Vincent van Gogh
Vincent van Gogh è stato un imbianchino olandese post-depressionista.
Biografia
Infanzia
Vincent minivan Gogh muore al momento del parto il trentadue febbrile 1852 e... chiedo scusa, quello era il fratello! Il nostro Vincent infatti nasce esattamente un anno dopo, e con gran senso dell'umorismo i genitori decidono di chiamarlo come il già citato fratello morto, per augurargli miglior fortuna.
Il piccolo minivan trascorre una piacevole infanzia, rallegrato dalla piccola tomba nel retro della propria casa sulla quale era scolpito il suo stesso nome. Ogni tanto questo causava divertenti equivoci, come quando un fratellino chiedeva a un altro “dov'è Vincent?” e l'altro rispondeva “dietro casa!” e il primo ribatteva “intendevo quello vivo!...”. Oppure, il primo novembre, “hai portato Vincent al cimitero?” “Non aspettiamo che muoia prima?”. O ancora “come sta Vincent?” “è stanco morto...”. Ed ogni volta si piegavano in due dalle risate tutti quanti, tranne il nostro minivan, che sembrava non cogliere il sottile humour dei familiari.
Anche a scuola non era un granché. I compagni di classe, nonostante fossero compagni di classe, lo sfottevano per il colore rosso dei capelli. Lo chiamavano Rosso Malpelo, Testarossa, Barone rosso e perfino Vasco Rossi, che non c'entra niente, ma che come insulto è molto pesante per chiunque, tranne che per Vasco Rossi.
Gioventù
Si diede alla pittura, e il primo risultato apprezzabile fu un quadro ispirato da Rocco Siffredi, “I mangiatori di patate”. Da anni la critica cerca invano di capire che nesso ci sia tra i morti di fame raffigurati e il pornostar nostro connazionale. Sembrerebbe che il messaggio sia “i morti di figa fanno questa fine”, ma tale ipotesi non ha ricevuto conferma.
Era il periodo in cui viveva con una prostituta, che voleva sposare per redimerne le sorti (e forse anche per non doverla più pagare) e anche le sue condizioni di salute peggiorarono, infatti si ammalò di gonorrea. Incredibile a dirsi, viste le donne che frequentava!
Van diceva di essere “un vegetariano che fuma come un turco”. E difatti era abbastanza scarno, dal colorito smorto, e aveva spesso una forte tosse. Si rese conto allora che i suoi problemi ai polmoni erano dovuti al fatto che era vegetariano, e che solo il fumo avrebbe potuto guarirlo. Il suo autoritratto (vedi immagine) fu eseguito apposta per sensibilizzare sul tema; il motto era “la verdura migliore è quella calda fumante!”.
Vincent cercò di vendere i suoi quadri su bidplaza.it, ma ottenne stranamente solo pochi spiccioli. D'altronde, a essere sinceri, quello era il vero valore delle sue opere. Se adesso valgono un milione di volte tanto è solo per via dell'inflazione e del fatto che con l'euvo i pvezzi sono vaddoppiati (secondo le parole di Giulio Tremonti). Sentendosi deriso da un guadagno così basso, diede il ricavato in elemosina a un'altra prostituta, senza pretendere niente in cambio, a parte un rapporto sessuale.
Adultità
Si trasferì in Provenza, dove si guadagnava da vivere come poteva, principalmente disegnando girasoli per le bottiglie di olio Cuore e per il logo del Festivalbar, realizzazioni che ammiriamo ancora ai nostri giorni, anche se il Festivalbar non lo caga nessuno.
Dopo un violento litigio con l'amico Gauguin, che voleva convincerlo a smettere di seguire Art Attack, Vincent lo aggredì e l'amico, spaventato, fuggì a gambe levate (gliele avevano levate in seguito a un'incidente). Conscio del danno che aveva fatto, van ebbe un eccesso di ira autodistruttiva, e scelse di infliggersi un'intera ora di dAri a volume tale da costringersi ad ascoltarli. E questa fu la goccia che fece traboccare il vaso di Pandora. Disperato, van pensò “Cosa farebbe Gesù al posto mio? Che cosa suggerisce il Vangelo?”. D'impulso pensò a Simon Pietro che con la spada aveva mozzato un orecchio al servo del sommo sacerdote; decise che era una decisione saggia, e seguì il suo esempio. Poi incartò il tutto e lo regalò all'ennesima prostituta a San Valentino, non si sa se per prenderla per il culo per le sue orecchie a sventola, o per la sordità, o per pagare una prestazione.
Così nacquero altri simpatici equivoci, come quando gli amici gli dicevano “ascoltami un attimo” e lui rispondeva “sono tutt'orecchi!”. O quando qualcun altro gli diceva “non far finta che le cose ti entrino da un orecchio e ti escano... dallo stesso orecchio!”.