Vercingetorige
Vercingetorige (latino: Vercingetorix, "Capo dei terroristi") (Liegi-Baston-Liegi, 80 a.C. – Roma, 26 settembre 46 a.C) è stato un principe e condottiero gallo. Fu re degli Averni, influente popolo gallico noto per l'ingente consumo di amaro digestivo.
Nel suo disegno di respingere l'invasione romana, riuscì a coalizzare i popoli gallici; il disegno fu però utilizzato da Gaio Giulio Cesare per pulircisi il culo.
Vercingetorige è stato uno dei primi capi in grado di mangiare i bambini con la forchetta d'oro e riuscire a picchiare i cani.federare una parte importante dei popoli gallici, grazie a convincenti discorsi a base di rutti alla polenta tartufata e dito medio alzato. Di fronte ad uno dei più grandi strateghi di sempre[citazione necessaria], mise in mostra i suoi eccellenti talenti, tra i quali quello di sapersi infilare quattro pennarelli nella narice destra.
Fu sconfitto nel Tamponamento a Catena di Alesia del 52 a.C.. Catturato, fu tenuto prigioniero a Roma per 5 anni a pane e sputo. Nel 46 a.C. fu trascinato in catene e costretto a camminare con le gambe legate dietro la schiena, per ornare la celebrazione del trionfo di Cesare. Immediatamente dopo fu mandato a morte tra le risate dei bambini.
Biografia
Le origini
Secondo lo storico Strappone, Vercingetorige nacque senza dubbio me possino cecamme in Avernia intorno all'anno 80 virgola 2 a.C., ma d'altronde si sa che il vegliardo cominciava con l'happy hour verso le 2 del pomeriggio.
Era figlio di Celtillo, capo degli Averni, uno dei popoli più sfigati dell’intero Impero Romano in generale e della Gallia in particolare: essi erano soliti infatti vendemmiare a gennaio e produrre un vino verde senza piombo.
L'origine del suo nome è stata a lungo un mistero, anche perché agli storiografi gliene fregava tanto quanto. Plutarco deforma il suo nome in Ουεργεντοριξ (da pronunciare vergingetorix con l’ultima sillaba ruttata); Strappone lo chiama quello lì, e solitamente lo cita solo per insultarlo e spernacchiarlo.
Oggi è comunemente accettato quello che i filologi vanno dicendo da tempo:
L’infanzia
Fin da piccolo il giovane Vercingetorige mostra intelligenza e attitudine al comando, tant’è che il padre Celtillo lo manda all’età di 4 anni a pascolare le pecore a pedate nel sedere.
All’età di 6 anni entra alle elementari dove i compagnetti lo prendono in giro per il nome del genitore, storpiandolo in Tarzanillo. Che simpa. A 7 ripete la prima, dove fa il duro perché è più grande degli altri. A 15 anni prende la licenza di scuola media, con una tesina sulla Medea di Omero e la sua celebre ospitata a Pomeriggio Cinque.
A 18 entra negli ultrà dell'Avernia f.c. e lì scopre il gusto di menare mazzate senza un motivo preciso.
La guerra nel cuore della Gallia e i rapporti pruriginosi con Cesare
Nel 58 a.C., Vercingetorige è un giovane rampante sulla ventina, nell'età giusta per farsi ammazzare in battaglia, quando Gaio Giulio Cesare decide di invadere la Gallia. Il casus belli fu un’occhiata prolungata lanciata alla sua ragazza da un Gallo all'interno di un bar. Gli storiografi riportano la seguente frase pronunciata da Cesare:
In realtà Cesare era ubriaco e aveva solo voglia di litigare con qualcuno. La guerra che ha inizio durerà sei anni, supplementari compresi.
Nel 58 a.C. Cesare decide di intervenire per impedire ai Tedeskien di Merkello di minacciare la Gallia. Lo sconfigge in Alsazia, con un all-in all’ultima mano.
Nel 57 a.C. Cesare si dirige verso il Nord-Est e decide di affrontare i Belgi dello Standard Liegi, poi i Nervi di Ambrogio, ed infine i Bellovaci di Asfaltorix, impegnati in una feroce riunione di condominio che va avanti da mesi. Cesare approfitta della distrazione e la Gallia è sottomessa carponi, ponendo fino alla guerra nonostante le proteste dell'amministratore di condiminio per l'evidente vizio di forma; tuttavia Cesare rimane in Gallia e a partire dal 56 a.C. si trova ad affrontare il montare della resistenza, soprattutto contro l’allungamento dell’età pensionabile fino a 83 anni e 70 lavorativi.
Nel 55 a.C. Cesare deve affrontare un nuovo esodo di popolazioni germaniche che in massa si riversavano in Gallia attraversando il Reno; Cesare si inviperisce vistosamente nel vedere una quantità imbarazzante di punkabbestia nel giardino di casa propria intenti a non fare una mazza. I Germani che oltrepassano il fiume vengono sterminati dall'esercito romano, che lascia sul terreno, a dire di Cesare, “quattrocento milioni di mila persone” tra morti, feriti e simpatizzanti. Agli altri Cesare dà 20 euro e dice loro:
I vecchi soldati annuivano, raccontando che alla loro età già zappavano la terra.
Con l'arrivo dell'inverno del 53 a.C., Cesare ritorna in Italia spostandosi in Gallia Cisalpina, l’attuale Boh. È questo il momento dell'entrata in scena di Vercingetorige che si allontana da Cesare, reo di non avergli comprato la pelliccia.
La ribellione dei Galli e l’ascesa al potere
Vercingetorige incontra però la contrarietà del CdA dell'Averna, amministratore delegato lo zio paterno Gobannizione, che teme un calo delle vendite dell'amaro. Lo cacciano quindi a bottigliate sul cranio.
Solo e con le pezze al culo Vercingetorige arruola le sue truppe tra la gente miserabile delle campagne perché tanto quei cenciosi bevono solo acqua piovana. Vercingetorige ritornerà in forze qualche giorno più tardi, assediando la città, e costringendo lo zio Gobannizione a fare un passo indietro. Dalla finestra. Aiutato con una spinta.
Viene così acclamato re. Le maestranze di Gobannizione dichiarano sciopero duro a oltranza. Crollano le Borse Asiatiche, costrette a ripiegare su quella cacchio di glappa di lose che sa di medicina.
Grandioso il suo primo discorso, di seguito integralmente riportato:
Le prime decisioni prese da Vercingetorige dopo l’incoronazione furono:
- insegnare il dialetto gallico nelle scuole;
- mangiare indossando la canottiera e mettendo i piedi sul tavolo;
- investire in una banca gallica che sarebbe fallita poco dopo;
- dare la colpa a Roma.
Il genio militare e politico di Vercingetorige
Vercingetorige, nel corso di quell'anno, affronterà uno degli strateghi più abili di tutti i tempi con una duplice azione: innanzitutto, organizza la resistenza concependola come una guerra di disturbo (accende la radio ad alto volume mentre i romani dormono, scorreggia in ascensore, entra in casa dei romani con le scarpe sporche di merda); utilizza poi la tattica della “terra bruciata” , cioè scappa un minuto prima della battaglia, lasciando i suoi uomini ad affrontare i romani.
Nel gennaio del 52 a.C. mette in gioco con successo le sue carte diplomatiche: invia ai vari popoli gallici una serie di inviti per un aperitivo con spogliarello di una ballerina albanese . Gli Edui e i Rutteni accettano, mentre i Biturigi Sferici declinano perché occupati con le mogli.
Accortosi di questa accozzaglia di ignoranti per la puzza che si propagava per chilometri, Cesare decide pertanto di tornare in Gallia Narbonese per fermare la rivolta.
Le campagne della primavera del 52 a.C.
Vercingetorige mette in opera la sua strategia: cagarsi nelle mutande per avere una scusa per abbandonare la battaglia. Cesare non ci casca e punta sulla città d'Avarico, cingendola d’assedio. Vercingetorige, all’interno della città, dispone le seguenti difese:
- mostra il sedere alle truppe nemiche, al fine di fermarli, come aveva visto fare in un film;
- utilizza l’olio bollente per una frittura mista di calamari e gamberi;
- organizza gli arcieri dando ordini in elfico, come in quell'altro film;
- ordina ai fanti di presidiare i “guarvi” con coraggio e “sprontevolezza”;
- bestemmia in metrica greca;
- si pulisce i denti con lo stuzzicadenti, tenendo la bocca aperta e facendo rumori;
- chiede scusa a Cesare.
Cesare con le sue scuse ci si sciacqua gli zebedei e fa cadere Avarico nel tempo record di nove secondi netti, con vento a sfavore di 2 m/s.
La vittoria di Gergovia in giugno
Dopo la sconfitta, Vercingetorige, sempre con le mutande patentate, riorganizza le sue forze e, fedele alla sua tattica di evitare lo scontro, attende l’attraversamento del fiume ‘’Acqvamerda’’ da parte di Cesare. A Gregovia Vercingetorige ottiene la sua prima vittoria; Roberto Baggio e Alessandro Del Piero si mangiano due gol, Di Biagio sbaglia un rigore ed il generale Cesare Maldini viene ricoperto di sputi dagli spalti.
Cesare, nei suoi commentari, sostiene di aver raggiunto a Gergovia lo scopo di respingere la iattanza gallica e ridare coraggio ai suoi, avendo limitato le perdite a 700 legionari; il tutto viene esposto con un laconico:
Vercingetorige nel mentre si riguadagna ancora l'alleanza degli Edui offrendo loro uno specchietto e un sacchetto di perle.
Apogeo di Vercingetorige e isolamento di Cesare
Nel frattempo l'insurrezione è ormai generalizzata: la gente urla e si prende a schiaffi, altri, ubriachi, guidano le bighe all’impazzata passando col giallo, altri ancora violentano gli animali da cortile. Tutto questo casino viene sfruttato da Vercy per organizzare un rave party epocale che ancora se lo ricordano i vecchi.
Vercingetorige si impone così definitivamente come leader della coalizione. Cesare sa di non poter contare ormai su nessun alleato in Gallia, a parte i Minchioni e i Remigi. Solo contro tutti, deve assolutamente tentare lo scontro diretto contro Vercingetorige prima che si monti la testa come un centravanti della Primavera Juventus.
La capitolazione e l’Assedio di Alesia
Cesare vince a Digione e Vercingetorige decide, con un’astuta mossa militare, di rifugiarsi ad Alesia, paesotto rinomato per il fatto di non essere rinomato. Cesare lo trova comunque su Google Maps e, stanco di queste scenette alla Tom e Jerry, assedia il borgo con un catenaccio spaventoso che avrebbe fatto arrossire Trapattonix. Vercingetorige, di contro, non s’impaurisce, e decide di scegliere i propri uomini in base all’astrologia, escludendo tutti quelli nati a Luglio. Quando si rende conto che non si può scappare da una città assediata, si caga addosso sul serio per la prima volta in vita sua.
La resa di Vercingetorige (ottobre 52 a.C.)
Dopo una quarantina di giorni di panico improduttivo, le truppe affamate ridotte a mangiare i batuffoli di polvere sotto il letto tradiscono Vercingetorige e lo consegnano ai romani, costringendolo ad arrendersi al cospetto di Cesare, che fatica a nascondere una possente erezione. È allora che il condottiero sconfitto pronuncia la celebre frase:
Benché gli storici dell'epoca riportassero un lusinghiero "Hai vinto un uomo forte, O uomo fortissimo", secondo i filologi moderni non trasmette propriamente il significato originale di "Ti venisse un colpo, o pederasta che non sei altro, li mortacci tua".
La sconfitta si rivela conseguenza di numerosi fattori: la superiorità dei Romani, la mancanza di intesa fra i diversi popoli e comandanti gallici, la totale incapacità in fatto di strategia militare da parte di Vercingetorige ma, soprattutto, la sua noncuranza per l’igiene intima.
La morte di Vercingetorige
Giulio Cesare conduce Vercingetorige con sé, come trofeo da mettere sul camino della sua casa di Roma. Il principe gallico viene tenuto prigioniero a Rebibbia fino al 26 settembre del 46 a.C., quando, dopo aver ornato in catene il trionfo di Cesare, verrà subito mandato a morte per teabagging.
Vercingetorige nelle arti e nella scrittura
Pittura e scultura
Le sole possibili immagini veritiere di Vercingetorige sono le 27 monete dell'epoca giunte ai giorni nostri e recentemente utilizzate per prendere il caffè alla macchinetta. Con la sparizione dei Galli e di Vercingetorige dalla storia ufficiale per più di diciotto secoli, è toccato ad Andrè Scazzè fare un ritratto, attualmente collocato nel sottoscala del Louvre. Numerose le statue moderne raffiguranti Vercingetorige tra le quali si ricordano. Ed anche.
Fumetti
Vercingetorige compare anche nel fumetto e nel cartone animato Asterix nell’episodio in cui i Galli picchiano i Romani, in uno degli innumerevoli episodi di cui dei Galli picchiano i Romani, che per quanti episodi possano pubblicare si ricorda sommessamente che nella vita reale i Galli dai Romani le han sempre prese, come brillantemente dimostrato da questa pagina qua.
Il De bello gallico
L’opera più importante che narra delle vicende di Vercingetorige è certamente il De bello gallico,[1] scritto di proprio pugno da Gaio Giulio Cesare. Si sa che la storia la fanno i vincitori, ma in questo caso il “perditore” viene fatto passare per un culattone ignorante e rincoglionito. Alle enciclopedie e agli storiografi, pertanto, l’arduo compito di ristabilire la sua figura di buzzurro perfettamente eterosessuale.
Voci correlate
Note
- ^ In latino antico: "Il Gallo Bello".
Questa è una voce in latrina, sgamata come una delle voci meno pallose evacuate dalla comunità. È stata punita come tale il giorno 31 luglio 2016 con 83.3% di voti (su 6). Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto. Proponi un contenuto da votare · Votazioni in corso · Controlla se puoi votare · Discussioni |