Regno di Sicilia
Il Regno di Sicilia è stato uno tra i più antichi regni abusivi che costituivano l'Italia preunitaria.
Nato per l'esigenza di giustificare la corona di Ruggiero II, appena acquistata al mercatino delle pulci, comprendeva i territori occupati dai Normanni in Italia, tra cui Puglia, Abruzzo, Calabria, Australia e Nuova Zelanda. Stranamente anche la Sicilia, ma questo solo per puro caso.
Il Regno continuò a esistere fino all'Unità d'Italia, quando Garibaldi si presentò ai Borbone con una finta ingiunzione di sfratto.
Origini
Nel 1130 moriva Papa Onorio II, meglio noto col nome di Lamberto Scannabecchi. Vorremmo averglielo affibbiato noi un nomignolo del genere, ma purtroppo si chiamava davvero così. La sua morte lasciò la Chiesa in tumulto in quanto bisognava ora nominarne il successore: la scelta era obbligata tra Innocenzo II e Anacleto II, nessun premio di consolazione. Così in campagna elettorale i due papabili papi iniziarono il loro teatrino delle vanità, atto a racimolare inutilmente consensi che avrebbero invece ottenuto tramite minacce o facendo le solite promesse da marinaio. Anacleto II promise milioni di posti di lavoro ai Normanni, persuadendoli con musichette da pianobar e ogni tanto con qualche barzelletta sugli ebrei. I Normanni finsero di appoggiarlo giusto il tempo di ottenere la corona per il Natale del 1130, per abbandonarlo poi nel momento opportuno.
Il Regno Normanno
Anzitutto definiamo i Normanni. Esseri a metà strada tra un vichingo e un caterpillar; alti, biondi, occhi azzurri. Roba che se l'avesse descritta Flaubert, la brava e castissima Lady Chatterley non ci sarebbe stata un libro sano a cornificare il marito. Ora: tali pezzi di Marcantonio del profondo nord si spostarono verso il profondo sud in cerca di territori da conquistare e fanciulle da maritare. Ai tempi la Sicilia era islamizzata: quale miglior occasione per andarsi a godere le belle danzatrici del ventre? Quindi i Normanni giunsero nella "Terra del Sole" e si presero una bella ustione del 3° grado. I Mussulmani, vedendoli arrivare com'erano - grandi, biondi, occhi azzurri e soprattutto rossi come peperoni - si spaventarono credendoli demoni[1] e si lasciarono sopraffare.
Quindi definiamo la Sicilia di quel tempo: un'isola di notevoli dimensioni, occupata dai Mussulmani provenienti dal Maghreb, da Bizantini, Ebrei e qui e là un po' di Siciliani. Ma pochi, davvero. Tale Regno veniva a nascere dunque come un frappé di culture, un amalgama di civiltà, un omogeneizzato di costumi, servito freddo e variegato all'amarena. I terreni erano quasi tutti coltivati, giardini rigogliosi ovunque e ogni tanto anche qualche centrale eolica, ma poche ché se no guastavano il paesaggio.
Con la morte dell'ultimo re Normanno, Guglielmo II, nasce il dilemma: e mo', chi mettiamo al governo? La zia di Guglielmo aveva un figlio, Federico, Costantino all'anagrafe, che avrebbe ottenuto, oltre al Regno, un bel paio di ducati, qualche principato sparso in giro per l'Europa, altri regni e - già che c'era - anche l'Impero, tanto per gradire. Ma questa è un'altra storia.
Il Regno Svevo
Alla fine del loro tempo i Normanni si dimenticarono di figliare. Potrebbe essere alle volte un bello stile di vita, per carità, ma se si ha intenzione di far durare un regno, se non si ha un successore, che lo si tiene a fare? Così i nostri cari regnanti scesi dal nord, tra una partita a softball e una visita di rappresentanza, non pensarono alla prole[2]. Così cercando a destra e cercando a manca saltò fuori che il cugino dell'ultimo re, Costantino in arte Fred, era l'unico potenziale erede al trono. Dopo le solite beghe tra duchi invidiosi e papi scassaballe, il piccolo Federico ottenne la corona. A soli otto anni: quando si dice un enfant prodige...
Federico II
Sotto questo figuro il Regno di Sicilia ebbe il periodo di maggior fioritura culturale: conferenze, dibattiti, riviste scandalistiche. Il Regno divenne la base operativa del sovrano, che nel contempo era anche imperatore, e da qui venivano emanate le più importanti leggi, tra cui le riforme agrarie e monetali, leggi sugli abusivismi edili[3], nonché la legge sulle parrucche. Pare stupido, ma certe parrucche durante il Medioevo erano davvero da regolamentare, in quanto mettevano a rischio la sicurezza civica: con la legge sulle parrucche si scongiurò per secoli il problema, almeno finché esse non tornarono in auge nel Settecento. L'idea di Federico di un Regno dinamico, moderno e "giovane" ruotava intorno al concetto di corte itinerante: la sua corte, come tutti gli uffici del Regno, andava in giro ovunque egli fosse. Un po' per vedere sempre posti nuovi, un po' per non essere trovati dai creditori. Questo fa sì che non solo non si ebbe una "capitale" nel Regno, ma rese altresì problematico per qualsiasi cittadino dell'epoca trovare personale agli uffici amministrativi, essi fossero l'anagrafe o la sezione tributaria, causando non poche difficoltà iniziali.
In questo periodo inoltre ricordiamo alcuni eventi importanti, quali la nascita della scuola poetica siciliana, una sorta di laboratorio linguistico in cui si inventò la lingua siciliana e che fece venire l'invidia a quei pappemolla dei fiorentini, che decisero di creare una scuola-fake tutta loro il cui nome persino ci sfugge.
Manfredi
Alla morte di Federico II sorgeva un problema: il Regno era sì ereditario, ma l'Impero no. Pertanto iniziarono lotte di successione, per un brevissimo periodo riuscì a salire al trono il figlio di Federico - Manfredi - ma tutto fu vano perché il suo periodo di reggenza durò da Natale a Santo Stefano. Manfredi, detto il Nino da un'errata traduzione dello spagnolo niño, non ebbe tempo di mettere al mondo eredi, così la corona del Regno la dovettero contendere in due diversi casati: i francesi mangiaranocchie di Angiò e gli spagnoli toreador Aragonesi. Ovviamente, sulla base del titolo del prossimo paragrafo vinsero gli spagnoli.
Regno Aragonese
Il regno degli Aragona si distinse perché venne ribattezzato Regno di Trinacria, in questo periodo la capitale viene ad essere Catania mentre l'Inter fu retrocessa in serie D1. In pratica il mondo era diverso da come lo conosciamo oggi. Il regno Aragonese sorse a seguito di un'importante battaglia tra i casati francese e spagnolo che investì l'intera isola e viene ricordata come la battaglia del Vespro, o più comunemente Vespri Siciliani. Perché si svolsero durante le festività pasquali e si svolsero in Sicilia. Fossero state per San Lorenzo a Bari si sarebbero chiamati i Fuochi Pugliesi, per dire.
La battaglia del Vespro
Alla morte di Manfredi si dovette pensare a chi piazzare sul trono. Per l'Impero problemi di successione non se ne ebbero, bastava una semplice elezione democratica tra i massimi rappresentanti delle amministrazioni germaniche. Per il Regno invece i problemi erano altri: non essendoci un erede il trono era vacante quanto la testa di Luca Giurato. Pertanto intervenne il papa, visto che la corona fu giustificata da un suo predecessore, proponendo un uomo di sua fiducia: Carlo I d'Angiò, Gransignore dei Mangiaranocchie. Costui si insediò sul trono e fece di Napoli la capitale, trasferendo il capitale del Regno nella città partenopea, instaurando un regime militare, stuprando vecchietti e uccidendo fanciulle. La popolazione del Regno di Sicilia si incazzò non poco e lo cacciò a pedate nel fondoschiena. I tumulti presero il nome di Guerra del Vespro, anche perché chiamarli Calcinculo ai Francesi pareva sgarbato. Così Carlo, intimoritosi (per non dire cagatosi addosso), si rifugiò nella capitale e concedette la scissione dei territori che appartennero al Regno, pur di non venire lapidato. Essendo Napoli capitale del Regno di Sicilia però si venne a creare un paradosso: il territorio del Regno di Sicilia non era più Regno di Sicilia, mentre Napoli era capitale di un Regno inesistente. Così si decise di inventarsi un nuovo Regno: il Regno di Trinacria, che è anche un altro nome della Sicilia, quindi non è che la cosa cambiasse di molto...
Il Regno di Trinacria
Il regno degli Aragonesi fu il più longevo, durò per oltre un secolo, per poi sfociare in un vicereame che durò anche di più. Tanto che viene ricordato come il Regno che non finisce mai.
L'estensione del Regno fu limitata a nord dalla presenza dei territori Angioini che fondarono per dispetto il Regno di Napoli, famoso per la vasta produzione di CD taroccati, così dovette estendere i suoi domini a sud (l'isola di Malta) e a est (la Grechia). A ovest c'era solo lo Spagnogallo che era anch'esso Aragonese, pertanto non avevano motivo di estendersi oltre.
La capitale fu sede del primo parlamento italiano e forse per queste origini quello attuale è così disastrato.
In questo periodo il Regno di Sicilia imparò la lingua spagnola, il gelato più diffuso fu la Spagnola variegato amarena, si iniziò ad apprezzare la musica di Ivana Spagna, venivano usate le spagnolette per il "cucito". Per usare un francesismo.
Il Regno di Trinacria si protrasse per tre generazioni, fino alla venuta del vecchio re Martino II, che sposò la nuora, che a sua volta fu seconda moglie di Martino I[4] che a sua volta sposò in precedenza un'altra donna destinata a Galeazzo Visconti, rapendola, ma che a sua volta aveva un cugino che poi è morto. Poi anche Martino I morì, lasciando la regina vedova e sconsolata a cui tanti baldi giovani fecero la corte. Insomma, robe che neanche Beautiful...
Ma oramai per il Regno di Trinacria il tempo scadette e divenne un viceregno, una Provincia, una roba secondaria.
Viceregno
Avete presente I Viceré? Ecco, ora saprete a cosa si fa riferimento!
Nemmeno il tempo di far fare le valigie alla regina Bianca, vedova inconsolabile e piuttosto generosa, che presto si insediò un viceré sull'Isola, tal Consalvo Uzeda di Francalanza. Sin dalla sua apparizione iniziarono i problemi. Infatti durante il Viceregno inizia un lungo periodo di decadenza che caratterizzerà i successivi due secoli portando lentamente e inesorabilmente in rovina l'economia e la politica dell'Isola. Principalmente perché a certi scrittori piacevano le storie pessimistiche. Questo periodo è segnato da un diffuso fenomeno di rivolte e insurrezioni popolari, cui i viceré solevano replicare:
Frase che faceva incazzare ancor di più i rivoltosi, in quanto preferivano i cannoli. Una delle rivolte, nel 1647, riuscì nell'intento di cacciar via il viceré, vide la compilazione del primo statuto autonomo della Sicilia, sconfisse il brigantaggio e fece ottenere chiù pilu ppe' tutti. Ma la cosa durò appena due giorni, il tempo di accorgersi che ancora mancavano i cannoli. Ne approfittò il viceré per fare una contro rivolta e, catturati i ribelli, disse loro:
Come tutte le cose belle anche il Viceregno finì, esattamente nel 1713, quando il titolo di viceré fu tanto svalutato da vendersi all'asta dopo il pignoramento delle banche. L'asta fu vinta da un umile e nanetto garzone piemontese, Vittorio Amedeo, che grazie alla vincita poté diventare qualcuno e fondare un regno tutto suo, chiamato "di Savoia" in onore al savoiardo, biscottino specialità del panificio dove lavorava e poco venduto[5]. Ma questa è un'altra storia che riguarda poco la Sicilia. Molto poco.
Il Regno Borbonico
Il garzone nanetto, diventato ricco e famoso, preferì costruirsi una ricchissima villa in Costa Smeralda e lì si trasferì con il suo galeone a spassarsela e a pianificare la conquista del mondo, lasciando che il Regno andasse a donnine. Il trono, reso vacante, fu prima occupato da un gruppetto di austriaci, attratti dalla possibilità di incrementare la coltivazione delle uve Mödling per il buon bianco bavarese, per poi venir occupato da Carlo VII di Borbone in cerca di una nuova seggiola per le sue regali chiappe.
Costui intraprese una lunga ascesa ordinale, dapprima con il regno di Sicilia (Carlo V), quindi di Spagna (Carlo III), infine duca di Parma e Piacenza (Carlo I). Viene ricordato per essere stato il primo ad unire nuovamente Napoli a Palermo, mediante un cospicuo scambio di CD taroccati e di cassate alla ricotta, nonché per le manovre politiche atte a togliere definitivamente il Mezzogiorno allo Stato Pontificio e alle baronie siciliane e meridionali, cosicché questi si trovassero a dover pranzare necessariamente all'una. Presa la corona, come ogni predecessore che si rispetti dai tempi dei due Martini[6] in poi, se ne fregò e piazzò un viceré in sua vece[7]. Il viceré nominato, tuttavia, non seguì i suoi predecessori e viceregnò saggiamente e con giustizia. Forse per questo venne licenziato prima della fine del suo mandato.
Nonostante le premesse, tuttavia, del riformismo borbonico rimasero solo gli intenti, come quella volta che promisero la realizzazione di un ponte che unisse i due regni.
Stanco di aver a che fare con i Regni italiani - infatti anche a Napoli il re si trovò male - Carlo di Borbone si trasferì in Spagna, attratto dalle ballerine di flamenco. Il Regno passò quindi al figlio Ferdinando III, declassato a I di Sicilia, detto l'infante di Spagna a causa del fatto che ancora portasse il pannolino. Ferdinando, giovane e un po' tonto, non era in grado di allacciarsi da solo i mocassini[8], figuriamoci di mantenere il regno. Così la sua reggenza finì a Tanucci e vino. In particolare di Ferdinando si ricorda la sua totale assenza dalla Sicilia, se non per nascondersi come un pucciosissimo coniglietto impaurito a Palermo quando Napoli venne accerchiata dalle truppe napoleoniche. È il 1806 e Ferdinando, incapace anche di tirare lo sciacquone, chiede soccorso agli inglesi, che si insediano nell'Isola.
Protettorato
Il Regno di Sicilia Il Regno di Napoli Il Regno di Trinacria Il Regno, dal 1806 al 1815, rimase sotto la custodia degli Inglesi, capitanati da William Bentinck, celebre per aver inventato una pasta dentifricia che deve a lui il nome. Il periodo di protettorato si conclude col Congresso di Vienna, un lungo meeting di otto mesi in cui si discusse a lungo per non concludere nulla: infatti tutto tornò come era prima di Napoleone.
Tranne ovviamente la Sicilia. Quella fu data a Ferdinando, che decise di unificarla con il Regno di Napoli.
Rimaneva così un problema non di secondo piano: il nome del Regno. Sin dalla morte di Manfredi infatti esistevano da un lato il Regno di Sicilia, con sede a Napoli, dall'altro il Regno di Trinacria con sede in Sicilia. Due Sicilie. Ecco quindi la brillante idea che risolse cinquecento anni di inutili burocrazie e, nel contempo, fa tutt'ora impazzire gli studenti del corso di Storia pre-unitaria.
Regno delle Due Sicilie
Il Regno delle Due Sicilie nasce formalmente nel 1816 ed è a ben donde considerato il più breve della storia dei regni di Sicilia. La sua esistenza è giustificata dalla instabilità mentale di certi regnanti e - di fatto - si tratta di una vera e propria fusione tra due diversi regni: quello di Sicilia, con sede a Napoli, e quello di Napoli, con sede in Sicilia. O cose del genere, insomma. Pertanto avrebbe anche potuto chiamarsi Regno delle due Napoli, ma non suonava molto bene. L'idea di due Sicilie diverse che si unissero motivò il detto prendi due paghi tre, in quanto le tasse da pagare erano il triplo di quanto si pagasse nei singoli regni pre-unificazione.
Secondo Alberto Angela il Regno delle Due Sicilie fu sede di illustri pensatori, importanti innovazioni, grandi industrie e infrastrutture, sviluppo e benessere, assenza di malavita e soprattutto non conosceva l'espressione "Maria de Filippi", una tremenda sciagura che si sarebbe abbattuta come una catastrofe sul Regno solo con l'Unità d'Italia. Il Regno era retto da un ordine di tipo familiare, con una gerarchia ben strutturata in cui il re era ben servito da fedeli vassalli e il popolo non aveva di che lamentarsi. Questo genere di struttura potrebbe far pensare ad una gestione della cosa pubblica del tutto simile alla mafia, ma noi niente abbiamo detto. Aaaaaah!
Peccato, comunque, che tale paradiso statale dovesse finire poi di lì a breve.
Industria e società nelle Due Sicilie
Benché qualche povero malato terminale di giustizia storica dica diversamente, è doveroso precisare che il Regno delle Due Sicilie in realtà è stato lo stato (?) più povero che sia mai potuto esistere sulla faccia del globo marziano; (e chi dice il contrario è gay) infatti è ormai risaputo e riprovato, non per ipse dixt, da i più lusinghieri, sinceri e onesti premi no-bel in Storie del mondo conosciuto che la sua industria era basata su: pizza, cannoli, cartellate, nduja, liquirizia, un pizzico di zafferano, un pasticciotto leccese e forse qualche sasso: insomma, nulla di paragonabile al Regno del Piemonte-Lombardia-RepubblicadiVenezia dove già nel 1831 si andava sulla Luna e si investiva nel metaverso. Benché si sia provato a fare qualche treno giocattolo, di cartone, è estremamente doveroso precisare che questi servivano solo per portare il Re a farsi il bagno a Surriento (anche se più fonti certificate sempre da LVI riportano che egli preferiva Tropea e sotto sotto Pantelleria). Il mare per i Borbone era essenziale, tant'è che provarono a riprodurlo nel parco del loro piccolo monolocale da fuori-sede medio a Milano mentre il popolo viveva peggio dei contadini su Tatooine (ma senza la tecnologia di Star Wars). Il regno delle Due Sicilie faceva così schifo che non lo voleva più nessuno, neanche sua madre: è per questo che il generosissimo e disinteressato signor Piemonte lo adottò con gioia, invadendolo.
La fine
Come si può ben intuire dal titolo del paragrafo, il Regno - o i Regni - di Sicilia non esiste più. Vuoi perché un massone venduto l'avesse conquistato, vuoi perché per molti l'idea di uno stato unitario laico, perbenista, berlusconiano, corrotto ed esterofilo era una ragion d'essere, vuoi infine perché ai Siciliani piace sempre la novità, il Regno di Sicilia - o meglio delle Due Sicilie - cessò di esistere il 14 maggio 1860 alle 15:26 ora locale. Un minuto di silenzio.
Regno delle Due Sicilie 2.0
Ma... non avevamo detto che era finita? Fottuti nostalgici...
Note
- ^ E non è che il resto dell'Europa Cristiana li definiva diversamente...
- ^ Non che non pensassero a divertirsi, anzi. Ma l'uso incondizionato di forme di contraccettivi quali ad esempio la pellicina d'involucro delle salsicce durante i festini presso la Zisa a Palermo portò i regnanti ad avere sempre meno figli.
- ^ I castelli che non fossero di proprietà demaniale sarebbero dovuti essere abbattuti, ma una legge del governo seguente condonò i castelli abusivi, rendendo vano il lavoro del sovrano.
- ^ Primo e secondo per ragioni dinastiche, ma in realtà Martino II era senior, Martino I era junior, mentre 2 e 1 si invertono, riporto 3, divido per radice di pi greco, totale 5.
- ^ Con un regno dedicatogli il biscottino avrebbe ottenuto il meritato successo.
- ^ Co-fondatori anche di una ditta di bibite alcoliche dal caratteristico colore rosso (in onore al blasone di famiglia) e resa celebre dal motto "No Martini, no Regny".
- ^ Carlo VII si trasferì a Napoli per il suo amore viscerale nei confronti della pizza.
- ^ Né tanto meno fu mai in grado di capire che i mocassini non hanno lacci.
Bibliografia
- Sbattiloca, Arturo, Regnum, Regni, Regni - Tutto ciò che non sapete dei Regni pre-unitari e che non volevate sapere, io ve lo dico lo stesso, Sonzogno, 1860.
- Garibaldi, Giuseppe, Come far sparire mille anni di storia ad un importante Regno, facendolo declassare in una cazzata di provincia in soli tre mesi, Teano, Edizioni Savoia, 1861.
- Di Sicilia, Popolo, Fanculo, Stronzi - Raccolta di complimenti e ammirazione nei confronti del governo piemontese dal 1860 ad oggi, Sicilia, 2024.