Rivoluzione industriale

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Immaginate la sua faccia quando scoprirà che la rivoluzione industriale non è una vera rivoluzione.
« Non vedo l'ora che arrivi la rivoluzione industriale, sono stufo di dover fare tutto a mano. »
(Operaio su rivoluzione industriale)
« Modestamente, sono stato io a suggerire a quel nero lì, come si chiama... James Watt, l'idea della macchina a vapore. »
(Silvio Berlusconi sui progressi tecnologici della rivoluzione industriale.)
« Se proprio folete saperlo, io preferire ancora caro fecchio medioefo, con tutti kvei roghi und inkvisizione, ah, kvale miglior periodo storico potrebbe esserci? »
(Benedetto XVI su rivoluzione industriale)


Con il termine rivoluzione industriale, già in voga negli anni venti, lanciato alla ribalta da Coco Chanel, che considerava il look proletario il nuovo trend per l'autunno-inverno 1921, e modellato in analogia con le ben più note Rivoluzione francese e Rivoluzione della Terra di Mezzo, si è soliti indicare un periodo storico in cui, a partire da premesse tutto sommato modeste, si assistette a un improvviso quanto repentino cambiamento nei modi di produzione industriale, agricola e manifatturiera. Più in generale, la Rivoluzione industriale determinò, ed è per questo che viene tutt'ora ricordata, un incremento del 20% sul volume totale delle pagine dei libri di storia delle scuole, la maggior parte delle quali composte da notazioni prive di senso, che nessuno capisce e che perfino i professori saltano, preferendo passare subito a Napoleone.

Le origini del termine

L'espressione "rivoluzione industriale" è di origine talmente astrusa da meritare un paragrafo tutto per sè. Come qualsiasi essere vivente che non abbia il cervello di un'echidna potrebbe notare con estrema facilità, la locuzione "rivoluzione industriale" si compone della parola "rivoluzione" unita alla parola "industriale". Inizialmente si pensò che lo sconosciuto pensatore che coniò il termine fosse strafatto di metanfetamine, anche perché rivoluzione e industriale tra loro non ci azzeccavano molto. In seguito, tuttavia, la comunità scientifica si decise a convergere sull'espressione rivoluzione industriale perché la giudicarono adatta a descrivere i cambiamenti in corso e, soprattutto, avevano di meglio da fare che stare i pomeriggi a scervellarsi per trovarle un nome decente.

Molti economisti dell'inizio dell'800 convenivano già nel chiamare questa improvvisa mutazione del sistema produttivo rivoluzione industriale. Tra di essi meritano sicuramente menzione i coniugi Karl Marx e Friedrich Engels, oltre a John Stuart Mill e Sbirulino. Spicca, in questo elenco, l'assenza del celeberrimo Adam Smith, inventore degli esami di economia politica e del tubetto per contenere la colla vinilica, che prima si appiccicava dappertutto. Interrogato in merito dai solerti inviati del TG1 Economia, Smith dichiarò: "Non ho mai parlato di rivoluzione industriale perché sono morto vent'anni prima che cominciasse", chiudendo, di fatto, ogni diatriba.

Un'emblematica immagine della stratificazione della società ai tempi della rivoluzione industriale.

La società prima della rivoluzione industriale

Prima che, con l'avvento della rivoluzione industriale, le città si riempissero di fabbriche inquinanti in cui lavoravano donne e bambini, lasciando molti uomini disoccupati, i quali, per forza di cosa, dovevano dedicarsi ad attività criminali, e le campagne fossero devastate dall'impatto dei rifiuti industriali sull'ambiente, che causò carestie, mutazioni genetiche e morte a go go, era davvero dura.

In generale, la società pre-industriale, era divisa in due classi sociali, i ricchi e i poveri, ma a tutti andava bene perché la C.H.I.E.S.A. aveva stabilito che quello era il volere del capo. Tuttavia, negli anni che vanno dal millesettecentoqualcosa al milleottocentoqualcosaltro, si assistette a una progressiva meccanizzazione del settore agricolo, che rese inutili molte mansioni fino ad allora considerate fondamentali, come il mungitore di cavalle, il guardiano di pecore, e i membri della famiglia del Mulino Bianco.

Una mucca meccanica al pascolo. Rita Levi Montalcini la definì "la più grande invenzione dopo lo champagne alla fragola per gatti".

La nuova società industriale

Con l'inizio della grande urbanizzazione, gli uomini abbandonarono progressivamente le amene campagne, alcuni salutando per sempre quelle mucche con cui avevano condiviso bellissimi momenti di intimità, e si trasferirono nei sobborghi delle città, con la speranza di trovare un lavoro mal pagato in una fabbrica. Non essendo ancora stato inventato il lavoro precario, la percentuale di disoccupati divenne in breve tempo altissima, mentre trovavano lavoro, perché sembravano possedere le caratteristiche fisiche necessarie, solo donne e bambini, le prime nelle fabbriche, i secondi negli strip club per preti.

Non bisogna dimenticare, tra gli impatti della rivoluzione industriale sulla società, anche il proliferare di libri noiosi che parlano dei poveri derelitti che non arrivavano alla fine del mese. Dato che Jane Austen non vendeva più come un tempo, e che Stephen King ancora non era nato, gli editori, non potendo, per ovvi motivi, investire nella televisione verità, incaricarono una serie di scrittori sfigati come Giovanni Verga, Èmile Zola e Charles Dickens di trascrivere le storie più strappalacrime che riuscivano a osservare nelle città urbanizzate. Contrariamente a ogni aspettativa, questa iniziativa si rivelò un enorme insuccesso. Gli editori, infatti, avevano trascurato un piccolo particolare: metà della popolazione era analfabeta, mentre l'altra metà era schifosamente ricca, e quindi non era interessata alle faccende dei poveri.

Willy Wonka, con la sua celebre fabbrica di cioccolato, fu il principale promotore della rivoluzione industriale.

Il progresso tecnologico

All'alba del XVIII secolo, la gente ne aveva abbastanza di doversi spaccare la schiena a fare tutti quei lavori inutili che richiedevano tempo e fatica, tuttavia l'onnipresente C.H.I.E.S.A. non mancava di ricordare sempre e comunque che il lavoro che non comportava sudore, fatica, abnegazione e, se possibile, la perdita di uno o più arti, era peccato, faceva piangere Gesù e avrebbe causato la morte di parto di tua moglie.

Come si spiega, allora, l'enorme balzo in avanti fatto dalla tecnologia e dalla scienza agli albori della rivoluzione industriale? Tutto partì da unintuizione di un uomo, il re d'Inghilterra Giorgio III, il quale, svegliatosi una domenica mattina di pessimo umore e coi postumi della sbornia, si rifiutò categoricamente di vestirsi per andare a messa, dichiarando decaduta la religione cattolica nello stato e facendo valere il suo diritto, ereditato dall'antenato Enrico VIII di proclamarsi capo della religione anglicana. È bello essere re, vero?

Questo fece sì che, nel Regno Unito, si creò un terreno fertile per l'innovazione tecnologica, mentre nel resto d'Europa i vari sovrani facevano ancora a gara a chi ce l'aveva più lungo davanti al Papa.

Le principali invenzioni

          Invenzione rivoluzionaria           Inventata da Aspetti positivi Aspetti negativi
Motore a vapore James Watt Ha dato un fondamentale contributo alla nascita dell'industria moderna Ha dato l'idea per Il castello errante di Howl a Hayao Miyazaki
Treno a vapore Jean Auguste Orientexpress in collaborazione con Maria Rosaria Trenitalia Permise il trasporto delle prostitute dalla costa est degli Stati Uniti ai saloon del Far West e diede inoltre lavoro a milioni di napoletani disoccupati, che vennero assunti come controllori In una carrozza di seconda classe si potevano trovare solitamente più scarafaggi che in un monolocale abitato da settanta muratori ugandesi con la fobia dell'acqua
Computer a vapore Invenzione giovanile di Albert Einstein che in seguito commentò: "Non è che posso sempre aver ragione". Nessuno Era perfino più lento di un Commodore 64 che monta Windows Vista
Grattugia pediatrica Karl Marx Aiutò a smaltire le migliaia di bambini rimasti orfani, che, a detta dell'inventore, erano gustosissimi con un filo d'olio e dell'origano Quelli dei diritti dell'infanzia continuavano a rompere
Etica cristiana C.H.I.E.S.A. Fu fondamentale per giustificare il fatto che alcuni (pochi) divenissero schifosamente ricchi, mentre altri (la maggior parte) facessero la fame. "Eh, che ci vuoi fare, è volere di Dio. Prega, figliolo, prega..." Nessuno, è l'invenzione di gran lunga più importante della rivoluzione industriale, e viene usata con profitto ancora oggi

Voci correlate (a qualcos'altro)