Maximilien de Robespierre

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(Rimpallato da Robespierre)
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Lo stemma di famiglia.
« Dio delle città, e dell’immensità… »
(Paolo Bitta e il marchese De Sade durante la presa della Bastiglia)
« Dopotutto i francesi non sono granché, parlano tanto di baguette, ma poi si scopre che di moscio non c’hanno solo la ‘R’! »
(Naomi Campbell commenta la prematura morte di Luigi XV e il mancato regalo della collana)
« Già lo lascio che si fotta mia moglie, ora cosa vuole? Fottersi pure il trono?!? E no, quello è mio!!! »
(Luigi XVI sulla possibilità che il conte di Fersen diventasse un tronista di “Uomini e Donne”)
« Io ce l’ho più duro del tuo! »
(Umberto Bossi a Robespierre)
« Accidenti! Ma dove ho la testa?! »
(Robespierre)


Maximilien Marie Isidore François Joseph Belle et Sébastien de Robespierre nacque ad Arras in un giorno in cui i pianeti, i segni zodiacali e tutti gli astri del firmamento purtroppo erano incazzati a causa dell’ennesima lite tra Branko e Paolo Fox per via di chi dei due avrebbe dovuto partecipare alla successiva edizione di “Domenica In”.

Litigando i due iniziarono a lanciarsi anatemi a suon di polvere di lucertola, coda di rospo, fondotinta di Carlo Conti, tintura di capelli di Malgioglio e silicone di Alba Parietti e uno di questi intrugli pare fosse caduto proprio sul capo del tenero neonato, il quale divenne casualmente provvisto di un dono divino: quello di non essere mai scalfito da nessuna lama, coltello o mannaia che fosse.

Tuttavia, come il mitico Achille, la sua immunità non era completa e al pronunciamento di una mitica formula magica sarebbe potuta venir meno, come infatti accadde per disgrazia il 9 Termidoro dell’Anno II dell’era della Repubblica Francese (cioè il 27 luglio 1794, per tutti gli sfigati che non sapessero fare la conversione tra calendario rivoluzionario e calendario gregoriano). Ma iniziamo dal principio.

Un'infanzia difficile

Il giovane Maxim (così era soprannominato dagli amici) fu colpito fin dalla giovane età dalla dolorosa perdita della madre, la quale dopo averlo dato alla luce fu presa da una forte sindrome depressiva post-parto, accusandolo di essere la causa delle sue smagliature e della perdita di lucentezza della sua pelle. Data l’indigenza della famiglia, botulino e chirurgia plastica erano infatti fuori questione.

La madre di Robespierre, per vendicarsi di lui e racimolare qualche soldo, decise allora di venderlo ad una setta di satanisti, coordinata dal marchese de Sade (famoso pornoattore, collega di Rocco Siffredi). I satanisti capitanati da De Sade però glielo riportarono indietro quando si accorsero che era immune ad ogni tipo di lama: coltelli, scuri, mannaie e asce comprese!

Un simile caso all’epoca fece scalpore, tanto che Roberto Giacobbo (che all’epoca lavorava per TeleFrance e si faceva chiamare Robert Jacob) ideò una puntata di “Voyager” (letto alla francese “vuaiagé”), in cui tentò di dimostrare come il tenero pargolo fosse in realtà il figlio di una nuova razza aliena catapultato sulla terra per un errata formula magica pronunciata nel corso del conflitto Branko-Fox.

Una volta intervistati in studio Branko e Fox, Giacobbo-Jacob diede lo scoop in diretta che la misteriosa razza aliena a cui sarebbe appartenuto Robespierre era già conosciuta migliaia di anni prima dai Maya, secondo cui la venuta sulla terra di tale discendente avrebbe corrisposto con………… la fine del mondo???? No!!! Con l’invenzione di una nuova marca di lame indistruttibili!!!! Tornando alla disperazione della madre di Robespierre, va detto che dopo aver tentato invano di appioppare Maximilien ai satanisti, a Giacobbo, ai Maya e anche a Giancarlo Mastrota (a cui avere a disposizione un inventore di lame per coltelli poteva fare comodo per rimpiazzare la MondialCasa), sconsolata decise di togliersi la vita.

Fu un trauma per il giovane Maxim, che smise di giocare con le bambole, con le extension di Cristina Anguileira, con le unghie finte di Britney Spears e con gli smalti colorati delle Spice Girls (dovette nascondere perfino il poster di Ricky Martin) per badare a suo fratello e a sua sorella, dato che anche il padre decise di darsela a gambe.

Il motivo di tale abbandono è ancor oggi fonte di dibattito tra i maggiori storici durante le loro più scientifiche riunioni a base di Lambrusco e canzoni di Guccini nella raffinatissima osteria “da Toni”. Alcuni sostengono che dovette scappare a causa di uno scandalo per via di una storia losca con una ballerina di lap dance di nome “Gaetano”, che si vociferava essere stata anche una ex favorita di Luigi XV, prima di diventare tronista a “Uomini e Donne” e ospite come opinionista in svariati talk-show. Altri invece dicono che la storia losca il Robespierre padre l’aveva intrattenuta con Luigi XV stesso, e questo spiegherebbe il gusto del giovane Maximilien per smalti, unghie ed extension, che potrebbero essere stati dunque un hobby di famiglia…

L’adolescenza

Il giovane Maxim nel pieno della sua baldanza.

Il giovane Maxim dovette quindi faticare sin dalla prima adolescenza per badare ai propri fratelli e per procurare loro il necessario per vivere. Non sapendo come risolvere tale situazione pensò di guadagnare qualcosa facendo il presentatore televisivo, oppure il cantante, ad esempio partecipando al festival di Sanremo. Purtroppo gli fu risposto che essendo lui un vile borghese, mai poteva aspettarsi un simile onore! Onore che per legge era riservato unicamente alla nobiltà. (In particolar modo alla nobiltà italiana povera, di origini piemontesi, e con velleità monarchiche frustrate).

Questo episodio segnò per sempre la vita di Robespierre. Egli percepì come un torto insopportabile lo sbarramento alla via del successo! E di viale Mazzini! (sede della Rai, ndr).

Concepì come ingiusto questo predominio della nobiltà! Perché solo Patrizia e Giada De Blanck potevano andare all’Isola dei Famosi???

Anche i non-nobili avrebbero dovuto avere il diritto di partecipare a un reality!!!


Ad ogni modo, deluso dal mondo dello spettacolo, cercò conforto nella fede e nella spiritualità. Così, dopo una mirabile conversione, degna di Claudia Koll e Paolo Brosio, si rivolse al vescovo della sua città, Arras, in cerca di aiuto.

Il vescovo in questione si chiamava Paul Marcinkus, e si dichiarò disposto ad aiutare il giovane Maximilien, in cambio della sua firma su alcuni documenti non meglio precisati che si scoprì in seguito lo rendevano titolare fittizio di una cinquantina di società off-shore con sede nelle isole Cayman, su cui da anni indagavano l’Interpol, il Kgb, la Cia e l’Fbi (che proprio a questo proposito aveva ingaggiato gli agenti Fox Mulder e Dana Scully, i quali alla fine, delusi dalla mancanza di prove, si diedero alle ricerche sugli alieni commentando “Almeno questi forse un giorno li arresteremo!”).

Con l’aiuto del vescovo, Robespierre ottenne quindi una borsa di studio al prestigioso collegio Louis-Le-Grand, dove ebbe modo di fare molte amicizie utili. Pensate che mi riferisca a Camille Desmoulins? Vi sbagliate, l’amicizia più proficua fu quella con tale Maurizio Costanzo, che fece iscrivere Maxim a uno dei tanti gruppi studenteschi della scuola: il gruppo “Pornostar2”, abbreviato spesso in “P2”.

Fu questa una mossa strategica di fondamentale importanza perché, grazie all’appoggio della P2 e di Costanzo, Robespierre riuscì ad essere eletto rappresentante agli Stati Generali del 1789.

In realtà Costanzo avrebbe voluto farlo partecipare ad “Amici” e poi fargli vincere “Sanremo 1789”, ma Maximilien, memore dell’umiliazione subita nella sua adolescenza, volle battersi politicamente per l’accesso dei plebei ai reality, e non entrarci tramite scorciatoie.

Fu così quindi che con il motto “Reality per tutti”, prese posto tra le fila dell’ala innovatrice dell’assemblea degli Stati Generali.

La carriera politica

« Tutto il giorno fuori casa, a pranzo una baguette al volo e ora non ci vedo più dalla fame! Cameriere, portatemi delle pietanze nostrane dai nomi più froci possibili, presto. Ah così va bene, Marie. Dopo ci si vede in camera da letto. Per rimboccarmi le coperte ovvio. E anche tu, Gustave, dopo ci si vede in camera da letto. Tu non per rimboccarmi le coperte, ovvio. Per tenermi compagnia, se così si può dire. Ah che monotonia questa vita da nobili. Divertimenti, prostitute, battute di caccia, soldi a palate, possibilità di infrangere tutte le leggi, trans come se piovesse. Perché non facciamo una bella rivoluzione, dove magari ci facciamo rimanere secchi tutti i nobili, me compreso. Giusto per divertirsi... »
(Riflessioni serali di Robespierre.)

L’assemblea degli Stati Generali era stata convocata dalla monarchia in seguito ad una grave crisi finanziaria che aveva colpito l’erario pubblico, oppresso dai debiti contratti da Maria Antonietta per i suoi abiti firmati Valentino, le sue borse Louis Vuitton, il suo parrucchiere (lo stesso, costosissimo, utilizzato dalla duchessa di Cornovaglia Camilla Parker-Bowles), gli interventi al botulino, le extension, la ricostruzione unghie, le lampade e le serate al Billionaire.

I debiti erano così tanti, che nemmeno la vincita di Maria Antonietta al “Win-for-life” riuscì a ripianare le casse statali. Rimanevano infatti ancora insolute le cambiali da pagare per l’acquisto di una famosa collana di diamanti, effettuata qualche anno primo dalla regina.

Tale collana era stata commissionata dal defunto Luigi XV per farne dono alla sua amante, Naomi Campbell, ma disgraziatamente il sovrano passò ben presto a miglior vita. La Campbell a tale notizia fece una delle sue scenate isteriche, mandando una dozzina di cameriere all’impiccagione, e poi se ne andò da Flavio Briatore affermando che “dopotutto i francesi non sono granché, parlano tanto di baguette, ma poi si scopre che di moscio non c’hanno solo la “R”!”.

Maria Antonietta intanto stava attraversando un brutto periodo, perché il suo amante, il bellissimo conte di Fersen, uno dei più famosi calciatori di serie A del Settecento, decise di non giocare più in Europa in seguito ad una lite con Mourinho su “chi è il più figo dei fighi sulla faccia della terra” e se ne andò in America con un ingaggio da record. Maria Antonietta provò a fermarlo offrendogli un posto nella trasmissione televisiva della sua prima dama di compagnia, Maria De Filippi, come “tronista” di “Uomini e Donne”, ma incontrò il netto rifiuto del re Luigi XVI, che rispose testualmente: “Già lo lascio che si fotta mia moglie, ora cosa vuole? Fottersi pure il trono?!? E no, quello è mio!!!”.

Fu così che il conte di Fersen partì per l’America e Maria Antonietta, caduta nella depressione più totale, divenne una tele-dipendente. Dopo aver divorato tutte le puntate di “Sex and the City”, “Desperate housewives”, “La signora in giallo” e “Il tenente Colombo” si diede alle televendite, e fu lì, su “Mediashopping”, che vide la famosa collana e decise di acquistarla.

Ne nacque uno scandalo di proporzioni colossali, che coinvolse tra gli altri un alto prelato, il cardinale de Rohan, ammanicato con lo IOR, che fece da garante per l’affare, e un’avventuriera, tale Jeanne de la Motte, che si dice fosse nata da una relazione segreta tra Alberto di Monaco e un hostess dell’Air France. Quest’ultima venne condannata per frode, mentre il cardinale si salvò grazie alle pressioni del Vaticano. La reputazione di Maria Antonietta era però segnata, come le banconote false con cui tentò di pagare i gioiellieri, e lo Stato dovette dichiarare bancarotta.


Ritornando alle questioni dell’assemblea degli Stati Generali, mentre all’interno di quest’ultima si dibattevano argomenti di alto interesse nazionale, come la creazione di un sistema più equo di tassazione, la ridefinizione dei privilegi di clero e nobiltà, la possibilità di ridurre il deficit statale imponendo a Luigi XVI una dieta ipocalorica e l’eventualità di nominare Alfonso Signorini arbitro della contesa tra Maria Antonietta e Carla Bruni su “chi è la più gnocca di Francia”, Robespierre aumentava il suo ascendente sulla popolazione di Parigi tenendo discorsi alla folla dal titolo: “Come battere la nazionale italiana di calcio ai prossimi mondiali”.

Nei giorni successivi capitò però un episodio fatidico, che cambiò il destino della storia dando avvio alla Rivoluzione francese.

La mattina del 14 luglio si sentirono dei forti schiamazzi provenire dalla fortezza-carcere parigino della Bastiglia. La folla accorse, temendo per l’incolumità dei detenuti, ma quando giunse nei pressi dell’edificio si accorse che le urla non erano tentativi di uccisione dei prigionieri da parte delle guardie, bensì un coro formato da Paolo Bitta e dall’immancabile marchese De Sade che intonavano “Piccola Katy” a squarciagola.

I due allegri compari, confortati e allietati dalla mitica “grappa di Pino”, continuarono con tutto il repertorio dei Pooh fino al primo pomeriggio. Una volta giunti all’apice del virtuosismo col mitico “Dio delle città, e dell’immensità” la folla, che era rimasta accampata lì fin dal mattino, proclamò che si era decisamente rotta i coglioni e diede l’assalto alla fortezza col dichiarato obiettivo di andarsene soltanto con la testa dei due cantanti sulle picche.

Robespierre, una volta che la notizia dell’insurrezione gli venne comunicata, commentò laconicamente che a lui i Pooh avevano sempre fatto cagare, e che lui appoggiava in pieno la rivolta, a patto che nessuno si fosse azzardato a toccargli i cd di Miguel Bosé.

Accortosi tuttavia che il popolo iniziava a fare di testa sua, e che la situazione rischiava di sfuggirgli di mano, Maximilien si mise ad architettare un piano per risollevare le sue quotazioni agli occhi dell’opinione pubblica. Dopo aver scartato l’ipotesi di offrire al popolo un conto corrente al 4% di interesse alla Ennio Doris (cosa che i più avrebbero giudicato come fantasiosa), pensò di sposare Carla Bruni (ipotesi anch’essa scartata perché la Bruni dichiarò che Robespierre era troppo alto per i suoi gusti), e poi finì per pensare di regalare a tutti i francesi la compilation dei maggiori successi di Marco Carta e di Paolo Meneguzzi, per poi rendersi conto che non esistevano né una né l’altra.

Infine gli venne un’idea geniale: prese tutte le lame, i coltelli e le asce con cui giocava da bambino e ideò uno strumento meraviglioso, la ghigliottina!

Lì però nacque un problema: a chi applicarla? Ovviamente a quei brutti schifosi maledetti nobili dalla puzza sotto il naso e dalla parrucca incipriata (ma sotto sotto piena di pulci) che rubavano il posto nei reality a tutta la brava gente del popolo!!! Proposta subito accolta, neanche a dirlo, con immenso favore, sia dalla popolazione che dalla nuova assemblea, la Convenzione Nazionale.

Il vero colpo di genio di Robespierre però fu un altro: spedendo tonnellate di nobili alla ghigliottina, egli si trovò alle prese con intere vagonate del loro orribile sangue blu e, dato che non aveva nessuna voglia di smaltirlo tra i rifiuti speciali, pensò inizialmente di offrirlo a Gargamella spacciandolo per sangue di Puffo, ma infine considerò più vantaggiosa l’idea di venderlo ad una ditta cinese che fabbricava finti coloranti sottocosto.

I controrivoluzionari e la guerra con l'Europa

Concetto base della filosofia dei rivoluzionari.

Le ultime trovate resero Maximilien più popolare che mai.

Il suo potere era però minacciato da losche trame tessute dal partito realista, che mirava a restaurare in pieno l’autorità del re, i diritti feudali della nobiltà, il diritto per Luigi XVI a fare sempre il bis a cena di coda alla vaccinara (suo piatto preferito insieme ai bucatini alla amatriciana), e quello di Maria Antonietta ad acquistare tutta la nuova collezione primavera-estate di Dolce&Gabbana.

Il comitato direttivo di tale partito era composto da Jean Claude, coadiuvato da Madre, dalla moglie Cassandra, e dall’amante Wonderwoman, i quali, insieme a un manipolo dei migliori nobili ancora presenti nel Paese (o meglio gli unici idioti che non si erano affrettati a scappare) architettò un piano diabolico, per sovvertire il nuovo regime repubblicano della Francia, e per bloccare l’accesso dei plebei ai Reality.

Quest’ultimo aspetto stava particolarmente a cuore al manipolo di nobili più irriducibili, costituito dalle contesse Giada e Patrizia de Blanck, da Costantino della Gherardesca, dal principe Ascanio Pacelli, dalla contessa Marta Marzotto, da Marina Ripa di Meana e dal principe Giovannelli, ma soprattutto da Sua Maestà Reale Emanuele Filiberto I di Savoia, re di Sanremo, di Rai1 e sponsor ufficiale delle olive.

Costoro, dopo essersi guardati l’un altro con attenzione, stimarono le loro forze troppo esigue, così decisero di chiamare in aiuto alcune potenze straniere. Fu così che mezza Europa entrò in guerra contro la Francia.

In primis ci fu l’Inghilterra, dove la regina Elisabetta, galvanizzata all’idea di conquistare Parigi e usare la Tour Eiffel come portachiavi, si mise la tuta mimetica e si pose alla testa delle armate inglesi col suo mitico bastone da passeggio, che aveva mietuto decine di vittime tra i piccioni. Ci volle un intervento del figlio Carlo per fermarla, il quale promise di andare lui al posto dell’anziana madre a guidare le armate. In realtà i beni informati sostengono che il posto fu preso da Camilla, ma pare che nessuno dei soldati avesse notato la differenza.

Intervenne anche la Germania, guidata dal principe Ernst di Hannover, marito di Carolina di Monaco, ma per breve tempo, poiché le armate tedesche vennero congedate dagli eserciti loro alleati quando questi si accorsero che il principe di Hannover da solo aveva già vuotato tutte le loro riserve di birra.

Fu solo il primo di una lunga serie di contrasti interni che portarono la coalizione realista alla sconfitta.

Infatti fin dall’inizio la De Blanck e la Ripa di Meana cominciarono ad insultarsi a vicenda e a litigare per stabilire chi di loro avesse avuto la maggiore quantità di amanti e di interventi di chirurgia plastica. Allora Emanuele Filiberto I iniziò a cantare per distendere gli animi e finì col venire ammanettato, legato e bendato per essere spedito come cavia umana al marchese De Sade per i suoi prossimi esperimenti sadomaso.

Infine, a dare colpo di grazia intervenne il principe Filippo di Edimburgo, regal consorte della regina Elisabetta, che con la sua solita arguzia, si rivolse al generale in capo dell’armata realista, ovverosia la Madre di Jean Claude, chiamandola “anziana signora in età pensionabile” e di conseguenza venne da quest’ultima affogato, squartato, disintegrato in mille pezzi e infine polverizzato per essere venduto a un ristorante indiano, spacciandolo per curry di ottima qualità.

Dopo l’abbandono da parte di Madre, gli eserciti realisti si sbandarono e la banda di nobili che li comandava venne catturata dai rivoluzionari.

Robespierre avrebbe voluto mandarli tutti alla ghigliottina, ma il prezioso strumento era in quei giorni in restauro, perché l’usura causata dal troppo lavoro stava per comprometterne la funzionalità. Non sapendo che fare di tali scorie del genere umano, Robespierre decise di inviarli nelle famose colonie penali della Guyana, quelle descritte dal celebre bandito Papillon per intenderci.

Maximilien sperava che le formiche carnivore del Sud America avrebbero fatto il loro lavoro togliendo di mezzo De Blanck, Ripa di Meana e soci, ma aveva sottovalutato l’esperienza acquisita da alcuni di loro durante la partecipazione alle varie “Isola dei Famosi”.

Furono infatti le formiche carnivore a finire arrostite nel piatto dell’allegra brigata di nobilastri! (Con le gravi conseguenze che sappiamo, dato che questi personaggi tutt’oggi esistono, e ci sfracassano i coglioni in qualunque trasmissione televisiva, da Canale 5 a TelePadania).

La caduta e la morte

Il suo carnefice.

Il nostro Robespierre dopo aver sconfitto i controrivoluzionari era più potente e idolatrato che mai. Migliaia di fans gli scrivevano lettere d’amore, si strappavano i capelli, gli tiravano peluche, si denudavano per farsi fare l’autografo sulla maglietta e cose simili, tanto che a una simile vista i Backstreet Boys entrarono definitivamente in depressione e decisero di sciogliersi.

Maximilien invece, dopo aver accarezzato l’idea di fondare una “boy band”, optò per la creazione di un reality con al centro la sua figura dal titolo “The Bachelor”. Come nel format originale, una ventina di ragazze avrebbero dovuto darsi battaglia per conquistare lo scapolo d’oro, in questo caso appunto Robespierre. Le prove a cui avrebbero dovuto sottoporsi le partecipanti erano cosuccie del tipo “come usare la ghigliottina per depilarsi gambe e ascelle”, “come preparare una gustosa minestra a base di sangue di condannato a morte” oppure “nomignoli sadomasochistici da usare con Robespierre nell’intimità”.

Tuttavia, prima ancora della fine del Reality, la popolarità di Maximilien calò vertiginosamente, di pari passo con lo share ottenuto da “The Bachelor” (per la disperazione dei vertici Mediaset).

Il popolo aveva infatti indetto uno sciopero dei telespettatori per denunciare che l’accesso ai Reality non era affatto libero, bensì monopolizzato dal partito giacobino, ovverosia dai partigiani di Robespierre.

In seguito si scatenò una rivolta popolare che portò alla cattura di Maximilien e dei suoi seguaci, che furono condotti in piazza della Rivoluzione per essere giustiziati dalla ghigliottina.

Maximilien era tutto sommato tranquillo, poiché sapeva che dalla sua nascita egli era protetto dalla formula magica Branko-Fox che lo rendeva immune ad ogni tipo di lama.

Disgraziatamente però, proprio mentre egli stava in piedi sul patibolo, qualcuno tra la folla pronunciò casualmente l’unica frase che era in grado di sciogliere l’incantesimo, cosicché quando il boia abbasso la lama della ghigliottina, questa pose fine alla vita del nostro eroe.

Volete sapere qual’era la formula anti-incantesimo e chi la pronunciò? Ecco, pare che fra la folla accalcatasi sotto il patibolo di trovasse un certo Umberto Bossi che, una volta scoperte le origini meridionali di gran parte dei rivoluzionari francesi, si schierò apertamente contro di loro e gioì della loro sconfitta. Nello specifico si mise a gridare: “Faccia da Terun!” e “Io ce l’ho più duro del tuo!”. Proprio quest’ultima frase era stata ahimè posta da Branko e Fox come anti-incantesimo, e come si è visto così si concluse la gloriosa vita del nostro Maximilien.