Yara Gambirasio
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29 novembre 2010: Yara Gambirasio scomparsa e i giornali godono
12 aprile 2011: I funerali di Yara Gambirasio non avranno luogo |
Yara Gambirasio (Gambirasiopoli con Brembate di Sopra, Sotto, Centro e Trequarti, 1 gennaio 1899[1]) è stata una campionessa di nascondino. Scomparsa per diverse settimane, ha dato lavoro a Lamberto Sposini, Barbara d'Urso e Massimo Giletti, ma l'ha tolto a Massimo Bossetti.
La scomparsa
Yara nasce a Sgomberate di Sopra, un paese che confina con Scendete di Sotto, provincia di Aprite la Finestra, a metà strada tra Bergamo e Bergamo. La sua intera infanzia è tuttora sconosciuta, si sa solo che ha frequentato la scuola media nello stesso paese in cui è nata. Settimanalmente si recava nella palestra di un paese nelle vicinanze, Rastrellate la Cantina, prima di realizzare il suo sogno di diventare una star televisiva.
Il 26 novembre del 2010, però, avviene la scomparsa. La ragazza stava uscendo dalla palestra, dove di solito c'erano ad attenderla i genitori. Quel giorno, però, tutti gli abitanti del paese che si trovavano nelle vicinanze della palestra dovevano essere distratti dalla nebbia. Nessuno infatti si accorge che la ragazza viene rapita dall'uomo invisibile (probabilmente un immigrato africano iscritto alle bestie di Satana e con un chiaro accento rumeno). Verrà trovata esanime un paio di mesi dopo a poche miglia dalla suddetta palestra, dove nessuno aveva pensato bene di guardare, solo dopo che le forze dell'ordine e Quarto Grado l'avevano cercata negli harem della Turchia e nei coffee shop di Amsterdam.
Le indagini
Dopo aver guardato lo speciale su Yara Gambirasio andato in onda su Rai 1, la polizia ha subito iniziato le ricerche. A capo delle indagini, il Mago Otelma. Aiutato inoltre da una decina di medium che avevano avuto visioni. Esclusi invece i cartomanti, tra le proteste del pubblico a casa.
I tre testimoni principali (Non vedo, Non sento, Non parlo) hanno parlato molto dettagliatamente, per sentito dire, di cose che non avevano visto in prima persona e che avevano sentito in TV. Così, quando i magistrati hanno ascoltato le loro dichiarazioni, si sono ritrovati tra le mani una puntata di La vita in diretta. Le testimonianze sono state subito messe agli atti. Secondo indiscrezioni trapelate dal commissariato, comunque, il testimone chiave sarebbe Lamberto Sposini, tuttora il più informato di tutti sulla vicenda.
Le forze dell'ordine hanno setacciato il paese in lungo e in largo, cercando sotto i letti, negli armadi e nei vecchi cantieri abbandonati, ma senza successo. A pochi giorni dalla scomparsa di Yara arriva una lettera di un ex carcerato che, come tutti gli ex carcerati, è un uomo d'onore amico dei bambini. La lettera recitava così:
La preziosa testimonianza è stata attentamente valutata dalla polizia, che dopo circa un mese è riuscita a decifrarne il criptico messaggio e ha capito che forse era il caso di dare un'occhiata nel cantiere. Stranamente non è stato trovato niente di rilevante.
Il caso mediatico
Come da copione, dopo la scomparsa la macchina mediatica si è subito messa in moto. Per diverse settimane il caso Yara ha tenuto banco, scalando la hit parade dei palinsesti televisivi fino a superare in classifica la più gettonata Sarah Scazzi. Alcuni giornalisti de "La vita in diretta" si sono accampati direttamente sotto il portone di casa. Di mattina facevano anche colazione con i genitori della povera ragazzina dispersa, così da guadagnare tempo per le interviste. Alla fine della vicenda il caso Yara ha ottenuto un importante secondo posto alle spalle del caso Sarah e seguito dal caso delle Gemelline svizzere, finite giustamente al terzo posto perché straniere.
Il ritrovamento
L'efficiente lavoro della polizia ha fatto sì che le ricerche si concludessero dopo tre mesi, perché la vicenda aveva ormai esaurito il suo impatto mediatico e non aveva più niente da dire. Anche perché tra i parenti di Yara non c'era nessun accusato, né uno zio psicolabile né una cugina decerebrata, proprio niente. Il 26 febbraio 2011 viene quindi ritrovato il corpo senza vita della ragazzina, il che porta nuovo audience nei programmi di tuttologia trasmessi in quell'orario morto del pomeriggio quando quelli che guardano la TV lo fanno perché l'unica alternativa sarebbe suicidarsi.
La vicenda si conclude così con la morte di una tredicenne i cui resti vengono dati in pasto ad avvoltoi mediatici che hanno come obiettivo l'indice degli ascolti, e una plebaglia impazzita che invoca la pena di morte contro l'uomo invisibile.
Bossetti
A un certo punto in una tranquilla giornata di giugno 2014, gli sbirri arrestarono un certo Massimo Giuseppe Bossetti, un muratore il cui DNA corrispondeva a quello del presunto serial killer alias "Ignoto 1". Il suddetto, vedendosi arrivare i carabinieri nel cantiere dove stava lavorando, subito offrì loro un caffè.
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- ^ Almeno da quanto è visto nei dati di uno dei suoi account Google.