Superenalotto
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Il SuperEnalotto è la più clamorosa sega mentale italiana dopo il cattolicesimo. Nonostante tutti lo sappiano, ogni anno centinaia di migliaia di polli, attirati perlopiù dalle cifre milionarie messe in palio ad ogni concorso (naturamente impossibili da vincere), si lasciano ciecamente risucchiare la busta paga. Si tratta di un gioco d'azzardo la cui speranza matematica di vincita è tale da attirare soltanto un idiota. Per fare un esempio pratico: la probabilità stimata dall' ISTAT che Umberto Bossi pronunci una frase di senso compiuto entro il 2090 (per di più con conseguenze catastrofiche) è calcolata pari a circa 1 su 45˙000, quella paradossale che Silvio Berlusconi risolva da sé il suo conflitto di interessi è 1 su 9˙999˙999, mentre la probabilità di azzeccare un "sei" al SuperEnalotto giocando una schedina da un Euro si colloca a 2 su 622˙614˙630.
Tipici giocatori da SuperEnalotto
Il sistemista
Il classico fallito. Di fascia di reddito medio-bassa, è un giocatore con mania ossessivo-compulsiva per il gioco d'azzardo. Tutto ciò che lui vuole dalla vita è una montagna di denaro da dilapidare in cazzate varie e, magari, esaudire anche le sue fantasie più assurde[1]. Dapprima partecipa a centinaia di concorsi (tutti rigorosamente persi), fino ad entrare pienamente nell'illogica logica del sistemista. Un tunnel dal quale, se entri, non ci riesci più a uscire. Così, pur avendo delle possibilità economiche pari a quelle di un cane randagio, arriva a giocare sistemi costosissimi, basandosi niente meno che su un improvvisato calcolo statistico scaturito dalla sua istruzione poco più che elementare. Dopo l'ennesima sconfitta sociale (allontanato a vista da bar, sale da biliardo e circoli ricreativi per anziani), ripiegherà le proprie pulsioni maniacali su assurdi trattati di lottologia scritti da Wanna Marchi, arrivando, nel momento di maggior apoteosi, a registrare quotidianamente sino a 1000 combinazioni di numeri su un block-notes, corrispondenti (almeno nel suo delirio) ad ogni data di nascita/targa di auto/misure corporee di persone incontrate lungo il proprio cammino. Naturalmente, anche questa strategia si rivelerà l'ennesimo fallimento. Ormai mentalmente partito, nonostante sia pieno di debiti fino al collo con tutti gli usurai della sua zona, continuerà invano a giocare sistemi assurdi e di dubbia efficacia sino alla sua morte per suicidio.
Il mafioso
Anni fa, alcuni loschi individui, non potendo altrimenti investire il loro denaro sporco (proventi di attività illecite a danno del sistemista, quali pizzo, volantinaggio, usura...) senza dare nell'occhio, pensarono di servirsi del SuperEnalotto per riciclarlo in modo facile e discreto. Sarà anche stato un modo facile e discreto ma, dopo aver perso un bel po' di soldi, si resero conto che era un sistema che non portava a un cazzo. Decisero, così, che la cosa migliore da fare era quella di entrare in affari con la Sisal: quest'ultima oggi elargisce alla Mafia una parte dei proventi e, in cambio, la Mafia fa in modo che Sisal riceva sistematicamente dallo Stato la proroga di ogni concessione, senza che si tenga mai una sola gara d'appalto. Io che ho scritto queste righe sono già morto e presto lo sarai anche tu che le hai lette.
Il fortunato
Questo individuo, di cui non si conosce la natura (elfo? umano? Tonio Cartonio?) né il nome (rimane sempre nell'anonimato), gioca molto di rado. Il classico fortunato del cazzo. Infatti, alla faccia del povero sistemista, vince con una schedina da un euro (meglio se al primo concorso della sua vita) contro ogni previsione statistica. È grazie a lui che paesini sconosciuti come Grottaglie, Bagnone, Montappone o Veduggio con Colzano vengono portati alle luci della ribalta nazionale, con interessantissime interviste televisive ai loro abitanti: "Avete idea di chi possa essere il vincitore? Non è che per caso è proprio lei? Se fosse lei, che ci farebbe con tutti quei soldi?".
Ispirandosi ad una vecchia filastrocca su un suo parente chiamato Paperotto, il 19 settembre 2006 azzeccò un "6" da oltre 60 milioni di euro, giocando la sestina: 4 - 6 - 8 - 14 - 21 - 28.
Lo sfigato/frustrato incallito
È quello che, fin dal 1998, gioca sempre la stessa schedina da un euro, sempre con le stesse due combinazioni, ad ogni estrazione, pensando "prima o poi dovranno pur uscire, 'sti benedetti numeri".
La sera di ogni estrazione è lì davanti alla tv, con la schedina in mano, che aspetta con ansia di conoscere i sei numeri vincenti. Dopo aver impiegato diversi e svariati minuti (a volte ore) a confrontarli con i numeri da lui giocati, si rende conto di aver fatto "zero" (al massimo "uno").
Si differenzia dal sistemista solo per il limite che egli stesso auto-impone alla somma di denaro da bruciare in questo gioco del cazzo, vale a dire 3 euri a settimana; sembrano pochi, ma 156 euri all'anno sono una cifra che supera non di poco quelli che il personaggio in esame già spende per il canone rai, per la revisione della caldaia, per il bollo auto, per l'otto per mille, per le spese del conto corrente bancario e per tante altre simpaticissime spese annuali che, evidentemente, non erano sufficienti a generare frustrazione in questa tipologia di scommettitore.
Chi di voi fosse in preda ad un attacco di masochismo matematico può calcolare che, giocando 1 euro per ogni estrazione, sono necessarie 215˙790˙000 estrazioni per pretendere di avere appena il 50% di probabilità di realizzare un "sei" (a ritmo di 156 estrazioni all'anno, significherebbe attendere 1˙383˙270 anni, settimana più/settimana meno). Anche volendosi accontentare di un premio minore, il discorso non cambia: la probabilità di realizzare un "quattro" entro 350 estrazioni (così da andare almeno "in paro" con le spese) è del 5,8%, mentre quella di fare un "cinque" entro una vita (facciamo 64 anni, cioè 10˙000 estrazioni)[2] è dell' 1,6%[3]. Quando lo sfigato/frustrato incallito prenderà atto di queste cifre poco incoraggianti, valuterà più attentamente se è il caso di continuare a buttare nel cesso questa piccola ma significativa frazione delle sue misere risorse economiche e, probabilmente, deciderà di non mettere mai più piede in una ricevitoria. La sera successiva, inevitabilmente, saranno estratti proprio i 6 numeri che lui giocava fino al giorno prima.
Quello che compra una quota
È la tipologia più complessa di scommettitore: accomuna in sé il buon senso dello sfigato da un euro a estrazione e la spregiudicatezza del sistemista ma, in aggiunta ad essi, è contraddistinto da una maggior voglia di farsi prendere per il culo dall'autore del sistema, oltre che dalla Sisal. Esiste una gamma vastissima di quotisti di maxi-sistemi: si va dal gruppo di 10 poveracci che spendono 10 centesimi a testa per giocare una schedina da un euro, agli abitanti del paesino interamente coinvolto dal ricevitore in un sistemone da 1 milione di euro[4], suddiviso in mille quote da 1000 euro l'una (ciascuna spesso suddivisa, a sua volta, in più persone, del tipo 50 persone che con 20 euro ciascuno comprano una quota[5]). Il perdurare della partecipazione all'infruttuoso investimento, è inversamente proporzionale al suo costo complessivo: nel primo caso estremo dei due citati, il progetto dura più o meno per tutta la vita dei singoli quotisti senza mai alcun segnale di risentimento, mentre nel secondo caso si leva un corale vaffanculo al ricevitore da parte di tutto il paese, la sera stessa dell'estrazione, subito dopo l'intervista televisiva in cui dichiara "Eh, purtroppo sono usciti troppi numeri dispari e questo ha falsato un po' le nostre previsioni...".
Ma il caso più diffuso è quello che nasce fra colleghi di lavoro. In ogni azienda c'è sempre quello che ci prova (e di solito ci riesce pure) a coinvolgere 20-30 suoi colleghi a mettere 5 euro ciascuno per un sistema da 100-150 euro. Individuati i polli, parte la colletta all'interno dell'ufficio stesso, stando attenti a non farsi sentire dal capo. A volte, il promotore della raccolta ci fa pure una piccola cresta sopra, variabile a seconda della sua onestà e del cervello dei suoi colleghi. Il giorno dopo di ogni estrazione:
- Collega pollo: “Oh, abbiamo vinto?”
- Promotore: “No...”
- Collega pollo: “Uffa! Ma quanti punti abbiamo fatto[6]?”
- Promotore: “Ehm... zero.”
- Collega pollo: “Ma come ZERO?!? Con tutti quei numeri...”
- Promotore: “Ehm... come ti ho spiegato, si tratta di un sistema ridotto di 24 numeri a "garanzia tre"...”
- Collega pollo: “Sì, figurati, non so neanche che cazzo significa! E quando vinciamo??”
- Promotore: “Bisogna avere pazienza e aspettare che i sei numeri vincenti siano tutti compresi tra quelli del nostro sistema...”
Nella migliore delle ipotesi, si realizzerà un "tre", con la vergognosa scena della distribuzione di 38 centesimi a testa, i "tieniteli pure!" da parte dei colleghi più insofferenti e le risatine da parte dei colleghi più saggi che non hanno voluto farsi coinvolgere. Tempo un paio di mesi e, anche in questo caso, il capo-sistema riceverà una giusta indicazione della direzione in cui andare per trovare finanziamenti alternativi a quelli ricevuti fino ad allora.
Voci correlate
Note
- ^ Sì, anche sessuali
- ^ Per la verità, realizzare un "cinque" porterebbe a coprire addirittura le spese di 40-50˙000 estrazioni, ma occorrerebbe attendere 250-300 anni e la probabilità che l'individuo in oggetto sia così longevo appare obiettivamente piuttosto esigua.
- ^ Wikipedia, noi abbiamo questi numeri e tu no! Non servi a un cazzo!!
- ^ Con la probabilità di fare "sei" che sale addirittura a 1 su 311, una certezza!
- ^ Che pusillanimi! Perché non buttare via un mese di stipendio, quando c'è una probabilità così alta (1 su 311) di vincere ben un millesimo del jackpot??
- ^ Più è grosso il sistema, più sarà facile che nessuno controlli di persona.