Villa
Villa o casa padronale è "La casa dei ricchi" (Carlo Emilio Gadda). Punto. Anche se uno non lo è ma vuole apparire tale e quindi la piglia con un mutuo centennale o in affitto. O che sia decaduto o che sia asceso. La villa parla di questo: un simbolo d'appartenenza a una classe sociale, come direbbe Erving Goffman, che se non conosci non sai praticamente nulla di sociologia economica.
Ovvio che oltre a questa forma architettonica, la borghesia prediliga anche altri habitat (appartamenti o case d'ogni origine e sorta, condomini d'ogni forma e specie etc.), ma qui si considera solo questa particolare categoria residenziale.
Tipologie
Vi sono varie ed estremamente differenti tipologie di ville:
Villa rustica
La villa rustica, cioè di campagna (rus vuol dire campagna, te lo dico perché il latino non lo sai, lo so). Nel XVII secolo si chiamava casino (anche di caccia, pesca etc.) e, per il fatto che avvenivano accoppiamenti d'ogni tipo nei dodici vani, casino finì per intendere un'altra cosa, cioè un postribolo; o nel gergo del volgo: puttanaio.
Se oggi dici casino, per il processo d'involgarimento del volgo volgare, l'unico senso è quello di "casa di puttane". Ma ovviamente non è affatto l’unico senso. Magioni in generale di proporzioni razionali, sobrie e prive di fronzoli, edificate in aperta campagna o a mezza collina in posizioni dominanti. Era uso in passato, da parte del kafkiano catasto[1], classificare tali edifici come fabbricati rurali, poi villini (termine in disuso eccetto appunto che per il catasto) etc.
Villa palladiana
La villa palladiana o veneta, categoria del tutto a sé stante delle ville di campagna, oggi reperto museologico, ha proliferato in Veneto a causa dell'architetto Andrea Palladio, che prese una palla di pelle di pollo fatta d'Apelle figlio d'Apollo in testa: da quel momento, tramortito dai Greci e dalla forma dei templi, si mise a progettare per la deprimente, paludosa campagna veneta degli sfarzosissimi templi con colonne, timpano e statue ovunque (bianche: perché il Neoclassicismo ignorava che le autentiche statue greche risultassero chiassosamente dipinte, ma i secoli le avessero scolorite), in sterminati parchi pieni di nebbia.
Più simili a palazzi che a ville, sarebbero state considerate kitsch da chi aveva concepito le antecedenti ville rustiche con forme sobrie e proporzioni semplici e razionali. Ma a causa del feticismo novecentesco per il passato, le ville venete palladiane hanno finito per essere venerate: proprio come i templi greci o Bayreuth dai wagneriani. Per la gioia di Palladio che gongola anche se è morto. Il modello palladiano, dai costi esorbitanti per la manutenzione generale che conduceva sul lastrico i proprietari, fu esportato fuori dal Veneto.
Villa di città
La villa di città, anche villino (non però di campagna), villetta (sì ma mica quella a schiera economica, che ti credi?), palazzina (sì: in origine aveva il significato di casa signorile, mica quello dei palazzinari del Boom) a seconda delle dimensioni e delle varianti. Si differenzia dalle precedenti perché sta ovviamente in città e non in campagna e perché di solito — se sufficientemente datata — è più vezzosetta, coi puttini (anche le puttane, dipende), gli stucchi alle cornici delle finestre etc.
Se di più recente fattura, può essere di disegno raffinato che si integra nel paesaggio, oppure una porcata che ti colpisce l'occhio come un calzino bagnato pieno di sabbia. È generalmente circondata da un giardino o parco (a seconda delle dimensioni) chiuso da una cancellata; così che la gentaglia guardi da fuori, sparli del proprietario/dei proprietari e tagli con le forbici le rose che crescono al di là del cancello: atto di lotta di classe.
Villa in montagna
La villa in montagna: talora costruzione concepita allo scopo e con giardino; talora chalet; talora stalla e/o fienile riadattati, a seconda del livello sociale dei possessori che desiderino vantarsi di avere la famosa "seconda casa" (quelle che in molti casi, se vai a vedere, recano appeso fuori il cartello "Vendesi").
Le differenze sono macroscopiche:
A. Nel caso di villa edificata per lo scopo della villeggiatura montana, s'assiste a un po' di tutto: dalla bella villa con tetto in legno e una forma razionale fino alla cacata coi nani da giardino ovunque e l’intonaco che lascia la pietra a vista in stile finto antico.
B. Nel caso di chalet, idem con patate: dall'eleganza sobria e di gusto alla porcata di chi ha fatto i soldi come i protagonisti di Vacanze di Natale e non possedendo senso estetico s'affida soltanto al proprio senso (malefico).
C. Nel caso di stalla e/o fienile riadattati assistiamo in genere a rimaneggiamenti pretenziosi con velleità architettoniche minimaliste e rivestimenti in costosissimi legni pregiati chiari per emulare lo stile dei paesi Scandinavi. Un vaso nero qua, una cucina grigia là, un quadretto, poi nulla. Altro open space, altro vasetto, etc. Perché uno vuole, sì, la stalla e/o il fienile in pietra a vista, ma tutto fa per far scordare che si tratti di un luogo dove stavano le vacche e poco più in là i maiali (che poi si possa parlare del fatto che a soggiornarci per la villeggiatura siano ancora vacche e maiali, è un'altra questione che non riguarda questa voce).
Villa al mare
La villa al mare/lago/sulla cascata/sul fiume/sul rigagnolo/sulla pozzanghera e via dicendo è sostanzialmente la stessa cosa di cui al punto precedente, con varianti legate al fatto che il fabbricato si trovi in luoghi caldi o freddi etc. Ma il gusto resta quasi sempre il Grande Assente.
Ville americane
Le ville americane, talora ranch, sono la quintessenza del trash e del cattivo gusto a meno che non siano state conservate nelle forme di cui parlano scrittori come Nathaniel Hawthorne (La casa dei sette abbaini) o Shirley Jackson (Abbiamo sempre vissuto nel castello) o loro successive varianti. E delle quali si possono vedere deliziose immagini nei libri del fumettista e illustratore Tony Millionaire (Sock Monkey). Negli altri casi, si tratta di abnormi costruzioni piene di annessi, palmizi, palestre e tripudi di lussi (no, pardon, ostentazioni) hollywoodiani.
Da notare che in tutti i casi succitati, a seconda del livello di riccanza da parvenu, proporzionale al cattivo gusto, può comparire una piscina.
Possesso della villa
La villa si eredita o si compra.
Caso dell'eredità
Si assiste a congiure del parentado che s'ammalano e/o muoiono nella lotta senza esclusione di colpi onde farsi intestare la proprietà, in attesa che muoia chi la possedeva prima. Nei casi particolarmente sfortunati (ovvio: i più frequenti) detta villa viene tragicamente smembrata fra i figli o altri congiunti. In tal caso risulta che un erede possiede una stanza, l'altro un'altra stanza e così via. Uno l'usufrutto della cantina ma non del garage, l'altro la servitù di passo nel corridoio al primo piano, la proprietà del bagno a pianterreno, il comodato gratuito della finestra e così via. Quando non divisa fra miriadi di eredi, la villa passa a un solo proprietario (o proprietaria) che si troverà, al momento di morire, al punto di partenza, con eventuale parentado in attesa di riceverla in eredità.
Caso dell’acquisto
Chi non sia nato ricco di famiglia, non eredita la villa. Se in qualche modo è asceso nella scala sociale (o per meriti o per truffa), l’acquista. In tal caso, potrà stipulare il mutuo di cui accennato sopra oppure versare l’importo dovuto, entrando in possesso della villa. A quel punto, allorché in punto di morte, si ricomincia la trafila del caso precedente.
- ^ Per "catasto", come per ogni burocrazia classificatrice in genere della Penisola, si v. l'opus maximum d'Augusto Frassineti: Misteri dei ministeri. Il primo trattato di Ministerialità Generale e Comparata arricchito di nuove rivelazioni ipotesi esempi e controprove in tre libri completamente ordinato, Roma, Edizoni Kami, 2004 (introvabile oggi, mi dispiace, avendo la Kami nel frattempo chiusi i battenti). Nonché, del prof. Bartolomeo Previte: Dei casini e dei villini e d'altri casini, Tipografia Pettoruti, stampato in proprio, Belsedere (Siena), 2017.