Sindrome delle chiavi che ti cadono nel fondo del portaombrelli solo quando sei in ritardo
La Sindrome delle chiavi che ti cadono nel fondo del portaombrelli solo quando sei in ritardo (ribattezzata Sdcctcnfdpsqsir da Luca Giurato), è una malattia spaventosa e ancora sconosciuta. Provoca cefalea, cattivo umore, profusione di bestemmie in vernacolo, vorticamento testicolare ad elica e nei casi più gravi, quando cioè il malcapitato nel tentativo di recuperare le chiavi resta incastrato con la testa nel portaombrelli, conduce alla morte per inedia e/o soffocamento.
Sintomi
Qual è la cosa che accomuna l'ennesimo romanzo di Stephen King e la Sdcctcnfdpsqsir?
La presenza di automobili possedute e melanzane assassine? No, non ci siamo.
La mancanza di personaggi provvisti di un barlume d'intelligenza? Beh, questo è vero solo nei romanzi di King...
Il fatto che entrambi seguono una scaletta che si ripete sempre uguale di anno in anno? Bingo!
Se ci fate caso la Sindrome delle chiavi che ti cadono nel fondo del portaombrelli solo quando sei in ritardo ha bisogno di una serie di costanti per esplodere in tutta la sua fastidiosa virulenza: l'elemento necessario è ovviamente un organismo da intaccare. Va bene un povero idiota qualunque. Sì, anche tu con la faccia da trota là in fondo.
Prima Costante: Ritardo
Vuoi perché la sveglia non ha suonato, vuoi perché il povero idiota ha prolungato troppo il suo sogno bagnato su Madre Teresa di Calcutta, vuoi perché non si ricordava più come si fa ad allacciarsi le scarpe, quel che importa è che il povero idiota (che d'ora in avanti chiameremo per semplicità "povero idiota") si accorge con sgomento di essere in ritardo per un appuntamento importantissimo.
Seconda Costante: Fretta
Per ovviare al ritardo, che può andare dai cinque minuti ai sette mesi, il povero idiota inizia a fare le cose frettolosamente e male per riguadagnare tempo prezioso: si strozza ingoiando cinque fette biscottate in un colpo solo, si lava i denti con lo scopino del cesso, scende le scale con un triplo carpiato e atterra di naso.
Terza Costante: Mano di merda
Puro spannung. A questo punto il povero idiota si trova davanti alla porta d'ingresso. Alla sua destra/sinistra il portaombrelli bastardo sorride pregustando il dramma. Nelle mani l'idiota stringe un mazzo di chiavi (solitamente sono le chiavi di casa, ma la Sindrome accetta anche variazioni sul tema, come chiavi del motorino o della cintura di castità della fidanzata).
D'improvviso le chiavi scivolano dalla mano sudaticcia, compiono un volo beffardo e cadono nel portaombrelli con clangore di morte.
Il povero idiota lancia un urlo da tacchino castrato e si lancia alla ricerca del tesoro perduto tra ragnatele e ombrelli rotti, che riesce a recuperare solo dopo sofferenze indicibili.
Ma è tutto inutile: l'appuntamento oramai è perso e la Sindrome ha fatto un nuovo accolito.
Rimedi
- Dottore: “Mi duole comunicarle che lei è affetto da Sdcctcnfdpsqsir in fase avanzata.”
- Paziente: “Oh Gesù! Non c'è una cura, un rimedio?”
- Dottore: “Una cura c'è ma è molto rischiosa.”
- Paziente: “Di che si tratta?”
- Dottore: “Beh, potrebbe fare un duplicato delle chiavi e tenerlo sempre in tasca, ma non credo basterebbe viste le sue condizioni. Oppure... (deglutisce e cerca le parole più adatte)”
- Paziente: “... Oppure? (trema vistosamente)”
- Dottore: “C'è questa tecnica americana innovativa. È un'operazione chirurgica volta ad asportare completamente il suo portaombrelli.”
- Paziente: “Asportare il mio portaombrelli? Ma è così bello e colorato, fa pendant col tappetino d'ingresso!”
- Dottore: “I primi test hanno dato risultati incoraggianti. Certo, come le dicevo i rischi sono altissimi: la riabilitazione è lenta e dolorosa, non abbiamo la certezza che la malattia non si ripresenti, e poi (abbassa gli occhi) lei non avrebbe più un portaombrelli per riporre i suoi ombrelli.”
- Paziente: “Oh Gesù! Sono così spaventato! (scoppia in lacrime)”
Ad oggi 15 ottobre 2024 la ricerca scientifica brancola nel buio e non ha ancora trovato una cura valida contro questa malattia che ogni giorno distrugge le vite di milioni di ritardatari in tutto il globo terracqueo.
Nel 1997 il medico Luigi di Brutta balzò agli onori delle cronache a causa di una controversa terapia che a suo dire debellava i nefasti effetti della Sdcctcnfdpsqsir. Secondo Di Brutta lo sventurato a cui erano cadute le chiavi nel fondo del portaombrelli non doveva affannarsi a recuperarle ficcando la testa nel suddetto portaombrelli, rischiando così di contrarre la sindrome, ma fregarsene e uscire di casa lasciando la porta aperta.
Questa terapia, che prese il nome di "metodo Di Brutta", venne ampiamente pubblicizzata dai mass media e ridiede fiducia a molti malati, ma venne ben presto accantonata per via degli spiacevoli effetti collaterali.
Il metodo Di Brutta portò sì a miglioramenti di salute e guarigioni miracolose, ma in compenso moltissimi ammalati ebbero le case svaligiate dai ladri dato che avevano lasciato le porte d'ingresso spalancate.
Nonostante la comunità scentifica si adoperi per sfatare tali sciocche superstizioni, ancor oggi nell'immaginario collettivo la Sindrome delle chiavi che ti cadono nel fondo del portaombrelli solo quando sei in ritardo viene recepita come un castigo divino mandato sulla Terra per punire l'uomo per le sue iniquità e la sua scarsa igiene intima.
Sulla vicenda si è espresso il catto-luminare Antonino Zichichi:
Del resto prevenire è meglio che curare, soprattutto in Italia dove bisogna fare testamento anche prima di andare dal dentista. Perciò ricordate, lavate quotidianamente le vostre chiavi con l'amuchina e tenetevi alla larga dai grandi portaombrelli comuni che trovate negli ingressi delle scuole, degli uffici, dei locali per scambisti eccetera.
Occhio anche agli untori che spesso si travestono da pakistani e si appostano sui marciapiedi per vendere ombrellini infetti a poche lire. Io stesso ho visto Piergiorgio Odifreddi, possa quell'empio bruciare all'inferno, appestare con qualche unguento malefico un ombrellino rosa della Barbie per poi regalarlo a una povera bambina! »
Se non funziona, potrete sempre ricorrere a questo utile manuale: Giustificare un ritardo.