Sandro Ciotti

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Sandro Ciotti e il suo naso a patata.
(Storico commento di Sandro Ciotti.)
« Scusa Ameri, sono Ciotti, ha segnato Bruscolotti! »
(Il grosso errore della RAI era mandarlo a fare la radiocronaca a Napoli.)
« Siamo giunti al minuto che intercorre tra il 16° e il 18°. »
(Sandro Ciotti era maestro nell'arte di "allungare il brodo".)

Alessandro Ciotti (Roma, 4 novembre 1928 - Rai Due, 18 luglio 2003) è stato un giornalista, calciatore, radiocronista e telecronista sportivo e musicale italiano. Dotato di garbato humour, non mancava mai di inserire nei suoi interventi qualche arguta o colorita osservazione.

« Collaborano con Di Cola i signori Calabassi e Sancricca. Come è noto, solo i guardalinee riescono ad avere certi nomi. »
(Tipica ironia di Sandro Ciotti.)

Il suo "marchio di fabbrica" era la peculiare voce roca, che lo ha reso per anni il commentatore più riconoscibile dai canidi, dai koala e da tutti gli ascoltatori che riuscivano ad udire le frequenze sotto i 55 Hz.

Biografia

A sinistra: Ciotti (ultimo accasc accosciato a destra) nelle giovanili della Formellese.
A destra: al termine della partita Nazionale Attori Anziani - Nazionale Cronisti Afoni, Ciotti stringe la mano al marito di Sbirulino.

Sandro Ciotti nasce a Roma, durante le celebrazioni per la Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, il suo primo vagito è coperto dal tradizionale colpo di cannone del Gianicolo e, probabilmente scioccato da questo, è l'ultima volta che alzerà la voce in vita sua. È figlio del giornalista Gino Ciotti e sua madre, vincolata da un contratto capestro firmato dal marito, lo partorisce nella Fontana di Trevi davanti alle cineprese dell'Istituto Luce. Il documentario, voluto fortemente dal Duce, dal titolo "I figli della Lupa vanno subito a dorso", è la sua prima apparizione sullo schermo. Questa notorietà, e una buona mancia, gli garantiscono come padrino di battesimo il poeta Trilussa.
Il padre muore quando lui ha solo 15 anni, in maniera tragica mentre pratica il canottaggio. La causa è una leptospirosi fulminante contratta nelle acque del Tevere, dopo aver ciucciato un remo per aver perso la prestigiosa gara: "Ponte Mammolo-Fosso della Magliana". Da giovane studia violino con il Maestro Corrado "Bum Bum" Archibugi e, grazie a questo tirocinio di musicista, si esibisce in piazza Barberini angolo via del Tritone. Ha una buona carriera calcistica, iniziata dapprima nelle giovanili della squadra di Roma che non è "maggica" e, dopo una fugace apparizione nel Forlì (giocando in difesa), continuata all’Anconitana (come mediano) e al Frosinone (col ruolo di centropanchina riscaldista). Il provino al Grande Torino, fatto nel marzo del 1949, andò invece male. L'unico posto che si sarebbe liberato nel breve era quello per il ruolo da portasfiga: Ciotti prese tempo. Dopo un paio di mesi si era deciso ad accettare l'incarico, ma la tragedia di Superga convinse la dirigenza granata a rinnovare il contratto in scadenza.

La carriera giornalistica

I difficili inizi: quando era centralinista e poi inviato alla Sagra della Marmitta Modificata di Trebisonda (JFK).

Deluso dal mondo del calcio, iniziò nel 1954 a lavorare come centralinista a La Voce Repubblicana. Conservò l'incarico per soli due mesi, tempo necessario alla moglie del direttore per capire il perché, ogni volta che chiamava il centralino dell'azienda, il suo boxer tedesco Kriminal gli ringhiava contro furiosamente. Passò poi come cronista eno-gastro-musicale a Il Giornale d'Italia, scrivendo recensioni sui cantanti alcolizzati, reportage sugli artisti emergenti e ottimi articoli sul valore nutrizionale di un cantante dello Zecchino d'Oro. A causa di quest'ultima occupazione gli venne affibbiata l'etichetta del comunista, che faticò a scrollarsi di dosso per anni, come l'abbondante forfora che gli cadeva dalla chioma fluente[da verificare]. La scrittura non era però il sogno della sua vita, la radiofonia (con cui aveva in comune il rumore della mancata sintonia) lo attraeva da sempre. Collaborò a diverse rubriche radiofoniche di successo (Sagre di paese, Paese che vai, Tutto il mondo è paese, Voci dal mondo e Voci dall'altro mondo), ma l’esordio come conduttore avvenne nel 1956 con K.O. - Incontri e scontri della settimana sportiva, una delle prime trasmissioni di satira musicale e sportiva, nella quale gli allenatori di calcio, durante l'intervista, venivano frustati da Orietta Berti.

Sandro Ciotti, cullato dalla sua stessa voce, si addormenta durante La domenica sportiva.

Nel 1958 entrò in pianta stabile alla RAI, diventando inviato nel giro di pochi mesi e ideando altre rubriche di successo:

Parallelamente, insieme a Lello Bersani (fratello di Lello Arena e Pier Luigi Bersani, due comici in declino) condusse per otto anni di seguito la prima rubrica radiofonica interamente dedicata al cinema, Ciak (1962-1974), durante la quale venivano offerte ciambelle fritte ai convenuti, ma non sempre.
I suoi interventi infiammarono gli ascoltatori, nel corso della popolare trasmissione Tutto il calcio minuto per minuto, fino al 1996. La sua ultima radiocronaca fu per la partita di campionato Cagliari-Parma nell'ultima giornata della stagione '95-'96, ringraziando i radioascoltatori con questa frase:

« Vi rubiamo soltanto 10 secondi per dire che quella che ho appena tentato di concludere è stata la mia ultima radiocronaca per la RAI, un grazie affettuoso a tutti gli ascoltatori, mi mancheranno! »
(Ultimo intervento di Sandro Ciotti.)

Ovviamente il mio pitbull ne fu entusiasta.

Il Ciotti sconosciuto

Come inviato seguì: 40 Festival di Sanremo, 24 Sagre del Coregone a San Gelasio (KO), 14 Olimpiadi, 15 Giri d’Italia, 9 Tour de France, 6 Cammellate nelle Oasi e circa 2.400 partite di calcio, tra cui la leggendaria Catania-Inter 2-0, allo stadio Cibali.
Fu autore di apprezzati documentari e inchieste per la televisione, due in particolare: la prima sul cantante Luigi Tenco, morto nel gennaio del 1967; la seconda sullo sfortunato pilota di Formula 1 Lorenzo Bandini, schiantatosi alla chicane del porto al Gran Premio di Monaco, nello stesso anno. Durante quell'estate cercò di convincere i vertici della RAI ad inviarlo in Bolivia per intervistare Che Guevara, che morì ad ottobre. Per evitare ulteriori perdite, fu vietato a Ciotti di avvicinarsi (anche solo col pensiero) a personaggi di spessore.

Sandro Ciotti ritira il premio "Niente 1996" alla carriera.
  • Dal 1986, condusse otto edizioni de La domenica sportiva accanto a Maria Teresa Ruta, il rischio era minimo, la tipa poteva essere sacrificata e comunque non era di spessore, al più di caviglia grossa. Andò bene.
  • Scrisse alcune canzoni di successo, tra queste: "Volo" (per Peppino Di Capri, di cui furono vendute 42 copie al mercato ambulante di Ventotene) e "Veronica" (per Enzo Jannacci, che fu censurata perché raccontava di una fugace trombata al cinema).
  • Nel 1974 doveva essere il cronista della seconda fase dei mondiali di calcio Germania '74, gli Azzurri uscirono però al primo turno e Sandro Ciotti, che aveva già l'albergo pagato, ripiegò su una serie di umoristici reportage di costume, tra cui: "Dopo le 23 stai alla larga dalla metropolitana di Berlino", "Ne ho bevute solo tre ma urino da dieci minuti" e l'apprezzatissimo "Quando il würstel avanza non va sprecato".
  • Ebbe anche un'esperienza come regista, nel 1976, firmando un documentario calcistico incentrato sul fuoriclasse olandese Johan Cruijff, dal titolo: Il profeta del gol. Per non essere da meno, il suo amico-rivale Enrico Ameri girò Il messia del pachino, imperniato sulla leggendaria figura di Gennaro Lallera, Gran Maestro Pizzaiolo del Rione Sanità.
  • Nel 1996 fa il doppiatore nella pellicola Space Jam, dando la "voce" italiana del radiocronista della partita di pallacanestro. Enrico Ameri non volle restare indietro e doppiò un rutto di Mister Freeze nel film Batman & Robin.
  • Nel 1997 pubblicò la sua autobiografia, "Quarant'anni di parole", lasciando tutti senza fiato.
  • Nel 1998 ottenne il premio Niente alla carriera, che consiste in una scatola vuota ma di alto valore simbolico.

Sandro Ciotti è morto a Roma nel 2003, a 74 anni, dopo una lunga malattia. Romeo Benetti lo ricorda in un'intervista fatta nel 2007:

« Mi dispiace davvero della sua scomparsa, mi sento in colpa perché l'ho reso storpio! »
(Benetti che non ha idea di chi si stia parlando, ma così dicendo ci azzecca sicuramente.)

L'Olimpiade del '68

Secondo quanto raccontato dallo stesso Ciotti, raggiunti i 40 anni di età, la sua voce divenne permanentemente roca. Le sue corde vocali lo tradirono nel 1968 in Messico durante le olimpiadi, dopo 14 ore di diretta sotto la pioggia. È con malcelato orgoglio, e spudorato pavoneggiamento, che possiamo offrirvi in esclusiva alcune fasi della diretta, e del momento in cui perse la voce.

« Gentili ascoltatori siamo alle battute finali di questa diciannovesima olimpiade. Ci troviamo all'Estadio Olímpico Universitario di Città del Messico, l'altitudine è di circa 2400 m s.l.m. e la giornata, così come annunciato dal colonnello Edmundo Bernacos del servizio meteo messicano, si preannuncia fredda e piovosa. Al momento si rileva una temperatura di 8 gradi ed uno sferzante vento proveniente da Nord, che i locali chiamano "strillo della suocera". Non vorrei sollevare una polemica sterile, ma l'insistenza con cui Piccantini si è assicurato il commento di tutte le gare al coperto, comprese le noiosissime finali femminili di corpo libero, truccare la Barbie, trave e svolazz volteggio, avrebbero dovuto insospettirmi, qui fuori fa un freddo che sembrano due. Per la cronaca, il rimedio suggeritomi dal giornalista locale Felipe Carvalho, di bere tre canarini alla tequila per riscaldare le corde vocali, non ha sortito effetto alcuno, a parte il curioso fenomeno per cui l'inviato bulgaro Petăr Balăkov ora somiglia in modo incredibile a mia cugina Adelaide. Forse a causa di questi intrugli alcolici, o magari per la mancanza di ossigeno al cervello, l'episodio si era già verificato all'apertura dei giochi, quando mi era parso che l'ultimo tedoforo avesse le tette. Si segnala inoltre, la stravagante decisione di costruire le piste per le gare in tartan, la cosa ha colto impreparate le principali industrie tessili delle Highland scozzesi che, per far fronte all'enorme richiesta, hanno azzerato le scorte di kilt ancora in magazzino. Dopo i consueti saluti e le curiosità passiamo ora alla cronaca.
  • Mi trovo al momento nei pressi della pedana del lancio del disco, dove l'attuale detentore del record, l'olandese Claude van Cecchet, si appresta a lanciare l'ultimo successo dei Commodores. L'unico italiano in gara, il friulano Bragadin, è uscito nelle battute iniziali della gara, per l'infausta scelta di tentare un lancio di Nico e i Gabbiani.
  • La regia mi segnala di spostarmi presso il salto in alto maschile, dove il nostro Giacomo Crosa si prepara a saltare i 2,16. Inizia a piovere in modo leggero, l'unico venditore bengalese di ombrelli, presente nello stadio, li ha esauriti, ora è tornato con le rose e si è fatto insistente: "No! Non mi serve una rosa, portami un ombrello e lo compero!".
  • Giacomo Crosa prende la rincorsa... stacca... e colpisce l'asticella. Purtroppo era il terzo tentativo, ha fatto veramente una figura del c...cough cough, scusate i colpi di tosse ma questo tempo è veramente inclemente. Purtroppo con lo stile di salto ventrale non puoi presentarti sull'asticella barzotto, la paghi sicuramente. Ben diverso questo nuovo modo di saltare dell'americano Dick Fosbury, che guadagna la prima posizione anche grazie al notevole incremento aerodinamico aggiunto durante lo sforzo.
  • Seguiremo ora la gara di salto triplo maschile, dove il nostro Giuseppe Gentile ha fissato, nel turno eliminatorio, il nuovo record mondiale a 16,10 m. Continua a piovere, governo ladro! È proprio il turno di Gentile, si prepara, ancheggia per sciogliere i muscoli, un lanciatore di pesi ghanese gli fa l'occhietto, prende la rincorsa e... clamoroso al cib... no scusate, questa l'ho già usata... incredibile! Atterra a 17,22 è di nuovo record del mondo! Che atleta, e che baffi! Ma ora tocca al brasiliano Prudêncio, che come dice il nome non vorrà strafare... Accidenti! Arriva invece a 17,27! Nero di mercough cough, scusate. Va bene anche così, sarà un secondo posto, il russo Sanejev non può certo... è incredibile amici ascoltatori, il Porco comunistcough cough russo porta il record mondiale a 17,39. Una delusione davvero inattesa, per Gentile è solo bronzo. »

A questo punto la voce cessò improvvisamente di funzionare. Il tentativo del fonico, che pensando ad un guasto colpì ripetutamente il potenziometro con un batticarne, si rivelò vano.

« * Cough cough, ci troviamo o... cough cough ci troviamo ora... cough siamo alla pedana del lancio del martello, dove il nostro atleta Piermatteo Bombo si appresta a lanciare. Un momento, confabula con uno dei giudici... a quanto ho capito si rifiuta di tirare il martello perché non lo considera regolamentare. Mi comunicano dalla regia che il nostro atleta non proviene dal settore agonistico della federazione, è un carpentiere di Bergamo abituato alla sua attrezzatura, ha detto che al massimo può tirare un maleppeggio, ma non quel buffo coso.
  • Porca di quella troia maiala come piove! Me s'è attombata la voce, ma almeno un ombrello potevate... ah! siamo in diretta?! Gentili ascoltatori seguiremo ora la finale dei 110 metri ostacoli. Nella batteria sono presenti: tre americani, un crucco, uno svedese, due ciuccialumache e il nostro campione Eddy Ottoz, che si professa italiano ma vai a capire perché. Ottoz, che da questo momento chiamerò Zotto per mia comodità, vanta comunque un palmares di tutto rispetto, ma non ama mostrarlo in pubblico perché teme una denuncia per atti osceni. Ecco, siamo pronti... partiti!
    • Schoebel supera Coleman ma inciampa nel secondo ostacolo;
    • Davenport incalza da dietro il connazionale Hall, che ricambia con un sorriso;
    • Zotto procede con la sua classica falcata, mentre Forssander usa una piccionata poco incisiva;
    • Duriez sembra mollare e il suo connazionale Schoebel, oramai dietro di lui, corre col naso tappato;
    • il crucco Trzmiel supera Hall, ma inforca un ostacolo e si frantuma i gioielli di famiglia;
    • alla notizia, lo svedese Forssander, segretamente innamorato del tedesco, va in depressione e perde posizioni;
    • Davenport sorpassa Hall, usando una tecnica acquisita da un suo cugino australiano;
    • Zotto supera Coleman e si porta dietro di Hall;
    • Hall conosce la brutta fama degli italiani, averli dietro è poco salutare e in un ultimo disperato sforzo, chiude in seconda posizione. Zotto è terzo.
  • Cari ascoltatori, è davvero con immenso rammarico che mi trovo costretto a commentare un fatto davvero increscioso: nella finale maschile dei 100 metri piani, le varie tonalità di grigio che vedete sui teleschermi, e che tendono inesorabilmente allo scuro, non sono un difetto del tubo catodico, non vorrei dirlo ma... ebbene sì, sono tutti neri. A voi, studio. »