Totò Cuffaro

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NonNews

NonNotizie contiene diffamazioni e disinformazioni riguardanti Totò Cuffaro.

« Pasta, noi siggiliani semo stanghi ti guesta puro crazia che ti fatto imbedigge lo scsbiluppo della nosgtra piella regghione »
(Totuccio ed il passaggio chiave del suo discorso di insediamento al Senato)
« Cuffaro e Andreotti? Gente onesta... »
(L'uomo più onesto del mondo su Cuffaro e Andreotti)
« Qui in Sigilia non vogliamo più la mafia perché già ci abbasto io »
(Totò Cuffaro su Mafia in sicilia)
« Che c'è scritto qui? Mafia?! Eh che è una cosa che si mangia? »
(Totò Cuffaro mentre legge la sua condanna a 7 anni di carcere)
Puffaro con i Puffi Poliziotti.

Totò Cuffaro, chiamato anche Totò Puffaro, Totò Vasa Vasa o Totò Lupara (in inglese: salvuccio kiss kiss), è considerato dai più noti storici contemporanei, quali il noto duo i Fichi D'India e Mosè, la più grande e importante figura della Lega Sud.
Risiede attualmente nella lussuosa reggia di Bernardo Provenzano, del quale è moglie e frenetico amante, dove svolge importanti mansioni politiche, quali corruzione e sfruttamento della prostituzione, per il grande reame di Terronia.

La vita e l'Historia Pufforum Honoris

Tutte le informazioni biografiche che disponiamo su Totò Cuffaro sono state riportate da Mosè nel libro Historia Pufforum Honoris. Ecco i primi capitoli:


COMINCIA LA

GRANDE
STORIA DI

TOTÒ PUFFARO,

ALTRESÌ DETTO

CUFFARO

______

HISTORIA PUFFORUM HOMINIS


Stampato nelle Officine Del Sinai nell'Anno Domini 2008



Capitolo I

Eccolo lui, in una conferenza stampa.

    La storia che mi appresto a raccontarvi, lettori e lettrici, è storia della civiltà dei Puffi e, sia chiaro, ogni evento o fatto che sarà qui riportato non è di mia invenzione. Io, che di mestiere non faccio né il poeta né il romanziere, mi limito difatti a riportare con estrema meticolosità e precisione quel che è un testo da poco ritrovato da me medesimo durante un'allegra gitarella tra le rovine dell'antica Puffolandia: "Historia Pufforum Honoris".
    Il testo racconta che in un villaggio vicino Puffopolis, il cui nome sembra essere Puffadeli, fosse nato un puffetto dalle fattezze tanto tonde da destar stupore a chiunque lo mirasse. Il puffetto, che di nome faceva Totò e di cognome Puffaro, probabilmente a causa di carenze d'affetto materno, si dimostrò sin dalla fanciullezza amichevole e affettuoso anche col malvivente più carognoso, tanto che "Vasa Vasa"[1] fu il nomignolo con cui compagni e amici solevano chiamarlo. Era puffo tanto buono e caro, sempre rispettoso dei più grandi e cristiano di grande fede.
    Per questo motivo, amici, in tanti accorsero con un fazzoletto bianco sventolante tra le mani e occhi lacrimanti quando Totò, poco più che adolescente, lasciò Puffadeli per metter su casa, chiesa e famiglia a Puffopolis, la grande città...

Capitolo II

"Chiù lavoro ppì tutti!" solea dir.

    Era circa l'alba quando il nostro amatissimo Totò si mise in cammino così soddisfatto, baldo e giubilante: avanzava saltellando (e ciò provocò sgomento, vi assicuro, tra gli abitanti dei villaggi vicini, poiché quel saltellare generò non pochi sussulti della terra) e intonando dolci, se "dolci" si posson definire quei lamenti di un puffo che tra le sua qualità non annovera sicuramente una bella voce, canzoni della tradizione popolare puffesca come:


Ciuri, ciuri, ciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu.
La, la, la, la, la, la, la, la, la, la, la. Lu sabutu si sapi allegra cori, beatu cu avi bedda la mugghieri,
cu l'avi bedda ci portai i denari, cu l'avi brutta ci morì lu cori...


    Dopo ben 20 "minuti di lenta cammminata", signori-amici-lettori, Totò si ritrovò senza fiato e totalmente debilitato, dovendo portare più di 120 kg di grasso e non essendo lui Puffo Atletico ma di indole pigra e sedentaria, allorché decise che un solo modo ci sarebbe stato per accelerare il cammino: iniziare a rotolare sfruttando la sua portentuosa pancia, da sempre motivo di orgoglio per Totò! «Minkia!!! Ma quante ni sacciu?» [Minchia! Ma quante ne so?] pensò, fiero, durante il cammino che si prospettava ormai di breve durata.
   Il sole aveva ormai deciso di dileguarsi al di là dei monti quando qualcosa di insolito accadde al nostro intrepido puffo: in un sentierello della tranquilla campagna del villaggio di Puffleone, Totò Puffaro esplose. E non nel senso che esplose da dentro per il troppo lardo, come sarebbe facile e intuibile immaginare, ma proprio che qualcosa sotto di lui scoppiò. Sgomento e intontito (cioè... più del solito) decise di fermare l'affannosa e debilitante corsa per comprendere le cause dell'infausto fattaccio.
    Passate a malapena un paio d'ore, quindi nemmeno il tempo d'iniziare a pensare, si presentò un puffo imberbe e dall'aspetto malconcio e trasandato, e ciononostante attraente agli occhi del nostro gentil puffo; egli, senza sprecarsi in convenevoli, così esordì nella vita del nostro Totò:


«Ma cu sii, nu sbirro?» [Ma chi sei, un poliziotto?]
«Giàmmai! Non sono di quella razza, io che un Puffo D'Onore aspiro per diventarlo e rimanerci...» rispose con garbo e senza timore Totò.
«Chiiiiiiiii cuosa???!!! Parra potabbile, Puffo Fichietta...» [Che cosa? Parla normale, Puffo Fighetta...] arrivò fulminea la risposta.
«'Un' sugnu sbirro, parrì!» [Non sono un poliziotto, Signore!]
«E cu minkia sii?» [E chi minchia sei?]
«Totò Puffaro... E vossia? [E voi?
«Berny... Puffo di più grandissimo onore che si vedono in queste terre che sono mie! Ti vorrebbi accomodare nella mia casa pa' nuotte [per la notte]? Fa ffriddu ccà...»
«Ci mancasse...Grazie a vossia!»


    Indescrivibili e molteplici sono le emozioni che provò Totò per aver conosciuto un puffo di "sì grande valore e onore". Credetemi, fu tanto affascinato da quel figuro ed ebbe così tanta voglia di penetrare i suoi segreti più profondi che, nottetempo, forse per istinto o per follia, decise di intrufolarsi sotto le coperte dello sgrammaticato puffo.
    Oh mio fottuto dio onnipotente! Eviterò a voi, affezionatissimi lettori, i dettagli della cocente notte essendone io a conoscenza e provando disgusto e raccappriccio al solo pensiero! Mi limiterò a riferivi che i 30 barattoli di puffelina, scorta personale di Berny, non bastarono, e bisognò ricorrere al gel per capelli per evitare una lacerazione degli organi interni dei due assatanati puffi...
    La partenza di Totò, la mattina dopo, fu triste, scomoda e dolorosa (Quest'ultimi due per ragioni più che ovvie...) ...L'unica consolazione per il nostro giovane puffo fu la promessa che Berny si sarebbe fatto risentire, presto o tardi...



Capitolo III

    L'estenuante viaggio verso Puffopolis era, per il nostro Totò, lungi dalla fine: calcolando il tempo grazie a una meridiana improvvisata (ovvero l'ombra riflessa sul suo corpo dall'aspro e consumato nella notte capezzolo) stimò che fossero passate circa 5 ore dalla partenza da casa dell'amato Berny. Era, dunque, da troppo che cibo non arrivasse entro le sue larghe mascelle per rinsanarlo e restituirgli l'antica magnitudine di forza e temperanza. Passò un altra ora in tanto nefaste condizioni e quasi perse il senno e la ragione: decise perciò che avrebbe ingerito qualunque cosa avesse trovato pel cammino.
    Trovò allora un campo coltivato e ben tenuto di piante a lui estranee e dalle caratteristiche alquanto esotiche: avevan fusti di quasi 3 metri, foglie verdi con sette punte ed emanavano un odore tanto fresco e rigenerante che Totò non ebbe dubbi sul da farsi. In meno di venti minuti divorò, come fosse un parassita, 10 ettari di coltivazioni di quelle superbe piante.
    Era così sazio e soddisfatto! Quella colossale abbuffata sembrò aver riabilitato e, soprattutto, reso tanto felice il nostro eroe! Proseguì il cammino senza sostar di ridere e sorridere finché vide avvicinarsi, lentamente e con fare sospetto, una vecchia capra con 2 corna tanto lunghe da permetterle di dondolarcisi sopra, che, prodigio della natura, iniziò a cantar, accompagnandosi col banjo, di fronte l'instupidito Totò:


Ventisette anni or sono un incantesimo mi colpì
invece di parlare io canto tutto il dìììì.
La vita è solitaria se puoi solo cantar
perciò solo in questa campagna devo star.
Quando stai in montagna la vita può esser strana
perciò la vecchia capra sta in campana!!!
Yoideleiiii lei leiiii lei leiii leiiiiiiiiii
In campana! In campana!
La regola funziona
Funziona solo se tu stai in campana!
In campana! In campana!
Che la vita è solo una
e se non ne hai una di scorta stai in campana!!!!


Il nostro puffo rimase estremamente allibito e, data la sua momentanea incapacità di parlare, rimase ad ascoltare la capra che seguitava imperterrita a cantare:


Questa è la fine! Cavalca il Puffo Gigante!
Il Puffo Gigante è estasi catartica e piacere sublimato!
Ignora il tocco dell'angelo esangue che sporca
la luna di energia cinetica. Non c'è corruzione.
Non capisci? È aspra e amara linfa vitale
quella per cui sei qui! Guardami negli occhi
e vedrai Dio...


    Ritrovata la capacità d'agire, il nostro puffo si spogliò di tutti i suoi abiti e cominciò a correre urlando, nel frattempo, frasi sconnesse e senza alcun apparente senso: «IOOOO SOOOONOOOO VIIIIIVOOOO!!!!!LAAA LUUUNAAA MIIII EEEÈ AMIIICAAAA IIIIN QUUUEEESTAA NOOOTTEEE D'IINCAAANTOOO!!DELIZIOSA DELIZIAAAAAAAAAA, SOOOONOOOO VIIIIIIVOOOOO!!!». Inciampò su una radice fratturandosi la gamba in 3 parti e rompendosi il setto nasale. Cadde così in un sonno profondo indotto dal dolore.
    L'indomani mattina Totò conobbe due curiosi personaggi che l'avrebbero accompagnato per il resto di tutta la vita.
    Per primo comparì sopra la sua spalla destra un esserino grande quanto un cappello puffesco con delle piccole ali bianche attaccate alle spalle, una coppola dello stesso colore sul capo e una piccola croce d'oro sul petto.

    Apparì poi sopra la spalla sinistra un altro esserino delle stesse grandezze del primo, con una falce nella mano destra, un martello nella sinistra, due corna nere e un paio d'occhiali da intellettuale satanista. Esordirono così:


«Totòòò!! L'angelo di Democrazia Cristiana sono! Mi trovo qui per il sommo volere del Grande Puffo Gobbo (Puff'Andreotti) e ho il compito di guidarti per la giusta via della carità cristiana e dello scambio di favori tra "amici"...Perché tu puoi fare grandi cose, Totino!» disse quello con le alette.
« --- » non-disse quello con falce e martello.
«Ancelùùùùùù! [Angiolettooo!] Il Grande Puffo Gobbo mi conosce? Ma che emozioneee!!» rispose Totò.
«'Nca certu! [Ovvio!] Non ti scordare che Puff'Andreotti conosce tutto e tutti... Iddu sape pure chi manciasti a cina [Lui sa anche cosa hai mangiato a cena]...»


    Felice d'aver finalmente un po' di compagnia durante il viaggio, Totò, mentre ricominciava a percorre il sentiero, continuò a interloquire con l'esserino coppola-munito... Di sicuro qualcosa nella testa di quell'uomo iniziava a non funzionare come avrebbe dovuto...


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Note

  1. ^ "Bacia Bacia" nell'antico idioma puffesco.