Romeo Benetti
Romeo Benetti (Albaredo d'Adige, 20 ottobre 1945) è un ex calciatore di ruolo mediano incontrista menomatore. Nel corso della carriera ha collezionato una serie di soprannomi sinistri come il Tigre, Killer, Panzer e Picchia Romeo, è l'unico italiano nella speciale classifica "Macellai" fatta dal tabloid inglese The Sun nel 2009. Ha militato nei maggiori club italiani, in Nazionale e nella Tropa de Elite brasiliana[da verificare].
Quel che restava di Gallego fu portato a bordo campo in un secchio, Benetti fu ammonito verbalmente dall'arbitro per un colpo sotto la cintura.
Biografia
Nasce in una famiglia povera. Il padre è un disossatore di maiali al mattatoio comunale, la madre lavora in una cava di tufo come "frantumatore a mazzetta di secondo livello". Dal primo eredita l'indifferenza alla vista del sangue, dalla seconda i possenti bicipiti. Alle medie viene notato dal professore di educazione fisica che, appassionato di rugby, lo propone alla squadra degli "Sfragnateschi" di Verona. Questo sport (troppo molle) finisce per annoiarlo presto, ripiega sul Karate e, per pagarsi il corso, lavora per conto di uno strozzino al recupero crediti. A tredici anni, per colpa di una soffiata, finisce in riformatorio. Dopo tre mesi si è impossessato della struttura, tiene l'ex direttore come "cane da riporto-giornale" e i secondini li usa come sparring partner. A seguito della morte di Pio XII gli viene concessa l'amnistia e torna libero ma con una restrizione voluta dal giudice: non potrà più praticare le arti marziali. Passa al calcio e muove i primi passi nel Bolzano, i suoi avversari smettono di muovere passi. L'anno seguente va al Siena e rimuove le prime tibie. Nel 1966 approda alla Serie A.
- 1965-1966 Foggia. Nella Serie B colleziona tre sole presenze, sei cartellini gialli (cinque dalla panchina) e uno rosso. Altri due rossi gli vengono conferiti "honoris causa".
- 1967-1968 Palermo. Passa ai "rosanero" per 50 milioni di lire (pagati dal Foggia per liberarsene). Durante la partita con la squadra rivale del Catania rompe entrambe le gambe al fluidificante Salvatore Garozzo, figlio di un boss della cosca catanese dei Cursoti. Per evitare ritorsioni, viene confinato in una località segreta per il resto della stagione.
- 1968-1969 Juventus. Si trasferisce a Torino per più di 300 milioni. Ovviamente il presidente del Palermo ha taciuto sul "piccolo problema" avuto da Benetti in Sicilia. Alla prima presenza in "bianconero" salta il deposito delle Fiat 600 multipla a Cuneo, il motivo viene fuori e Agnelli decide di non schierarlo più per precauzione.
- 1969-1970 Sampdoria. Passa ai "blucerchiati" con la formula del prestito omertoso (senza dirlo a nessuno). Disputa 27 partite corredate da 2 gol in Serie A e 3 partite e 2 reti in Coppa Italia. Poi a Catania lo riconoscono in televisione. Una bomba alla Lanterna di Genova convince la dirigenza della Sampdoria a nasconderlo nel quartiere della Darsena[1].
- 1970-1976 Milan. Ai "rossoneri" deve la sua fortuna. Conquistando due Coppe Italia e una Coppa delle Coppe, giunge a vestire la maglia della Nazionale nel 1971. Grazie all'espediente di farsi crescere i baffi non viene più riconosciuto, questo gli permette di tornare sul campo e completare finalmente la sua collezione: uno scheletro fatto con le ossa degli avversari. Durante una partita col Bologna colpisce al ginocchio Francesco Liguori, che vede la sua carriera stroncata. Con l'episodio rimedia una denunciato alla Procura di Milano e un Rolex regalatogli dall'AIO (Associazione Italiana Ortopedici).
- 1976-1979 Juventus. Torna alla Juventus scambiato con Fabio Capello. In maglia bianconera vince due titoli consecutivi. Gli avversari stanno ad una prudenziale distanza di circa sei metri da Benetti, questo gli consente una certa libertà d'azione.
- 1979-1981 Roma. Il giocatore è a fine carriera, rallentato nei movimenti finisce spesso per entrare in ritardo sull'avversario senza riuscire a fargli male. Quindi viene gestito con intelligenza tattica: quando c'è un giocatore avversario troppo forte, entra "fresco fresco" e gli spacca i malleoli. Viene espulso ma, pur in dieci, la Roma vince diverse partite.
In maglia azzurra collezionò 55 presenze e una taglia "vivo o morto" di 200 milioni di lire. Ha sempre rifiutato l'etichetta di sicario, preferendo quella di "sbriciolatore infallibile di femori". Oggi vive a Leivi (GE) e alleva canarini[2].
Palmarès
Nella sua lunga carriera Benetti si è tolto qualche soddisfazione, la fortuna di giocare in grandi club gli ha permesso di conquistare:
- 1 Campionato italiano di Serie B;
- 2 Campionato italiano di Serie A;
- 5 Coppa Italia;
- 1 Coppa delle Coppe[3];
- 1 Coppa UEFA.
Tuttavia, se chiediamo direttamente all'interessato, Benetti risponderà che i suoi più grandi trofei sono di ben altra natura.
Del primo abbiamo già parlato, si tratta dello scheletro fatto con le ossa degli avversari, una paziente raccolta frutto di anni di duro lavoro e dedizione assoluta. Nel polso sinistro c'è il pezzo più pregiato: lo scafoide di Pelé autografato.
Il secondo lo riempie di orgoglio, è il braccio dell'arbitro cileno Óscar Gonzalo Carrasco, prelevato durante i Mondiali in Germania nel '74. L'episodio avvenne durante la partita a Stoccarda Polonia - Italia, finita 2-1 che costò l'eliminazione agli azzurri. Al 32° del secondo tempo, sull'1-1, il capitano della Polonia Grzegorz Lato si incunea nell'area azzurra inseguito da Benetti, ritarda il momento del tiro cercando un dribbling di troppo, gli è fatale, l'azzurro lo raggiunge e lo falcia da tergo. Una scheggia di osso (del calcagno destro di Lato) finisce in un occhio dell'arbitro, la cosa lo altera non poco e ci va giù pesante: rigore, cartellino rosso, sorrisetto beffardo e gesto con la mano come a dire "vai vai". Quest'ultima cosa non va giù a Benetti che si avventa su Carrasco e gli strappa il braccio col cartellino fino al gomito.
Nella prima stesura del referto arbitrale, Carrasco chiede la squalifica a vita per il giocatore italiano, per i suoi figli e le successive quattro generazioni. Nel frattempo Agnelli si è attivato ed ha chiamato il generale Augusto Pinochet. Il dittatore cileno chiama l'arbitro mentre è ancora nello stadio. La telefonata dura pochi minuti al termine dei quali: Carrasco scrive un nuovo referto, nel quale dichiara che il braccio gli è caduto spontaneamente e Benetti l'aveva solo afferrato ad una manica.
Benetti dentro e fuori dal campo
In una recente intervista, nella quale gli viene chiesto: "Romeo, quali sono i tre momenti più importanti nella tua vita?", Benetti risponde quasi commosso:
- Il primo risale al 1976. Al termine della partita di ritorno con il Napoli, mentre uscivo dal campo, mi accorgo che non riuscivo ad appoggiare bene il piede destro, avevo qualcosa incastrato nei tacchetti. Il massaggiatore Barozzi mi fa sdraiare e inizia a trafficare con lo scarpino, mi dice : "Romè, è un trapezoide di un polso.. mi pare un sinistro!". Che emozione, il cuore mi batteva a millemila, era l'osso mancante per completare il mio scheletro. Mi toccò pagare da bere a tutta la squadra, l'avevo promesso. Col Napoli avevamo perso ma festeggiammo fino alle 4 del mattino.
- Poi la mia prima partita in Nazionale. Era il 1971, giocavamo un'amichevole con l'Inghilterra. Valcareggi mi disse: "Romeo mi raccomando, stai attento a Bobby Charlton che è molto "fisico", quando lo vedi partire me lo devi fermare con ogni mezzo!". Nei primi venti minuti della partita l'avevo già "ammorbidito", due tacchettate alla caviglia destra e un paio di gomitate al fegato gli avevano accorciato il fiato, però era ancora temibile. Poi dalla panchina mi arriva il grido: "picchia Romeo!!" e allora mi sono occupato seriamente di Bobby e l'ho asfaltato! L'arbitro forse è stato un po' severo, per due molari e un orecchio non doveva darmi il rosso, però vincemmo per 3-1 in dieci. Che bella impresa!
- Il terzo è sicuramente l'incontro con Padre Ignazio Menischi, sempre nel '71, un sacerdote veramente comprensivo. Dopo che avevo ridotto in briciole il ginocchio di Liguori i sensi di colpa non mi facevano dormire, continuavo a scalciare nel sonno e fratturai due costole a mia moglie. Questo mi frenava anche sul campo, arrivavo a gamba tesa in ritardo e mancavo sempre il perone dell'avversario. In tre partite presi solo due gialli, ero finito! Gianni Rivera mi portò da lui, passeggiammo nel cortile e parlammo a lungo. La settimana dopo, Padre Ignazio mi fece avere un documento firmato da Paolo VI[4] col quale: venivo assolto (a prescindere) dai miei peccati sul campo, passati e futuri! La domenica seguente fui espulso al secondo minuto di gioco, una gioia immensa, ero tornato quello di prima!!
Curiosità
- Nella sua villa Benetti ha un rustico di 200 mq, le pareti sono tutte di un bel rosso vivo, è singolare l'utilizzo di una carta da parati composta da rettangolini 12 x 9 cm.
- In occasione di EURO 2012 Michel Platini voleva Benetti come testimonial nella Campagna Respect. Il giorno dopo, smaltita la sbornia, ha riso per 35 minuti consecutivi all'idea dell'enorme cazzata che aveva detto.
- Benetti fece richiesta alla FIGC, per nove anni consecutivi, di poter disputare le partite con una mazza ferrata.
- Affranto dal non vedere più cartellini gialli svolazzanti nelle sue vicinanze, ha deciso di allevare canarini. La cosa sembra dargli giovamento. Il massimo sarebbe stato allevare cardellini, ma doverli verniciare uno per uno sarebbe stata una gran rottura di palle.
- La Roethlisberger, produttrice del formaggino Tigre, lo voleva come testimonial del suo prodotto. Benetti ha declinato l'offerta perché già in parola con la Esso Petroli, che vuole rispolverare lo spot degli anni '70 "Metti un tigre nel motore!". Anche la Metro-Goldwyn-Mayer era in lizza, voleva cambiare l'oramai obsoleto leone con la faccia di Romeo che ruggisce.
- Gli scarpini preferiti di Benetti erano della De Longhi, modello Stirella.
Note
Cioè, stai davvero leggendo le ♪♫note♫♪?? Pazzesco!! Ce ne vorrebbero come te! |
- ^ Dentro un peschereccio in mezzo ai merluzzi.
- ^ Nessuno ha il coraggio di chiedergli perché.
- ^ Era una via di mezzo tra le attuali Europa League e Champions League, il trofeo era una tazza da colazione (a due manici) placcata oro.
- ^ Nato in Lombardia e tifosissimo del Milan, nonostante le evidenti incompatibilità con la figura del diavolo rossonero.