
È stata punita come tale il giorno 12 dicembre 2010 con 100% di voti (su 8).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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